UN ROMANZO STORICO The Last of the Mohicans: primo grande romanzo storico della letteratura angloamericana Quasi contemporaneità tra le nascite degli Stati.

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Transcript della presentazione:

UN ROMANZO STORICO The Last of the Mohicans: primo grande romanzo storico della letteratura angloamericana Quasi contemporaneità tra le nascite degli Stati Uniti, del romanzo storico e anche del romanticismo Romanticismo europeo: rinnovamento del linguaggio poetico vs. Romanticismo angloamericano: (ri)- fondazione del discorso narrativo. Tratto comune del Romanticismo in generale: instaurazione di una nuova consapevolezza storica, “quella ipertrofia del senso storico che è stata lo storicismo” (Le Goff), generata dalla “great obsession of the nineteenth century […], history” (Foucault) Affermazione della “narratività” come fondamentale codice d’interpretazione dell’esperienza, in particolare per la (ri-) costruzione dell’identità nazionale Esaltazione del “plot” – e quindi della S/storia – quale “principal ordering force of those meanings that we try to wrest from human temporality”: “Narrative as a dominant mode of representation and explanation comes to the fore – speaking in large generalization – with the advent of Romanticism and its predominantly historical imagination” (Brooks)

L’INVENTORE DEL ROMANZO STORICO: WALTER SCOTT Emergere delle classi borghesi → storia = dramma dinamico “a intreccio” → centralità accordata della nozione di “rivoluzione” (influenza della Rivoluzione americana e di quella francese) Con Waverley (1814) Scott crea “a readily adaptable model for the fictional or historiographical portrayal both of revolution (in this case an unsuccessful one by reactionary Catholic Jacobites) and imperialistic conquest (by the British Protestant armies of progress)” (Dekker) – prima che storici come Carlyle, Macaulay o Tocqueville pongano il fenomeno della rivoluzione al centro dell’attenzione storiografica

SCOTT E LA MICROSTORIA Thomas Carlyle: Scott estende l’orizzonte narrativo oltre gli eventi pubblici e le azioni dei “grandi uomini”, per interessarsi anche della vita quotidiana delle masse – della microstoria, e insegna “to writers of history and others [...] that bygone ages of the world were actually filled by living men, not by protocols, state-papers, controversies and abstractions of men. Not abstractions were they, not diagrams or theorems; but men, in buff or other coats and breeches, with colour in their cheeks, with passions in their stomach, and the idioms, features, and vitalities of very men”.

SCOTT IN AMERICA I romanzi del ciclo di Waverley dipingono in una guerra civile il conflitto tra progresso e conservazione (tra il capitalismo inglese e la cultura tribale dei clan scozzesi) che gli americani stessi hanno appena vissuto Localizzazione del conflitto su un Border assimilabile all’americana Frontier James Fenimore Cooper e William Gilmore Simms, affrontano sia la guerra rivoluzionaria (The Spy, The Partisan) sia i conflitti sulla Frontiera (il ciclo di Leatherstocking, The Yemassee) Le opposte fazioni riproducono gli investimenti ideologici e sentimentali delle forze antagoniste di Scott: la storia prevede la vittoria delle forze del Progresso, “oggettivamente” positive, ma la simpatia dell’autore va agli sconfitti, siano essi i ribelli scozzesi, i lealisti filoinglesi, o gli indiani

La nascita della letteratura statunitense L’Ottocento – il secolo romantico – inizia nel Settecento, con la Rivoluzione americana, che a sua volta influenzerà la Rivoluzione francese. La società americana spezza il legame politico con l’Europa, ma la cultura dei neonati Stati Uniti, nel tentativo di fondare una propria letteratura nazionale, rinsalda la rete di rapporti con la letteratura inglese Era coloniale: generi dell’omiletica, dell’oratoria, della diaristica autobiografica vs. Gran Bretagna: romanzo sentimentale (Samuel Richardson e Henry Fielding) e poesia di corte (Alexander Pope) Rivoluzione americana → “esplosione” del romanzo (sentimentale, horror gotico, romanzo storico)

La nascita del romanzo statunitense Primo romanzo “statunitense”: William Hill Brown, The Power of Sympathy (1789): poi, Susanna Rowson (Charlotte Temple, 1791) e Hannah Foster (The Coquette, 1797) Primo grande romanziere “americano”, e iniziatore del romance gotico: Charles Brockden Brown (Wieland, 1798; Arthur Mervyn, 1799; Edgar Huntly, 1799: primo romanzo poliziesco)

