LA RINASCITA DEL COMMERCIO E DELLE CITTÀ I Comuni e le Repubbliche Marinare tra XI e XIII secolo
L’Europa verso l’anno 1000
La ripresa dei commerci Innovazioni agricole aumento di produzione maggiore disponibilità di merci nuovo impulso agli scambi commerciali nei mercati. Col tempo, vennero migliorate le strade e le imbarcazioni possibili anche i commerci tra paesi lontani, che erano diventati rari dopo la caduta dell’impero romano. Sulle lunghe distanze venivano commerciati soprattutto beni di lusso: sete, spezie, metalli preziosi. Conseguenze principali di questa rinascita commerciale : la classe sociale dei mercanti divenne sempre più ricca e potente riprese l’uso della moneta, che nell’Alto Medioevo era stata sostituita dal baratto rinacquero le città.
Le città e la borghesia La rinascita delle città è legata al commercio: presso i mercati, infatti, vennero costruite botteghe e case. Questi luoghi, situati solitamente appena fuori dalle mura delle città o ai piedi di un castello, si ingrandirono e divennero veri e propri borghi. Spesso le mura delle città vennero ampliate proprio per comprendere questi “quartieri” mercantili. Gli abitanti dei borghi, chiamati borghesi, erano artigiani e mercanti. La rinascita delle città attirò man mano molti abitanti delle campagne inurbamento (da urbs, che in latino significa appunto “città”).
Le fiere della Champagne Zone specializzate nella produzione di tessuti: - Firenze: panni in lana, venduti persino in nord Africa (dove si acquistava oro) - Fiandre (attuali Belgio e Olanda): tessuti venduti soprattutto in Russia e Scandinavia. La via commerciale più importante era quella che collegava la Francia meridionale al Nord Europa: qui nacquero dei grandissimi mercati detti “fiere”, che si svolgevano di solito una o due volte all’anno in una regione chiamata Champagne. Vi giungevano mercanti di tutta Europa, che portavano anche prodotti acquistati in Oriente, come le spezie.
Le vie del commercio Il commercio avveniva in due modi: per vie di terra, in carovane. Problemi: strade poco agevoli/briganti/gabelle (= tasse per il passaggio) richieste dai feudatari. via fiumi o via mare: era la modalità preferita, perché presentava meno ostacoli e permetteva di trasportare più merce. Innovazioni utili: bussola (inventata in Cina ma portata in Europa dagli Arabi), i portolani (carte nautiche che davano anche informazioni sui porti e sulla condizione delle coste). Problemi: pirati/naufragi.
Le vie del commercio nell’italia del basso medioevo La carta mostra le principali vie di terra che collegavano l’Italia all’Europa (in marrone) e le rotte marittime di Genova e Venezia.
Le Repubbliche Marinare 4 città costiere italiane (Amalfi, Pisa, Genova e Venezia) chiamate “Repubbliche Marinare” perché si resero indipendenti dall’imperatore o dai feudatari e perché si dedicarono al commercio via mare (attenzione, nel linguaggio moderno il termine “repubblica” ha un altro significato!) Amalfi: prima a prosperare, già dall’XI sec. Commerciava con Spagna ed Egitto. Vi nacque il primo codice marittimo italiano, le Tavole Amalfitane, usato in tutti il Mediterraneo fino al ‘500. Amalfi però fu attaccata e sconfitta da Pisa e Genova. Pisa e Genova, inizialmente alleate (cacciarono insieme i Saraceni da Sardegna e Corsica), diventarono poi rivali, finché Genova sconfisse Pisa nella Battaglia della Meloria (1284). Venezia, nata dall’occupazione bizantina delle isole della Laguna, si specializzò nel commercio con l’Oriente, in particolare con Costantinopoli e con l’Egitto. Si scontrò con Genova per il predominio sul Mediterraneo fino alla fine del Trecento, quando le due città firmarono una pace.
Il campo dei miracoli a pisa È la piazza principale della città e comprende quattro edifici: il duomo, il campanile (la famosa Torre di Pisa), il battistero e il Camposanto Monumentale. Tutti gli edifici furono eretti tra XI e XIII sec., nel periodo più florido della città.
