I rischi in ambiente sanitario Corso per RLS (mod.3 e 4) - Roma 2017 Paolo Gentile paologentile@rs- ergonomia.com www.rs-ergonomia.com
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CLASSIFICAZIONE DEL RISCHIO INFORTUNI RISCHIO DA AMBIENTI DI LAVORO MECCANICO, MACCHINE ED ATTREZZATURE RISCHIO ELETTRICO RISCHIO CADUTE DALL’ALTO
Il Rischio Meccanico e la Sicurezza delle Macchine • schiacciamento; • cesoiamento; • taglio o sezionamento; • impigliamento; • trascinamento di intrappolamento; • urto; • perforazione o puntura; • attrito abrasione; • proiezione di un fluido ad alta pressione; • proiezione delle parti (della macchina o pezzi lavorati); • perdita di stabilita (della macchina o di parti); • scivolamento, inciampo e caduta (in relazione alla macchina)
CERTIFICAZIONE DI PRODOTTO La rispondenza della macchina e/o attrezzatura, ai requisiti di sicurezza viene evidenziata con l'apposizione sul prodotto del marchio CE (Direttiva Comunitaria 93/465/CEE)
DIRITTO DEL LAVORO & LEGISLAZIONE PREVENZIONALE I primi interventi sistematici in materia di sicurezza sul lavoro si hanno negli anni ’50: DPR 547/55 - Norme generali per la prevenzione degli infortuni sul lavoro; DPR 303/56 - Norme generali per l’igiene sul lavoro. Leggi “comunitarie” in materia di sicurezza DPR 459/96 (Direttiva Macchine - “evoluzione” del DPR 547/55)
OBBLIGHI DEI DATORI DI LAVORO, DEI DIRIGENTI E DEI PREPOSTI. (Art OBBLIGHI DEI DATORI DI LAVORO, DEI DIRIGENTI E DEI PREPOSTI. (Art.4 DPR 547/55) I datori di lavoro, i dirigenti e di preposti devono, nell’ambito delle rispettive attribuzioni e competenze: a) attuare le misure di sicurezza previste dal presente decreto; b) rendere edotti i lavoratori dei rischi specifici cui sono esposti e portare a loro conoscenza le norme essenziali di prevenzione mediante affissione, negli ambienti di lavoro, di estratti delle presenti norme o, nei casi in cui non sia possibile l’affissione, con altri mezzi; c) disporre ed esigere che i singoli lavoratori osservino le norme di sicurezza ed usino i mezzi di protezione messi a loro disposizione.
DOVERI DEI LAVORATORI (Art.6 DPR 547/55) a) osservare le misure di sicurezza individuale e collettiva; b) usare con cura i dispositivi di sicurezza e gli altri mezzi di protezione predisposti o forniti dal datore di lavoro; c) segnalare immediatamente le deficienze dei dispositivi e dei mezzi di sicurezza e di protezione, nonché le altre eventuali condizioni di pericolo, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza e nell’ambito delle loro competenze e possibilità, per eliminare o ridurre dette deficienze o pericoli; d) non rimuovere o modificare i dispositivi e gli altri mezzi di sicurezza e di protezione senza autorizzazione; e) non compiere, di propria iniziativa, operazioni o manovre che non siano di loro competenza e che possano compromettere la sicurezza propria o di altre persone.
Perchè la direttiva macchine
Procedure di certificazione Applicare la Direttiva macchine significa fare essenzialmente 4 cose: Costituire e conservare per almeno 10 anni la documentazione chiamata Fascicolo Tecnico della Costruzione. Redigere il Manuale di Uso e Manutenzione. Redigere la Dichiarazione di Conformità. Apporre la marcatura CE. Dal 29 dicembre 2009 è entrata in vigore la nuova direttiva macchine 2006/42/CE
“Filosofia di gestione” del rischio meccanico L'operatore lavorerà in condizioni di sicurezza se la distanza di lavoro dalla macchina è sufficiente e se risulta impedito il contatto fra l’operatore e le zone pericolose del dispositivo. In generale occorre impedire fisicamente l’accesso alle zone pericolose e, quando non sia possibile, occorre prevedere un sistema di blocco di emergenza ad azione immediata. Tutti gli organi delle macchine che possono generare una eventuale condizione di pericolo devono risultare protetti, sia durante il normale funzionamento, sia in caso di anomalia.
