Il presentismo e la fisica della relatività

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Transcript della presentazione:

Il presentismo e la fisica della relatività

Bibliografia Mauro Dorato, Che cos’è il tempo? Einstein, Gödel e l’esperienza comune, Carocci Editore, Roma 2013.

Presentismo = concezione che rispecchia il punto di vista del senso comune sul tempo, è una particolare versione della teoria A, in base alla quale esiste solo ciò che è presente Nel suo testo, Dorato prende in considerazione il conflitto tra il tempo della fisica relativistica e il tempo del senso comune il quale è basato sulla nostra esperienza del passaggio del tempo che sembra invece essere negato dal primo Si tratta quindi di capire se: la teoria ordinaria del tempo (il presentismo) possa salvarsi dal confronto con la fisica della relatività, la quale ci insegna che, come sosteneva Einstein: Passato, presente e futuro, esistono tutti allo stesso modo. Quindi in base ad essa, non solo è necessario concentrare la nostra attenzione sul momento presente, ma comprendere anche che esso è una piccolissima parte di una catena cosmicamente estesa —> bisogna accogliere nella nostra mente allo stesso modo tutte e tre le determinazioni del tempo: passato, presente e futuro L’autore a questo punto, presenta diversi tentativi di introdurre un presente OGGETTIVO nella teoria della relatività speciale, prendiamone in considerazione due.

Prima opzione: presente rispetto al sistema inerziale O = simultaneo rispetto ad O La nozione di simultaneità è il modo migliore per tradurre relativisticamente la nozione di presente del senso comune —> ciò che è simultaneo per un osservatore O rispetto al suo sistema di riferimento = ciò che è presente per O sfruttando poi l’ipotesi del presentismo si può arrivare ad affermare che se bSa|O allora bRa|O (bSa|O = b simultaneo ad a per O; bRa|O = b esiste o è reale per a rispetto all’osservatore o al sistema inerziale O) Obiezione possibile: essendo il presente qualcosa di assoluto, mentre la simultaneità è relativa ad un sistema di riferimento —> non è possibile identificare le due nozioni e poi sfruttare il presentismo per concludere che bRa|O Ciò potrebbe condurre ad una petitio principii dato che l’obiezione sembrerebbe presupporre ciò che deve dimostrare: il presente è assoluto In realtà tale accusa non è del tutto giustificata: se l’argomento pro-eternalismo è una riduzione all’assurdo basata sul presentismo, deve assumere tutto ciò che il presentismo stesso assume, quindi anche il carattere assoluto del presente

Resta comunque un interrogativo: è lecito rappresentare il presente assoluto del presentista come uno spazio istantaneo tridimensionale, relativo a un arbitrario osservatore inerziale? Se un evento b sta accadendo simultaneamente ad un evento a e relativamente al sistema di riferimento O, non c’è ragione di pensare che b non esista rispetto ad a solo perché b è inaccessibile epistemicamente rispetto ad a —> la nozione di presente non interviene Però si deve riconoscere che nella teoria della relatività speciale, la simultaneità degli eventi, implica la scelta di un sistema di riferimento inerziale; è solo rispetto a un sistema inerziale dato che si può affermare che due eventi sono simultanei Allora: fino a che punto si possono trarre conclusioni ontologiche sulla coesistenza di eventi simultanei se queste dipendono da una scelta arbitraria di un sistema di riferimento inerziale? Come è possibile che ciò che esiste dipende dalla scelta di un sistema di descrizione del mondo, visto che se la scelta fosse differente, la conclusione sarebbe diversa? Gödel: “il concetto di esistenza non può essere relativizzato senza distruggerne completamente il significato”. Perché un presentista dovrebbe accettare di relativizzare la nozione di esistenza a un piano di simultaneità? Ciò che spinge a questo, è il fatto che:

Pensiamo che il presente della nostra esperienza, abbia un’estensione spaziale cosmica, ovvero che si estenda ai confini dell’universo; il prezzo da pagare è però la perdita di oggettività —> ciò dovrebbe esortare il presentista ad esplorare altre opzioni “perdita di oggettività” = dato un qualsiasi evento E, e prima della scelta del sistema di riferimento O, secondo la teoria della relatività speciale non c’è un fatto oggettivo che renda vero l’asserto “E accade simultaneamente ad F”, dove E e F sono separati da un intervallo di tipo spazio. È solo dopo aver scelto il sistema di riferimento O che il fatto in questione forse sussiste, ma è un fatto radicalmente dipendente da una scelta arbitraria, e quindi un “fatto” dallo statuto molto debole. In un certo senso, la relatività della simultaneità implica la sua convenzionalità.

