IDENTITA’ P. Palmiro Mileto.

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IDENTITA’ P. Palmiro Mileto

SCHEDA I I prefissi Pluri/multi/inter/trans/culturale indicano visioni diverse dello stesso fenomeno una maniera diversa di porsi di fronte e di impostare i rapporti e le politiche tra le diverse culture.  In tutti gli approcci che, brevemente, abbiamo visitato abbiamo potuto renderci conto che sono attraversate da un elemento comune, e cioè sono attraversate dalla questione dell’Altro. L’Altro da me irrompe nella mia quotidiana esistenza in tutta la sua irriducibile alterità. Di fronte a questo irrompere dell’alterità viene chiamata in causa l’identità e l’identità culturale.

SCHEDA II Strettamente legato al tema dell’identità è il tela della cultura. Cultura/e Nel corso del tempo, a partire dall’inizio della propria storia, ogni gruppo umano si è trovato e continua a trovarsi davanti alla necessità di situarsi davanti a  un tutto esistenziale di regole: nei rapporti con la natura e le stagioni (adattamento alla e della natura ed ecologia) nei rapporti tra l’uomo e il suo corpo (nutrirsi, vestirsi, alloggiarsi)   nei rapporti tra uomini e donne (sessualità, amore, procreazione)   nei rapporti tra i diversi membri e generazioni del gruppo (ruoli sociali, regole di parentela, leggi, comportamento verso i bambini, gli anziani o gli stranieri, costumi, etica)   nei rapporti tra l’uomo e l’al di là o le forze soprannaturali (religione, magia, credenze). (PEROTTI) Le risposte che ogni gruppo umano dà a questo tutto esistenziale le chiamiamo cultura. O se preferiamo: gli uomini rispondono a questo tutto esistenziale con la cultura.

SCHEDA III Si tratta di necessità che sono comuni a tutte le società umane, ciò che invece è particolare a ciascuna società è «la risposta specifica» a questo set di regole e di rapporti.   E la rispettiva risposta che ogni gruppo umano si dà gli conferisce un profilo che «gli è proprio e che è riconoscibile fra tutti gli altri».   Conferisce loro, cioè, una propria identità culturale che si presenta come: un «insieme di norme comportamentali di costumi, [di credenze], di attitudini che uniscono e diversificano i gruppi umani e che influiscono nella costruzione dell’identità personale [e culturale] di ogni membro del gruppo». (PEROTTI)  Tale identità culturale conferisce al gruppo il senso di appartenenza. A questo punto ci facciamo una domanda: è l’identità un dato della natura e monolitico, sempre fisso nel tempo?

SCHEDA IV Contro l’identità Perché contro l’identità? L’espressione contro l’identità vuole comprendere il carattere convenzionalistico di questa. L’identità non va presa come un’essenza data e immutabile della natura umana, ma piuttosto va intesa come  un prodotto di scelte e opzioni culturali dipendente dalle decisioni. L’identità è un costrutto culturale, particolare e variabile nello spazio e nel tempo Non esiste una identità come essenza originaria e monolitica:  «L’appartenenza e l’identità non sono scolpite sulla roccia, non sono assicurate da una garanzia a vita, sono in larga misura negoziabili e revocabili».   Parlare di identità è parlare di un «processo costruttivo e dinamico che si sviluppa di continuo».  (Z. BAUMANN)

SCHEDA V Identità dinamiche e multiple «In tutte le epoche ci sono state persone che hanno ritenuto che ci fosse una sola appartenenza fondamentale talmente superiore alle altre in ogni circostanza da poterla chiamare legittimamente ‘identità’. Per gli uni la nazione, per altri la religione o la classe sociale. Ma basta far scorrere «lo sguardo sui differenti conflitti che si svolgono attraverso il mondo per rendersi conto che nessuna appartenenza prevale in maniera assoluta»: «Là dove gli uomini si sentono minacciati nella loro fede, è l’appartenenza religiosa che sembra assumere la loro intera identità. Ma se a essere minacciati sono il loro idioma materno e il loro gruppo etnico, allora si battono accanitamente contro i loro stessi correligionari. Constatazione: I turchi e i curdi sono ugualmente mussulmani, ma differenti per la lingua; il loro conflitto è meno sanguinoso? Gli Hutu come i Tutsi sono cattolici e parlano la stessa lingua; ciò ha impedito loro di massacrarsi? Cechi e slovacchi sono ugualmente cattolici; la cosa ha favorito la vita in comune?» AMIN MAALUF

SCHEDA VI Identità dinamiche e multiple L’identità non è un attributo originario e permanente, incapace di evolversi. Ridurre l’identità culturale ad «una definizione pura, significa non considerare l’eterogeneità del gruppo sociale» Affermare ciò, significa affermare che:   individui e gruppi non sono rinchiusi «a priori in un’identità unidimensionale» «ogni individuo integra in modo sintetico la pluralità dei riferimenti identificatori legati alla propria storia con la consapevolezza di avere un’identità a “geometria variabile” che segue le dimensioni del gruppo al quale fa riferimento in una data situazione relazionale» che sono mobili. (D. CUCHE) «per ciascuno di noi, i “noi” sono molteplici e ancora di più sono, per ciascuno di noi, le maniere di identificare gli altri». Questo vuol dire che «il “noi” non rinvia mai ad una appartenenza unica». (GROSSIER) L’uomo, dunque, nasce noi e non solo io. Anzi: Il noi precede l’io.

SCHEDA VII L’identità è sempre un costrutto culturale. Bisogna pertanto decostruire la sua reificazione, la sua etnicizzazione e la sua biologizzazione. L’identità è «un processo storico, una realtà mobile che continuamente influenza e viene influenzata, che vive e si sviluppa nelle molteplicità delle esperienze storiche». (F. FERRAROTTI) Mentre: «concependo ogni gruppo umano come un ricettacolo di tradizioni, si privilegia la conservazione di un certo dato culturale a scapito di una visione interattiva e dialogica del rapporto che le diverse culture intrattengono tra loro». Finendo così con il «rinchiudere ogni gruppo in una sorta di essenzialismo culturale con il risultato di incoraggiare il sorgere di conflitti tra le culture». (J-L. AMASELLE) Le identità non sono monolitiche e statiche, ma nomadi e plurali. Sono identità a rizoma e non a radice unica. (GLISSANT)

SCHEDA VIII Nel contesto di un mondo in cui le differenze e identità emergono sotto l’aspetto di radicale opposizione all’alterità, formare all’incontro dialogale e solidale diventa fondamentale. La visione essenzialista e statica dell’identità, non fa altro che perdere l’apertura all’alterità. A quel bisogno di alterità che in maniera dialogica si intreccia inestricabilmente con l’esigenza di identità. La concezione essenzialista dell’identità crea distanza e separazione, radicalizza l’alterità dell’altro dimenticando che l’alterità abita ognuno di noi.