STORIA DELLA DEMOCRAZIA A.A

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Transcript della presentazione:

STORIA DELLA DEMOCRAZIA A.A. 2015-2016 Testo consigliato: Sabbatucci Viadotto Giardina Nuovi Profili Storici vol.3 Ed. Laterza

Democrazia liberale e democrazia socialista La democrazia antica e la democrazia ‘socialista’ ci ha consegnato il valore dell’eguaglianza e dei diritti sociali. (Rivoluzione russa) La democrazia ‘liberale’ ci ha consegnato il valore dell’individuo, la libertà del singolo. (Rivoluzione americana e francese)

DEMOCRAZIA come regime politico Un regime politico è un metodo per prendere decisioni comuni e per determinare il contenuto del bene comune. Se tutti fossero sempre d’accordo, allora non ci sarebbe bisogno di un governo. Quali forme può assumere il regime politico che si chiama ‘democrazia?

DEMOCRAZIA come regime politico Il significato di ‘democrazia’ ha subito mutazioni significative dal 500 A.C. ad oggi. Lo scontro tra principi ‘liberali-borghesi’ e principi ‘democratici’ ha caratterizzato tutto il XX secolo. Storicamente, l’uomo nasce libero. Al formarsi delle società umane, la forza si impone come regime politico. La forza (l’oligarchia) comprime la libertà dei molti riservandola ai pochi. Poi, nasce la DEMOCRAZIA che è la correzione della libertà alla luce dell’eguaglianza.

DEMOCRAZIA come regime politico La DEMOCRAZIA si sviluppa all’interno degli Stati nazionali. OGGI, siamo indotti a confondere la parola ‘democrazia’ con ‘libere elezioni’. Ma, come sappiamo, la democrazia può assumere vesti diverse.

FORME DELLA DEMOCRAZIA democrazia ideale e reale; democrazia sostanziale e formale; democrazia rappresentativa o diretta; democrazia parlamentare e presidenziale; democrazia degli antichi e dei moderni. Democrazia autoritaria e liberale

DUE MODELLI Alla luce dell’esperienza storica si può però affermare che esistono, al minimo, due modelli democratici: Modello formale Modello sostanziale

DEMOCRAZIA FORMALE e SOSTANZIALE Una democrazia formale è quel sistema democratico, procedurale, solitamente indiretto, elettivo, rappresentativo, quindi delegato. Una democrazia sostanziale è quel sistema fondato sulla democrazia diretta, nelle sue versioni storiche, dall’antica Atene ai soviet della prima rivoluzione russa.

DEMOCRAZIA FORMALE Democrazia come procedura Libertà di espressione, di organizzazione e di informazione Eleggibilità delle cariche politiche e di governo Diritto di voto attivo e passivo Elezioni libere, corrette, competitive e ricorrenti Costituzionalizzazione dei diritti fondamentali

DEMOCRAZIA SOSTANZIALE Democrazia come sostanza Nella democrazia sostanziale l’accento è posto non sul metodo o sui mezzi della politica, quanto sul raggiungimento di determinati obiettivi. Il sistema tende alla concreta realizzazione dell’ideale di eguaglianza in ambito economico e sociale.

CRISI DEL MODELLO DEMOCRATICO PARLAMENTARE

CRISI DELLA DEMOCRAZIA La crisi ‘democratica’ è oggi rappresentata da: Costante calo della partecipazione al voto e di conseguenza governo delle minoranze (vedi partecipazione USA al voto) Diffidenza dei cittadini nei confronti dei partiti Attenuazione delle differenze ideologiche Spoliticizzazione dei partiti (non più cittadini ma ‘consumatori/telespettatori’) Delega al capo delle scelte politiche Decisioni assunte in luoghi non deputati a decidere Coincidenza tra potere politico e mediatico Personalizzazione della politica Pratica ‘elitaria’ della politica Scarsa possibilità di scegliere autonomamente il proprio rappresentante.

