Torquato Tasso 1544 - 1595
La vita – fino alla consacrazione letteraria 1544: nasce a Sorrento, da nobile famiglia bergamasca; 1545 a Napoli: il padre segretario del principe di Salerno, Ferrante Sanseverino. Studia alla scuola dei gesuiti. 1552: Ferrante bandito da Napoli1 padre a Roma, lo segue, ma senza la madre; 1556: muore la madre Porzia in circostanze misteriose segno indelebile nel suo animo. Gli studi e gli esordi letterari della giovinezza (1559-1564) Frequenti spostamenti per gli incarichi paterni presso varie corti e per studio. Inizia il poema Gierusalemme, ma lo lascia incompiuto, compone il poema Rinaldo. A Padova, alla corte del principe Scipione Gonzaga: approfondisce filosofia, filologia e retorica e compone le Rime, in cui scrive dei suoi amori: per Lucrezia Bendidio, damigella di Eleonora d'Este e la musicista Laura Peperara, a Mantova. Riprende il Gierusalemme, col titolo di Goffredo, primo nucleo della Gerusalemme liberata. II soggiorno a Ferrara e la consacrazione letteraria (1565-1573) 1565: a Ferrara al servizio del card. Luigi d'Este, fratello del duca di Ferrara Alfonso II: il periodo più sereno della sua vita fino alla morte del padre nel 1569. 1570 con il c. Luigi lungo viaggio non felice a Parigi; 1573: ritorno a Ferrara: tragedia Galealto re di Norvegia, incompiuta (diventerà poi Re Torrismondo), dramma pastorale Aminta. rappresentato con successo nell'isola di Belvedere, sul Po. 1576: entra a servizio del duca Alfonso, che lo nomina storiografo di corte. Momento felice: completa il Goffredo, dedica ad Alfonso, inizia la tragedia Re Torrismondo. 1552: il principe di Salerno fu bandito da Napoli, perché si unì ai ribelli contro l’introduzione voluta di Carlo V a Napoli dell’l'Inquisizione spagnola; Bernardo scacciato a sua volta e spogliato dei beni, si trasferisce a Roma. Nel 1554 Torquato lo raggiunge a Roma, senza la madre, per divieto dei parenti.
La vita – dal disagio spirituale alla morte La crisi esistenziale e spirituale Al culmine del successo malessere profondo collegato a vita di corte (gelosie, pettegolezzi) e clima culturale dominato dall‘aristotelismo cristiano1, Giubileo del 1575: a Roma sottopose il Goffredo a illustri letterati (Sperone Speroni) ricevute critiche, sottopone l’opera a una commissione di letterati e poi all’Inquisizione. Verdetto di assoluzione con formula piena che non placa il disagio psichico. 1577: mania di persecuzione tenta di colpire con un coltello un servitore. La reclusione al Sant'Anna Rinchiuso nel convento di San Francesco, fuggì per un lungo vagabondaggio. 1579: perdono del duca, torna a corte degli Este, dove c’era per lui diffidenza; Nozze di Alfonso e Margherita Gonzaga: insultò furiosamente il duca. Nell'ospedale di Sant'Anna per sette anni: isolamento e attività letteraria: lettere per dimostrare d'essere ingiustamente recluso, completa la Gerusalemme liberata (prima Goffredo), stampata senza il suo consenso. Ebbe grande successo internazionale 1586: liberato e accolto a corte a Mantova da Vincenzo Gonzaga. Gli ultimi anni a Roma Dopo alcuni vagabondaggi , si ferma a Roma alla corte di papa Clemente VII opere di tema religioso (Le lacrime di Maria, Le lacrime di Gesù Cristo, Ιl mondo creato) 1593: revisione radicale del poema, con il titolo di Gerusalemme conquistata. 1595: grave malattia, si ritira nel convento di Sant'Onofrio dove muore. Aristotelismo cristiano: rigida normativa estetico-morale, fondata su Aristotele e sulla Controriforma.
