V e VI lezione di TIMOLOGIA: relazioni e liminalità timica

Slides:



Advertisements
Presentazioni simili
dall’innamoramento all’amore
Advertisements

SECONDO I RACCONTI DELLA CREAZIONE DAVVERO L’AMORE È DA CONSIDERARE L’ELEMENTO COSTITUTIVO DELL’UOMO? PER QUALE MOTIVO? L’amore di Dio è principio e fine,
L’intenzionalità, trovando espressione nell’assunzione di modelli di azione volontaria, non si può considerare come qualcosa di insito nell’essere umano,
Incontro educatori – Azione Cattolica Torino 20 novembre 2016
I cercatori della cura: aspetti etici
LA SOLITUDINE AUTORE: BETH NORLING
Il valore della vita emotiva
Relazione fraterna E’ la relazione destinata a durare più a lungo di tutti i legami familiari: si sarà fratelli e sorelle più a lungo di quanto si sarà.
La cultura tecnologica nella scuola del domani
BIOETICA INTERCULTURALE
Quanto ci manchi Mary Poppins!
IL PROFILO PSICOLOGICO DELL’UOMO VIOLENTO
IL CORAGGIO E LA BELLEZZA DI UNA PROMESSA: “TI AMERO’ PER SEMPRE”
DIRIGERE L’INNOVAZIONE LA LEADERSCHIP
IL CICLO DI VITA 1.
John Dewey Teoria pedagogica
Lo scenario dell’emergenza ordinaria e straordinaria
LABORATORIO DI APPRENDIMENTO ORGANIZZATIVO
1. Terminologia e caratteristiche “misurabili” della maturità umana in alcuni Documenti della Chiesa.
La persona disabile Non è corretto parlare di disabile in modo generico dal momento che tanti sono i tipi di disabilità e tanto varie sono le esigenze.
11.00.
LA MEDIAZIONE.
Racconti di AVVENTURA Incontro con il genere.
3° Lezione L’adolescenza
Parrocchia Santa Lucia – Ruvo
LA PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE UMANA
12.00.
Quali caratteristiche ha una relazione “educativa” ?
LA MOTIVAZIONE… è un motivo in azione!
La Negoziazione.
Sintesi e spunti di riflessione
Lavoro Realizzato all’interno della 2C
Stereotipi e pregiudizi a carattere etnico-razziale
L’alienazione del lavoro. Il materialismo storico
INTRODUZIONE AI SISTEMI
VITA Anassimene nacque a Mileto nel 585 a.C. e lì morì nel 528.Su di lui si hanno pochissime notizie. Fu quasi sicuramente discepolo di Anassimandro,
La promozione dell’attività fisica attraverso il teatro dei gruppi di cammino ATS BERGAMO Giuliana Rocca, Giorgio Barbaglio, Paolo Brambilla, Lucia Fontana,
Il problema della violenza
22 Febbraio 2014 III anno IDIPSI Fabiana D’Elia
Capitolo 3 Sviluppo del sé e sviluppo sociale
La relazione educativa dall’infanzia all’adolescenza
Il bambino di fronte al trauma della separazione
DIPENDENZA RELAZIONALE
Presentazione Servizi Educativi a cura di Angela Dini 13 luglio 2012
IN CRISTO PER COSTRUIRE IL «NOI» DELL’UOMO E DELLA CHIESA
Aperti al mondo: il bilinguismo nelle scuole dell’infanzia come sguardo ecumenico e di accoglienza dell’altro Asti 22 settembre 2018 B.rossi.
PERCORSI DELL’INTERAZIONE TIMICA
L’IMPORTANZA DELLA FAMIGLIA E DELLA SOLIDARIETA’ NEL CLUB E NELLA VITA
LA MOTIVAZIONE… è un motivo in azione!
L’APPROCCIO FAMILIARE NEL CLUB
IL NARRATORE E LA FOCALIZZAZIONE
LA PACE, DONO DI DIO Dalle parole di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II.
La learning organisation
Libertà e Salvezza Temi teologici nell' IRC
I cercatori della cura: aspetti etici
«DIVENTA CIO’ CHE SEI» Traccia di riflessione per la catechesi dei fanciulli Parrocchia S. Maria Maggiore CSPT.
La famiglia del nuovo millennio Significato ed evoluzione della figura paterna La famiglia del nuovo millennio Avanzini Simona matricola
I cercatori della cura: aspetti etici
«La teoria sociologia contemporanea»
La Realizzazione Personale
Elementi della relazione
L’IDENTITA PERSONALE E LA RELAZIONE EMPATICA
PROPOSTA DI PROGETTO PER L’ANNO SCOLASTICO A SCUOLA DI BENESSERE Io e l’AMBIENTE Il paesaggio come specchio della salute.
ATTEGGIAMENTI E PAROLE COME CULLA DELL’UOMO
OMOFOBIA.
2 - La Salute nei Saluti: conoscenza di sé e auto-educazione
LA SPIRITUALITA’ ANTROPOLOGICA E LA MULTIDIMENSIONALITA’
IL DONO DEL TIMOR DI DIO.
2 - La Salute nei Saluti: conoscenza di sé e auto-educazione
Per celebrare efficacemente la Riconciliazione
Transcript della presentazione:

V e VI lezione di TIMOLOGIA: relazioni e liminalità timica Prof Carluccio Bonesso

Tipologie relazionali Esistono innumerevoli forme di relazione umana catalogabili secondo criteri diversi. Ovviamente analizzeremo le più comuni a partire dal criterio di prossimità: Io, Noi, Tu/voi, gli Altri; criterio tropico: sesso, amicizia, empatia, potere, relazione con il mondo. Le relazioni di tipo logonico sono rimandate alla lezione successiva.