La gestione del Rischio Meccanico Il buon funzionamento dei dispositivi impiegati è anche funzione dell'abilità e dell’addestramento degli operatori fondamentale assicurarsi che le macchine vengano manovrate e manutenute da personale in possesso di una perfetta conoscenza delle tecniche di lavoro sicuro. Non è poi possibile garantire che una macchina risulti sicura qualora: 1. venga utilizzata da un non addetto ai lavori, 2. venga impiegata per operazioni per cui non è stata costruita, 3. venga impiegata in modo non conforme alle prescrizioni del costruttore, o azionata in condizioni di manutenzione insufficiente.
La gestione del Rischio Meccanico Altro fattore da tenere in considerazione, è l’ambiente in cui si opera: 1. il layout delle macchine; 2. lo spazio a disposizione; 3. il flusso del lavoro; 4. il livello di illuminazione e di rumore; 5. il livello di igiene ambientale in genere; rappresentano parametri da tenere in considerazione nella valutazione del livello di rischio associato ad una condizione lavorativa.
Rispettare i principi ergonomici Contribuisce ad aumentare la sicurezza, riducendo la tensione nervosa e gli sforzi fisici dell'operatore; migliorando l'esecuzione e l'affidabilità dell'operazione e riducendo la possibilità di commettere errori nella sua utilizzazione. Tener conto delle dimensioni del corpo, degli sforzi e delle posizioni, dell'ampiezza dei movimenti, e della frequenza di azioni cicliche, in modo da evitare disagi, sforzi, danni fisici o psichici. Interfaccia operatore-macchina. Evitare di legare il ritmo di lavoro dell'operatore ad una successione automatica di cicli
Prendere in considerazione I materiali: - le proprietà; - la corrosione, l'invecchiamento, l'abrasione e l'usura; - l'omogeneità; - la tossicità. Dotare la macchina di illuminazione localizzata della zona di lavoro e delle zone in cui si effettuano regolazioni, messe a punto e interventi manutentivi. Impedire il riavviamento spontaneo della macchina quando è rialimentata di energia dopo un'interruzione.
RISCHIO ELETTRICO elettrocuzione L’ elettrocuzione è il fenomeno che avviene quando il corpo umano è attraversato da una corrente elettrica. In tal caso si possono verificare i seguenti fenomeni: Tetanizzazione Arresto della respirazione Fibrillazione ventricolare Arresto cardiaco Ustioni
TETANIZZAZIONE MUSCOLARE I muscoli sottoposti a una corrente alternata subiscono una sequenza di stimoli elettrici. Non riuscendo a contrarsi e rilassarsi con la frequenza della corrente, i muscoli restano contratti permanentemente. Tale circostanza è particolarmente grave quando un oggetto in tensione viene impugnato volontariamente, poiché la tetanizzazione paralizza i muscoli impedendone il rilascio. La massima corrente per la quale si riesce a lasciare la presa viene chiamata corrente di rilascio e si aggira sui 10÷30 mA a frequenza industriale. La contrazione muscolare si interrompe quando finisce il passaggio della corrente.
Blocco respiratorio Tetanizzazione dei muscoli respiratori quando il contatto interessa la regione toracico‐polmonare. Comporta ipossia quindi danni al cervello dopo pochi minuti.
Fibrillazione ventricolare Una corrente alternata sufficientemente elevata (> 50 mA) che interessi la regione toracica può provocare la perdita di coordinamento dei muscoli cardiaci, così il cuore non riesce più a pompare sangue causando ipossia e danni al cervello.
RISCHIO ELETTRICO elettrocuzione Una persona può venire a contatto con parti in tensione, e quindi subire gli effetti del passaggio di corrente mediante contatto diretto oppure contatto indiretto. Tale fenomeno può avvenire per contatto DIRETTO quando la persona entra in contatto con parti conduttrici dell’impianto ordinariamente sotto tensione. Per contatto INDIRETTO quando la persona entra in contatto con parti dell’impianto o di apparecchiature elettriche (masse), che vanno in tensione a causa di guasto dell’isolamento.
