Lo sfruttamento e la prossima crisi

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Transcript della presentazione:

Lo sfruttamento e la prossima crisi Maurizio Donato Seminario organizzato dal Collettivo di Economia Università La Sapienza, Roma, 13 novembre 2015

Marx, Lineamenti ..”Il capitale deve perciò creare incessantemente lavoro necessario per creare pluslavoro, ma deve altresì sopprimerlo come necessario per poterlo porre come pluslavoro. Il capitale come posizione del pluslavoro è altresì e nello stesso momento un porre e non-porre il lavoro necessario; esso è solo in quanto nello stesso tempo non è.”

Una nuova divisione internazionale del lavoro Molti economisti progressisti considerano il peggioramento nella distribuzione del reddito come la causa della crisi; in una prospettiva marxiana si tratta invece dell’effetto. L’aumento dello sfruttamento è una delle classiche controtendenze alla crisi: per ottenere più valore e plusvalore o devono lavorare più persone o lo stesso numero (anche meno) ma per più ore; se ci sono più disoccupati e operai al lavoro per più ore, con un salario relativo più basso→ maggiore sfruttamento, anche se non basta mai. Quella che sta cambiando – innovazioni tecnologiche a parte - è la divisione internazionale del lavoro tra paesi già sviluppati (dev econ) e paesi emergenti (eme econ)

Share of Developing Nations in World Exports of Manufactured Goods

La disoccupazione nell’Unione europea (migliaia)

La tendenza recente

Average annual employment growth (advanced economies)

Occupati totali e ore lavorate Se ci sono molti occupati, le ore di lavoro individuali possono anche ridursi; se ci sono relativamente meno occupati, affinché aumenti il plusvalore gli orari di lavoro devono necessariamente essere più lunghi ipotizzando fisso il valore nominale della forza- lavoro (cioè il salario). Aumenta così l’estrazione di plusvalore assoluto.

Average annual hours per worker per year Da notare l’andamento inverso di tassi di occupazione e ore lavorate per occupato

Ore lavorate (G6) Per quanto riguarda le ore lavorate, in Italia e in Giappone si lavora più che altrove (1.782 ore l’anno, in media), negli Usa le ore lavorate sono in media 1.755 l’anno, un po’ meno in Gran Bretagna, 1.481 in Francia e 1.409 in Germania. In Italia c’è meno occupazione, meno partecipazione al mercato del lavoro e più ore lavorate che altrove.

Aggregate Hours worked

Employment rate

Occupazione, precarietà e disoccupazione nell’ Italia del Job’s Act Da gennaio a settembre 2015 = +185.000 unità (nel 2014 = +159.000) → 26mila posti in più rispetto a .. Tra il 2007 e il 2014 in Italia sono scomparsi un milione di posti di lavoro quando ce ne sarebbero voluti 6 in più per raggiungere il tasso di disoccupazione medio OECD = 7 milioni in meno, qualcosa come 10 punti di tasso di occupazione. Inoltre, la quota di lavoratori impiegata a tempo determinato è aumentata (secondo trimestre 2015 su secondo trimestre 2014) La decontribuzione costerà (ai soggetti che pagano le tasse) 12 miliardi di euro per gli assunti nel 2015.

Occupazione e produttività In questo scenario la teoria economica dominante si ‘lamenta’ che il vero problema dei sistemi economici dei paesi sviluppati è la diminuzione del tasso di crescita della produttività Effettivamente di recente è andata così, ma se si allunga lo sguardo per coprire gli ultimi 70 anni di storia si scopre che le cose sono andate diversamente, sia in relazione all’occupazione che al salario

Produzione e composizione dell’occupazione

Gdp and (hourly) Labor Productivity (Italy, 2004-2014)

Produttività e sfruttamento Nel capitalismo ogni aumento della forza produttiva del lavoro, e in particolare ogni perfezionamento delle macchine, insieme all’aumento della produttività comporta antiteticamente anche l’aumento dello sfruttamento.