Il macro-mito americano Storia umana divisa in due grandi spazio-tempi, retti da una paradossale inversione dei rapporti tra dinamicità/progresso e staticità/ conservazione Spazio-tempo europeo: dominato dalla conservazione, e proprio per questo internamente conflittuale Spazio-tempo americano: la libera espressione delle potenzialità dinamiche del progresso produce un sostanziale equilibrio Comunicazione tra i due mondi assicurata dal movimento verso ovest che la storia europea sembra compiere Una volta giunti in America, allo spostamento nello spazio non fa più riscontro un analogo movimento attraverso le epoche storiche, poiché la Democrazia (o la Libertà) si realizza fin dal principio della colonizzazione inglese del Nordamerica Ulteriori passaggi a ovest → estensione dello spazio della democrazia (mito del “Passage to India” cantato da Walt Whitman)

Storia americana = storia di uno spazio America = Utopia e iper-spazio (o eterotopia) Primo testo storiografico americano: Jedidiah Morse, Universal Geography of the United States (1797). John Lothrop Motley: “the democratic principle is as immovable and absolute a fact upon our soil [...] as any of its most marked geological and geographical features”. La storia americana è un viaggio attraverso lo spazio ma non attraverso il tempo, perché la democrazia e la libertà si sono già affermate definitivamente, e devono solo “espandersi”.

Il problema indiano Equivalenza progresso=natura → problema, per l’ideologia romantica, della civiltà indiana: se è una civiltà, l’America non è il Nuovo Eden; se è una non-civiltà, gli indiani sono i rappresentanti della natura, e il progresso diventa “anti- naturale” Sdoppiamento della funzione dell’indiano, che quando si oppone alle forze dell’imperialismo europeo rappresenta le virtù naturali del continente americano; quando si scontra con l’impulso progressivo dell’unico vero “uomo naturale”, l’homo americanus, è forza regressiva, fatalmente destinata a soccombere Contraddizione di carattere etico-giuridico: con quale giustificazione si sottraggono all’indiano le terre che, per legge di natura, gli appartengono? Resa alla para-darwiniana legge del più forte (George Bancroft: gli indiani infine “knew that they had come into the presence of a race more powerful than their own; and the course of their destiny was irrevocably changed”)

Il mito della Frontiera La colonizzazione angloamericana si muove verso Ovest spostando sempre più avanti la Frontiera, che non è un semplice confine ma una terra di mezzo in cui la civiltà e la wilderness si incontrano e si scontrano, contaminandosi a vicenda anche quando cercano di restare “pure” L’avanzare della Frontiera provoca però l’inevitabile scomparsa delle civiltà native, troppo “naturali” per resistere → mito del Vanishing American Cooper: l’inesorabilità della scomparsa della civiltà indiana, o della sua assimilazione in quella anglo-americana, non è così certa e indiscutibile – l’ultimo dei mohicani potrebbe non essere l’ultimo…

James Fenimore Cooper (1789-1851) Primo romanzo, sentimentale: Precaution (1820 Successo con The Spy (1821) e The Pioneers (1823), meno con il romanzo storico ambientato nella Venezia del primo Settecento, The Bravo (1831) Viaggia in Europa, conosce Scott e Lafayette Convinto assertore dei princìpi della democrazia nordamericana, ma anche energico accusatore dei suoi limiti (A Letter to His Countrymen, 1834): un repubblicano con idee conservatrici Ciclo di romanzi di mare, ammirati da Melville e da Conrad: The Pilot (1823), The Red Rover (1828) e The Sea Lions (1849) Littlepage Trilogy: romanzi storici strutturati in forma di saga familiare: Satanstoe (1845), The Chainbearer (1845) e The Redskins (1846) Leather-Stocking Tales: varie fasi della vita di un pioniere, la guida Natty Bumppo: The Pioneers, The Last of the Mohicans (1826), The Prairie (1827), The Pathfinder (1840) e The Deerslayer (1841) Archetipo dell'eroe nordamericano, che istintivamente evade dalle restrizioni della vita civile per creare un rapporto con la natura, affine nella sua ricerca di autenticità agli indiani

