GIOVANNI BOCCACCIO LA VITA e LE OPERE.

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Transcript della presentazione:

GIOVANNI BOCCACCIO LA VITA e LE OPERE

LA VITA Boccaccio è stato uno fra i maggiori narratori italiani ed europei del XIV secolo: con il suo Decameron, che venne subito tradotto in molte lingue, divenne infatti conosciuto e apprezzato a livello europeo.

Nacque il 16 giugno 1313 probabilmente a Firenze (o forse a Certaldo, borgo da cui la famiglia paterna proveniva).

L'infanzia (1313- 1327) Giovanni Boccaccio era figlio illegittimo del mercante Boccaccino di Chellino, il socio della compagnia commerciale e bancaria dei Bardi a Firenze (che amministrava la corte angioina). La madre probabilmente era di umili origini. Legittimato e accolto in casa dal padre, fu avviato ai primi studi a Firenze.

Boccaccio dimostrò precocemente grande interesse per lo studio, sotto la guida del maestro Giovanni Domenico Mazzuoli da Strada. La sua formazione è tuttavia soprattutto da autodidatta. Il padre, nel tentativo di deviare questa inclinazione letteraria, nel 1327 portò con sé il figlio a Napoli per fargli fare pratica mercantile.

L'adolescenza a Napoli (1327-1340) Nel 1331 il padre decise di avviare Boccaccio allo studio del diritto canonico, ma anche questi studi non ebbero buon esito. Boccaccio restò a Napoli col padre fino al 1340 facendo l'apprendistato presso la succursale della Compagnia dei Bardi. Al banco veniva quotidianamente a contatto con persone di ogni genere (mercanti, gente di mare, avventuri...). Potè così maturare lo spirito di osservazione e la conoscenza dei caratteri e dei costumi dei più vari strati sociali.

A Napoli potè anche partecipare alla vita raffinata e gaudente dell’aristocrazia e della ricca borghesia napoletane. In questo periodo Boccaccio si occupava di letteratura: ammirava i classici latini e i classici nuovi (in particolare Dante e Petrarca) e cominciava a scrivere sia in latino sia in volgare (compose opere come il Teseida, il Filocolo, il Filostrato e la Caccia di Diana).

Frequentava anche la biblioteca reale dove conobbe Paolo da Perugia che gli insegnò la lingua greca. Boccaccio era appassionato di letteratura cortese e stilnovistica e crea un mito letterario: l'amore per Fiammetta (probabilmente figlia di Roberto d'Angiò). FIAMMETTA DI BOCCACCIO

Il secondo periodo fiorentino (1340-1347) Nel 1340, a causa della crisi della banca dei Bardi, Boccaccio fu costretto a tornare a Firenze, rimpiangendo però la vita di corte a Napoli. STATUA DI BOCCACCIO negli Uffizi di Firenze

Compose varie opere Elegia di Madonna Fiammetta, Amorosa visione, Ninfale fiesolano. Boccaccio descriveva Napoli lieta e pacifica mentre Firenze gli appariva triste e noiosa. Gli si presentarono problemi economici e dovette cercare appoggio presso vari signori. La città di Firenze, però, lo amava come personaggio illustre e si valse di lui in numerose missioni e ambascerie.

Gli ultimi anni Negli ultimi anni per Boccaccio fu importante l’amicizia con Petrarca che egli considerava suo maestro. Toccato profondamente da un travaglio religioso, come Petrarca scelse la condizione di chierico nel 1360. GIOVANNI BOCCACCIO

Questa crisi spirituale si inquadra anche in un periodo di delusione politica: nel 1360 il fallimento di una congiura, in cui erano implicati amici di Boccaccio, misero in cattiva luce lo scrittore che venne allontanato da ogni incarico pubblico.

Nel 1362 si ritirò a Certaldo dove si dedicò allo studio, alla meditazione e alla stesura di opere erudite. Nel 1365 tornò ad avere incarichi pubblici e la sua casa divenne il centro d’incontro di un gruppo di intellettuali che costituiscono il primo nucleo del futuro Umanesimo fiorentino.

Boccaccio morì a Certaldo il 21 dicembre 1375. BUSTO DI BOCCACCIO A CERTALDO

LE OPERE DEL PERIODO NAPOLETANO

CACCIA DI DIANA Anteriore al 1334 È un poemetto in terzine, dove vengono trattati i temi dell'amore cortese.

FILOSTRATO (1335-38) È un poemetto scritto in ottave (metro tipico dei cantari popolari). Riprende i temi della narrativa medievale in lingua d'oil. Il titolo significa “vinto d’amore” ed è il nome che l’autore stesso assume nel dedicare l’opera alla donna amata

FILOCOLO (1336) E’ un’opera narrativa in prosa. Il titolo significa “pena” o “fatica d’amore”. Riprende la storia di due giovani amanti già narrata in un poemetto in lingua d'oil che aveva goduto di grande successo.