Le opere I poemi (oltre La Gerusalemme liberata) Rinaldo (1562), poema cavalleresco in ottave, 12 canti: imprese e amori di Rinaldo di Montalbano. Le sette giornate del mondo creato (ultimi anni), poema filosofico in endecasillabi sciolti: la creazione dell'universo, suo ordine e armonia. Le Rime in due edizioni (1591-1594) 1700 liriche, rielaborate nel corso della vita, divise per tema (amore, religione e natura encomiastica). II teatro (oltre l’Aminta) Re Torrismondo, tragedia in versi in 5 atti (1578): medioevo, paese nordico e freddo, amore incestuoso, amicizia tradita, suicidi travaglio degli ultimi anni. La prosa La Gerusalemme fu preceduta e accompagnata dalla riflessione teorica dalla giovinezza alla morte. Apologia in difesa della sua Gerusalemme liberata (1585 durante la reclusione al Sant'Anna); Discorsi dell'arte poetica (1587); Discorsi sul poema eroico (1594); tesi più volte ribadite su materia, forma e stile del poema epico; i poemi epici devono: narrare una vicenda della storia cristiana, sia per diletto sia per insegnamento morale-religioso; rispettare le unità aristoteliche di tempo, luogo e azione; adottare a uno stile medio tra il tragico e il lirico. Dialoghi (1578-1595), per lo più durante gli anni al Sant'Anna: 27 dialoghi filosofici sul modello umanistico tra illustri personaggi, tra cui T. per lo più si cela in uno dei personaggi. argomenti dibattuti all'epoca (letterari, morali, sociali) con ricercatezza formale e padronanza culturale. Lettere (circa 1700) molte del periodo del Sant'Anna: indizi sulla controversa personalità, conflitti morali e religiosi, tormentata revisione della Gerusalemme.
L’aminta
Il dramma pastorale: lAminta Dramma pastorale in versi - in Arcadia, mitologico mondo popolato da pastori innamorati: scritto nel periodo di maggiore serenità, alla corte del duca Alfonso II: 1573· fu rappresentata nei giardini dell'isola di Belvedere sul Po per una festa della corte estense. Prologo, 5 atti e un coro finale, come nella tragedia greca; endecasillabi alternati a settenari. Ossequio alle unità aristoteliche: un solo ambiente e in un'unica giornata; I modelli letterari la Favola di Orfeo di Angelo Poliziano e l'Arcadia di lacopo Sannazaro. Il locus amoenus Evasione dal reale in locus amoenus, dimensione mitologica dove regnano bellezza e felicità. Il mondo dei pastori e la vita della corte Mondo pastorale come trasposizione idealizzata della vita di corte, cui alludono i personaggi: Tirsi l'autore, Elpino poeta ferrarese G. Battista Pigna, Silvia damigella Lucrezia Bendidio, amata da Tasso. Edonismo e leggi morali La perfezione dell'universo pastorale è fragile e l'incanto idillico rischia continuamente di spezzarsi: invito edonistico laico-rinascimentale ai piaceri della vita pensiero del dolore e della morte; aspirazione a una vita libera secondo natura severità delle norme morali e sociali. Le diverse facce dell'amore per Aminta sentimento puro e dolce, che diventa passione distruttiva; per Dafne e Tirsi una forza naturale cui bisogna cedere con equilibrio e disincanto; per il satiro un istinto bestiale che si esprime nella violenza. Coro finale: invito a godere delle gioie dei sensi, perché la stagione dell'amore è fuggevole. Lo stile Raffinatezza formale, ricerca di equilibrio e armonia, atmosfera sospesa fra mito e sogno. Alcune influenze dei classici; linguaggio scorrevole, ritmo musicale.