CRISI DELLA DEMOCRAZIA Bobbio, nel 1984, scrive che la ‘democrazia’ non è riuscita a mantenere alcune delle sue promesse più importanti: Diventare una società di ‘eguali’ senza corpi intermedi che ostacolino l’evoluzione dei singoli Eliminare gli interessi particolaristici Porre fine al potere, spesso occulto, delle oligarchie Distruggere i poteri invisibili che condizionano la condotta degli organi politici Elevare il livello generale di educazione politica dei cittadini

CRISI DELLA DEMOCRAZIA La democrazia ha come fine (o come ‘principio’) la sconfitta delle ‘oligarchie’ politiche ed economiche (poteri forti). Le oligarchie si identificano oggi con gruppi economici e finanziari che concentrano capitali internazionali. C’è differenza sostanziale tra oligarchie ‘nazionali’ ed ‘internazionali’. Le oligarchie ‘nazionali’ hanno un proprio confine per esercitare la loro influenza. Il confine è dato dallo Stato nel quale operano i partiti e i movimenti nazionali che hanno capacità contrattuale. Se le oligarchie hanno dimensioni internazionali (globalizzazione finanziaria), i partiti ‘nazionali’ entrano irrimediabilmente in crisi perché non sono più in grado di incidere sulla scena.

CRISI DELLA DEMOCRAZIA Nella dimensione internazionale il controllo della finanza può essere ottenuto solo attraverso faticosi accordi internazionali dove, per via degli equilibri geopolitici, alcuni Stati hanno scarso rilievo. Per controllare la scena non basta più la volontà di una singola democrazia (singolo Stato) ma occorre una ‘democrazia cosmopolita’ che, per ora, rimane soltanto un’utopia. Qui nasce la difficoltà di tutte le forze ‘riformiste’ del vecchio continente, nel momento in cui, abbandonando l’ipotesi ‘socialista’, hanno sposato mercato e proprietà privata decidendo di giocare la partita riformista all’interno del capitalismo mondiale. Emerge, in questo contesto, la vittoria delle oligarchie internazionali la cui conferma è data dalla crescente diseguaglianza e dall’impari distribuzione della ricchezza.

Le COMPONENTI DELLA DEMOCRAZIA LIBERTA’ EGUAGLIANZA GIUSTIZIA TOLLERANZA RELATIVITA’ DELL’INSIEME CITTADINANZA COSTITUZIONE Queste componenti si possono definire : ‘BENI’ MORALI O ETICI

BENI VALORI PRINCIPI PRINCIPI E VALORI I ‘beni’ possono essere letti alla luce dell’etica dei principi o dell’etica dei valori. BENI VALORI VALORI PRINCIPI 17

PRINCIPI E VALORI Principi e valori si usano, per lo più, indifferentemente, mentre sono cose profondamente diverse. Possono riguardare gli stessi beni: la pace, la vita, la salute, la sicurezza, la libertà, il benessere, eccetera, ma cambia il modo di porsi di fronte a questi beni. Mettendoli a confronto, possiamo cercare di comprendere i rispettivi concetti e, da questo confronto, possiamo renderci conto che essi corrispondono a due atteggiamenti morali diversi, addirittura, sotto certi aspetti, opposti.

IL VALORE Il valore, nella sfera morale, è qualcosa che deve valere, cioè un bene finale che chiede di essere realizzato attraverso attività a ciò orientate. E’ un fine, che contiene l´autorizzazione a qualunque azione, in quanto funzionale al suo raggiungimento. In breve, vale il motto: il fine giustifica i mezzi. La massima dell´etica dei valori, infatti, è: agisci come ti pare, in vista del valore che affermi. Che poi il fine sia raggiunto, e quale prezzo, è un´altra questione e, comunque, la si potrà esaminare solo a cose fatte.