PROTEZIONI CONTRO I CONTATTI DIRETTI PROTEZIONI PASSIVE: - Misure di protezione totale (isolamento delle parti attive; involucri e barriere) - Misure di protezione parziale (ostacoli; distanziamenti). PROTEZIONI ATTIVE ADDIZIONALI: Interruttori differenziali ad alta sensibilità con correnti di soglia di Is < 30 mA
Rischio da MMC nei racconti del personale Movimentazione del sacco della biancheria per trascinamento sul corridoio fino al deposito biancheria sporca. Con il rischio legato alla scorretta movimentazione del carico e della rottura del sacco di plastica Paziente allettato e trasportato in sala TAC o risonanza dove per spostarlo saranno necessari più infermieri, la movimentazione del paziente viene effettuata da un solo infermiere che prende uno strappo lombo sacrale non denunciato come infortunio. Movimentazione errata del paziente. Mancanza di adeguati presidi. Inadeguatezza delle stanze di degenza. Strappo alla schiena per sollevare un paziente allettato, la manovra è stata eseguita da due persone. Manovra errata, la postura dell'infermiere era sbagliata.
Movimentazione manuale dei carichi (MMC) 1. CARATTERISTICHE DEL CARICO. La MMC può costituire un rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso- lombari nei seguenti casi: il carico è troppo pesante; è ingombrante o difficile da afferrare; è in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi; è collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato a una certa distanza dal tronco o con una torsione o inclinazione del tronco; può, a motivo della struttura esterna e/o della consistenza, comportare lesioni per il lavoratore, in particolare in caso di urto.
Movimentazione manuale dei carichi (MMC) 2. SFORZO FISICO RICHIESTO. Lo sforzo fisico può presentare rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari nei seguenti casi: è eccessivo; può essere effettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco, schiena flessa; può comportare un movimento brusco del carico; è compiuto col corpo in posizione instabile, distanza eccessiva del carico dal tronco.
Movimentazione manuale dei carichi (MMC) 3. CARATTERISTICHE DELL’AMBIENTE DI LAVORO. Le caratteristiche dell’ambiente di lavoro possono aumentare le possibilità di rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari nei seguenti casi: lo spazio libero, in particolare verticale, è insufficiente per lo svolgimento dell’attività richiesta; il pavimento è ineguale, quindi presenta rischi di inciampo o è scivoloso; il posto o l’ambiente di lavoro non consentono al lavoratore la movimentazione manuale di carichi a un’altezza di sicurezza o in buona posizione; il pavimento o il piano di lavoro presenta dislivelli che implicano la manipolazione del carico a livelli diversi, presenza di scale; il pavimento o il punto di appoggio sono instabili; la temperatura, l’umidità o la ventilazione sono inadeguate.
Movimentazione manuale dei carichi (MMC) 4. ESIGENZE CONNESSE ALL’ATTIVITA’. L’attività può comportare un rischio di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari se comporta una o più delle seguenti esigenze: sforzi fisici che sollecitano in particolare la colonna vertebrale, troppo frequenti o troppo prolungati; pause e periodi di recupero fisiologico insufficienti; distanze troppo grandi di sollevamento, di abbassamento o di trasporto; un ritmo imposto da un processo che non può essere modulato dal lavoratore, frequenze, tempi di sollevamento, ecc.
Movimentazione manuale dei carichi (MMC) 5. FATTORI INDIVIDUALI DI RISCHIO. Fatto salvo quanto previsto dalla normativa vigente in tema di tutela e sostegno della maternità e di protezione dei giovani sul lavoro, il lavoratore può correre un rischio nei seguenti casi: inidoneità fisica a svolgere il compito in questione tenuto altresì conto delle differenze di genere e di età; indumenti, calzature o altri effetti personali inadeguati portati dal lavoratore; insufficienza o inadeguatezza delle conoscenze o della formazione o dell’addestramento
Valutazione del rischio da MMC
Valutazione del rischio da MMC METODO NIOSH (National Institute of Safety Health – USA 1993) E’ indicato in ambito industriale, in quanto prende in considerazione pesi e situazioni standardizzate molto differenti da quelle esistenti nell’ambiente ospedaliero. Per ogni azione di sollevamento di carichi il metodo NIOSH partendo da un peso ideale sollevabile in condizioni ideali, considera sfavorevoli fattori quali l’altezza, la dislocazione, la distanza dal corpo, la frequenza, l’asimmetria e la presa, trattati come fattori demoltiplicativi. Quindi, viene calcolato il rapporto tra il peso effettivamente sollevato e il “peso limite raccomandato” ottenuto, attraverso il quale si ottiene un indicatore sintetico di rischio (<0,75 = assenza di rischio; 0,75 – 1 = situazione ai limiti del rischio; >1= rischio). Il MAPO index (Movimentazione e Assistenza Pazienti Ospedalizzati) ha lo scopo di individuare livelli di rischio (alto, medio, trascurabile). Si basa sull’attribuzione di coefficienti numerici ai diversi fattori di rischio, comprendenti carico assistenziale (pazienti non o poco collaboranti), disponibilità di attrezzature (sollevapazienti, ausili minori, carrozzine), caratteristiche degli ambienti (camere di degenza, servizi igienici), svolgimento di corsi di formazione/addestramento. La valutazione consta nell’attribuzione di un certo peso ai diversi fattori da cui deriva il calcolo dell’indice e la posizione nei tre livelli: 0 – 1,5= rischio trascurabile, 1,51 – 5= rischio medio, >5= rischio alto.