Piano delle relazioni prossemiche Proedonia R +y Area identitaria Area dell’appartenenza e dell’autoappartenenza e della solidarietà “IO” “NOI” indegnità/dignità, relazioni intime, egoismo ed egocentrismo amicali e di cura Antitropismo R –x Protropismo R +x Area della contiguità Area della vicinanza e dell’ignoramento e della distinzione “ALTRO, ALTRI” “TU, VOI” estraneità e lontananza, interlocuzione, confronto conflitto, competizione ostilità scontro Antiedonia R –y

L’area dell’appartenenza comporta il percepirsi in solido con gli appartenenti. Questa area comprende l’antropologia di base e la socialità, all’interno della quale nascono i legami più profondi che generano le relazioni fondamentali intime, amicali e di cura. La genitorialità, la trasmissione della cultura, i legami di simpatia e collaborazione, la cura nelle sue più svariate coniugazioni, avvengono e si realizzano in questo ambito. (Bowlby: area dell’attaccamento)

Il quadrante liminale contempla la seconda persona singolare e plurale del Tu e del Voi. É l’area dell’interlocuzione, del confronto e della competizione, che ai livelli antiedonici R diventa scontro. L’area del Voi è protropica R e quindi costruttiva, sebbene tendenzialmente antiedonica R ai livelli alti e tesi dell’interlocuzione e di accentuazione della distinzione. È reintegrativa dopo lo scontro, ma può confluire nella terzo quadrante quando evolve in ostilità.

Nel quadrante cacotimico si trovano le terze persone singolari e plurali, cioè Lui, Lei, Loro, l’Altro, gli Altri. Si tratta dell’ambito della contiguità e dell’ignoramento, che però ai livelli alti di antitropismo e antiedonia relazionali si configura come ostilità e aggressività distruttiva. Questa è l’area del fallimento del Noi, nel cui ambito si sviluppano le radici dei mostri della relazione e dell’analfabetismo emotivo di cui sono piene le cronache fatte di violenza sui diversi, sui bambini e sulle donne del quarto quadrante.

Nel quarto quadrante del ritiro, ma anche della distruttività si situa l’Io oppositivo, ostile al Tu e all’Altro. Un Io disancorato dal Noi, perciò distruttivo, ostile, rancoroso, cioè distropico. L’Io autore del mobbing e dello stalking. Despoti egoici, prepotenti sono di casa nell’antitropismo compensatorio e proedonico. Le distropie (vizi) sono individuali, prima ancora d’esser sociali e quindi dell’IO.

Il quarto quadrante è anche del riposo o del ritiro dell’Io, inteso distinto dal Noi. Nella società dell’esaltazione individualista e della competitività non è facilmente digeribile un posizionamento dell’Io in un quadrante antitropico/proedonico R. Ma timologicamente si tratta di uno strabismo già presente nel comune modo di pensare che identifica erroneamente nel successo e nel possesso il raggiungimento della felicità.

In timologia non si dà un Io senza un Tu ed è assiomatico che la condizione originaria, generatrice e di sopravvivenza sia il Noi. L’Io dei livelli proedonici R alti e antitropici R nulli, è ricco di dignità. La bassa proedonia e l’alta antitropia relazionali configurano invece, l’egoismo, come sordità ai bisogni degli altri, l’esaltazione egocentrica e l’autocelebrazione egotica, dei soggetti “di successo” e “di potere” che si esaltano quotidianamente nel loro delirio egotico.

La relazione sessuale La relazione sessuale sta all’inizio dell’eterno gioco dell’attrazione, dell’innamoramento e dell’amore. In timologia l’attrazione è un’emozione, l’innamoramento la passione e l’amore è il risultato di ciò che ha prodotto la passione o il risultato liminale del processo emotivo: l’atteggiamento duraturo alimentato dalla motivazione ad amare.

L’attrazione sessuale si attiva in presenza di una persona seducente, ma poi cessa con l’allontanamento dallo stimolo esterno: questa è l’emozione naturale e spontanea. (estrogeno e testosterone) Quando l’emozione continua oltre la presenza dello stimolo ed invade la psiche in modo perdurante, inizia la fase della passione, cioè l’innamoramento. La passione è per lo più passiva, cioè sotto l’effetto ed il fascino dell’oggetto attrattivo. Si è dentro l’azione dell’attrazione, la quale acceca, spinge, trascina, turba ecc. (dopamina)

L’innamoramento è una fase destinata a finire nel suo aspetto passivo, il quale, stando alla letteratura specifica, non si protrae oltre i due anni. La sua funzione è quella di preparare la scelta successiva, quella vera e propria dell’amore o della cessazione del rapporto. (serotonina; ossitocina per lei e vasopressina per lui) Scambiare innamoramento per amore è condannarsi a passare in continuazione da una storia all’altra.

Ogni relazione filiaca ha un suo nucleo che la distingue dalle altre e l’alimenta. Se l’attrazione sessuale genera il tropismo che fa da motore alla relazione medesima, l’edonia del mantenimento è determinata dalla reciprocità e dalla esclusività, le quali configurano un legame forte fra due soggetti. Reciprocità ed esclusività determinano la corrisposta.

Piano delle relazioni sessuali Proedonia Rs +y Area pulsionale distruttiva Area della tenerezza masturbazione esclusività prostituzione reciprocità rattrappimento innamoramento sesso violento soddisfatorio attrazione sessuale Antitropismo Rs -x Protropismo Rs +x Area della durezza Area della conquista stalking corteggiamento e seduzione tradimento fedeltà gelosia possessiva gelosia dipendenza reintegrazione Antiedonia Rs –y

Il quadrante eutimico Rs è a ben vedere l’area della tenerezza, la quale ha in basso il protropismo Rs dell’attrazione sessuale, e più in su man mano che sale la proedonia Rs, l’innamoramento, la reciprocità e l’esclusività, che fanno la felicità della relazione sessuale. Rientrano in questa area la delicatezza, l’amorevolezza, la dolcezza, l’affetto, l’affezione, l’affettuosità, la commozione, l’amore, l’idillio, l’intenerimento, ma anche il languore.

Nel quadrante liminale c’è la “fatica” del corteggiamento e della conquista. Qui entrano in campo la seduzione e le gelosie, ma anche la fedeltà con il suo sacrificio non privo di antiedonia Rs, e poi il dubbio, il sospetto, l’assillo, il cruccio, ed il timore dell’abbandono. In generale essendo questo l’ambito della reintegrazione della relazione, include quindi anche i processi reintegratori della relazione sessuale attraverso il riavvicinamento, l’azione della gelosia positiva ed il perdono.