I principali empori delle repubbliche marinare
La nascita dei Comuni. Molte città, per poter svolgere con più autonomia i loro traffici, cercarono di liberarsi dal controllo dei signori feudali. Nell’XI sec. i gruppi di cittadini più influenti di ognuna di queste città crearono un’associazione volontaria (detta communio). Lo scopo era difendere la città ma soprattutto ottenere dal vescovo o dal feudatario alcuni privilegi, come l’esenzione da alcune tasse e la libertà di commercio. Col tempo queste associazioni conquistarono il governo delle città, con la lotta armata o con trattative: il nuovo organismo politico fu chiamato Comune. Esso rivendicava il diritto di autogovernarsi (eleggere i propri rappresentanti, amministrare la giustizia, imporre tasse, battere moneta, organizzare la difesa).
Lo sviluppo dei comuni I Comuni = al potere feudale chiunque si stabiliva in città per un anno, anche se nato in condizione servile, diventava libero (proverbio tedesco:“L’aria di città rende liberi”). I Comuni si diffusero soprattutto nell’Italia centro-settentrionale, in Germania e nelle Fiandre: qui infatti non c’era un forte potere centrale che potesse impedirne la nascita. In Italia alcune città riuscirono anche ad assoggettare il contado (la campagna circostante), diventando praticamente piccoli stati. Nel resto d’Europa invece molte città ottennero solo l’autonomia economica ma non il diritto all’autogoverno.
I Comuni in Italia Importanti Comuni italiani: Firenze, Milano, Bologna (i più popolosi), Siena, Pisa, Lucca, Verona, Bergamo, Modena. Anche le Repubbliche Marinare possono essere considerate Comuni. Alcune città si specializzarono nella produzione di determinati prodotti: a Firenze si producevano i panni di lana, a Lucca si lavorava la seta, a Fabriano si produceva la carta, a Venezia il vetro, a Milano le armi. Milano, città posta in una posizione favorevole ai commerci tra Italia ed Europa, si sviluppò moltissimo e divenne sempre più popolosa, raggiungendo nel Trecento i 200.000 abitanti.
Allegoria del buon governo 1338 Siena, Palazzo Pubblico Ambrogio Lorenzetti Allegoria del buon governo 1338 Siena, Palazzo Pubblico
I Comuni nel Nord Europa In Germania, alcune città che si affacciavano sul Mare del Nord o sul Mar Baltico, come Lubecca, Brema e Danzica, formarono un’alleanza commerciale detta Lega Anseatica (Hansa=unione),per controllare i commerci marittimi. Nelle Fiandre alcune città, come Bruges e Gand, si specializzarono nella produzione di panni di lana, acquistando la materia prima necessaria in Inghilterra e vendendo poi i prodotti in tutta Europa.
Le rotte commerciali dell’Europa del basso medioevo
Chi governava i Comuni? Arengo o Parlamento: assemblea di tutti i cittadini maschi maggiorenni, di religione cristiana, con reddito alto. Dato che era piuttosto lento nel prendere le decisioni, spesso era affiancato da un più ristretto Consiglio. Si trattava di un’oligarchia (governo di pochi), ma per l’epoca era una possibilità di partecipazione già piuttosto alta. Consoli: eletti dall’Arengo in numero variabile a seconda della città. All’inizio erano solo nobili, in seguito anche borghesi ricchi la borghesia sostituisce l’aristocrazia. Restavano in carica per un tempo determinato, di solito un anno, per evitare che accentrassero tutto il potere nelle loro mani. Questa fase della storia comunale è detta fase consolare. Ma in molte città nacquero contrasti interni tra famiglie rivali necessario ricorrere ad un podestà, cioè un magistrato proveniente da fuori città, perché fosse imparziale dalla fase consolare alla fase podestarile. Anche il podestà, di solito, restava in carica per un anno.
Guelfi e Ghibellini Nelle città si scontrarono diverse fazioni, cioè diversi gruppi politici. In Italia il principale scontro fu tra Guelfi e Ghibellini: i nomi sono legati a due famiglie tedesche, quella dei Welf e quella degli Hohenstaufen, che possedeva il castello di Waibeling. In Italia i Guelfi furono sostenitori del papa, i Ghibellini dell’imperatore. Con i Guelfi si schierò l’alta borghesia, con i Ghibellini la piccola borghesia e i rappresentanti della nobiltà. Quando una fazione veniva sconfitta, i suoi esponenti venivano privati di tutti i beni e cacciati dal Comune. Talvolta però riuscivano a ritornare con la forza, alleandosi con altre città.
