Umanesimo spagnolo Ottavio Di Camillo, El humanismo castellano del siglo XV Francisco Rico, Nebrija frente a los bárbaros María Rosa Lida, Juan de Mena poeta del prerrenacimiento español Due tesi opposte: Di Camillo sostiene l’esistenza di un umanesimo vernacolo nel secolo XV; Rico afferma invece che l’umanesimo appare in Spagna per la prima volta con Nebrija. Lida definisce così l’umanesimo castigliano (con particolare riferimento a Juan de Mena): «tardíamente medieval visto desde el humanismo italiano que ha tomado en Europa la iniciativa de la cultura en los albores de la Edad Moderna, prematuramente moderno considerado dentro de la historia de España, el humanismo castellano del siglo XV es representativo de una hora dual de fecundo conflicto y agitada transición: el Prerrenacimiento español».
Juan Fernández de Heredia (1310-1396) Scrittore, mecenate e diplomatico al servizio di Pedro IV d’Aragona Fondò uno scriptorium simile a quello che aveva fondato Alfonso X nel XIII secolo. Tutta la sua produzione manoscritta finì nella biblioteca del Marqués de Santillana e in quella del Papa scismatico Benedetto XIII (Papa Luna) ed è attualmente conservada alla Nacional di Madrid e alla Biblioteca del Escorial. Tradusse dal greco Tucidide e Plutarco. Scrisse la Gran Crónica de España, nella quale riprende fonti varie, fra cui quelle alfonsine.
Attività traduttoria degli umanisti Alfonso de Cartagena (1381-1456) Secondo figlio del rabino di Burgos, fu il primo vescovo convertito di Cartagena. Studiò diritto a Salamanca. Tradusse Cicerone (De officiis, De senectute, De inventione) e Seneca (Tragedie e Trattati)
Attività traduttoria degli umanisti Alonso Fernández de Madrigal (1410-1455) Chierico, latinista e accademico. Fu vescovo di Ávila. Scrisse estesi commenti a vari libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio, ecc. Commentò San Girolamo e Eusebio da Cesarea.
Alfonso de Palencia (1423-1490) Universal Vocabulario en latín y romance (1490) Antonio de Nebrija (1441-1522) Introductiones latinae (1481) mirate a insegnare un latino più aderente alla norma classica Vocabulario latín-castellano y castellano-latín (1492) Gramática castellana (1482)
Jiménez de Cisneros (1456-1517) Confessore di Isabel la Católica, arcivescovo di Toledo, reggente del regno e cardinale. Fondatore della Universidad de Alcalá de Henares (1508) Biblia políglota complutense (1517). Testo critico della Sacra Scrittura in ebraico, latino, greco e caldeo per l’Antico Testamento, in greco e latino per il Nuovo Testamento. Impresa straordinaria che dimostra la maturità intellettuale degli umanisti spagnoli.
Poesía castigliana del XV secolo Pesante giudizio negativo della critica di primo Novecento: Ramón Menéndez Pidal e Marcelino Menéndez y Pelayo. Secondo questi intellettuali si trattava di una poesia vacua, superficiale, ripetitiva, nella quale spiccavano soltanto tre autori canonici: Íñigo López de Mendoza, Marqués de Santillana, Juan de Mena e Jorge Manrique.
Fino alla metà del secolo scorso la maggior parte della critica sosteneva che non vi fosse stata un’espressione lirica in Castiglia prima della seconda metà del XIV secolo (Menéndez Pidal, Américo Castro, Sánchez Albornoz). Fra la fine del XII e la prima metà del XIV secolo esiste però una lirica peninsulare espressa in lingua galego-portoghese. La stessa corte castigliana di Alfonso X è un vivace centro di produzione di questa poesia
Generi della poesia galego-portoghese Cantigas de amor: componimenti strofici il cui io lirico è una voce maschile che canta l’amore per una dama Cantigas de amigo: componimenti formati er lo più da una successione di distici parallelistici e con la tecnica del leixa-pren. Voce lirica femminile. Tema dell’amore ricambiato o meno verso un uomo presente o lontano. Prevale un lessico semplice, pregno di simbolismo naturalistico.