Il quadrante cacotimico, all’opposto della tenerezza rispetto all’origine, esclude ogni forma di intenerimento e quindi si determina nella durezza che c’è dentro ogni promiscuità e prostituzione contrarie ad ogni forma di reciprocità esclusiva. Tipico di questa area sono l’asprezza, la durezza, la crudezza, la rigidità, il rigore ossessivo relazionale, la ruvidezza, l’intrattabilità ed il disdegno.

Ai livelli alti compare l’incapacità del controllo sessuale con la conseguente infedeltà ed il tradimento. Più in su la durezza si assomma alla violenza producendo lo stalking o la dipendenza. La gelosia possessiva, fatta di pretese di controllo e di possesso dell’altro, nega intimamente la caratteristica saliente della tenerezza, divenendo quindi di fatto sofferente, dipendente e masochista.

Nel quadrante, in questo caso, del ritiro proedonico e antitropico Rs si situa l’autoerotismo, la masturbazione, la passività sessuale, il rattrappimento affettivo, sessuale ed il sesso soddisfatorio, che associato all’antitropismo proedonico si manifesta come pedofilia nei riguardi dei minori e come stupro con gli adulti. Si tratta della chiusura affettiva e del volgere la sessualità verso una funzione puramente edonistica. Questo è anche l’ambito del voyeurismo e dell’esibizionismo sessuali.

L’amicizia Il tropismo attrattivo della simpatia e della fiducia, genera l’attaccamento della relazione amicale. L’edonia della relazione amicale è legata dalla reciprocità con la differenza di non essere esclusiva e di non presupporre impegni specifici che limitino la libertà di scelta e di comportamenti delle persone coinvolte. Al contrario esige la parità, il rispetto, la stima reciproci in coerenza con la fiducia annidata.

Normalmente l’amicizia parte con la simpatia che sorge dalle circostanze. Quando si consolida nel tempo, quando diventa confidente, allora si stabiliscono i legami di complicità e di conoscenza reciproca, tanto da poter parlare d’intimità paragonabile a quella della relazione di coppia, con l’esclusione ovviamente della dimensione sessuale.

Reciprocità, parità e complicità formano quel legame fortissimo che genera le azioni solidali dell’aiuto, della cura, del dialogo, della condivisione e del gioco. La simpatia riposa in quel sentire comune e condiviso che è all’origine della solidarietà. Al suo contrario troviamo l’antifiliaca ostilità, alimentata dal sospetto, dalla paura e dalle emozioni di area della rabbia e genera il tradimento.

Piano delle relazioni amicali Proedonia Rsm +y Area della solitudine Area dell’amicizia ignoramento fiducia, stima egocentrismo reciprocità tradimento parità, complicità solidale sfruttamento simpatia, ammirazione Antitropismo Rsm -x Protropismo Rsm +x Area dell’inimicizia Area della reintegrazione antipatia rispetto rifiuto accettazione invidia gelosia ostilità scusa e riparazione Antiedonia Rsm –y

Il quadrante dell’amicizia ha in basso il protropismo Rsm della simpatia e dell’ammirazione, e più in su la parità che certifica l’amicizia, la complicità solidale esistente fra amici, quindi la reciprocità che è la garanzia, ed infine la fiducia e la stima che fanno il piacere di stare insieme e la felicità della relazione. Caratteristiche dell’amicizia sono la dimestichezza, la confidenza. I rapporti sono improntati all’affetto e all’amorevolezza, regolati in accordo, sintonia, confidenza ed affiatamento.

Nel quadrante liminale c’è tutto il lavorio che serve a preservare l’amicizia, fatto di rispetto dell’altro, di accettazione dei suoi limiti e di un po’ di gelosia che condisce con il timore di rattristare o di perdere l’amico e la relazione. La scusa ed il perdono servono a reintegrare le offese, le trascuratezze ed anche i tradimenti.

Nel quadrante cacotimico l’inimicizia esclude ogni forma di reciprocità e di rispetto e quindi si determina nel rifiuto e nell’invidia. Va ricordato che la natura dell’invidia è tale da negare e minare qualunque amicizia, perché nega la simpatia e l’ammirazione che sono i protropismi di base della relazione amicale. Ai livelli alti compare l’ostilità. Ovviamente disarmonia, discordia e malanimo, astio, odio e ostilità, avversione ed antipatia, talvolta addirittura l’aborrimento e la ripugnanza generano le forme della distruttività relazionale del quarto quadrante.

Nel quadrante del ritiro proedonico e antitropico Rsm si situa il silenzio relazionale in assenza di simpatia, che alimenta le forme dell’ignoramento e del tradimento. Questa è anche l’area di ogni forma di egocentrismo ed egoismo, che può sfociare nello sfruttamento degli altri. L’aspetto saliente di questa area è il solipsismo, fatto di quel soggettivismo ed individualismo che sono le precondizioni della solitudine, oppure dell’opportunismo camuffato d’amicizia

La cura Quando nella filia compare il tropismo dell’attrazione empatica tipica dell’accudimento, della solidarietà e della benevolenza, si ha la relazione di cura. Rientrano in questa categoria relazionale le pagine umane e culturali più elevate della pietas romana, della misericordia cristiana e mussulmana e della compassione buddista.

“L’essere dell’esserci, scriveva Heidegger, si rivela come Cura”. La condizione originale della gestazione ci racconta di un grembo che si cura di generare un figlio. La prima appartenenza, quella genitoriale, ha nel cuore la cura. L’educare e il crescere sono dentro la cura. Ma anche l’amore di coppia o la solidarietà e l’amicizia non sarebbero tali se non includessero la possibilità della cura.

Sempre Heidegger, distingue due atteggiamenti fondamentali di cura: l’occuparsi e il preoccuparsi, le quali sono all’origine della premura, che è il precedere il bisogno dell’altro, e della devozione, che è l’esporsi anche alla inutilità per il semplice fatto che l’altro ci riempie di senso. Vi è nella cura una auto-eco-realizzazione, poiché in questo tipo di relazione la realtà dell’altro e la sua crescita sono una possibilità anche per noi.

Il tropismo della cura è fornito dall’attrazione empatica, la quale ha il suo corrispettivo cerebrale nei neuroni specchio, capaci di leggere e rispecchiare le emozioni dell’altro come se fossero proprie. Ciò consente quella consonanza, che sta alla base della relazione di cura, la quale è in grado di intuire e capire il bisogno dell’altro ed attivarsi di conseguenza. L’edonia che va a confermare il tropismo sta nel bene dell’altro, il quale dà vita a quel guadagno di significato che nutre il bisogno spirituale più alto della persona umana.