Movimentazione manuale dei carichi: Indice NIOSH Se il peso movimentato è sotto i 3 Kg non vi è movimentazione di carichi Se il peso è uguale o superiore ai 3 Kg lo sforzo richiesto deve essere valutato
MAPO= ( NC/OP x FS + PC/OP x FA) x FC x FAMB x FF Calcolo del MAPO MAPO= ( NC/OP x FS + PC/OP x FA) x FC x FAMB x FF dove: - NC/OP = Rapporto fra pazienti non collaboranti ed operatori presenti nei tre turni; - PC/OP = Rapporto fra pazienti parzialmente collaboranti ed operatori presenti nei tre turni; - FS = Fattore sollevatori; - FA = Fattore ausili minori; - FC = Fattori carrozzine; - FAMB = Fattore ambientale; - FF = Fattore formazione. Se MAPO: 0-1,5 rischio trascurabile 1,51-5 rischio medio >5 rischio alto
Femmine adolescenti 15 Kg Pesi ragionevolmente accettabili per il sollevamento occasionale di carichi senza una tecnica particolare Maschi adulti 25 Kg Femmine adulte 20 Kg Maschi adolescenti 20 Kg Femmine adolescenti 15 Kg
Rischi caratteristici del lavoro d'ufficio o assimilabili LAVORO AL VDT Articolo 173 - Definizioni il lavoratore che utilizza un’attrezzatura munita di videoterminali, in modo sistematico o abituale, per venti ore settimanali, dedotte le interruzioni di cui all’articolo 175. Articolo 174 - Obblighi del datore di lavoro Il datore di lavoro, analizza i posti di lavoro con particolare riguardo: a) ai rischi per la vista e per gli occhi; b) ai problemi legati alla postura ed all’affaticamento fisico o mentale; c) alle condizioni ergonomiche e di igiene ambientale.
Lavoro ai VDT Articolo 175 - Svolgimento quotidiano del lavoro In assenza di una disposizione contrattuale, il lavoratore ha diritto ad una pausa di quindici minuti ogni centoventi minuti di applicazione continuativa al videoterminale. Articolo 176 - Sorveglianza sanitaria 1. I lavoratori sono sottoposti alla sorveglianza sanitaria con particolare riferimento: a) ai rischi per la vista e per gli occhi; b) ai rischi per l’apparato muscolo-scheletrico.
Rischi da esposizione ad agenti fisici Ai fini del D.Lgs.81 (art.180) per agenti fisici si intendono il rumore, gli ultrasuoni, gli infrasuoni, le vibrazioni meccaniche, i campi elettromagnetici, le radiazioni ottiche di origine artificiale, il microclima e le atmosfere iperbariche che possono comportare rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. L'art.183 dedicato ai lavoratori particolarmente sensibili prevede che “Il datore di lavoro adatta le misure (di prevenzione e protezione) di cui all’articolo 182 alle esigenze dei lavoratori appartenenti a gruppi particolarmente sensibili al rischio, incluse le donne in stato di gravidanza ed i minori”. La protezione dei lavoratori dalle radiazioni ionizzanti è disciplinata unicamente dal Decreto Legislativo 17 marzo 1995, n. 230 e sue successive modificazioni.