La gerusalemme liberata Trama essenziale trama dettagliata
La Gerusalemme liberata (1581) Poema cavalleresco in 20 canti in ottave di endecasillabi. Lungo lavoro di documentazione e revisione, nell'atmosfera della Controriforma cattolica, La vicenda narrata Ambientato durante la prima crociata (1096-1099). Ultimi mesi dell'assedio e della conquista di Gerusalemme, luglio 1099, da parte dell'esercito cristiano, da sei anni in Oriente, guidato da Goffredo di Buglione. Il racconto si apre con l'intervento divino: l'arcangelo Gabriele appare a Goffredo di Buglione esortandolo a portare a termine la liberazione del Santo Sepolcro di Cristo dai musulmani. La guerra ripropone l’eterna lotta tra il Bene (i cristiani) e il Male (i musulmani). Educare e divertire storia e magia duplice scopo di educare moralmente il pubblico e di divertire: si fonda sulla storia arricchita da elementi che rendano “dilettoso” il racconto, quali l’amore, il paesaggio, e soprattutto il "meraviglioso cristiano“. Il «meraviglioso cristiano» contro il meraviglioso magico di Ariosto intervento di forze divine o demoniache; miracoli, apparizioni, prodigi, opera di Dio, a cui tutto è possibile, meraviglioso perché fuori della norma (miracolo), ma verosimile perché Dio può operarlo, come credono tutti coloro che stanno leggendo l'opera.
I Discorsi e il dibattito sul poema eroico Dibattito letterario dell’epoca sul genere epico/poema eroico suscitato dal grande successo del poema di Ariosto. Critiche di molti letterati al Furioso: violazione delle unità aristoteliche per mancanza di un centro narrativo; violazione della verosimiglianza per presenza della magia e inattendibilità storica, bassezza e immoralità per la comicità e la licenziosità. Gian Giorgio Trissino auspicava la rinascita del poema epico di argomento storico, rigorosamente costruito secondo le regole aristoteliche. Tasso approfondì i problemi teorici del poema eroico nei Discorsi (1565-1594), alla cui stesura lavorò per tutta la vita, e nell’Apologia in difesa della sua Gerusalemme liberata (1585) assunse una posizione moderata Rifondazione del poema eroico volta a superare la visione laica ed edonistica rinascimentale del Furioso, rispettare le istanze dell’epoca di ricorso a ideali e temi di impegno morale e religioso; Rispetto delle unità poema costruito attorno ad una vicenda storica attendibile; Funzione morale educativa ricavare la materia narrativa dal patrimonio cristiano: Salvaguardia del diletto varietà delle azioni secondarie e invenzioni fantastiche, da attingere però al repertorio cristiano degli angeli e dei diavoli.
Edizioni: dal Goffredo alla Liberata Prima elaborazione titolo Gierusalemme 1559-1561 col padre a Venezia inizia il poema ad appena 15 anni prima Crociata, liberazione Santo Sepolcro, interrotto al primo canto (116 ottave). Seconda elaborazione titolo Goffredo anni dopo a Padova riprende il poema cambiando il titolo; nel periodo più felice a Ferrara procede documentandosi su cronache medioevali; 1575 completa il Goffredo con dedica ad Alfonso, che ne fu entusiasta vasto successo di pubblico, anche per il tema attuale in quegli anni. Battaglia di Lepanto (1571): vittoria del papa, con Spagna, Venezia, Toscana e Savoia; pericolo dell'espansionismo dei turchi, di fede islamica; Nonostante il successo subito inizia il tormento: scrupoli sullo stile, sulla moralità, sulla correttezza ideologico-religiosa: richiese l'opinione dei letterati, uomini di Chiesa e teologi: Giubileo 1575: a Roma sottopose il Goffredo a illustri letterati critiche su episodi ritenuti moralmente sconvenienti e su alcune libertà poetiche in violazione delle regole aristoteliche Sottopone l’opera a una commissione di letterati e poi all’Inquisizione. Verdetto di assoluzione con formula piena che non placa il disagio psichico. Terza elaborazione titolo Gerusalemme Liberata 1579-1586 nell’ospedale di Sant'Anna: revisione del poema completa il poema cambiando il titolo in Gerusalemme liberata 1580 stampato senza il suo consenso, ebbe grande successo internazionale.