Piano delle relazioni di cura Proedonia R em +y Area della chiusura Area della cura egoismo amore e significato egotismo devozione altruista egocentrismo attenzione, ascolto indifferenza e impenetrabilità empatia Antitropismo R em -x Protropismo R em +x Area della trascuratezza Area della premura incuria e disinteresse generosità bullismo occuparsi disprezzo e crudeltà preoccuparsi Antiedonia R em –y

Il quadrante eutimico Rem è l’area della cura e dell’altruismo, animati dall’empatia, la quale si esprime attraverso le forme dell’attenzione e dell’ascolto dei bisogni dell’altro, al punto di diventare disponibilità devota ed amore disinteressato. Rientrano in questa area la compassione, la condivisione, la comprensione, la sensibilità e la vicinanza. La felicità della relazione è data dal forte significato che tale relazione include.

Nel quadrante liminale c’è l’aspetto di “fatica della relazione di cura” fatta di premura generosa che attiva l’occuparsi ed il preoccuparsi per l’altro. La fretta, l’urgenza, la sollecitudine, la solerzia, la diligenza, l’impegno, l’interessamento, ma anche lo scrupolo e lo zelo rientrano in questa area.

Il quadrante cacotimico racchiude tutte le trascuratezze contrarie ad ogni forma di cura. Ai livelli alti di antitropismo e antiedonia Rem compaiono il silenzio empatico del bullismo con il disprezzo e la crudeltà conseguenti. La lentezza e l’indugio, la noncuranza e l’incuria, la negligenza e la malavoglia rientrano nello stile di questa area.

Nel quadrante del ritiro proedonico e antitropico Rem c’è la chiusura relazionale con l’assenza progressiva di empatia, che alimenta il centrarsi esclusivamente sui propri bisogni, sul proprio e sulla propria persona, diventando di fatto impenetrabili all’altro che interpella. Lo stile della relazione è improntato all’indifferenza e all’ignoramento dell’altro.

La centratura sull’Io può assumere la frenesia dell’egotismo, che è l’effetto parossistico generato dall’eccessiva importanza attribuita a se stessi, alle proprie capacità e alle proprie esperienze di vita, come capita a coloro che si pongono al centro della scena e assurgono ad esempio, mentre sono solo dei nevrotici ansiosi ben confezionati e camuffati.

La relazione di coppia Alla base dell’antropologia emotiva in ogni cultura si trova la coppia, la cui relazione genera le varie forme di famiglia, rispondenti ai bisogni di crescita, di sopravvivenza, di protezione, di cura e di trasmissione culturale fin dalla nascita di ogni nuovo essere umano. La relazione di coppia si avvale di tutti i tropismi della relazione personale: l’attrazione sessuale, la simpatia e l’empatia.

Area del malessere Area della riconciliazione Piano della relazione di coppia Proedonie Rcp +y Area del conflitto Area dell’amore sadomasochismo, soddisfazione amicizia, cura incomunicabilità, tradimento tenerezza, intimità, predilezione Antitropismo Rcp –x Protropismo Rcp +x Area del malessere Area della riconciliazione trascuratezza premura gelosia possessiva, rispetto, fedeltà, gelosia freddezza, disprezzo reintegrazione Antiedonia Rcp –y

Nel quadrante dell’amore la predilezione sostanzia la reciprocità, la stima e la tenerezza. L’attrazione sessuale diventa intimità e comunicazione affettuosa, la simpatia amicizia e complicità solidale, e l’empatia cura. Alla felicità della coppia concorre la comunanza di progetti e cose, cioè il guardare insieme nella stessa direzione, il forte significato che tale relazione include. Lo stile della predilezione è caratterizzato dal preferire, dal privilegiare e scegliere, dal favorire ed anteporre sempre il bene dell’altro al proprio, cioè dall’amare.

Il quadrante liminale è l’area della riconciliazione e della reintegrazione, fatta di premura, del non lasciare nulla di intentato perché la coppia rimanga coesa; quindi rispetto, fedeltà e un pizzico di gelosia che è il sale della coppia e va a tener vivo il sentimento reciproco.

Il quadrante cacotimico racchiude tutte le trascuratezze, le ferite, le invidie e i disprezzi delle relazioni di coppia ammalate. Qui si situa tutto il malessere di coppia, per cui tutto può degradare verso la freddezza ed il disprezzo dell’Altro. La relazione è improntata a un clima di insoddisfazione oppure di gelosia patologico ossessiva, terreno fertile per la rottura ed il tradimento.

Nel quarto quadrante si realizzano le fughe e le distruttività che hanno le radici nel quadrante della sofferenza. La relazione è improntata al costante posporre e subordinare il bisogno dell’altro al proprio, di modo che tutto può degradare improvvisamente verso forme distruttive di crudeltà. Qui si consumano i tradimenti, le pratiche più degradanti ed ogni forma di sfruttamento e violenza di coppia.

È anche quadrante del ritiro o del rifugio con la chiusura relazionale in l’assenza di tenerezza e del sesso soddisfatorio; la mancanza di solidarietà si risolve nella compensazione del do ut des prestazionale e sessuale legato alla concezione del rapporto di coppia come ruolo e non come scelta; ed infine l’assenza di empatia e l’impenetrabilità danno luogo all’incomunicabilità e alla freddezza relazionale, per cui ogni tropismo di coppia (affetto, simpatia, empatia) scompare.

Il potere Dal punto di vista timico il potere rientra nelle motivazioni, le quali a loro volta sono determinate dai bisogni. Perciò dietro ogni poter far fare vi è un bisogno che caratterizza il modo di esercitare il potere. Quando il tropismo della relazione di potere ha la sua origine nell’attrazione empatica, allora si ha il potere come servizio, mentre quando l’origine non è empatica, ma antifiliaca, allora si determina come dominio.

Il potere, che ha la sua origine tropica dall’empatia, non è altro che una relazione di cura su scala sociale, mentre il dominio impone e risponde al bisogno di potenza e di autoesaltazione stimolata dalla frenesia di controllo: anche la seduzione è una forma di controllo! All’ombra delle categorie di servizio e di dominio è stata scritta gran parte della storia umana.