Art.182 - Disposizioni miranti ad eliminare o ridurre i rischi 1. Tenuto conto del progresso tecnico e della disponibilità di misure per controllare il rischio alla fonte, i rischi derivanti dall’esposizione agli agenti fisici sono eliminati alla fonte o ridotti al minimo. ... 2. In nessun caso i lavoratori devono essere esposti a valori superiori ai valori limite di esposizione definiti nei capi II, III, IV e V (del titolo VIII). Allorché, nonostante i provvedimenti presi dal datore di lavoro in applicazione del presente capo i valori limite di esposizione risultino superati, il datore di lavoro adotta misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto dei valori limite di esposizione, individua le cause del superamento dei valori limite di esposizione e adegua di conseguenza le misure di protezione e prevenzione per evitare un nuovo superamento.
Rischi da esposizione ad agenti fisici in ambito sanitario In ambito sanitario sono maggiormente rilevanti i rischi associati all'utilizzo di apparecchiature emittenti radiazioni non ionizzanti (NIR) con particolare riguardo a radiofrequenze e microonde, radiazione ottica e laser, apparecchiature a risonanza magnetica, elettrobisturi. A tale proposito occorre far riferimento in particolare: al titolo VIII capo IV – Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a campi elettromagnetici (CEM) artt. dal 206 al 2012 e all'allegato XXXVI; al titolo VIII capo V – Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a radiazioni ottiche artificiali (ROA) artt. dal 213 al 219 e all'allegato XXXVII.
Valutazione del rischio CEM Occorre prendere in considerazioni sia le sorgenti “indoor” – principalmente apparecchiature diagnostiche e terapeutiche, ma anche impianti tecnici presenti nelle strutture ospedaliere – sia quelle “outdoor”, quali elettrodotti, ripetitori radio-TV etc. Sorgenti “indoor”: Magnetoterapia; Radarterapia; Marconiterapia; Elettrobisturi; Magnetostimolatore; Culle termiche; Stazioni di cogenerazione/impianti tecnici. Sorgenti “outdoor”: Elettrodotti; Stazioni radio-base; Ripetitori FM e TV. La legislazione vigente prevede che la valutazione possa essere effettuata a partire da varie fonti informative, la prima delle quali si ritiene debba essere quella degli elenchi (white & black list) ripresi da fonti di validità riconosciuta e dati forniti dai fabbricanti. Altre fonti utilizzabili per un primo livello di valutazione sono indicazioni bibliografiche o banche dati (es. quelle reperibili su www.portaleagentifisici.it
Obblighi generali per il rischio CEM Il DL: - effettua la valutazione di tutti i rischi per la salute e la sicurezza, inclusi quelli derivanti da esposizioni a CEM, facendo ricorso alle norme di buona tecnica ed alle buone prassi, inteso come processo finalizzato ad individuare le adeguate misure prevenzione e di protezione e ad elaborare un programma delle misure atte a garantire il migliormento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza; - adatta le misure ai lavoratori particolarmente sensibili; - informa e forma i lavoratori esposti al rischio e i loro rappresentanti in relazione ai risultati della valutazione dei rischi; - fa effettuare la sorveglianza sanitaria.
Norma UNI EN 12198-1 del 2009 La norma di riferimento per la valutazione e riduzione dei rischi generati dalle radiazioni emesse dal macchinario, riguarda tuttii tipi di radiazione elettromagnetica non ionizzante (CEM, ROA). Richiede che il fabbricante assegni, in funzione del livello di emissione di radiazioni alla macchina una categoria di emissione di radiazioni: CAT. RESTRIZIONI E MISURE DI PROTEZIONE INFORMAZIONI E ADDESTRAMENTO 0 Nessuna restrizione. Nessuna informazione necessaria 1 Possono essere necessarie la limitazione Informazioni su pericoli, rischi ed dell'accesso e misure di protezione. effetti secondari. 2 Restrizioni speciali e misure di protezione Informazioni su pericoli, rischi ed sono essenziali. effetti secondari; l'addestramento può essere necessario.