Seconda opzione: presente = evento puntiforme Ci si chiede se nella teoria della relatività speciale non sia possibile individuare una diversa struttura geometrica (diversa dal sistema di riferimento inerziale) che corrisponda alle caratteristiche del presente della nostra esperienza In questo modo, non solo la preoccupazione di Einstein (impossibilità di reperire un ruolo al presente nella fisica) è in parte infondata, ma tale struttura può servire sia per sostenere che la fisica quantomeno non esclude un presente oggettivo, sia per far posto al divenire temporale Dunque il presentista può sostenere che, se c’è un presente oggettivo, solo quello è reale. Ciò indebolirebbe ulteriormente l’argomento pro-eternalista che, si basa su una implausibile nozione di presente che, pur cosmicamente esteso, varia da osservatore a osservatore Seconda ipotesi da considerare: il presente reale non è cosmicamente esteso, ma appare solo tale, e che, al contrario di ciò che sostiene Putnam nel suo argomento pro-eternalista, un evento presente in relatività non si estenda oltre se stesso

DUE MOTIVAZIONI A SOSTEGNO DI TALE IPOTESI: 1) concezione neo-verificazionista del significato —> se b non è accessibile epistemicamente rispetto ad a, allora dal punto di vista di a nulla si può dire su b, nemmeno che b esiste rispetto ad a relativamente ad O per il presentismo neo-verificazionista, l’”altrove” spaziale (il non-qui) e quello temporale (il non-presente) devono essere trattati in modo simmetrico e paritario La conclusione non consiste nel dire che rispetto ad a tutti gli eventi dello spazio-tempo sono del tutto inesistenti perché inaccessibili, cosicché la realtà si esaurisce letteralmente in un punto. Ma consiste nel dire, che degli eventi spazialmente e temporalmente remoti, nulla si può affermare, né che esistono, né che non esistono, e che che solo l’evento qui-ora esiste in modo definitivo (concezione ormai abbandonata)

2) il secondo argomento per difendere la tesi di un presente puntiforme potrebbe insistere sul fatto che la relatività ci spinge ad abbandonare le strutture non invarianti, perché non oggettive, a favore di ciò che è invariante per ogni possibile osservatore “invariante per diversi sistemi di riferimento inerziale” = tutti gli osservatori in moto inerziale reciproco descrivono il mondo attraverso le stessi leggi fisiche e ciò che è oggettivo è ciò che è identico per tutti i possibili cambiamenti di prospettiva dovuti al cambiamento di stato di moto degli osservatori inerziali; in un’ottica attenta all’invarianza, il presente si restringe a un punto non a causa di dubbi argomenti epistemici neoverificazionisti, ma perché a differenza di un piano di simultaneità, un punto-evento è invariante (se un fulmine colpisce un albero, questo evento deve accadere per ogni osservatore, anche se le rispettive coordinate spazio- temporali sono diverse) Se il presente deve essere oggettivo e assoluto, come vuole il presentismo, un punto-evento fisico può assolvere al compito di rendere oggettivo il presente Obiezione possibile: due osservatori il cui presente fosse inesteso (e quindi rappresentabile con un punto) non potrebbero comunicare tra di loro e quindi condividere il presente dato che noi non percepiamo mai il presente, ma solo ciò che è già accaduto, anche se pochi mille secondi prima della percezione stessa, un processo che in ogni caso richiede tempo, non è certo istantaneo.

Tre diversi aspetti del problema del presente puntiforme: 1) se si vuole chiudere il cerchio tra fisica ed esperienza, il primo problema generato dal presente puntiforme è il seguente: due osservatori vicini condividono il loro presente, mentre se il presente è puntiforme questa condivisione è impossibile; inoltre, il presente esperito ha una certa durata quindi non può essere rappresentato con un punto nello spazio a differenza del presente fisico che è puntiforme, dunque —> resta uno iato tra il presente puntiforme della fisica e quello della nostra esperienza. 2) un ulteriore problema, consiste nel fatto che: essendo il presente fisico identificato con un punto, tutti gli eventi sono presenti perché dal punto di vista fisico nessuno è privilegiato; infatti se chiedessimo agli eventi di tutto lo spazio-tempo “quale di voi è presente?” Tutti risponderebbero “io” e questa risposta indica la natura indicale dell’ora. Però se tutti gli eventi sono reali e quindi presenti dal loro punto di vista, allora in un certo senso sono tutti reali tout court, e la differenza tra presentismo ed eternalismo sparisce —> è come se il presentismo si trasformasse hegelianamente nel suo opposto. 3) la soluzione che riduce il presente ad un punto, non può soddisfare i difensori del presentismo, anche perché ridurre la realtà a un punto, è un’operazione ontologicamente troppo parsimoniosa, e quindi insufficiente a ricostruire tutta la nostra conoscenza del reale.

La proposta del presente puntiforme deve essere abbandonata.