Il binomio governanti e governati può spiegare in modo immediatamente chiaro l’alternativa radicale: quando i governanti sono al servizio dei governati sì ha la democrazia, mentre quando i governati sono al servizio dei governanti si ha la dittatura nelle sue forme svariate dalle più sottili alle più violente e perverse, secondo i bisogni del despota che vanno a saturare.

Piano delle relazioni di potere Proedonia Rpt +y Anarchia o Dominio Servizio Antitropismo Rpt –x Protropismo Rpt +x Schiavitù Obbedienza Antiedonia Rpt –y

Il quadrante eutimico Rpt è l’area del servizio generata da rapporti democratici fra colui che detiene il potere ed i cittadini. In questa area predomina la pratica del proporre, del convincere, (autorevolezza) del condurre in funzione del bene della comunità. La felicità della relazione è data dal forte significato insito nel servizio e nel rispetto che tale relazione di sollecitudine include.

Nel quadrante liminale c’è l’aspetto di “fatica della relazione di potere” sia da parte di chi lo detiene e sia da chi è governato. Si tratta dell’obbedienza reciproca fra chi riceve il mandato e chi deve rispondere ai bisogni dei sottoposti, e chi deve rispettare le disposizioni di colui che comanda. È l’area dell’accettazione della gerarchia e dei ruoli. Non va dimenticato che il significato etimologico di obbedienza deriva da ob-audìre, cioè dall’ascoltare!

Nel quadrante cacotimico c’è il malessere generato dal potere attraverso tutte le forme di costrizione e schiavitù. Ai livelli alti di antitropismo e antiedonia Rpt compaiono le conseguenze del tirannismo con tutte le sue forme di oppressione delle libertà e dei diritti. Qui si situano tutte le forme di dolore erogate dal potere e l’umiliazione di ogni libertà e dignità.

Nel quadrante distruttivo del dominio si trovano i tiranni, i despoti e i prepotenti con tutte le loro violenze e forme di oppressione: guerre, persecuzioni, massacri, depredazioni. Qui la pratica dell’indurre e dell’imporre, dell’arroganza e della prepotenza si mescolano spesso anche con la seduzione o la minaccia nell’intento sempre di asservire. Si può ben dire ‘che era meglio che non fossero mai nati’.

Il quadrante rappresenta anche il ritiro e la chiusura al potere e a tutto quanto ciò che lo rappresenta. L’anarchia è una concezione politica basata sull’idea di un ordine fondato sull’autonomia e la libertà degli individui, contrapposto ad ogni forma di Stato e di potere costituito. Con la negazione, l’insofferenza ed il rifiuto dello Stato non si intende la soppressione dell’organizzazione sociale, ma semplicemente si teorizza una società non gerarchica. Così intesa l’anarchia starebbe meglio nel primo quadrante.

La relazione con il mondo L’interazione con il mondo, con l’ambiente che ci circonda, va sotto il nome di ecologia ed il suo emergere al pensiero viene chiamato coscienza ecologica. I sensi sono il ponte fra noi e gli elementi costitutivi l’ambiente, cioè la terra, l’aria, l’acqua e la luce. Tra i nostri bisogni primari e la natura esiste un legame, una relazione di necessità, che sta alla base della sopravvivenza e della sussistenza.

Con il mondo l’uomo ha da sempre un dialogo intenso ed intriso di mistero, finché non è entrato nella cultura moderna la categoria di natura come “risorsa”, passando da una relazione arcana ad una relazione oggettuale. Una nuova prospettiva di concettualizzazione della natura e degli esseri viventi nasce dal termine di biodiversità, il quale parla delle forme di vita del pianeta come ricchezza.

Oggi godiamo del risultato di tre miliardi e mezzo d’anni di evoluzione. Fin dalla comparsa dell’uomo, la terra possedeva la maggiore biodiversità che si sia avuto in ogni altro periodo della storia geologica. Dall’avvento dell’uomo invece la biodiversità ha iniziato un rapido declino, con un progressivo fenomeno di estinzione e di sofferenza delle specie.

Il tropismo della relazione ecologica è determinato così, come comunemente si pensa, dall’attrazione che segnala i bisogni primari: si ha sempre bisogno dei prodotti della terra, dell’acqua che disseta, dell’aria che ossigena e del calore del sole. L’edonia ad una prima ricognizione sembrerebbe essere la soddisfazione dei bisogni, ma chi ha buone conoscenze di ecologia sa che c’è anche un’altra risposta: l’equilibrio ambientale.

Infatti da un punto di vista sistemico è più importante l’equilibrio che preserva la specie e perpetua la possibilità che la soddisfazione si ripeta nel tempo. Il mantenimento della vita poggia più sull’equilibrio che sulla soddisfazione, cosa che l’umanità ha dimenticato come dimostrano i molti disastri ambientali, l’inquinamento, l’eccessivo sfruttamento delle fonti energetiche non rinnovabili e l’agricoltura intensiva.

Dal punto di vista timologico ed in consonanza con il pensiero filosofico di Jonas, la responsabilità sincronica delle relazioni ed azioni immediate, e la responsabilità diacronica, attinente al futuro e alla speranza delle generazioni avvenire, poggiano su una coscienza ecologica innocente, su quella pensabilità non distruttiva e conservativa che ha chiari i protropismi e le proedonie che intervengono potentemente a motivare l’agire sull’ambiente.

La relazione ecologica si avvale di una doppia categorizzazione: una categorizzazione oggettuale la quale considera l’ambiente come risorsa, ed una categorizzazione ecologica che guarda all’ambiente come termine di relazione necessario per la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi. Termini come “materie prime” o “sfruttamento intensivo” fanno parte della prima categorizzazione, mente “biodiversità” e “equilibrio ecologico” fanno parte della seconda.

Sicuramente uno dei grandi compiti dell’educazione ambientale è di passare attraverso quei processi di decategorizzazione degli atteggiamenti oggettuali verso l’ambiente per andare verso una ricategorizzazione ecologica che determini una nuova coscienza ambientale. Diversamente si andrà verso il declino della vita sul pianeta e probabilmente l’evoluzione si troverà ad uno di quegli snodi che in passato hanno cancellato forme di vita in favore di altre più adattive.

