L’ascesa di Filippo II Nella seconda metà del IV secolo a.C. fu il regno di Macedonia a prendere il sopravvento sul mondo greco grazie all’azione del re.

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Transcript della presentazione:

L’ascesa di Filippo II Nella seconda metà del IV secolo a.C. fu il regno di Macedonia a prendere il sopravvento sul mondo greco grazie all’azione del re Filippo II. Filippo II era il figlio minore di Aminta III e della regina Euridice. La morte violenta del fratello Perdicca gli diede però l’occasione per conquistare il trono nel 359 a.C. Nei primi anni di regno Filippo consolidò i confini dello stato macedone e sposò una principessa dell’Epiro, Olimpiade, da cui avrà il figlio Alessandro. Estesi i suoi confini sull’Ellesponto e sulla Tracia, Filippo minacciò gli interessi commerciali di Atene. Filippo cominciò a intromettersi nelle questioni delle città greche. Nel 348 a.C. Olinto, città greca che aveva rifiutato di cedere a Filippo, fu annientata. Ad Atene il grande oratore Demostene, con le sue Filippiche, invitò i Greci a riunirsi in una lega contro la Macedonia.

La falange macedone Filippo aveva inventato una straordinaria macchina da guerra, la falange macedone, in cui gli opliti erano disposti su sedici file ed erano assai più compatti . Lo schieramento della falange era rettangolare, articolato in sedici file: le lunghe lance (sarisse) delle prime file venivano puntate orizzontalmente davanti alla falange, mentre quelle dei compagni più arretrati venivano tenute in alto e abbassate solo nel momento dell'impatto con il nemico. Durante l'assalto le prime sarisse colpivano il nemico e costringevano chi riusciva ad evitarle a restare in mezzo alle loro aste, fornendo alle sarisse delle file retrostanti dei bersagli fissi su cui concentrarsi. La forza della falange macedone era la sua compattezza.

Approfittando dei conflitti intestini tra le città greche, Filippo allargò i suoi domini alla penisola Calcidica e alla Grecia settentrionale e infine, nella battaglia di Cheronea (338 a.C.) sconfisse i Tebani e s’impadronì della Grecia centrale. Filippo II riunì tutte le città, tranne Sparta, in una confederazione, detta lega di Corinto. Divenuto capo della lega panellenica, Filippo si preparava ad una guerra contro la Persia, quando fu ucciso nel 336 a.C. da una congiura di palazzo.

Alessandro Magno Alessandro, allievo di Aristotele, aveva solo vent’anni quando salì al trono. Dovette affrontare l’ostilità di molti membri dell’aristocrazia. Tuttavia seppe farsi accettare. Fu riconosciuto capo della lega di Corinto e affrontò l’insurrezione di Tebe. Alessandro raggiunse e espugnò la città ribelle (335 a.C.): come punizione esemplificativa, fece radere al suolo la città, eccezione fatta per la casa del poeta Pindaro. Alessandro riprese il progetto di conquista della Persia del padre. Prima di addentrarsi in Asia Alessandro fece tappa a Troia, dove omaggiò la tomba di Achille, per collegare la propria immagine alla grandezza dell’eroe omerico che aveva preso a modello.

La conquista dell’Asia Alessandro si scontrò con i Persiani guidati da re Dario III in poche ma decisive battaglie. Con la battaglia presso il fiume Granico (334 a.C.) Alessandro liberò le città greche di Asia Minore. A Isso (333 a.C.) costrinse Dario alla fuga. Alessandro scese a sud e conquistò i porti della Fenicia e l’Egitto, dove fu incoronato faraone e fondò Alessandria presso la foce del Nilo. Alessandro sconfisse Dario III nel decisivo scontro a Gaugamela (331 a.C.). Dario fuggì ma di lì a poco fu ucciso dalla sua stessa scorta. Alessandro, instancabile conquistatore, volle spingersi fino alla valle dell’Indo. Muovendo un esercito sterminato, Alessandro arrivò fino al Pakistan: qui però le sue truppe, stremate da anni di guerre, gli imposero di tornare indietro. Nel 324 a.C. Alessandro mise piede a Susa, antica capitale dell’impero persiano, e si dedicò alla sistemazione del suo gigantesco impero. Egli non volle presentarsi come usurpatore e volle che i popoli si fondessero armoniosamente con i costumi macedoni. Favorì i matrimoni misti e si servì di collaboratori locali per l’apparato amministrativo. Alessandro aveva compreso che era necessario integrare vincitori e vinti per tenere unito un impero così vasto. Questa politica di integrazione non fu gradita a tutti, e fioccarono congiure contro Alessandro, tutte represse nel sangue da un sovrano diventato ormai monarca assoluto.

Il percorso di Alessandro Magno

Tendenze assolutistiche e morte Questa politica di integrazione non fu gradita a tutti, e fioccarono congiure contro Alessandro, tutte represse nel sangue da un sovrano diventato ormai monarca assoluto. Alessandro si atteggiava a monarca assoluto: era cioè convinto che i poteri non gli fossero stati conferiti da alcuno, ma di averli acquisiti per diritto divino. Già in Egitto si era recato al santuario del dio Ammone nell’oasi di Siwa, dove i sacerdoti gli avevano detto che il dio lo salutava come figlio. Alessandro obbligò pertanto tutti i suoi sudditi a venerarlo come un dio, pretendendo l’inchino (proskynesis) riservato alle divinità Alessandro non ebbe il tempo di consolidare l’impero, poiché morì a solo 33 anni nel 323 a.C. a Babilonia, probabilmente di malaria. La sua morte aprì il problema della successione, poiché non aveva avuto eredi, se non il figlio che aspettava dalla moglie Rossane. Furono i generali a occuparsi della successione, gettando le basi per i futuri regni ellenistici. Nella periodizzazione della storia greca, la morte di Alessandro Magno chiude l’epoca definita classica e apre quella definita ellenistica.