Edizioni: dalla Liberata alla Conquistata 1580: varie pubblicazione, all'insaputa di T., con errori e soli 14 canti; 1581 edizione ferrarese di Bonnà, giovane letterato, in accordo con l’autore: la più fedele alle revisioni e base del testo che oggi leggiamo. Successo di pubblico e favorevole giudizio dei critici classicisti; vi furono tuttavia delle critiche, cui reagì con l'Apologia in difesa della Gerusalemme liberata (1585) seguì un lavoro incessante di revisione proliferare di edizioni. 1593: a Roma alla corte di papa Clemente VII: revisione radicale del poema, con il titolo di Gerusalemme conquistata, in 24 canti (come Omero) con dedica al cardinale Cinzio Aldobrandini, nipote del papa. Cause per la critica tradizionale: censura controriformista e aggravarsi della nevrosi di Tasso. Critica più recente nuove esigenze di poetica opera a sé, diversa dalla precedente.
Trama essenziale e schema dei personaggi I cristiani, guidati da Goffredo di Buglione, arrivano in vista di Gerusalemme, difesa dai saraceni del re Aladino. Le potenze infernali, per impedire la conquista della città, inviano al campo dei crociati la bellissima maga Armida che seduce e allontana dall’esercito i più valorosi guerrieri fra cui Rinaldo. Intanto Argante, guerriero saraceno, sfida a duello Tancredi, che rimane ferito. La situazione dei cristiani diventa veramente critica quando Argante e Clorinda, guerriera saracena, incendiano la maggiore torre d’assedio. Clorinda, viene inseguita e uccisa da Tancredi che, quando riconosce in lei la donna amata, rimane sconvolto dal dolore. I cristiani devono costruire un’altra torre, ma la selva da cui trarre il legname è sotto l’incantesimo del mago Ismeno. Solo Rinaldo può vincere questa magia, ma è prigioniero di Armida nelle Isole Fortunate. Rinaldo viene liberato, torna e toglie l’incantesimo dalla selva. I cristiani, aiutati da spiriti celesti, conquistano Gerusalemme e liberano il Santo Sepolcro.
II sistema dei personaggi: cristiani e pagani Amori impossibili, destini incrociati, travestimenti e scambi di persona già presenti nell'Orlando furioso, sono riproposti da Tasso. Amori tra eroine pagane ed eroi cristiani Amori contrastati e infelici (Olindo e Sofronia, Rinaldo e Armida), impossibili e tragici triangolo amoroso Erminia ama Tancredi che ama Clorinda. Amore e morte, amore e salvezza Alla mescolanza di amore e morte si aggiunge il tema della salvezza dell’anima: richiesta di Clorinda di essere battezzata; Armida alla fine si converte alla fede cristiana Sensualità, magia, meraviglioso e il peccato La magia di Armida è metafora del male, dell’amore peccaminoso; giardino incantato = regno dell'amore, "colpevole“ perché preludio di piaceri proibiti. L’amore peccaminoso favorisce il processo di formazione di Rinaldo e della stessa Armida che da maga diventa una donna innamorata e alla fine si converte alla fede cristiana. Interventi del narratore nel Furioso funzione oggettiva: riflessione ironico e disincantata sulle vicende, nella Gerusalemme coinvolgimento e identificazione dell'autore: Tancredi è proiezione autobiografica dello stesso Tasso. Lo spessore psicologico Nuova profondità psicologica anticipa la tipologia dell'eroe romantico: conflitto dei personaggi tra dovere e desiderio riflette i conflitti dell'autore stesso. Opposizione tra cristiani e pagani
I temi della Gerusalemme liberata La religione: tormento e meraviglia Tormento religioso: la fede collegata al dovere e all'obbedienza senso di colpa pentimento. Meraviglioso cristiano: angeli e santi a fianco dei crociati contro le potenze infernali lotta tra Cielo e Terra, bene e male, peccato e redenzione, La guerra e l'ideale cavalleresco: corte rinascimentale, pessimismo, teatralità Il tema della guerra si collega alla civiltà di corte del Rinascimento, per cui la professione delle armi era una delle principali attività e l’ideale cavalleresco era un mondo ideale ormai tramontato e contemplato con nostalgia. Guerra e eroismo collegati alla pessimistica concezione dell'esistenza: aspirazione tormentosa all'onore e alla gloria: gli eroi cristiani dilaniati da forze contrarie, dalla scelta tra Onore e Amore, tra il dovere e il "desio“; i pagani, destinati alla sconfitta, sperimentano la vanità delle azioni umane. la morte incombe sempre sui personaggi, anche nei momenti più eroici; la lotta come componente necessaria per combattere il male fuori di noi e dentro di noi (passioni). Significativo l'ultimo canto (XX, 73): Solimano, re dei turchi, guarda dalla torre la battaglia: su tutto incombe un senso di vanità e di morte che traduce la tragica visione tassiana della storia umana. Spiccato senso di teatralità: guerra colta ora nelle scene di massa, con parate di eserciti, torri d'assedio, ora nei duelli, descritti con estrema precisione tecnica. L'amore, armonia e senso di colpa, rinuncia all’edonismo e senso della morte Il tema amoroso è trattato con fine indagine dell'animo umano; l'amore si intreccia con la guerra, aspirazione ad un’impossibile felicità, ma anche elemento di armonia contrapposta alla violenza bellica. amore come conflitto tra fede e sensualità, che rischia di distogliere i cristiani al dovere morale: amore come senso di colpa rinuncia all'amore in nome della fede rifiuto del naturalismo edonistico del 500: il dissidio irrisolto produce tristezza, rimpianto, senso di incombenza della morte.
Il pluristilismo Pluristilismo Lessico Verso Retorica Molteplicità di toni (epico, lirico, drammatico) «bifrontismo» tipico della sua personalità. Lo stile risente della materia narrata e della psicologia dei personaggi: imprese eroiche, gesti memorabili registro epico e retorico stile classico eloquente; sentimenti, dolore registro lirico-intimistico stile musicale petrarchesco, Lessico Lessico modellato su autori classici e medioevali (Virgilio, Dante, Petrarca), ampio uso di aggettivi con sfumature emotive. Verso Endecasillabo dal ritmo grave frantumato dagli enjambement distante dalla struttura armoniosa e scorrevole dell'ottava di Ariosto. Retorica Grande varietà di soluzioni e figure retoriche: antitesi usata insistentemente drammatica contraddittorietà delle situazioni, metafore, similitudini, iperboli, inversioni, chiasmi, anafore, perifrasi, allitterazioni. Rottura dell’equilibrio rinascimentale Espressività, artifici retorici, effetti drammatici e di meraviglia (iperbolico, enfasi) confermano la rottura dell'equilibrio rinascimentale e dell’armonia del classicismo. mostrano unatendenza al Manierismo e anticipano lo stile barocco del Seicento.
Trama – I parte La fiacca dei Cristiani e l’intervento dell’Arcangelo Gabriele Dio vede i principi cristiani, da sei anni in Terra Santa, distratti da fini personali trascinare senza slancio la guerra, dimentichi del sacro obiettivo, la liberazione del Santo Sepolcro; invia allora l’arcangelo Gabriele a Goffredo di Buglione, unico eroe rimasto puro, perché dia nuovo vigore ai cristiani invitandolo ad assumere il comando e a portare l'attacco finale contro Gerusalemme. L’arrivo a Gerusalemme e l’inizio dello scontro I cristiani eleggono Goffredo loro capo supremo e si mettono in marcia verso la Città Santa. Assediano Gerusalemme difesa dai saraceni del re Aladino senza riuscire a espugnarla I più valorosi guerrieri cristiani sono Rinaldo e Tancredi: fra i saraceni, Argante e Clorinda, una vergine guerriera, che ha deciso di sacrificare la sua femminilità alla guerra. Aladino sottrae ai cristiani l'immagine di Maria, necessaria per la difesa della città, e la porta nella moschea, dove però sparisce. Per evitare rappresaglie contro i cristiani cristiani sospettati di un furto sacro ai danni dei pagani, Sofronia e Olindo si autoaccusano del furto. Dalla condanna al rogo, li salva Clorinda che, certa della loro innocenza, ottiene per loro la grazia e l’esilio. Unitisi in matrimonio, i due giovani partiranno con altri per l'esilio. Dall'alto delle mura, assiste allo scontro la principessa Erminia che indica al re Aladino i guerrieri cristiani più forti. Osserva in particolare Tancredi, perché ne è segretamente innamorata da quando prigioniera ne aveva conosciuto la nobiltà d’animo. triangolo amoroso che coinvolge anche Clorinda, due pagane e un cristiano: Erminia innamorata di Tancredi e questi di Clorinda; per amore Tancredi viene meno anche ai suoi doveri; nello scontro con Clorinda è smarrito e tremante, e la salva da un cristiano che stava per ucciderla L’intervento di Satana Satana manda in aiuto dei pagani le schiere infernali a seminare discordie la bellissima maga Armida, che fa innamorare i crociati, fingendosi scacciata dal trono di Damasco e perseguitata. Primo duello Tancredi-Argante Argante, impaziente degli indugi dell'assedio, vuol risolvere con un duello le sorti della guerra. Sfida i cristiani e il prescelto è Tancredi, che, distratto dalla vista di Clorinda, resta ferito.