IL VALORE I valori, infine sono “tirannici”, cioè contengono una propensione totalitaria che annulla ogni ragione contraria. Anzi, i valori stessi si combattono reciprocamente, fino a che uno e uno solo prevale su tutti gli altri. In caso di concorrenza tra più valori, uno di essi dovrà sconfiggere gli altri poiché ogni valore, dovendo valere, non ammetterà di essere limitato o condizionato da altri. Le limitazioni e i condizionamenti sono un almeno parziale tradimento del valore limitato o condizionato. Per questo, si è parlato di “tirannia dei valori” e, ancora per questo, chi integralmente si ispira all´etica del valore è spesso un intollerante, un dogmatico.

IL PRINCIPIO Il principio, invece, è qualcosa che deve principiare, cioè un bene iniziale che chiede di realizzarsi attraverso attività che prendono da esso avvio e si sviluppano di conseguenza. Il principio, a differenza del valore che autorizza ogni cosa, è normativo rispetto all´azione. La massima dell´etica dei principi è: agisci in ogni situazione particolare in modo che nella tua azione si trovi il riflesso del principio.

IL PRINCIPIO I principi non contengono una necessaria propensione totalitaria perché, quando occorre, quando cioè una stessa questione ne coinvolge più d´uno, essi possono combinarsi in maniera tale che ci sia un posto per tutti. I principi, si dice, possono bilanciarsi. Chi agisce “per principi” si trova nella condizione di colui che è sospinto da forze morali che gli stanno alle spalle e queste forze, spesso, sono più d´una. Ciascuno di noi aderisce, in quanto principi, alla libertà ma anche alla giustizia, alla democrazia ma anche all´autorità, alla clemenza e alla pietà ma anche alla fermezza nei confronti dei delinquenti: principi in sé opposti, ma che si prestano a combinazioni e devono combinarsi. Chi si ispira all´etica dei principi sa di dover essere tollerante e aperto alla ricerca non della giustizia assoluta, ma della giustizia possibile, quella giustizia che spesso è solo la minimizzazione delle ingiustizie.

DEMOCRAZIA EGUAGLIANZA Al centro della parola ‘DEMOCRAZIA’ emergono due ‘valori’ o ‘principi’: LIBERTA’ EGUAGLIANZA Il problema di fondo, che ha diviso per secoli la filosofia politica e che ha dato origine al conflitto ideologico tra destra e sinistra, è che questi due valori sono in conflitto tra di loro.

LIBERTA’ ed EGUAGLIANZA (N. Bobbio) La LIBERTA’ indica uno stato dell’uomo inteso come persona, nella sua singolarità. L’EGUAGLIANZA indica un rapporto della persona con gli altri individui.

LIBERTA’ ed EGUAGLIANZA DEMOCRAZIA è quella società dove gli individui che la compongono sono più liberi ed eguali che in qualsiasi altra forma di convivenza. Il suffragio universale è un esempio di applicazione del principio di uguaglianza, in quanto rende uguali rispetto ai diritti politici. Nello stesso tempo è anche applicazione del principio di libertà, inteso come diritto di partecipare al potere politico. Quindi attraverso suffragio universale i cittadini diventano più liberi e più eguali.

DESTRA E SINISTRA tra libertà ed eguaglianza Vittorio Foa: «… a noi giovani antifascisti sembrava assolutamente chiaro che si può essere liberi solo se si eliminano i fattori fondamentali, sociali, culturali, e morali della diseguaglianza». «…L’abbattimento di un regime dispotico fondato sulla diseguaglianza tra chi sta in alto e chi sta in basso nella scala sociale è percepito come un ordine ingiusto proprio perché inegualitario.

DESTRA E SINISTRA tra libertà ed eguaglianza Piero Ostellino. Il Giornale 17/3/2016 «Fra libertà e giustizia c'è frizione, se non incompatibilità logica e naturale. L'imposizione, da parte del potere politico, di un certo tasso di giustizia sociale riduce la libertà e crea le condizioni dell'illibertà. Se, in Italia, vogliamo restare un società aperta e libera, dobbiamo abbandonare l'utopia della giustizia sociale generalizzata e credere, come diceva Croce, nella libertà. Che è concorrenza, competizione, persino conflitto.»