L’eroe “medio” (e mobile) di Cooper Lukács: Cooper = solo degno continuatore di Scott nelle letterature di lingua inglese; tema comune ai due scrittori: “tramonto della società gentilizia”, ma in Scott “si tratta di un’evoluzione e di lotte durate per secoli”, in Cooper il contrasto è più brutale e immediato, perché “il capitalismo colonizzatore della Francia e dell’Inghilterra distrugge fisicamente e moralmente la fiorente società gentilizia degli indiani” Eroe “medio”: Natty Bumppo, “semplice, onesto, analfabeta”: “Nella linea principale del suo atteggiamento morale egli rimane sì europeo, ma il suo fiero amore per la libertà, il fascino da li sentito per una vita semplice e umana lo avvicinano a questi indiani più che ai colonizzatori europei” (Lukács). È “medio” perché non appartiene alle classi “alte” né a quello “basse” e perché è un mediatore tra i due spazio-tempi in conflitto, ed è “mobile” perché si muove in-between tra questi due sottospazi

Cooper e il modello stadiale della storia Modello stadiale: “(1) a ‘savage’ stage based on hunting and fishing; (2) a ‘barbarian’ stage based on herding; (3) a stage considered ‘civilized’ and based mainly on agricolture; (4) a stage based on commerce and manufacturing which was sometimes considered over- civilized” (George Dekker) Analogie tra la civiltà nativo-americana e quella della Grecia omerica (e con gli highlanders di Scott) Non una teoria razzista: tutte le culture seguano una medesima evoluzione, a prescindere da razza o colore Tuttavia, giustificazione dell’eliminazione anche fisica di quelle culture che non vogliono o non possono “progredire”, e di chi si “mescola” con la cultura primitiva → tabù della miscegenation (il frontiersman Natty ribadisce continuamente di essere “a man without a cross”)

The Last of the Mohicans: Situazione tematica 1 Duncan Heyward deve scortare, assieme alla guida urone Magua, Cora e Alice Munro da Fort Edward a Fort Henry, dove le attende il padre, il colonnello Munro Durante il viaggio, la spedizione incontra Natty Bumppo (Hawkeye) e i mohicani (gli ultimi) Chingachgook e Uncas (padre e figlio)

The Last of the Mohicans: Situazione tematica 2 Uncas tradisce, e la spedizione si rifugia in una caverna, ma viene raggiunta dagli uroni di Magua Hawkeye, Chingachgook e Uncas fuggono Duncan, Cora, Alice e David Gamut (il maestro di musica) sono fatti prigionieri (captivity tale 1)

The Last of the Mohicans: Situazione tematica 3 Hawkeye, Chingachgook e Uncas liberano i prigionieri, ma Magua riesce e fuggire

The Last of the Mohicans: Situazione tematica 4 La spedizione arriva a Fort Henry, sotto assedio delle truppe francesi di Montcalm Cora e Alice vengono accolte dal Colonnello

The Last of the Mohicans: Situazione tematica 5 Il Colonnello dichiara la resa di Fort Henry Le truppe inglesi e i civili del forte, cui sono state assicurate salvezza e dignità dell’onore delle armi, vengono assaliti e massacrati dagli uroni, alleati dei francesi Magua rapisce Cora e Alice, e David le segue

The Last of the Mohicans: Situazione tematica 6 Hawkeye, Duncan, Chincachgook, Uncas e il colonnello Munro partono alla ricerca di Cora ed Alice, si scontrano con gli uroni, e raggiungono infine il loro villaggio David, cui è concesso di muoversi liberamente, rivela che Cora è presso un vicino villaggio delaware, mentre Alice è con gli uroni (captivity tale 2)

The Last of the Mohicans: Situazione tematica 7 Duncan si traveste da medicine man e va nel villaggio urone, dove scopre che Uncas è stato fatto prigioniero Con uno stratagemma Duncan e Hawkeye (travestito da orso) liberano Alice e fuggono

The Last of the Mohicans: Situazione tematica 8 I fuggitivi vengono catturati di nuovo, e portati al villaggio delaware, capeggiato da Tamenund (captivity tale 3) Uncas rivela il tatuaggio della tartaruga sul suo petto, e quindi di essere l’ultimo dei moicani Tamenund concede la libertà a tutti tranne che a Cora, che spetta di diritto a Magua

The Last of the Mohicans: Situazione tematica 9 Uncas convince i delaware a salvare Cora Alla fine della battaglia, vinta dai delaware, Magua cerca di fuggire con Cora, che rifiuta e viene uccisa Magua uccide anche Uncas Hawkeye uccide Magua