Avere una coscienza ecologica è dunque la nuova frontiera della relazione con il mondo secondo un’appartenenza ad ogni forma di vita e ad una materia di cui siamo tutti impastati. Occorre superare il paradigma che distingue l’uomo dalla natura e andare verso la connaturalità. L’essere umano è impastato di materia e di natura come ogni altro essere vivente, così vuole ed insegna la biologia.

devastazione e difesa dell’ambiente e inquinamento risanamento Piano della relazione col mondo Proedonia Rec +y Area dello sfruttamento Area dell’equilibrio consumismo infonia sfruttamento intensivo connaturalità categorizzazione oggettuale categorizzazione ecologica Antitropismo Rec –x Protropismo Rec +x Area della distruzione Area della conservazione incuria ambientale tutela ambientale cecità ecologica green economy devastazione e difesa dell’ambiente e inquinamento risanamento Antiedonia Rec –y

VI lezione: la liminalità timica Per l’assioma della binarietà timica ad ogni emozione ne corrisponde una conspecifica contraria. Ambedue sono situate in un continuum. La paura e la fiducia si situano agli opposti di un continuum i cui limiti estremi sono da una parte il terrore catatonico e dall’altra la fiducia maniacale (chiralità o simmetria timica).

La stessa emozione è strutturalmente un flusso, un processo liminale, giacché modifica lo stato di quiete timico dell’organismo per affrontare le sollecitazioni dell’ambiente. La liminalità è una condizione costante dell’essere vivente e la relativa competenza attiene al successo dell’adattamento vitale ed esistenziale.

I processi che consentono il passaggio da una emozione alla sua contraria sono definiti liminali. In antropologia i processi liminali descrivono tutti i passaggi più importanti e significativi della vita dell’individuo. Liminalità è quella spinta, quella energia che imprime vitalità ai movimenti di trasformazione emotiva e di cambiamento sociale.

Il processo liminale è suddiviso nei tre stadi di: - separazione (es. un ragazzo ed una ragazza si fidanzano), - margine (limen) (momento del matrimonio) - e aggregazione, (i due sono diventati marito e moglie) La forma e la durata variano in relazione alla cosa celebrata o al processo analizzato.

Durante la fase di separazione, si delimitano le dimensioni spazio-temporali del rituale stesso e si concretizza in modo manifesto l’attitudine comportamentale necessaria allo svolgimento del rito: tutto questo è fondamentale affinché possano essere riconosciuti i protagonisti attivi e passivi dell’evento.

La seconda fase, della transizione e del cambiamento, viene definita di “margine” o “limen” (da cui liminalità). I soggetti rituali vivono una condizione di ambiguità per cui non sono più ciò che erano, ma neanche ciò che saranno. Questa concezione della marginalità è talmente importante da costituire un rituale a sé, in cui vengono ridefiniti i caratteri identitari degli iniziati.

La terza fase di aggregazione realizza la finalità del processo liminale, condensa le due precedenti stabilendo, attraverso un insieme di segni e comportamenti, l’avvenuta trasformazione e reintegrando i protagonisti all’interno della società, spesso con nuovi ruoli o status sociali più alti.

I. La liminalità timica vede nella fase di separazione il passaggio dall’umore all’emozione in cui l’attenzione mette in ombra il contesto (separazione) e si focalizza sull’input. II. La fase della passione, che fa da confine (limen) fra emozione ed atteggiamento, è il momento forte, capace di modificare la vita come solo la passione può fare o i processi educativi.

III. La terza fase rappresenta il momento aggregativo in cui il processo liminale si conclude nel nuovo atteggiamento. Nell’odio la fase di separazione è rappresentata dalla presa di coscienza del proprio atteggiamento, la fase liminale è il perdono e la fase aggregativa si compie nella riconciliazione.

Tutti vorrebbero vivere costantemente nel quadrante eutimico delle relazioni e nutrirsi di felicità, amore, gioia ed entusiasmo dentro l’innocenza, cioè in paradiso! Ma nessuno di noi è un angelo, anzi dobbiamo continuamente fare i conti con gli antitropismi e le antiedonie del nostro quotidiano inferno o marcire dentro le illusioni del limbo egocentrico ed egoistico del quadrante del ritiro, del rifugio e della distruttività.

La felicità è possibile: se si è disposti a passare per il purgatorio liminale del secondo quadrante, se si è pronti a spendere la fatica della salita al primo quadrante, abbandonando le derive del terzo quadrante e le tentazioni di fuga nel quarto attraverso le tre fasi del processo timico-liminale della reintegrazione.

Elaborazione e reintegrazione Ogni emozione attraverso un processo liminale può diventare un atteggiamento radicato, infatti una paura può diventare fobia, la fiducia tramutarsi in fede, la tristezza in depressione. Al contrario la reintegrazione trasforma liminalmente l’emozione negativa in positiva, l’atteggiamento negativo in positivo.

Esempio di elaborazione: paura Fase di separazione: choc e spavento a cui segue l’evitamento, l’allontanamento o la fuga. Fase liminale: ipervalutazione del pericolo che genera insicurezza, iperprotezione e/o armamento, o mancanza di protezione panica. Fase dell’aggregazione: rifugio, difese, con inizio di ansia, fobie e panico. Il processo è compiuto: la paura è diventata un atteggiamento perdurante.

La reintegrazione compie il processo inverso. Fase di separazione: stato di allerta, ansia e fobie; presa di contatto con le paure, avvicinamento. Fase liminale: compromesso, interazione con le paure, poi lenta disattivazione esperienziale, accettazione del limite. Fase dell’aggregazione: distensione, rilassamento a cui fa seguito il ritorno della fiducia, dell’autoefficacia.

Reintegrazione degli atteggiamenti Gli atteggiamenti sono il risultato liminale dell’elaborazione emotiva e cognitiva, personale e culturale delle esperienze. In essi sono condensate e depositate le esperienze e la storia di una cultura e delle singole persone. L’atteggiamento è anche una grande matryoshka che comprende varie emozioni secondo annidamenti che sono diversi da cultura a cultura e da persona a persona.

