Accompagnare, discernere, integrare Scuola Diocesana di Formazione Teologico-Pastorale Museo Diocesano di Terni, 19 novembre 2018 Accompagnare, discernere, integrare
Il «tormentato» capitolo VIII È stato il testo intorno al quale più si è discusso e dibattuto È stata la parte più attesa dell’intera esortazione Un invito alla misericordia e al discernimento pastorale nella consapevolezza che «nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare» (AL 325) Si ribadisce come gli sposi «si appartengano fino alla morte» (AL 292), ma ci si preoccupa anche del fatto che molti giovani oggi «non abbiano fiducia nel matrimonio» (AL 293). Una particolare attenzione verso coloro che desidererebbero cambiare la loro situazione ma non possono attuare questo desiderio
Una dinamica di «popolo» Si inscrive pienamente nella logica dell’anno giubilare della misericordia Il termine «misericordia» si trova ripetuto 12 volte nel CCC, 41 volte nell’ Amoris laetitia I principi da seguire: nessuno può essere condannato per sempre (AL 297) situazioni diverse non possono essere catalogate allo stesso modo (AL 298) discernimento che deve compiere la comunità composta dai laici e dal pastore (AL 300) non usare le leggi morali come delle pietre da lanciare contro la vita delle persone (AL 305) la Chiesa non è una dogana, bensì una casa paterna dove ognuno può avere il suo posto insieme alle fatiche e alle ferite della sua vita (AL 310) la legge naturale non può imporsi a priori, in quanto più si scende alle cose particolari, più si trova indeterminazione (AL 305-304) fare attenzione alle «circostanze attenuanti», non rinunciando comunque a proporre l’ideale pieno del matrimonio (AL 307)
LE CIRCOSTANze attenuanti (AL 301-303) Nuova unione consolidata nel tempo… …con nuovi figli… …con provata fedeltà ed impegno cristiano… …nonché consapevolezza della irregolarità della propria situazione… …grande difficoltà a tornare indietro senza una nuova colpa… …seri motivi come l’educazione dei figli
FC 84 GS 51 Ciò comporta che, quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali, ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della separazione, «assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di astenersi dagli atti propri dei coniugi» (Giovanni Paolo PP. II, Omelia per la chiusura del VI Sinodo dei Vescovi, 7 [25 Ottobre 1980] Là dove, infatti, è interrotta l'intimità della vita coniugale, non è raro che la fedeltà sia messa in pericolo e possa venir compromesso il bene dei figli: allora corrono pericolo anche l'educazione dei figli e il coraggio di accettarne altri.
La conversione come «percorso ecclesiale» Parlare di conversione significa trattare più esattamente di un «processo di conversione» I sacerdoti, ed il vescovo come primo responsabile, sono chiamati ad accompagnare ed integrare le situazioni dette «irregolari» con pazienza e delicatezza Si è chiamati in questo modo ad avviare cammini spirituali di direzione spirituale (foro interno) legati alla coscienza delle persone Legge della gradualità che tenga conto delle fragilità e delle capacità delle persone (ontologia della persona umana)
I 6 criteri guida del discernimento Momenti di riflessione e pentimento che portino ad un serio esame di coscienza Analizzare come ci si è comportati nei riguardi dei propri figli durante la crisi dell’unione coniugale Quali tentativi di riconciliazione ci siano stati Sapere quale sia la situazione del coniuge abbandonato Chiedersi quali conseguenze abbia la nuova relazione sul resto della famiglia e della comunità dei fedeli Quale esempio essa offra ai giovani che si stanno preparando al matrimonio
Un «doppio invito» (AL 312) Rivolto ai fedeli perché nelle difficoltà si accostino con fiducia a tenere un colloquio con pastori e laici Rivolto ai pastori perché ascoltino con affetto e serenità, avendo il paterno desiderio di poter entrare nel dramma delle persone comprendendone il proprio punto di vista Fine: Consolidare lo sforzo pastorale per non farlo scadere in una «pastorale dei fallimenti»
Una duplice attenzione A non ridurre alcuni fedeli ad essere dei meri spettatori della vita ecclesiale anziché responsabili di ministerialità in forza del battesimo ricevuto A non privare i figli frutto di una seconda unione della testimonianza cristiana dei loro genitori, pagando il prezzo di scelte subite