TESEIDA DELLE NOZZE D’EMILIA Scritto tra il 1339 e il 1340. È un poema in ottave ed è così intitolato perchè narra le guerre del mitico re Teseo contro le Amazzoni e contro Tebe

LE OPERE DEL PERIODO FIORENTINO

COMEDIA DELLE NINFE FIORENTINE È una narrazione in prosa inframmezzata da componimenti in terzine cantati dai vari personaggi e riprende schemi della poesia pastorale antica

AMOROSA VISIONE È un poema in terzine di cinquanta canti composto nel 1342-43, dove Boccaccio il gusto per le allegorie e la cultura enciclopedica.

ELEGIA DI MADONNA FIAMMETTA È un romanzo in prosa del 1343-44, dove l'autore prende a modello Ovidio. Narra dal punto di vista di una dama napoletana l’abbandono da parte dell’amante, un giovane fiorentino Panfilo che, tornato nella sua città, l’ha dimenticata.

NINFALE FIESOLANO È un poemetto in ottave, di ambiente idillico-pastorale, che rievoca le leggendarie origini di Fiesole e di Firenze.

DECAMERON

È una raccolta di cento novelle, inquadrate entro una cornice narrativa. Scritto probabilmente tra il 1348 e il 1353.

L'autore narra che durante la peste del 1348 (che devastò Firenze) una brigata di sette ragazze e di tre ragazzi di elevata condizione sociale decide di trovare scampo dal contagio ritirandosi in campagna.

Qui i dieci giovani trascorrono il tempo tra banchetti, canti, balli e giochi e, per occupare le ore più calde del pomeriggio, decidono di raccontare ogni giorno una novella a testa. Quotidianamente la brigata elegge un re che deve fissare un tema per i narratori Solo a Dioneo è concesso di non rispettare il tema generale. Due giornate, la prima e la nona, hanno un tema libero.

Nell’introduzione di ogni giornata viene descritta la vita gioiosa della brigata. Tra novella e novella si inseriscono i commenti degli uditori su ciò che hanno ascoltato. Ogni giornata è chiusa da una ballata, cantata a turno da uno dei giovani.

I nomi dei ragazzi richiamano opere precedenti di Boccaccio (FIAMMETTA, PANFILO, FILOSTRATO) o personaggi letterari (LAURETTA di Petrarca, ELISSA di Virgilio) o la mitologia (DIONEO), poi ci sono PAMPINEA, FILOMENA, NEIFILE ed EMILIA.

L’esercizio del raccontare occupa dieci giorni (esclusi il venerdì e il sabato). Da qui il titolo dell’opera che significa appunto “dieci giorni”(sottinteso “novelle”). Il modello a cui si ispira l'autore è Sant'Ambrogio che nell'Hexameron racconta i sei giorni della creazione.

Il libro si apre con un Proemio, nel quale si delineano: a) i motivi dell’opera (l'autore si preoccupa di giustificare il proprio libro affermando il proposito di voler giovare a coloro che sono afflitti da pene d'amore dando loro utili consigli); b) il pubblico a cui è rivolto (pubblico non composto da letterati di professione, anche se raffinato ed elegante), in particolare alle donne (tradizionalmente escluse dall'alta cultura) perchè, avendo meno degli uomini la possibilità distrarsi dalle pene d'amore (in quanto precluse alla caccia, al gioco, a commercio), possano trovare nel Decameron diletto e utili suggerimenti per alleviare le loro sofferenze.

Gli argomenti trattati sono la fortuna, gli amori felici ed infelici, i tradimenti etc. Il tema fondamentale del Decameron è la capacità dell'individuo di superare le avversità, di imporre il suo dominio su un'imprevedibile realtà regolata dalla Fortuna.

Le vicende narrate sono spesso ambientate in una realtà storica determinata e ben riconoscibile (a volte nel lontano passato, spesso in una realtà cittadina contemporanea, soprattutto mercantile). Le forze che muovono l’universo del Decameron sono la Fortuna e l’Amore (visto in prospettiva laica e terrena).

Con il Decameron raggiunge la forma più compiuta il genere della novella, il racconto breve in prosa. La molteplicità delle situazioni rappresentate si traduce in una grande varietà di tipologie narrative. Le cento novelle del Decameron presentano forme di narrazione molto diverse tra loro: c''è la novella avventurosa, quella dalla mimica molto accesa, altre molto brevi ed argute, etc.

La tecnica narrativa si incentra su un narratore esterno ed onnisciente ma molto sobrio negli interventi e nei commenti. Vi sono poi i vari narratori che raccontano le novelle (i dieci giovani). E poi ci sono i personaggi che talvolta raccontano la vicenda all'interno delle novelle.

Nel Decameron troviamo una varietà di registri stilistici (espressioni e linguaggio), a seconda che parli la voce narrante o i vari personaggi che narrano nei dieci giorni o i protagonisti delle novelle.