DECADENTISMO Pg. 326-343
Il termine DECADENTISMO In senso ristretto identifica il movimento dei décadents nato a Parigi nella prima metà degli anni Ottanta del XIX secolo e diffusosi fino agli anni Novanta. In senso più ampio indica una intera corrente culturale di portata europea fra fine Ottocento e inizio Novecento; secondo alcuni critici tutto il Novecento sarebbe un secolo “decadente”.
L’origine del termine È da attribuire ad un sonetto di Paul Verlaine dal titolo Languer pubblicato sul periodico parigino “Le Chat noir” il 26 maggio del 1883: «Sono l'Impero alla fine della decadenza» (T8 a p. 379) Rimanda anche al periodico "Le Décadent“ che diventerà una rivista programmatica del movimento. Nel 1883 Verlaine presenta, sulla rivista “Lutèce” i Poètes maudits, ovvero Tristan Corbière, Arthur Rimbaud e Stéphane Mallarmé. Altro manifesto del movimento può essere considerato A rebours (“Controcorrente”,1884) di Joris-Karl Huysmans.
Dal sonetto di Verlaine possiamo ricavare alcuni aspetti fondamentali del Decadentismo: Il poeta si identifica con la decadenza dell’Impero romano quasi compiacendosene Lo stato d’animo di “languore” e il senso di decadenza e anche di crollo imminente che caratterizza questa corrente Senso di noia, vuoto esistenziale e solitudine, senso di sazietà (tutto è bevuto) La passività nei confronti della storia e l’incapacità di affrontare il presente a causa della debolezza individuale e della corruzione della società La poesia diventa espressione di questo languore esistenziale e di questa crisi sociale: è raffinata e preziosa, ma è un vuoto esercizio formale (stile d’oro), un poema un po’ fatuo che si getta alle fiamme.
Le coordinate economiche e sociali Comparsa della grande industria, con l’impiego massiccio delle macchine, la razionalizzazione del processo produttivo e la tendenza alla concentrazione monopolistica. Crisi cicliche di sovrapproduzione. Sfruttamento coloniale. Conflitti di classe che scaturiscono dalla presenza del proletariato urbano. L’impersonalità del nuovo meccanismo produttivo: l’uomo è semplice ingranaggio, i rapporti umani sono ‘reificati’, le arti sono mercificate come prodotti in serie. Si forma una società di massa caratterizzata da processi di omologazione.
Rifiuto del Positivismo Tramonta la convinzione che la realtà sia un complesso di fenomeni materiali regolato da leggi deterministiche, individuate le quali si possa giungere ad una conoscenza oggettiva della realtà; tramonta l’illusione che l’uomo possa dominare il mondo e cambiare le leggi della natura. La scienza e la ragione non possono fornire la vera conoscenza del reale. Ne consegue un rifiuto totale del Positivismo, una sfiducia nella ragione e nel progresso
Caratteristiche simili al Romanticismo Rifiuto del metodo scientifico e della ragione Gli stati abnormi della coscienza diventano strumenti conoscitivi: la malattia, la follia, la nevrosi, l’incubo, il sogno, l’allucinazione Soggettivismo e individualismo esasperati Identità Io-mondo, soggetto-oggetto Concezione vitalistica e non meccanicistico- materialistica della natura Ricorso al simbolo Estraneità dell’artista che non si riconosce nella società, emarginazione e allontanamento dell’intellettuale
Differenze tra Romanticismo e Decadentismo Slancio entusiastico, tensione verso l’infinito, titanismo. Senso di stanchezza, estenuazione, languore, smarrimento. Impegno politico e sociale, poeta vate. Rifiuto di ogni impegno, poesia pura, non contaminata da interessi pratici o morali. Esaltazione della forza creatrice del genio e della spontaneità. Gusto per l’artificio, la complicazione, la poesia è il prodotto di un lavoro cerebrale.