Le lotte per la successione: i diadochi e i regni ellenistici Alla morte di Alessandro l’impero viene diviso tra i suoi diadochi (=successori) scelti tra i suoi generali. L’idea di base era che costoro avrebbero amministrato l’impero in attesa della giusta età di Alessandro IV, figlio di Alessandro e Rossane. Antipatro ebbe la Macedonia e la Grecia, Perdicca la supervisione dell’Asia e Cratero il comando generale dell’esercito. Furono create quattro grandi satrapie: Antigono Monoftalmo ebbe la parte occidentale dell’Anatolia, Lisimaco la Tracia, Tolemeo l’Egitto e Eumene alcune regioni della penisola anatolica. Ben presto emersero le ambizioni personali dei diadochi, che cercarono di estendere i propri domini a danno degli altri. Il giovane Alessandro IV fu fatto uccidere. Dopo vari scontri, intorno al 280 a.C. la situazione si stabilizzò con la divisione in tre regni: Macedonia sotto i discendenti di Antigono, gli Antigonidi, Egitto sotto i Tolemei e Siria e Asia governata dai Seleucidi. Il regno di Siria perse l’Asia Minore, dove si formò il regno indipendente di Pergamo. Erano nati regni ellenistici. Con l’affermarsi dei regni ellenistici nasce la monarchia di stato, retta da un sovrano assoluto che fonda il potere sull’esercito.

I regni ellenistici La Macedonia continuò ad avere un ruolo chiave nel controllo della turbolenta situazione greca.. Nel corso del IV sec. a.C. acquisirono potere i cosiddetti «stati federali», leghe di poleis unite dal comune bisogno di darsi protezione; si ricordano la lega achea e la lega etolica. L’Egitto fu il regno ellenistico che ebbe sorte più duratura, poiché finì solo nel 31 a.C. con la battaglia di Azio. Tutti i re si chiamarono Tolomeo e assunsero il titolo di faraone. L’Egitto poteva contare su una storia millenaria, che gli conferiva solidità amministrativa e burocratica. Era inoltre una regione fertile e produttiva. La sua capitale, Alessandria, era splendida e ricca di monumenti, come il Faro, la Biblioteca e il Museo. Il regno di Siria raggiunse l’espansione maggiore, ma ciò comportò la coesistenza, spesso non pacifica, di vari popoli al suo interno. I Seleucidi dovettero lottare per mantenere unito il loro vasto impero finché, nel 63 a.C., il generale romano Pompeo conquistò la Siria e la ridusse a provincia. Il regno di Pergamo fu un piccolo regno autonomo dell’Asia Minore governato dalla dinastia degli Attalidi, dal nome del capostipite Attalo I. Fu un regno culturalmente vivace, faro della cultura greca.

I regni ellenistici a metà del III secolo a.C. Il regno seleucide perde presto le regioni orientali e parte dell’Asia Minore; verso il 250 a.C. si rende indipendente il regno dei Parti Luciano Marisaldi, Ecumene 1 © Zanichelli editore 2016

La civiltà ellenistica: definizione e caratteristiche Con il termine ellenismo si designa il periodo storico che va dalla morte di Alessandro Magno fino alla battaglia di Azio (323-31 a.C.). Il termine deriva dal greco «hellenismòs» che vuol dire «parlare greco, comportarsi da greco». Due furono gli aspetti che differenziarono l’ellenismo dall’età classica; la diffusione della lingua greca al di fuori della Grecia e la mescolanza tra elementi della cultura greca e delle culture orientali. Il greco divenne la lingua comune, ormai non più distinta in vari dialetti ma unica e comune a tutti (Koinè). La vita economica cambiò. Le conquiste di Alessandro Magno avevano definitivamente aperto le vie di comunicazione con l’Oriente, da cui affluivano merci pregiate (profumi, spezie, stoffe, pietre preziose). Il porto del Pireo perse la sua posizione centrale nei traffici economici, ruolo che venne assunto dall’isola di Rodi. Da un punto di vista sociale, nei regni ellenistici ci fu sempre la distinzione tra l’elemento greco-macedone e quello indigeno. Al primo erano riservati maggiori diritti e ruoli politici di primo piano. L’elemento indigeno, invece, era destinato ai lavori nei campi al servizio del sovrano. La ricchezza non era distribuita in modo uniforme, ma tendeva ad accumularsi nelle mani di pochi membri delle elites locali. La vita filosofica continuò ad Atene, dove fiorirono nuove scuole. Nacquero il Peripato di Aristotele e le scuole degli Epicurei e degli Stoici. Queste ultime due correnti ponevano al centro della riflessione l’uomo, concepito non più come membro della polis, ma abitante del mondo, ossia «cosmopolita».