Maggior tensione della forza-lavoro L’effetto di maggior sfruttamento non è dovuto alle forze produttive ma dipende dalla maggior tensione di forza-lavoro: più intensità (ritmi di lavoro), più condensazione (saturazione), meno porosità (tempi morti), che si aggiungono al l’estensione della durata della giornata lavorativa (straordinari).

Che cosa fa aumentare il plusvalore Nell’analisi del plusvalore contenuta nel primo volume del Capitale, Marx focalizza la sua attenzione su due elementi importanti. Il primo riguarda la massa di operai messi al lavoro e le ore lavorate, il secondo il valore della forza-lavoro. Distinguendo tra plusvalore assoluto e relativo

Plusvalore relativo Costituendo la durata della giornata lavorativa un limite all’estrazione di plusvalore assoluto, un modo apparentemente senza limiti per aumentare lo sfruttamento è quello che passa per la produzione di plusvalore relativo Se c’è un aumento di produttività (causata da un più efficace controllo dei lavoratori, dal macchinario, o da una più estesa divisione del lavoro) allora il valore di un dato salario reale può essere riprodotto più velocemente dai lavoratori. Questo è particolarmente evidente nei settori che producono beni di consumo di massa che entrano direttamente nel paniere di spesa dei lavoratori il cui tempo di produzione ridotto abbassa il valore della forza-lavoro. Col tempo i nuovi metodi si estendono al resto della produzione sociale

The “years of restoration” e la diminuzione del salario relativo in Italia Il rapporto tra profitti e salari è aumentato in Italia tra il 1980 e il 2006 del 22% con una crescita concentrata negli anni’90 (+40%). Questa riduzione del salario relativo ha contribuito fortemente a controbilanciare la diminuzione del saggio di profitto che, in questo modo, è stata limitata a un meno 2%.

La dinamica del saggio di profitto in Italia La riduzione del 2% del saggio del profitto tra il 1980 e il 2006 è una media tra un primo periodo (gli anni ’80) in cui il saggio di profitto è rimasto grosso modo stazionario, gli anni ’90 in cui il saggio di profitto ha recuperato circa un terzo di quanto aveva perso, i primi anni del nuovo secolo in cui è ripresa la tendenza alla diminuzione.

Net profit/total wages Nello stesso periodo (1980-2006) il rapporto dei profitti netti sul totale della massa salariale è aumentato in Italia di più del 20%, media tra gli anni ’80 in cui cominciava la tendenza, gli anni ’90 in cui il rapporto è cresciuto del 40%, i primi anni del nuovo secolo in cui il salario relativo recupera una parte della quota persa.

La dinamica della produttività e quella del salario relativo Tra il 1980 e il 2006 la produttività del lavoro è aumentata in Italia del 150% con il grosso dell’effetto concentrato negli anni ’80 mentre nel decennio successivo la quota dei profitti sul Pil aumentava di circa il 30% e il rapporto tra profitti e salari del 40%

Una curiosità: la quota di reddito che va ai salari aumenta dopo l’introduzione dell’euro

Un’altra forbice che si allarga

I tassi di interesse e la politica delle banche centrali Un ruolo rilevante nel limitare gli effetti della crisi e dunque un’altra controtendenza che è contemporaneamente anche un effetto della diminuzione della profittabilità è la dinamica strutturale dei tassi di interesse. Le banche centrali sono istituzioni centrali dell’economia moderna

i tassi di interesse nel lunghissimo periodo

Negative interest rates A livello globale, il 40% dei paesi ha tassi di interesse a breve al di sotto dell’ 1%, all’incirca i due terzi hanno tassi al di sotto del 3% e l’80% ha tassi al di sotto del 5%.  In alcuni paesi, i tassi di interesse a breve sono entrati in territorio negativo. Gli interessi sono una quota del plusvalore complessivo

I Tassi di interesse sui buoni del Tesoro U.S. negli ultimi 50 anni

European Central Bank Deposit Rate

In Danimarca non c’è l’euro

Zero lower bound

In short, it is not “In what sense is increased risk-taking by banks a value-added service for the economy at large?” “In short, it is not.” Andy Haldane, Bank of England chief economist, 2013