Soggetti da considerare particolarmente sensibili al rischio CEM a) Portatori di: schegge o frammenti metallici; clip vascolari; valvole cardiache; stent; defibrillatori impiantati; pacemaker cardiaci; pompe di infusione di insulina o altri farmaci; corpi metallici nelle orecchie o impianti per udito; neurostimolatori, elettrodi impiantati nel cervello o subdurali; distrattori della colonna vertebrale; altri tipi di stimolatori o apparecchiature elettriche o elettroniche di qualunque tipo; corpi intrauterini (es. spirale o diaframma) se metallici o con componenti metalliche; derivazioni spinali o ventricolari, cateteri cardiaci; protesi metalliche di qualunque tipo (es. per pregresse fratture, interventi correttivi articolari; ecc.), viti, chiodi, filo ecc.; altre protesi. b) Stato di gravidanza. c) Soggetti con patologie del SNC, in particolare soggetti epilettici. d) Soggetti con infarto del miocardio recente e con patologie del sistema cardiovascolare.
Cosa sono le ROA Tutte le radiazioni elettromagnetiche nella gamma di lunghezza d'onda compresa tra 100 nm e 1 mm. Lo spettro delle radiazioni ottiche si suddivide in radiazioni ultraviolette, radiazioni visibili e radiazioni infrarosse. Queste, ai fini protezionistici, sono a loro volta suddivise in: Radiazioni ultraviolette: radiazioni ottiche di lunghezza d'onda compresa tra 100 e 400 nm. La banda degli ultravioletti è suddivisa in UVA (315-400 nm), UVB (280-315 nm) e UVC (100-280 nm); Radiazioni visibili: radiazioni ottiche di lunghezza d'onda compresa tra 380 e 780 nm; Radiazioni infrarosse: radiazioni ottiche di lunghezza d'onda compresa tra 780 nm e 1 mm. La regione degli infrarossi è suddivisa in IRA (780-1400 nm), IRB (1400-3000 nm) e IRC (3000 nm-1 – 1 mm). Le sorgenti di radiazioni ottiche possono inoltre essere classificate in coerenti e non coerenti. Le prime emettono radiazioni in fase fra di loro (i minimi e i massimi delle radiazioni coincidono), e sono generate da LASER, mentre le seconde emettono radiazioni sfasate e sono generate da tutte le altre sorgenti non LASER e dal Sole (radiazioni ottiche naturali).
Esempi di sorgenti di radiazioni ottiche artificiali che possono comportare rischio per occhi e/o cute dei soggetti esposti SORGENTE (POSSIBILITA' DI SOVRAESPOSIZIONE) NOTE 1. Lampade germicide per sterilizzazione e disinfezione (Elevata) Gli UVC emessi dalle lampade sono utilizzati per sterilizzare aree di lavoro. 2. Lampade/sistemi LED per fototerapia (Elevata) La radiazione UV utilizzata per le terapie in dermatologia e la “luce blu” utilizzata nell’ambito di attività sanitarie (fototerapia dell’ittero neonatale, chirurgia rifrattiva, ecc…). 3. Lampade scialitiche da sala operatoria (Bassa; Elevata se visione diretta) Per talune lampade i valori limite di esposizione per luce blu possono essere superati in 10 minuti in condizioni di visione diretta della sorgente. 4. Apparecchiature con sorgenti IPL per uso medico o estetico (Elevata-Molto elevata) Emissioni di radiazioni ottiche potenzialmente molto superiori ai valori limite anche per pochi secondi. Necessarie precazuzioni per installazione/impiego sicuro.
Classificazione sistemi Laser La norma CEI EN 60825 classifica i laser in cinque classi pericolosità crescente: CLASSE I: Nessuna precauzione. CLASSE II: Non osservare direttamente il fascio; usare precauzioni specifiche per luce laser non visibile. CLASSE IIIA: Non osservare direttamente il fascio; usare precauzioni specifiche per luce laser non visibile, non utilizzare ottiche di osservazione (lenti, microscopi, telescopi, ecc.). CLASSE IIIB: Non osservare direttamente il fascio; usare precauzioni specifiche per luce laser non visibile, non utilizzare ottiche di osservazione (lenti, microscopi, telescopi, ecc.); evitare l'esposizione diretta dell'occhio. CLASSE IV: Non osservare direttamente il fascio; usare precauzioni specifiche per luce laser non visibile, non utilizzare ottiche di osservazione (lenti, microscopi, telescopi, ecc.); vitare l'esposizione diretta dell'occhio; evitare l'esposizione diretta dell'occhio e della pelle a radiazione diretta e diffusa: fare attenzione a possibili fonti d'incendio.