Il caso di Firenze A Firenze, nel ‘200, i Guelfi a loro volta si divisero in Guelfi Bianchi e Guelfi Neri. La differenza stava nel fatto che i Guelfi Bianchi difendevano a tutti i costi l’autonomia del Comune, anche dagli interventi del papa. Nel 1293 Giano della Bella, per mettere pace tra le fazioni, emanò una legge chiamata Ordinamenti di giustizia: pene severe verso gli esponenti delle famiglie che si comportavano in modo violento. solo i cittadini che svolgevano qualche attività produttiva poteva ricoprire cariche politiche: questo limitava la presenza dei nobili, a favore dei borghesi.
Borghesia mercantile e finanziaria Due tipi di borghesia: borghesia mercantile = mercanti borghesia finanziaria = tutti coloro che lavoravano principalmente con il denaro Della borghesia finanziaria facevano parte: - i cambiavalute. Ogni città, infatti, aveva la sua moneta (per es. a Firenze c’era il fiorino, a Venezia il ducato) - i banchieri. Essi assicuravano le merci che dovevano viaggiare e custodivano il denaro dei mercanti, ai quali fornivano le lettere di cambio (antenate dei nostri assegni). Queste potevano essere convertite in denaro in ogni banca: ciò evitava ai mercanti di portarsi dietro molto denaro. Il nome “banchiere” deriva dal banco dove si svolgevano queste operazioni. Molti senesi, fiorentini e milanesi si specializzarono in queste operazioni finanziarie, che svolgevano in tutta Europa. Nacque anche la figura dell’usuraio, che prestava denaro con interessi molto alti: la Chiesa condannava il prestito ad interesse, perciò gli usurai erano malvisti dalla società. Per questo, tale attività venne lasciata in mano agli Ebrei, che non dovevano osservare le norme cristiane.
Differenze tra nobiltà e borghesia La nuova classe borghese era molto diversa dalla nobiltà: nobili di solito si nasceva, perché titoli e terre venivano trasmessi in eredità. Borghesi, invece, si diventava attraverso le attività produttive i nobili disprezzavano il lavoro come fonte di guadagno, perciò erano una classe sociale priva di iniziativa. I borghesi, invece, erano intraprendenti e dinamici i nobili erano più rispettosi delle tradizioni, i borghesi a volte badavano solo all’interesse personale (che poteva essere in contrasto con le abitudini della società) I nobili disprezzavano i borghesi, che invece erano molto orgogliosi dei loro progressi sociali.
Gli artigiani Un’altra importante figura era quella dell’artigiano: colui che conosce un arte, cioè sa produrre qualcosa con le proprie mani. L’artigiano era considerato un “maestro”: lavorava in una bottega e spesso aveva degli apprendisti a cui insegnava il mestiere (apprendistato). Tutti gli artigiani che svolgevano la stessa attività erano riuniti in una Corporazione o Arte. Ogni corporazione fissava i prezzi, stabiliva gli orari lavorativi e i salari, assisteva gli artigiani malati, le vedove e gli orfani. Le Arti si dividevano in Arti Maggiori, cioè quelle che riunivano i mestieri più socialmente elevati, e Arti Minori. Alle Arti Maggiori appartenevano ad es. giudici, medici, speziali (cioè farmacisti), notai, banchieri, pellicciai, setaioli. Alle Arti Minori appartenevano fornai, vinai, tintori, macellai, fabbri, sarti … Spesso le botteghe di ogni arte erano situate nella stessa via, infatti ancora oggi le vie di molte città prendono il nome da queste attività (via Orefici e via Spadari a Milano).
La bottega di un sarto, che sta provando un abito ad un suo cliente La bottega di un sarto, che sta provando un abito ad un suo cliente. Due lavoranti stanno cucendo un vestito.
Stemmi delle corporazioni di Orvieto Stemmi delle corporazioni di Orvieto. Ogni corporazione ha un simbolo di riconoscimento.
Le classi sociali delle città In sintesi, possiamo dividere la popolazione delle città in quattro ceti: nobili, ovvero i piccoli e medi feudatari che si erano stabiliti in città per sfuggire al controllo dei grandi feudatari membri delle Arti Maggiori, cioè l’alta borghesia (detta “popolo grasso”) membri delle Arti Minori, cioè la piccola e media borghesia (detta “popolo minuto”) plebe, cioè operai, servitori, mendicanti