The Last of the Mohicans: Situazione tematica 10 Epilogo I funerali di Uncas e Cora La profezia di Tamenund

Una serie di intrecci Dall’elenco delle situazioni narrative emerge come Hawkeye, sebbene sia il protagonista del ciclo dei Leatherstocking Tales, condivida il ruolo di “eroe” con altri personaggi, ognuno protagonista di un suo percorso, di un suo intreccio

Un personaggio in-between Il tragitto di Hawkeye, per quanto sia caratterizzato dalla mobilità attraverso lo spazio, non lo trasferisce da una condizione all’altra – il suo appartenere allo spazio di mezzo, allo spazio della Frontiera, è una condizione iniziale dalla quale Hawkeye non si sposta, senza modificare il suo status o aumentare la sua consapevolezza di se stesso e del mondo La localizzazione in-between di Hawkeye è segnalata, nella sua prima apparizione, dal vestiario, che fonde elementi europei con elementi nativi, ed è confermata nel corso del romanzo dal suo mettere in atto strategie di sopravvivenza “indiane”, ma con una mentalità “bianca”

Un personaggio mobile: Duncan Il personaggio più “mobile” del testo è in realtà Duncam Heyward, che all’inizio del romanzo sembra rispondere allo stereotipo dell’europeo che non capisce alcunché dell’America, ma poi progressivamente acquisisce conoscenze e abilità che gli consentono di sopravvivere alla wilderness e di conquistare l’oggetto di valore della sua ricerca, Alice Sintagma contrattuale: il Col. Munro (destinatore) chiede a Duncan (destinatario) di proteggere le figlie → sintagmi disgiuntivi: Duncan si muove per la wilderness alla ricerca dell’oggetto dei valore, che all’inizio è la sicurezza delle sorelle Munro e poi diventa la conquista dell’amore di Alice → sintagmi performanziali: Duncan affronta una serie di prove, che supera grazie agli aiutanti Hawkeye, Chingachgook e Uncas (ma anche David Gamut) e alla sua capacità di adattarsi (l’oppositore è Magua) → prova decisiva: la conquista di Alice → prova glorificante: la benedizione del Col. Munro al loro matrimonio

Gli americani disparenti: Chingachgook, Uncas e Magua Il romanzo compiange la scomparsa della cultura nativa, rappresentata per sineddoche dai Mohicani I due mohicani e l’urone incarnano, ciascuno a modo suo, il destino del Vanishing American Chingachgook rappresenta l’autorevolezza della tradizione, ma resterà senza figli Uncas è il vero eroe romantico del romanzo, che si sacrifica (inutilmente) per la sua amata, e pone fine alla dinastia dei mohicani Magua è il “nuovo indiano”, corrotto dal contatto con i bianchi – benché il suo appartenere a entrambi gli spazi gli consenta di condurre fin quasi al successo la ricerca del suo oggetto di valore (Cora), la resistenza di Cora (cioè, la resistenza alla “fusione” dell’indiano col bianco, anche se Cora è lei stessa frutto di questa fusione) lo condanna alla morte

Le donne – da oggetti a soggetti Cora e Alice apparentemente sono solo oggetti, dapprima quasi dei “pacchi” che devono essere consegnati al Col, Munro, e poi il centro del desiderio per Magua (Cora) e Duncan (Alice) Alice (esangue incarnazione della fair lady) in effetti resta sotanzialmente passiva fino alla fine, ma Cora (la dark lady, anche dal punto di vista etnico, perché “scura”) agisce più volte in prima persona come “protettrice” della sorella – il suo obiettivo, in questo senso, viene raggiunto, ma al prezzo della propria vita, che esclude dalla scena un personaggio problematico, perché potrebbe suggerire una identità americana futura costruita sulla mescolanza anche biologica delle razze (e sul protagonismo delle donne…)

La profezia finale Benché il finale del romanzo sia articolato attorno a un doppio funerale, che celebra la fine sia della tradizione nativa indiana sia dell’ipotesi di una cultura interrazziale, le ultime parole del romanzo sono quelle di Tamenund, il capo di quei Delaware che spesso si comportano come una democrazia ateniese (cfr. le lunghe scene che descrivono i dibattiti dell’assemblea tribale): la sua profezia finale da un lato riconosce il trionfo della cultura bianca, ma dall’altro annuncia che “the time of the red men has not yet come again” – cioè, a volte ritornano…