Alcune norme di prevenzione da ROA -Iinstallare una spia luminosa di segnalazione sopra la porta di accesso al locale laser. - Formalizzazione dell'Addetto alla Sicurezza Laser. - Apporre sulla porta dei locali in cui viene utilizzata la lampada IR le norme di sicurezza per l'utilizzazione. - Istituire un registro di controllo, manutenzione ed eventuale sostituzione dei DPI utilizzati.
Rischi Psico-sociali Tra le novità contemplate dal D.Lgs. n. 81/2008 vi è l’inclusione del fattore stress, quale rischio correlato al lavoro (art. 28). Dalle indagini svolte in alcune realtà locali emerge come nel settore sanitario sia molto diffusa proprio la percezione di un disagio lavorativo legato, ad esempio, al contatto costante con il dolore e la morte, alle modalità di organizzazione del lavoro e dei turni, ai crescenti carichi di lavoro, ai rapporti gerarchici, nonché al basso grado di partecipazione e coinvolgimento nelle scelte aziendali. per una corretta valutazione del rischio stress lavoro-correlato occorre far riferimento alla circolare 18 novembre 2010 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali che contiene le indicazioni necessarie alla valutazione del rischio SLC, ovvero il livello minimo di attuazione dell'obbligo, approvate dalla CCP per la salute e sicurezza sul lavoro.
Azioni propedeutiche al processo di valutazione Iniziative di informazione e sensibilizzazione Costituzione del team di valutazione Scelta della metodologia di valutazione Definizione delle modalità con cui sentire i RLS e/o i lavoratori Individuazione dei gruppi omogenei/partizioni organizzative Formazione dei soggetti valutatori
Il processo di valutazione dello SLC Circolare del Ministero del lavoro (18 novembre 2010) livello minimo di attuazione dell'obbligo Valutazione preliminare Individuazione e attuazione degli interventi correttivi Verifica dell’efficacia degli interventi attuati Monitoraggio e aggiornamento della valutazione Individuazione e attuazione di ulteriori interventi correttivi Valutazione approfondita
Come valutare lo Stress lavoro- correlato Eventi sentinella: Indici infortunistici, assenze per malattie, turnover, procedimenti e sanzioni, segnalazioni del medico competente, specifiche e frequenti lamentele formalizzate da parte dei lavoratori. Da valutare sulla base di parametri omogenei individuati internamente all'azienda (es.trend indici infortunistici rilevati in azienda). Fattori di contenuto del lavoro: Ambiente di lavoro e attrezzature (condizioni fisiche di lavoro, problemi di affidabilità, disponibilità, appropriatezza, manutenzione o riparazione di attrezzature e impianti); Carichi e ritmi di lavoro (sovraccarico o sottocarico di lavoro, carenza di controllo sul ritmo, alti livelli di pressione temporale); Orari di lavoro e turni (lavoro a turni, orari di lavoro rigidi, imprevedibili, eccessivamente lunghi o che alterano i ritmi sociali); Pianificazione dei compiti (monotonia, cicli di lavoro brevi, lavori frammentati o privi di significato, sottoutilizzazione, incertezza elevata, non corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti). Fattori di contesto del lavoro: Ruolo nell'organizzazione (ambiguità di ruolo, conflitti di ruolo, responsabilità per le persone); Autonomia decisionale e controllo (bassa partecipazione ai processi decisionali, carenza di controllo sul lavoro); Relazioni interpersonali al lavoro (isolamento fisico o sociale, rapporti limitati con i superiori, conflitti interpersonali, carenza di supporto organizzativo); Evoluzione e sviluppo di carriera (blocco carriera, mancanza/eccesso promozioni, scarsa retribuzione, insicurezza del lavoro, basso valore sociale del lavoro, ambizioni deluse); Cultura organizzativa (scarsa comunicazione, bassi livelli di sostegno nella risoluzione dei problemi e sviluppo personale, carenza nella definizione degli obiettivi organizzativi, stile di leadership; Interfaccia famiglia/lavoro (richieste contrastanti tra casa e lavoro).
Elementi stressanti presenti nel lavoro
Azioni correttive suggerite
Sintomi di malessere
Grazie per l'attenzione 54 54