Trama – II parte L’impresa di Erminia Erminia, che assiste dall'alto, indossate le armi di Clorinda, esce da Gerusalemme alla volta del campo cristiano per curare l’amato ferito. Sorpresa al chiaro di luna da Tancredi e i suoi paladini , scappa, finendo in un luogo magico e pacifico tra i pastori. Tancredi la insegue, credendola Clorinda; giunge così al castello di Armida divenendo suo prigioniero con gli altri crociati. Gelosie e contrasti, equivoci e disordini nel campo cristiano La presenza di Armida suscita gelosie e contrasti, accesi anche dalle rivalità per la successione a Dudone, uno dei capi crociati, nel frattempo ucciso da Argante. Gerlando e Rinaldo ambiscono entrambi alla carica; Rinaldo in uno scatto d'ira uccide il compagno, che l'ha calunniato: preso dal rimorso fugge dal campo, togliendo una grande risorsa all’esercito. Molti valorosi guerrieri, contro la volontà di Goffredo, seguono Armida per aiutarla a riconquistare il regno e finiscono prigionieri nel suo castello fatato sulle rive del mar Morto. Goffredo, con la sua autorevolezza e l'aiuto divino, riesce a neutralizzare i disordini nati nel campo. Giunto al campo cristiano Carlo racconta la fine del re danese Sveno, che doveva portare aiuti ed è stato ucciso in un agguato da Solimano, sultano dei Turchi. La spada del re deve essere data a Rinaldo che è creduto morto. La riscossa saracena con l’attacco di Solimano Solimano, a capo di un gruppo di Musulmani che arrivano dall’Egitto in soccorso dei pagani difensori di Gerusalemme, attacca il campo cristiano con l'aiuto di Clorinda e Argante e l’intervento di forze demoniache: i saraceni stanno per prevalere. Intervento dell’arcangelo Michele e dei 50 cavalieri liberati da Rinaldo Vengono in soccorso gli angeli guidati dall’arcangelo Michele e cinquanta cavalieri (tra cui Tancredi) che prigionieri di Armida, erano stati liberati da Rinaldo, erroneamente creduto morto per il ritrovamento delle sue armi insanguinate, per inganno dei pagani. Goffredo , fatta costruire una torre, ordina l‘attacco, sospeso per l’arrivo della notte.