Ovviamente la reintegrazione riguarda gli atteggiamenti negativi e va anche sotto il nome di conversione, la quale rimanda normalmente al ritorno a comportamenti virtuosi e socialmente accettabili. Il fatto è comunemente ritenuto straordinario e improbabile, perché ogni atteggiamento è per definizione preclusivo. Tentare di convincere un interista a diventare milanista, lascia il tempo che trova, perché esser tifosi è una fede, un atteggiamento.

Di solito quando si cerca di modificare un atteggiamento si parte dalla valutazione, dal convincimento sottostante, cercando di dimostrare che sono sbagliati e si dimentica che per definizione sono pregiudiziali. Sono talmente forti e resistenti che da sempre gli uomini vanno in guerra e muoiono per difendere le convinzioni che stanno alla base dei loro atteggiamenti più profondi, guadagnandosi la palma di eroi e martiri.

La via del cambiamento non passa quindi attraverso lo sbugiardamento della valutazione, ma dalla modificazione della categorizzazione dell’input, attraverso un processo liminale di decategorizzazione e depotenziamento della connotazione dell’input. Si tratta di rieducare la percezione.

Il percorso non è così limpidamente praticabile come nelle emozioni negative, nelle quali fa da molla l’edonia negativa. Non sempre un atteggiamento negativo si accompagna ad una edonia negativa. La sua natura emica e acritica diluisce ogni antiedonia. Odiare il diverso può accentuare il legame di appartenenza al gruppo e creare complicità.

L’atteggiamento guarda i suoi input soprattutto con gli occhi della memoria, la quale è capace di modificare la percezione fino a condizionare la categorizzazione degli input sensoriali ambientali e corporei secondo i suoi vissuti e i suoi ricordi. Si tratta di un vero e proprio sequestro timico o una ideologia. Solo modificando la memoria attraverso l’educazione e ripristinando l’esperienza diretta con la realtà si evita il sequestro timico degli atteggiamenti più duri e soprattutto più pericolosi.

Sequenza di modificazione dell’atteggiamento Decategorizzazione: declinazione delle emozioni annidate e delle categorie incluse. Ricategorizzazione: reintegrazione dell’emozioni annidate e gerarchizzazione delle categorie incluse. Input categorizzato Input ricategorizzato Per cambiare un atteggiamento è necessario modificare la categorizzazione

Altro è l’atteggiamento che segue a “zingara” e altro è quello che segue a “donna, o ragazza, o fidanzata”. I pubblicitari quando parlano di prodotti per la pelle o di detersivi non usano mai il termine appropriato di “chimica”, ma il più rassicurante “tecnologia”. Non si sentirà mai dire l’inquietante “chimica di questo o quel prodotto”, ma “la tecnologia del prodotto”! L’input categorizzato con la parola “chimica” attiva un atteggiamento di difesa, mentre della “tecnologia” ci si può anche fidare. Più rassicurante!

Il processo di reintegrazione degli atteggiamenti prevede i due momenti della decategorizzazione e della ricategorizzazione. Reintegrare un atteggiamento è modificare la relazione entro cui si esprime. La decategorizzazione è il processo che porta alla esplicitazione e alla declinazione delle categorie implicite. Nel caso di “nero” rileva che è anche un uomo, un essere vivente, un figlio, un padre, un giovane e altro, e nel caso della zingara una donna, un essere vivente, una figlia, una madre ecc.

La memoria resiste alla decategorizzazione e chi si è trovato a discutere con i preadolescenti o gruppi razzisti si rende subito conto che dall’altra parte vi sono resistenze granitiche e feroci che si oppongono a qualunque operazione di decategorizzazione e magari si sentirà dire che quelli non sono uomini, ma esseri animali da eliminare. La memoria essendo un’afferenza sensoriale è in grado di silenziare le altre afferenze come i sensi, fino a stravolgere il dato sensoriale esterno, soprattutto quando è in gioco l’essere umano.

Cosa conserva la memoria per generare simili mostri? Dietro gli atteggiamenti vi è l’apprendimento e la via passionale che determinano quel serbatoio di convinzioni ed esperienze che condizionano ogni atteggiamento. Non basta decategorizzare gli input occorre far la stessa cosa per la memoria.

Una memoria negativa necessita di fatti ed esperienze positivi per modificarsi. Serve poco far prediche, serve di più creare esperienze nuove e diverse, è la conoscenza reale ed esperienziale che modifica la memoria, senza la quale la decategorizzazione rischia di fallire. Un viaggio ad un campo di concentramento valle mille lezioni di storia, perché la decategorizzazione parte dal vissuto che modifica la memoria.

Poiché l’animale culturale vive più di atteggiamenti, cioè emozioni specializzate, che di emozioni semplici, passa attraverso i processi critici e consapevoli dell’educazione lo sviluppo della personalità integrale, in mancanza della quale i grandi imbonitori, “i grandi fratelli”, le canaglie, i manipolatori dell’informazione fanno delle popolazioni delle pure masse di manovra per il potere ed altre loro inconfessabili intenzioni.

L’errore di categorizzazione umana porta dritti all’orrore storico. La decategorizzazione si svolge attraverso due momenti fondamentali non necessariamente in senso temporale: uno di tipo prettamente lessicale che ricorre alla declinazione delle possibili categorie connesse; e l’altro di tipo psicologico che ha la funzione di defocalizzare emotivamente o ingenerare una provvidenziale dissonanza cognitiva.

Uno zingaro non è solo un nomade, un senza fissa dimora, ma è anche uomo, figlio, essere umano, essere vivente, cittadino, fratello, compagno, collega ecc. Qualora si avesse un’idiosincrasia feroce per quel mondo, il semplice ricordare le categorie connesse attenuerebbe enormemente il rigetto, l’antipatia e l’ostilità.

L’altro aspetto da non sottovalutare della decategorizzazione è l’effetto dissonanza cognitiva che si crea nel declinare le categorie connesse. Una cosa è dire nero e un’altra giovane uomo nero, una cosa è dire zingara e un’altra mamma zingara. Sono le categorie connesse che possono fare da grimaldello per mettere in crisi la valutazione preclusiva dell’atteggiamento.

La memoria si oppone alla decategorizzazione, perché essendo una afferenza sensoriale (la terza) è in grado di annullare le altre afferenze sensoriali (le prime esterne, le seconde interne omeostatiche). Il potere della decategorizzazione sta nel mettere in crisi o in conflitto la stessa memoria facendo venire alla luce l’irrazionalità interna dei suoi contenuti.