Fine lezione

DESTRA E SINISTRA tra libertà ed eguaglianza Per la destra, sono la libertà, le capacità individuali, la concorrenza, il mercato e l’ineguaglianza i motori dello sviluppo. Per la sinistra, al contrario, non c’è libertà senza eguaglianza e quindi senza giustizia sociale. E’ il mondo visto dalla parte dei ‘molti’. Due giudizi antitetici che non significano ‘giudizi morali’ ma che derivano dalla storia delle dottrine politiche.

DESTRA E SINISTRA tra libertà ed eguaglianza Pur di fronte all’affievolirsi della contrapposizione tra destra e sinistra poniamoci alcune domande: Quali sono i criteri di ‘legittimazione’ della destra e della sinistra? Quali sono le ragioni della distinzione? Qual è il contenuto delle due parti contrapposte?

DESTRA E SINISTRA La differenza tra destra e sinistra consiste nel diverso atteggiamento che gli uomini di una società assumono rispetto all’ideale della libertà e all’ideale dell’eguaglianza, che sono i fini ultimi che si propongono di raggiungere e per i quali sono disposti a battersi.

EGUAGLIANZA E DISEGUAGLIANZA Gli uomini sono sia ‘uguali’, sia ‘diseguali’. Uguali di fronte alla morte, diseguali nel modo in cui muoiono. Tutti parlano ma vi sono migliaia di lingue diverse. Sono diseguali tra loro se li prendiamo uno ad uno, singolarmente. La contraddizione consiste nel modo in cui li osserviamo, li giudichiamo e ne traiamo delle conseguenze.

EGUAGLIANZA E DISEGUAGLIANZA Sono ‘egualitari’ coloro che, pur non ignorando le diseguaglianze esistenti, apprezzano maggiormente, per una buona convivenza, ciò che li accumuna. Sono ‘inegualitari’ coloro che, al contrario, ritengono più importante, per attuare una buona convivenza, la loro diversità. Da un lato vi sono coloro che ritengono gli uomini siano più uguali che diseguali, dall’altro coloro che li ritengono più diseguali che uguali.

PER LA DESTRA Per la destra la diseguaglianza è ‘naturale’. Per la destra, l’eguaglianza corrisponde ad una gerarchia sociale: prima gli uomini e poi le donne, prima gli eterosessuali poi gli omosessuali, prima i fisicamente abili poi i disabili, prima noi italiani poi gli altri, gli immigrati. La visione della destra è una visione di eguaglianza degli uguali. Una visione ‘escludente’.

PER LA SINISTRA Per la sinistra la natura è correggibile perché la natura, a volte, è matrigna. Per la sinistra le diseguaglianze sono frutto di convenzioni e tutte le persone meritano rispetto. Non esiste una scala gerarchica tra le culture. Essere minoranza religiosa o sociale non deve comportare discriminazioni perché ciò che determina la differenza tra giusto e ingiusto non è l’opinione della gente ma la legittimità della legge. La visione della sinistra è una visione di eguaglianza tra i diversi. Una visione ‘inclusiva’.

EGUAGLIANZA E DISEGUAGLIANZA Nel Discorso sull’origine della diseguaglianza, Rousseau parte dalla considerazione che gli uomini siano nati eguali. E’ la ‘corruzione’ della società civile, vale a dire la società, il potere, il denaro, a renderli diseguali. Nietzsche, al contrario, parte dal presupposto che gli uomini siano per natura diseguali (e per lui è un bene che lo siano perché, fra l’altro, una società fondata sulla schiavitù come quella greca era, proprio in ragione dell’esistenza degli schiavi, una società evoluta) e soltanto la società, con la sua morale del gregge, con la sua religione della compassione e della rassegnazione, li ha resi eguali.