Trama – III parte L’incendio notturno Duello tra Clorinda e Tancredi. La situazione dei cristiani ritorna critica quando Argante e Clorinda, con il favore della notte, riescono a incendiare le macchine da guerra dei cristiani e la loro più importante torre d’assedio. Duello tra Clorinda e Tancredi. Clorinda normalmente indossa un’armatura bianca che la rende visibilissima e riconoscibile, invece questa volta ha indossato un’armatura nera per passare inosservata; le tenebre della notte contribuiscono a questo equivoco; Tancredi senza riconoscerla la insegue; l’affronta prima che entri nelle mura, la uccide in duello; quando la riconosce in punto di morte, rimane sconvolto dal dolore; solo l'apparizione in sogno di Clorinda gli impedirà di suicidarsi. Prima di morire, scoperte le sue origini cristiane (il vecchio tutore Arsete gliele aveva rivelate), chiede il battesimo e Tancredi glielo impartisce, togliendole l’elmo per bagnarla con l’acqua di un rivo prossimo al luogo di battaglia. L’icantesimo della selva di Saron I cristiani devono costruire un’altra torre e altre macchine, ma la selva di Saron da cui possono trarre il legname è sotto l’incantesimo del mago Ismeno: chi entra nel bosco è confuso dall’apparizione di tutto ciò che desidera nella vita e dimentica il suo scopo, anche Tancredi sente la voce di Clorinda tra gli alberi e non è più capace di procedere e usare l’ascia. Una terribile siccità aggrava la situazione. Goffredo chiede aiuto a Dio che manda la pioggia. Rinaldo prigioniero nelle Isole Fortunate Per gli infedeli è vitale tenere Rinaldo lontano dalla guerra, perché lui è designato dal fato a spezzare l’incantesimo della foresta di Saron, ultimo baluardo per impedire la vittoria cristiana. Per allontanare Rinaldo, Armida lo ammalia e lo imprigiona nelle Isole Fortunate agli antipodi di Geru- salemme (attuali Canarie), ottundendone la volontà con la sensualità; lei, che doveva solo distoglierlo dalla guerra, se ne innamora e anche perciò lo tiene legato con le arti magiche, il fascino e la passione.
Trama – IV parte Secondo duello tra Argante e Tancredi La missione di Carlo e Ubaldo - Rinaldo liberato ritorna sul campo di battaglia Dio manda a Goffredo una visione indicandogli in Rinaldo il guerriero capace di sciogliere gli incantesimi della selva; Rinaldo non può liberarsi da solo, ma il mago di Ascalona, che è dalla parte dei Cristiani, manda due eroi, Carlo e Ubaldo, a liberare Rinaldo. Sulla nave della Fortuna varcano le colonne d‘Ercole e giungono alle isole Fortunate nel mezzo dell'Oceano, dove Rinaldo e Armida vivono dimentichi di tutto nel castello della maga al cui centro v'è un giardino di eterne delizie. Guidati dal mago, vinti mostri e insidie dei sensi, giunti nel palazzo di Armida, mostrano a Rinaldo la sua immagine in uno scudo che fa da specchio, così da costatare come si sia trasformato da eroe a molle amante di una strega. Armida, sola e disperata resta sulla spiaggia dell'isola e poi per vendicarsi raggiunge l'esercito egiziano che a Gaza si prepara all'attacco decisivo contro i cristiani e chiede aiuto al califfo d'Egitto. Rinaldo, pentito di essersi lasciato irretire da Armida fino a trascurare i suoi doveri, andato sul monte Oliveto a chiedere sostegno divino, riesce a spezzare l’incanto della selva di Saron. Ricostruite le torri con i legni presi da Rinaldo nel bosco, tutto è pronto per lo scontro decisivo. Secondo duello tra Argante e Tancredi Tancredi combatte ancora una volta con Argante, in una valletta appartata; sconfitto e ucciso il suo avversario, rimane terribilmente ferito; viene soccorso da Erminia che riceve il sollievo di assistere e salvare l’uomo che ama al punto da essere disposta a ripudiare la sua fede musulmana. La battaglia finale L'esercito egiziano giunge sotto Gerusalemme e all'alba Goffredo dà inizio alla battaglia finale. I cristiani, aiutati da una schiera di spiriti celesti, muovono contro le mura di Gerusalemme e riescono finalmente a conquistare la città di Gerusalemme e a liberare il Santo Sepolcro. Rinaldo fa strage di nemici, uccidendo anche Solimano uscito dalla torre. Ritrova Armida che vuole ucciderlo, ma poi fugge e tenta il suicidio. L'eroe la dissuade e si riconcilia con lei invitandola a convertirsi; Armida alla fine riconosce la superiorità di Rinaldo e si rappacifica con lui convertendosi. Il poema si conclude con Goffredo che pianta il vessillo cristiano entro le mura della città santa.