La “perdita dell’aureola” Si ripropone il conflitto romantico fra intellettuale e società, ma nel Decadentismo si accentua il rifiuto dei valori borghesi e della morale corrente da parte dell’intellettuale che perde la sua funzione sociale: l’artista nel mondo moderno “perde l’aureola” (Baudelaire Lo spleen di Parigi, p. 337) è isolato, ‘inetto alla vita’ (L’albatro, T2 p. 354) Gli ‘eroi’ decadenti diventano: l’esteta l’artista maledetto l’inetto alla vita (Svevo) La donna fatale In Italia: “Superuomo” (D’Annunzio); “Fanciullino” (Pascoli)
L’Esteta È colui che assume come principio regolatore della sua vita non i valori morali, il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, ma solo il Bello; in base ad esso giudica la realtà ed agisce. Ricerca sensazioni rare e squisite, si circonda di oggetti preziosi, prova orrore per la banalità e il volgo. Esponenti: Huysmans in Francia (A rèbours) Al testo di Huysmans si ispirarono D’Annunzio (Il piacere, 1889) e Wilde (The picture of Dorian Gray, 1891). Sia Wilde che D’Annunzio fecero della loro vita “un’opera d’arte”. Leggere il T3 p. 401 “I principi dell’estetismo” (da Il ritratto di Dorian Gray, “Prefazione”)
L’artista “maledetto” Un’altra figura ricorrente oltre all’esteta è quella dell’artista “maledetto” che profana tutti i valori e le convenzioni della società, si compiace di una vita sregolata, misera, errabonda. Nelle soluzioni più estreme l’artista giunge all’autoannientamento attraverso i vizi, l’abuso di alcol e droghe (“sregolatezza in tutti i sensi”)
Vitalismo e superomismo Al fascino esercitato dalla malattia, dalla decadenza e dalla morte si contrappongono tendenze opposte: Il vitalismo, cioè l’esaltazione della pienezza vitale, al di là di ogni norma morale, la ricerca del godimento; Il superomismo, l’esaltazione della forza individuale, il dominio del ‘superuomo’ sui deboli che ha come obiettivo la rigenerazione di un mondo esausto. Filosoficamente la voluttà di annientamento si pone sotto il segno della filosofia di Schopenhauer, mentre il vitalismo sotto quello della filosofia di Nietzche, il cui pensiero verrà stravolto da D’Annunzio e strumentalizzato, oltre che snaturato, dal Nazismo. Leggere il Microsaggio a p. 333
Charles Baudelaire Pg. 346-355 È il precursore del Simbolismo con la sua opera Fiori del male. Il sonetto Corrispondenze (t1 pg. 351) è considerato dai poeti simbolisti il loro manifesto. Nella poesia L’albatro (t2 pg. 354) Baudelaire rappresenta il conflitto tra intellettuale e società.
Simbolismo Pg. 374-375 Nasce in Francia (data convenzionale è il 1876) e diventa la poetica dominante fino al primo decennio del 1900 Per vari anni “convive” col Naturalismo, ma poi (dal 1890) prende il sopravvento Naturalismo Simbolismo 1857 Madame Bovary anticipa la poetica naturalista Francia 1865-1890 Realismo,distacco del narratore, romanzo sperimentale 1857 Fleurs du mal anticipa la poetica simbolista Francia (poi Europa) 1876-1905 Esasperazione del simbolo, poeta veggente, verità trascendente
Il termine “simbolismo” → la poetica decadente procede per simboli: corrispondenze fra i sensi umani e i vari aspetti della natura (T1 p. 351, Corrispondenze di Baudelaire) → la metafora decadente non è regolata da un semplice rapporto di somiglianza, diventa simbolo che istituisce legami impensati fra realtà tra loro remote → il simbolo è oscuro e misterioso, polisemico, non codificabile in forma definitiva come avviene con l’allegoria → il poeta è un “decifratore di simboli”: attraverso l’intuizione il poeta rivela nel particolare l’universale
Poeti simbolisti Arthur Rimbaud Stephan Mallarmé Paul Verlaine
Caratteristiche della poesia simbolista Poesia come musica (Arte poetica di Verlaine) Partecipazione mistica al tutto: i rapporti fra la percezione sensoriale e la natura inclinano a soluzioni mistiche o paniche, alla fusione vitalistica dell’Io con il trascendente La logica “simmetrica” dell’inconscio: le libere associazioni dell’io interiore (procedimento analogico) Analogia e sinestesia (T10 a p. 386, Vocali di Rimbaud) Tendenza all’oscurità, al limite dell’incomprensibilità Versi liberi