Robert Dahl ha cercato di confutare le teorie elitiste domandandosi se in tutti i casi esaminati un’élite definita fosse responsabile dei risultati del processo decisionale. Per sostenere che un’élite esiste e domina il processo decisionale devono verificarsi tre condizioni: L’ipotetica élite deve essere un gruppo ben definito Devono verificarsi un buon numero di casi che implicano decisioni politiche in cui le preferenze dell’ipotetica élite di governo sono contrarie a quelle che qualsiasi altro gruppo potenzialmente esistente potrebbe suggerire In questi casi le preferenze delle élite prevalgono regolarmente
Nel suo Chi detiene il potere (1961), Dahl ha esaminato questioni specifiche in ambiti politici diversi: il riassetto urbano, l’istruzione pubblica e il processo di definizione delle cariche partitiche a livello locale. Da questo studio sarebbe emerso che le decisioni su queste tre aree erano determinate da gruppi diversi e reciprocamente chiusi: non esisterebbe una singola élite, ma una pluralità di interessi Dahl descrive un sistema di élites in competizione reciproca, la poliarchia, ossia un governo di molti in cui lo Stato e le sue strutture politiche mettono a disposizione un’arena in cui gli interessi organizzati possono entrare in contrattazione e competere sulle proposte politiche: la società risulta composta da interessi minoritari, di forza disuguale, in perenne competizione