EGUAGLIANZA E DISEGUAGLIANZA Quella stessa corruzione che, per Rousseau, ha generato la diseguaglianza, ha generato, per Nietzsche, l’eguaglianza. Là dove Rousseau vede diseguaglianze artificiali, e quindi da condannare e da abolire perché in contrasto con la fondamentale eguaglianza della natura, Nietzsche vede un’eguaglianza artificiale, e quindi da esecrare in quanto tende a eliminare la benefica diseguaglianza che la natura ha voluto regnasse fra gli uomini.

IL DISCRIMINE DESTRA SINISTRA Pone l’accento su ciò che separa pone l’accento su ciò che unisce Ritiene gli uomini più diseguali che eguali ritiene gli uomini più uguali che diseguali Ritiene la diseguaglianza un fattore ‘naturale’ ritiene la diseguaglianza un fattore sociale e quindi non eliminabile e quindi eliminabile prima gli uomini e poi le donne, le discriminazioni sono fattori di diseguaglianze prima gli eterosessuali poi gli omosessuali, la differenza tra ‘giusto e ingiusto’ è data dalla prima i fisicamente abili poi i disabili, legittimità della legge prima noi italiani poi gli altri, gli immigrati. Punta ad una eguaglianza tra uguali punta ad una eguaglianza tra diversi La destra ha una funzione ‘escludente’ la sinistra ha una funzione ‘inclusiva’ Tende storicamente a restringere il suffragio tende storicamente ad allargare il suffragio Tende al governo dei ‘pochi’ tende al governo dei ‘molti’

Il compromesso della diade

LIBERTA’ ED EGUAGLIANZA come valore o come principio L’adozione della libertà e dell’eguaglianza come valore porta inevitabilmente ad una tipologia di conflitto assoluto, dove ‘il fine giustifica il mezzo’: rivoluzione, guerra, conflitto armato. Se adottiamo invece i due beni come ‘principio’, non riconoscendoli come valore assoluto, allora i due beni possono coesistere. Un risultato apprezzabile è dato dall’art.3 della nostra Costituzione.

Art. 3 COSTITUZIONE Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Il primo comma è di fatto un’eguaglianza ‘formale’, il secondo indica un’eguaglianza ‘sostanziale’.

Art. 3 COSTITUZIONE La pari dignità sociale di tutti i cittadini viene affermata non tramite l’astrattezza della norma giuridica, ma additando concretamente alcuni ambiti (sesso, religione, opinioni politiche ecc.), in cui le discriminazioni risultano più diffuse e comuni. Il principio di uguaglianza formale rispetto all’ordinamento giuridico impone a tutti i cittadini di osservare la legge: non può esistere, dunque, alcun tipo di privilegio che consenta a singoli o a gruppi di porsi al di sopra della legge. Il secondo comma trae ispirazione da un dato oggettivo: la disparità di condizioni economiche e sociali determina diseguaglianze di fatto. Perciò la Repubblica è chiamata a svolgere un ruolo politicamente attivo per promuovere un’uguaglianza sostanziale, creando le condizioni necessarie per consentire a tutti di sviluppare la propria personalità e di realizzare le proprie aspirazioni: ne deriva che il diritto alla salute (v. art. 32), al lavoro (v. artt. 4 e 38), all’istruzione (v. art. 34) deve essere garantito a tutti, tramite idonei interventi dello Stato, volti ad offrire pari opportunità anche ai soggetti più deboli. L’esplicito riferimento ai “lavoratori”, nella parte conclusiva dell’articolo, va interpretato in senso estensivo, alla luce di quanto viene detto nel successivo art. 4, intendendo cioè per “lavoratore” ogni cittadino che svolga o abbia svolto “un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società”.

Art. 3 COSTITUZIONE I principi costituzionali, come l’art. 3, sono costituiti da norme di ‘principio’: dignità della persona, eguaglianza, giustizia, ecc. Anche i principi, come i valori, confliggono tra di loro. La Costituzione si pone quindi il problema del ‘bilanciamento’ dei principi e quindi l’esigenza che ognuno di essi sia massimamente valorizzato e nessuno eccessivamente sacrificato.