Cantigas de escarnio e maldizer: componimenti strofici di tipo satirico e burlesco. Potevano essere oggetto di burla personaggi specifici (e nominati nei testi) oppure si poteva fare una satira sociale, rivolta a determinati vizi e difetti. Tradizione molto povera dal punto di vista dei canzonieri tramandati: Cancioneiro da Ajuda (fine XIII secolo) Cancioneiro Colocci-Brancuti (XV secolo) [Biblioteca Nacional de Lisboa] Cancioneiro da Vaticana (XV secolo)
Dopo il regno del re portoghese Don Dinis (1261-1325) si assiste a una decadenza della poesia galego-portoghese che perde progressivamente prestigio all’interno delle corti iberiche. Intorno alla metà del XIV secolo affiora una poesia che presenta tratti di ibridazione fra il galego-portoghese e il castigliano. L’autore più rappresentativo di questa scuola, denominata galego-castigliana, è Macías, la cui biografia, alquanto incerta, ci è giunta in una forma romanzesca.
La poesia castigliana è pervenuta attraverso numerosi canzonieri, antologie liriche preparate da compilatori che selezionavano i testi secondo criteri personali o dettati dalle circostanze o dai gusti di eventuali dedicatari. Il Canzoniere che contiene la materia più antica è il Cancionero de Juan Alfonso de Baena, allestito fra il 1425 e il 1430 e dedicato dal compilatore al re Juan II. Di questa compilazione ci è pervenuta una copia con interpolazioni del 1465 circa, conservata alla Bibliothèque Nationale de Paris (PN1).
Il Cancionero de Juan Alfonso de Baena contiene una materia precedente agli anni della sua compilazione: Corte di Enrique III (1369-1379) Corte di Juan I (1379-1390) Corte di Enrique III (1390-1406) Primi anni della Corte di Juan II (1406-1454) Si tratta di una poesia con una evidente funzione sociale, in cui prevalgono i generi dialogati, i temi politici, morali, filosofici e teologici. Non manca la materia amorosa ma è secondaria rispetto ad altri contenuti.
Oltre alle corti castigliane, un altro importante centro di produzione fu la corte aragonese di Fernando I (1380-1416) e dei suoi figli, Alfonso V (1396-1458), che dal 1448 spostò la sua corte a Napoli e sucessivamente Juan II (1398-1479), che già era re di Navarra per aver contratto matrimonio con Blanca de Navarra. La corte aragonese era particolarmente incline alla pratica della poesia di tipo amoroso, all’interno della quale frequentava anche il filone popolareggiante (serranillas, componimenti parallelistici e in bocca di donna).
Il Canzoniere che meglio rappresenta la produzione della corte aragonese è il cosiddetto Cancionero de Palacio (dalla Biblioteca del Palacio Real, luogo in cui fu conservato fino alla metà del secolo scorso). Questo canzoniere fu compilato fra il 1440 e il 1445 e raccoglie la produzione di autori che frequentarono la corte aragonese di Alfonso e Juan e quella castigliana di Juan II. È probabile dunque che sia stato compilato prima della Batalla de Olmedo (1445), circostanza nella quale i Trastamara aragonesi (Juan e Alfonso) vennero sconfitti definitivamente da Juan II e dovettero rinunciare all’egemonia nella penisola iberica.
Il Regno di Napoli, sede della corte di Alfonso V il Magnanimo, fu centro di produzione e circolazione di altra poesia, trasmessa da vari canzonieri allestiti e copiati in territorio partenopeo. Fra i più rilevanti vi è il cosiddetto Cancionero de Estúñiga (dal nome del primo poeta registrato nella raccolta) oggi conservato alla Biblioteca Nacional de Madrid. Vi sono poi il Cancionero de Roma (così chiamato perché è conservato alla Biblioteca Casanatense di Roma) e il Cancionero de la Marciana (conservato alla Biblioteca Marciana di Venezia), probabilmente commissionato da un mercante veneziano ma imparentato con gli altri due.
Del periodo relativo al regno di Isabel de Castilla e Fernando de Aragón, i Re Cattolici (1474-1504) ci sono pervenuti materiali in numerosi canzonieri manoscritti ma soprattutto in un canzoniere a stampa pubblicato a Valencia nel 1511: il Cancionero general compilato da Hernando del Castillo. Questo canzoniere ebbe moltissime edizioni nell’arco di tutto il XVI secolo. Il Cancionero Musical de Palacio (inizi del 1500), manoscritto, trasmette inoltre il repertorio musicale della Cappella di Fernando el Católico.
Filoni della poesia quattrocentesca Poesia politica, filosofica e didattica. Poesia allegorico-didattica. Poesia amorosa (di tipo cortese e popolaresco) Poesia satirico-burlesca.
