(Westport, 5 aprile 1588 – Hardwick Hall, 4 dicembre 1679) Thomas Hobbes (Westport, 5 aprile 1588 – Hardwick Hall, 4 dicembre 1679)
Obiettivo dell’opera politica di Thomas Hobbes è mostrare la necessità naturale e razionale del potere assoluto – al di là di ogni partigianeria Si propone una fondazione della morale – e della politica (dalla scienza dell’uomo alla scienza dello Stato) secondo i criteri della geometria; il metodo seguito nell’argomentazione e nell’esposizione sarà, appunto, quello dei geometri caratterizzato dal rigore della dimostrazione che, sola, può evitare che le dispute degenerino, passando da “words” a “swords”. Punto di partenza: l’uomo non è un animale politico (zoon politikòn Aristotele), ma segue l’utile individuale, cioè il perseguimento dell’autoconservazione. Secondo Hobbes, l’esperienza ci testimonia, in molte forme, questo dato incontrovertibile.
Miserevole è la condizione dell’uomo nello stato di natura: in esso nessuno può dirsi al sicuro, domina la violenza e il perseguimento, in ogni modo, del proprio utile (conatus sese conservandi) E’ caratterizzato da Naturale uguaglianza di tutti gli uomini, ma solo nel senso che anche il più debole può avere il sopravvento sul più forte, in quanto più astuto, come la storia di Davide e Golia insegna diritto di tutti a tutto – ius in omnia, diritto naturale, meramente soggettivo Perché è necessario abbandonare lo stato di natura? Hobbes non adduce considerazioni di tipo morale, semplicemente esso è un male in quanto non garantisce a nessuno sicurezza. Considerazioni sullo stato di natura: è da intendersi come un dato storico o come un’ipotesi? Certo ci si può anche riferire ad una condizione pre-statale , ma i dati storici difficilmente possono fornirci argomenti; sicuramente è un’ipotesi; ma i tratti con cui Hobbes delinea lo stato di natura assomigliano pericolosamente ad una situazione qual è la guerra civile (ovvio il riferimento alla situazione inglese)
La ragione umana, intesa da H La ragione umana, intesa da H. come pura capacità di fare calcoli – delle possibilità di sopravvivenza – ci spinge ad abbandonare lo stato di natura. La ragione elabora le leggi di natura, le principali sono: Bisogna cercare la pace, se non è possibile ciò, meglio essere in molti e allearsi Pacta sunt servanda Bisognerebbe, attraverso i patti reciproci, rinunciare al proprio diritto su tutto…. Tuttavia la legge di natura, osserva H., obbliga solo in “foro interiore” (cioè nella coscienza) , può benissimo darsi il caso che l’altro, che ieri ha contratto il patto, oggi lo tradisca. Per dare allora, carattere coercitivo alle leggi di natura è necessario un potere sovrano, cioè che sia esterno ed estraneo al patto stesso, ma che, al tempo stesso, vincoli al rispetto del patto.
Struttura del patto = pactum societatis et subiectionis sovrano A e B rinunciano ad proprio ius in omnia a favore di un terzo, l’unico a mantenere lo ius in omnia. Il patto è asimmetrico, giacché A e B fra di loro stringono un patto sociale ma il sovrano è esterno al patto stesso, a lui è dovuta la sottomissione di A e B.
Caratteri della sovranità, del potere sovrano Irrevocabile (il re non può essere deposto) Presupporrebbe un consenso di tutti, cosa difficilmente verificatasi Il patto è una “donazione” a favore del sovrano Assoluto (legibus solutus) Il sovrano non può essere sottoposto alle leggi, di cui è la fonte, altrimenti sarebbe al contempo suddito, e ciò è contraddittorio E’ la fonte delle leggi civili, che potrebbero anche non coincidere con le leggi naturali o morali; prudenza consiglia però di non fare altrimenti, considerato che il potere sovrano deve garantire la sicurezza dello Stato e la pace. Indivisibile Il potere non può essere diviso con il Parlamento - che eserciterebbe un potere di controllo sull’operato legislativo del re, soprattutto in materia fiscale Né può essere diviso con la Chiesa, di cui il sovrano è a capo.