21/01/13 IL II SECOLO 1.

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21/01/13 IL II SECOLO 1

Un secolo di stabilità 21/01/13 A differenza del I secolo d.C., percorso da tensioni e lotte per il potere, il periodo che va dal principato di Nerva (96 d.C.) alla morte di Commodo (192 d.C.) è caratterizzato da grande stabilità, per vari motivi: si instaura un rapporto di equilibrio e rispetto tra il princeps e il senato; il problema della successione imperiale viene efficacemente risolto con il sistema dell’adozione, che garantisce l’accesso al trono a persone di provate capacità; la solidità del potere imperiale limita fortemente la possibilità di congiure e ribellioni organizzate dagli eserciti. La colonna di Marco Aurelio 2

Nerva (96-98 d.C.) 21/01/13 Morto Domiziano nel 96 d.C., il senato designa come suo successore Marco Cocceio Nerva, anziano senatore senza figli. Nerva cerca di ristabilire l’armonia e guadagnare consenso tra le varie componenti sociali: concedendo l’amnistia e restituendo le proprietà confiscate ai senatori condannati da Domiziano; cercando di propiziarsi il favore del popolo e dell’esercito con donativi e assegnazioni di terre – ma in questo modo depaupera le casse dello stato; scegliendo come suo successore il generale spagnolo Traiano, capace di conquistarsi la simpatia dei soldati e di superare la crisi economica con guerre di conquista. Nerva 3

Traiano (98-117 d.C.) 21/01/13 Marco Ulpio Traiano è il primo imperatore di origini provinciali (Spagna Betica, attuale Andalusia). Dal punto di vista politico Traiano: ripropone il modello del princeps come primus inter pares al servizio dello stato; cerca di conciliare principato e libertas attraverso la collaborazione con la classe dirigente. Per risolvere la crisi economica Traiano si lancia in guerre di conquista, annettendo la Dacia (attuale Romania) nel 105-106 d.C., l’Arabia Petrea (106 d.C.), l’Armenia (114 d.C.), la Mesopotamia superiore e l’Assiria (115 d.C.). Con Traiano l’impero raggiunge la sua massima estensione territoriale.   Traiano 4

Adriano (117-138 d.C. ) 21/01/13 Con Publio Elio Adriano, cugino di Traiano, Roma abbandona la politica di espansionismo militare per concentrarsi sulla difesa del limes, del confine esterno (costruzione del vallo di Adriano in Gran Bretagna). L’imperatore si dimostra un amministratore accorto e un amante della cultura e delle arti, dedito ai viaggi e favorevole alla realizzazione di opere pubbliche. Sotto il suo principato viene repressa l’ultima rivolta giudaica (132-135 d.C.), con la conseguente diaspora degli Ebrei e la rifondazione di Gerusalemme. Adriano 5

Antonino Pio (138-161 d.C.) 21/01/13 Tito Aurelio Antonino Pio si dimostra un amministratore solerte e oculato, attento a dare di sé l’immagine di chi lavora per il bene dello stato. In politica interna il suo operato è all’insegna della tradizione e della sobrietà, mentre in politica estera prosegue la strategia di rafforzamento dei confini iniziata da Adriano. In segno di riavvicinamento ai vecchi ideali repubblicani (i due consoli), adotta una coppia di successori: Marco Aurelio e Lucio Vero. Antonino Pio 6

Marco Aurelio (161-180 d.C.) 21/01/13 Marco Aurelio, l’imperatore-filosofo, è un esponente dello stoicismo, che teorizza la monarchia come governo del saggio. Sul fronte della politica estera il suo principato è particolarmente inquieto: con l’aiuto del fratello Lucio Vero, associato al trono, sconfigge i Parti (161-166 d.C.); combatte a nord del Danubio contro Quadi e Marcomanni, pericolose tribù germaniche che avevano oltrepassato il limes, penetrando anche in Italia. Nel 176 d.C. si associa il figlio Commodo, rompendo la tradizione della successione per adozione. Marco Aurelio 7

Commodo (180-192 d.C.) 21/01/13 Conclusa la guerra sul fronte danubiano patteggiando la pace con i nemici in cambio del versamento di un’indennità di guerra, Lucio Aurelio Commodo si aliena le simpatie dei soldati. Fin da subito inoltre manifesta una concezione autocratica del potere, che nel 182 d.C. provoca una congiura. Privo di interesse per l’amministrazione dello stato, Commodo affida ogni decisione ai suoi funzionari, preoccupandosi solo di ottenere il favore del popolo (con feste e spettacoli) e di reprimere ogni tentativo di opposizione nella classe dirigente. L’”Ercole romano” – questa l’iconografia che l’imperatore adotta negli ultimi anni di regno – viene eliminato nel 192 da un complotto di palazzo. Commodo 8