Generi Canción: componimento a struttura fissa composto da estribillo, mudanza e vuelta. Le rime dell’estribillo, costituito da 4 o 5 versi, tornano nella vuelta: xyyx ababxyyx. I versi sono ottosillabi, talora alternati con pies quebrados (versi quadrisillabi o quinari). Il tema privilegiato della canción è quello amoroso. Decir: componimento costituito da una successione indeterminata di strofe per lo più di versi ottosillabi (arte menor). Il decir accoglie però anche il verso di arte mayor, costituito da più di 8 sillabe metriche e generalmente utilizzato per temi gravi di tipo morale, filosofico o politico.
Villancico: componimento a struttura fissa formato da estribillo, mudanza e vuelta. Le rime dell’estribillo tornano nella vuelta ma con uno schema asimmetrico (dunque diverso rispetto alla canción) in quanto il villancico ha un estribillo di due o tre versi: xyy ababxyy. Glosa: componimento che interpreta un testo preesistente citando al proprio interno i versi che compongono il testo glossato. Esistono vari tipi di glosas a seconda del testo amplificato: glosas de motes, glosas de canciones, glosas de villancicos, glosas de romances.
Romance: testo lirico-narrativo costituito da versi ottosillabi assonanzati nelle sedi pari. Preguntas y respuestas: successione di strofe composte da autori diversi che scrivono dialogando fra loro su un tema e utilizzando lo stesso schema rimico.
Il canone della poesia castigliana quattrocentesca Iñigo López de Mendoza, Marqués de Santillana (1398-1458) Appartenente a uno dei lignaggi più prestigiosi di Castiglia. Bibliofilo e promotore di traduzioni dal latino e dal greco. Scrive numerosi componimenti di carattere amoroso conservati in molti canzonieri quattro-cinquecenteschi e una famosa Carta Proemio in cui dimostra di conoscere la tradizione della poesia romanza medievale. Scrive opere allegorico-didattiche intrise di cultura classica nonché di cultura italiana (Dante e Petrarca): Defunsión de don Enrique de Villena; Diálogo de Biías contra Fortuna; Infierno de los enamorados; Triunfete de amor; Comedieta de Ponça
Juan de Mena (1411-1456) Proveniente da una famiglia di origine ebraica, fu segretario di Juan II. Conosceva perfettamente il latino ed era in grado di scriverlo. Scrisse moltissimi componimenti di tipo amoroso-cortese ma la sua opera più celebre è il Laberinto de Fortuna, dedicata a Juan II. Il tema principale di questo poema allegorico-didattico in arte mayor è quello della contrapposizione fra fortuna e provvidenza ed ha come protagonista Álvaro de Luna, grande amico del poeta e valido del re Juan II.
Jorge Manrique (1440-1479) Appartenente a una delle famiglie aristocatriche più influenti e illustri di Castiglia, nipote di Gómez Manrique, poeta anch’esso e uomo di armi. Scrisse numerosi componimenti di carattere amoroso-cortese e una elegia dedicata al padre, Rodrigo Manrique, in occasione della sua morte (1475). In questa elegia alla pietà cristiana si uniscono temi della filosofia stoica.
Romancero Poesia orale di carattere epico-lirico (1200-1500) Romancero Poesia orale di carattere epico-lirico (1200-1500). Serie di versi ottosillabi assonanzati in sede pari. Questo verso ricorda il verso anisosillabico assonanzato dei cantares de gesta. A partire dal XIII secolo predomina infatti il verso epico di otto sillabe. La materia epica sopravvive nei romances: Fernán González, Infantes de Lara, Bernardo del Carpio, Cantar de mio Cid, Cerco de Zamora. Frammentazione dell’epica nel romancero. Sono presenti anche temi francesi (materia carolingia). Ma nella nascita del romancero giocò un ruolo importante anche la lirica tradizionale.
La parola romance nel medioevo designava le lingue volgari che erano derivate dal latino (romançar, romanceamiento) ma nel XV secolo acquisì un significato più specifico: quello di indicare un certo tipo di componimenti narrativi cantabili, con specifiche caratteristiche formali. Il primo aspetto specifico è relativo alla metrica: il romance è costituito da serie di versi ottosillabi con rima assonanzata nei pari. Spesso i romances vengono trascritti in tiradas di 16 sillabe, riunendo i versi a due a due in modo che l’assonanza risulti ben evidente. Ma ci sono anche ragioni sintattiche: quasi sempre la frammentazione sintattica coincide con la divisione in versi di 16 sillabe. I romances venivano cantati e le frasi musicali si estendevano dalle 16 alle 32 sillabe.