La ricategorizzazione è il processo che segue la decategorizzazione e si sviluppa in tutte le culture secondo criteri emici. Si tratta del continuo riordino della gerarchia delle categorie incluse. La storia delle culture umane può essere definita un continuo processo di ricategorizzazione. Presso i romani la categoria “essere umano” non era socialmente inclusiva ed omogenea per tutti gli uomini. Il pater familias era più della donna e molto di più del neonato. Lo schiavo era meno uomo del cittadino romano.

Il processo di ricategorizzazione deve quindi essere innanzitutto etico ed assiologico. Il criterio di gerarchizzazione universalmente più accreditato da filosofia e diritti umani mette in ordine le categorie dal generale al particolare ed essendo inclusivo ha valore assiologico, perché non consente l’opposizione, giacché mette in luce le comuni appartenenze. Dire nero o bianco è mettere in luce la diversità o addirittura l’estraneità, base di partenza del conflitto. Dire essere umano nero o essere umano bianco è rilevare la comune appartenenza umana e l’assurdità dell’eventuale conflitto.

Processi timico-liminali I processi timico liminali hanno due destini: l’elaborazione o la reintegrazione. L’elaborazione trasforma l’emozione in atteggiamento (rabbia in odio, paura in fobia) e la reintegrare converte l’emozione negativa nella positiva contraria (dalla ostilità alla riconciliazione, dalla tristezza alla gioia, dalla paura alla fiducia).

I processi timico-liminali attengono alla stessa struttura timica ed antropologica. Nella futura formazione dei timologi diventerà l’elemento principale di studio per ogni professione che si rivolga alla cura, sia in senso specifico, che in senso lato come la formazione.

I principali processi timico liminali sono il perdono, la reintegrazione del lutto e l’assunzione di responsabilità. Uno reintegra il fallimento della relazione degradata nell’ostilità, il secondo il fallimento dell’azione, cioè le sconfitte, le perdite e gli insuccessi, e l’assunzione di responsabilità i rapporti di giustizia. L’incompetenza timica e l’analfabetismo emotivo hanno qui la loro sconfitta o il loro buco nero!

Il perdono La sequenza liminale del perdono ha in fase di separazione la presa di coscienza delle minacce, delle offese, dei danni subiti e la relativa reazione; in fase liminale l’accettazione dell’errore e la decisione innocente (non nociva); in fase di aggregazione l’accoglienza e la riconciliazione.

Rintegrazione della perdita e del lutto La sequenza liminale della reintegrazione della perdita e del lutto ha in fase di separazione lo choc, il rifiuto o addirittura la negazione dell’evento; in fase liminale la rassegnazione, l’accettazione ed il recupero; in fase di aggregazione il far memoria e la celebrazione.

Reintegrazione del senso di colpa La sequenza liminale della reintegrazione del senso di colpa ha in fase di separazione la consapevolezza della colpa e la relativa emozione; in fase liminale la coscienza e l’accettazione del proprio errore; in fase di aggregazione la contezza della responsabilità e la reintegrazione.

Tutto ciò risiede nella stessa struttura antropologica, Ogni emozione per definizione può evolvere, elaborare l’atteggiamento specifico. Ogni emozione negativa, con relativo atteggiamento, per definizione può essere reintegrata. Tutto ciò risiede nella stessa struttura antropologica, la quale è preminentemente interattiva e strutturalmente relazionale.

LIMINALITÀ e PATOLOGIA La liminalità è un dato strutturale proprio della binarietà timica. Tra un’emozione e la propria contraria vi è una soglia intermedia, un limen che è l’origine delle due emozioni. Ma da un estremo all’altro vi è pure un continuum di intensità emotiva progressivo man mano che ci si allontana dal centro.

Soglia fobia…..panico…….paura……fiducia..sicurezza..onnipotenza depressione..abbat..tristezza…..…......gioia……euforia….mania Man mano che ci si allontana dalla soglia si ha un effetto di polarizzazione conseguente all’esaltazione o accentuazione pro o anti tropico/edonica (effetto chirale). La patologia non sarebbe altro che la perdita della competenza liminale o della doppia risposta agli input. (avvicinamento/allontanamento e piacere/dispiacere)

Soglia distruttività…odio…rabbia………….filia…..amore….vittima delirio….tormento…colpa……….felicità…beatitudine…estasi Gli effetti di polarizzazione della liminalità relazionale vanno dalla distruttività connessa al piacere dell’annientare fino all’opposto atteggiamento di chi accetta d’esser vittima per la salvezza dell’altro. Mentre il delirio di persecuzione ha nell’estasi il suo opposto, ma anche la paranoia con delirio religioso

Liminalità strutturale Al di qua come al di là della soglia vi è un’ulteriore liminalità quella delle strutture timiche. Vicino alla soglia si trova l’umore, poi l’emozione, quindi la passione ed infine l’atteggiamento strutturato o appreso.

SOGLIA Umore pensabilità sottosoglia  inerzia emotiva - tendenza alla perduranza Emozione pensabilità di soglia in assenza, sequestro emotivo - durata breve Passione pensabilità enfatica in assenza, sequestro patologico - durata lunga Atteggiamento pensabilità categoriale sequestro timico o ideologico – perdurante ESTREMITÀ

Il fenomeno di polarizzazione, per cui timicamente la persona si fissa ad una delle estremità binarie perdendo la capacità liminale, è disfunzionale o addirittura patologico, soprattutto perché alle estremità si polarizzano gli atteggiamenti, i quali a differenza dell’umore, delle emozioni e delle passioni assumono una pensabilità categorizzata e/o culturale, la quale annega gli input nella weltanschauung, generando il sequestro timico, cioè l’ideologia.

Il fobico, l’onnipotente, il depresso, il maniaco, il paranoico, il distruttivo ecc. non sono solo dentro un problema emotivo, ma anche portatori di una visione del mondo molto resistente al cambiamento. Al malessere emotivo si assomma una categorizzazione e una pensabilità della realtà, che non ammettono critica. L’adattività emotiva, che è binaria e chirale, viene sostituita dalla rigidità categoriale, che non ammette altro punto di vista.