Possibili origini epiche del genere Possibili origini epiche del genere. Questo spiegherebbe anzitutto la questione metrica. Grande fortuna del romance nella cultura scritta (canzonieri, teatro, ecc.). Talora si registra irregolarità sillabica ma facilmente sanabile attraverso figure metriche come sinalefe e dialefe o sineresi e dieresi (persino la –e paragogica). Tendenza successiva alla regolarizzazione, all’uso di rime consonanti, al raggruppamento in quartine.
Questione della tradizione del romancero. Orale e scritta Questione della tradizione del romancero. Orale e scritta. Ma quella scritta è tarda perché comincia alla fine del XV secolo. Divisione fra romancero viejo e romancero nuevo. Grande diffusione dei romances de ciegos, composti e recitati da cantori ciechi. I temi sono diversi rispetto al romancero viejo e si privilegia l’attualità, la politica o i racconti di cronaca truculenta. Romancero tradicional è quello che ha goduto di una trasmissione molto ampia lungo i secoli e anche geograficamente (sefarditi e moriscos).
Stili del romancero Giullaresco, artificioso, erudito e artistico Stili del romancero Giullaresco, artificioso, erudito e artistico. Definizioni che coniò M. Pidal. “Giullaresco” implica l’intervento di poeti-cantori che crearono testi ispirandosi a temi tradizionali. I romances artificiosos o trovadorescos sono quelli creati da poeti cortigiani e accompagnati da musica polifonica. Gli eruditos sono quelli che cominciano a circolare dal XVI secolo e sono basati su temi storici, cronache medievali, storie di antichità grecolatina, la stessa Bibbia). Intenzione didattica di questi romances. Il termine ‘artistico’ si applica ai romances del romancero nuevo (Lope de Vega, Góngora, ecc.).
Anonimia (salvo che per i romances nuevos o artísticos) Anonimia (salvo che per i romances nuevos o artísticos). Neotradizionalismo di Menéndez Pidal, teoria che è stata male interpretata. Secondo Menéndez Pidal il romance vive in varianti perché è trasmesso oralmente. Catalán (nipote di Menéndez Pidal) afferma il carattere di opera aperta del romance. Temi: Romances di tema epico Romances storici e fronterizos Romances novelescos (di invenzione o finzione) Romances di tema biblico Romances di tema classico Romances di tema religioso Romances di moriscos (segnati da maurofilia, dal XVI secolo)
Retorica e poetica del romancero Arcaismi più o meno convenzionali Uso peculiare dei tempi verbali (presente storico e imperfetto). Dizione formulistica. Fenomeno della contaminazione fra due o più romances. Struttura narrativa dei romances. Diffusione scritta dei romances: 1) All’interno di canzonieri di poesia manoscritti e a stampa (XV e XVI secolo) soprattutto accompagnati da glosas. 2) Cancionero de romances (1547-48) stampato ad Anversa da Martín Nucio. 3) Pliegos sueltos: fascicoli di poche pagine e di ampia diffusione. 4) Altre antologie cinquecentesche dedicate alla trasmissione dei romances: Primera, Segunda y Tercera Silva de romances.
Romances che sviluppano temi dell’epica nazionale ispanica, riuniti in vari cicli a seconda dell’eroe protagonista: Fernán González, Bernardo del Carpio, Cid, don Rodrigo) o un avvenimento principale (la morte degli infanti di Salas, l’assedio di Zamora). Ciclo di don Rodrigo: ultimo re goto (709-711), che dovette consegnare l’Hispania agli arabi. Secondo la leggenda, l’invasione musulmana della penisola fu provocata da un peccato del re: aver violentato Florinda, figlia del conde don Julián, governatore di Ceuta, che per vendicarsi aveva offerto il passaggio dei mori alla penisola iberica. Vinto nella battaglia di Guadalete, il re scomparve e il suo regno venne distrutto. I romances di don Rodrigo sono di origine erudita e la maggior parte di essi si basano sulla Crónica sarracina di Pedro del Corral, narrazione del secolo XV, ma abbiamo notizie della vicenda di don Rodrigo anche nella Crónica de 1344.