concerto fatto per la notte di Natale. Op.VI n°8 Arcangelo Corelli concerto fatto per la notte di Natale. Op.VI n°8
Arcangelo Corelli (Fusignano, 1653 – Roma, 1713) Violinista romagnolo, si forma alla scuola bolognese per poi lavorare tutta la vita a Roma presso le corti cardinalizie e i teatri della città Si forma perciò con la sonata violinistica bolognese (senza esserne stato l’inventore) e con il concerto grosso romano, impiegato per la prima volta da Alessandro Stradella (ma utilizzato anche a Bologna [Accademia Filarmonica]) Nel suo stile ritroviamo gli echi della grande polifonia vocale romana e del contrappunto osservato (Palestrina), ma anche gli stilemi espressivi e i procedimenti vocali della contemporanea produzione teatrale
Che cosa è il concerto grosso? E’ innanzi tutto un organico strumentale nel quale distinguiamo un concertino (i solisti)*: Violino I Violino II Violoncello E un concerto grosso o ripieno, cioè il resto della compagine orchestrale, spesso diretta dallo stesso Corelli, Ovvero: la sezione dei violini I, dei violini II, delle viole, dei violoncelli, dei contrabbassi con il basso continuo *chiamati ancora oggi in questo modo per i concorsi orchestrali
Che cosa è il Concerto Grosso? Dal punto di vista formale è meno definibile in modo univoco. In effetti, vi sono concerti grossi con 5 movimenti, altri che possono arrivare fino a 10…senza considerare la natura multisezionale (Adagio-Allegro-Adagio) del concerto di Natale, o la presenza di movimenti brevissimi (Vivace introduttivo del Concerto di Natale) Per Sardelli è una sonata a tre con ripieno (in cui gli strumenti «si potranno radopiare» (citazione) Storicamente si intende un concerto diviso in vari movimenti che verrà frequentato da diversi autori del Settecento: Geminiani, Haendel, Bach (brandeburghesi, concerti particolari) fino ad Alfred Schnittke
Che cosa è il Concerto Grosso? Spesso la caratteristica saliente è l’endiadi «lento-veloce», unico elemento formale chiaramente riconoscibile Oppure la frequente giustapposizione di nuclei stilistici antitetici (contrappunto osservato e forme di danza) La distinzione tra masse sonore differenti: concertino e ripieno
Il dilemma dell’organico
Il dilemma dell’organico Sul frontespizio dell’edizione (immagine a sinistra), pubblicata postuma ad Amsterdam nel 1714 sono indicati solo archi Nelle liste di musici che Corelli reclutò per il Cardinale Ottoboni vi sono, oltre agli archi, liuti (non il clavicembalo) e le trombe In questa incisione Federico Maria Sardelli inserisce, oltre a trombe e liuto, anche oboi e flauti facendo riferimento ad altre liste di musici N.B. Nella precedente lista di sinistra, oltre a scorgere la firma di Corelli, incaricato ad occuparsi di tutta la parte pratica del salotto musicale di Ottoboni, emerge chiaramente che l’uomo di fatica (spostava gli strumenti e portava gli inviti) era pagato più dei musicisti
Quando, dove e come si suonava questa musica Durante feste all’aperto nei cortili e nei giardini delle case e delle ville romane in un contesto meno formale e rituale del nostro Durante cerimonie di premiazioni al chiuso (es. concorso di disegno bandito dall’Accademia di san Luca) in Campidoglio alla presenza di nobiltà, clero, poeti arcadi (Corelli fu il primo strumentista ad essere accettato nell’Arcadia) e artisti figurativi
Le liste di musici In una lista del 1702 - realizzata per l’inaugurazione di queste manifestazioni solenni romane (premiazioni, cerimoniali, ecc..) – troviamo un numero considerevole di musicisti: 17 violini, 4 viole, 5 violoncelli, 5 contrabbassi, 2 trombe, 1 liuto, mentre nel 1704 vi furono anche 2 flauti e nel 1709 1 oboe Addirittura qualche anno prima (1687) a Palazzo Riario Corelli diresse un’orchestra di quasi 70 elementi, oltre al coro
Le considerazioni di Crescimbeni Il commento di Crescimbeni (custode dell’Arcadia) alla morte di Corelli: «Il primiero che introdusse in Roma le sinfonie di tal copioso numero, e varietà di Strumenti, che si rende quasi impossibile a credere, come si potessero regolare senza timor di sconcerto, massimamente nell’accordo di quei da fiato con quei da arco»
Conclusioni sull’organico Ricerca di varietà e mutabilità (Fin del poeta è la Maraviglia, come sosteneva il poeta Marino) Violini: da 13 a 33 fino ad arrivare a 50-70 Penalizzate le parti interne (viole) per enfatizzare le polarità estreme, così come capita nella musica strumentale italiana (anche Vivaldi) Variabilità timbrica con la presenza di altri strumenti tra cui anche il trombone (peraltro solo nei brani sacri) Assente totalmente il clavicembalo
Perché nell’edizione del 1714 ci sono solo archi? Per una serie di motivi: 1. Perché la musica di Corelli, uno tra gli autori più conosciuti ed apprezzati in Europa all’epoca, era di solito per soli archi (sonate da chiesa e da camera) 2. Perché l’allargamento ai fiati avrebbe potuto frenare, a causa dei costi più elevati, la diffusione 3. Ma soprattutto perché durante il Barocco la prassi per la musica strumentale italiana prevedeva la famosa dicitura (apparsa in tante edizioni) da suonare con ogni sorta di strumenti
Il violino barocco Violino barocco con tastiera più corta, corde di budello, senza spalliera e mentoniera
L’evoluzione dell’archetto Archetto di Arcangelo Corelli
La forma del concerto per la Notte di Natale 6 - 8 movimenti (dipende da come si considerano adagio-allegro-adagio): Vivace Grave Adagio – Allegro – Adagio Allegro Pastorale ad libitum (Largo) Organico (di Sardelli): concertino (vl I. vl II cello); archi con tromba nel ripieno per conferire solennità; flauto dritto, oboe (nella parte finale della Pastorale), fagotto, tiorba (basso continuo) solo nell’adagio il clavicembalo
La tiorba Cordofono appartenente alla famiglia dei liuti. Simile all'arciliuto e al chitarrone. La tiorba è lo strumento più grande della famiglia e possiede un doppio manico: Uno, collocato in posizione normale, presenta 14 corde che passano sopra un foro di risonanza e vengono premute come d'uso; l'altro, situato nel prolungamento del manico, con 10 corde che non passano sopra il foro di risonanza e si suonano a vuoto producendo suoni gravi.
Grave con scrittura tersa realizzato con grande maestria La varietà Vivace brevissimo suonato con abbellimenti estemporanei, tipici della prassi dell’epoca Senso di attesa: 1.Pause espressive 2. Accordi compatti nel forte Grave con scrittura tersa realizzato con grande maestria Abile realizzazione dei ritardi e delle sincopi Vengono evitate le cadenze per dare continuità al fraseggio
Gli accordi del VIVACE in Forte SINCOPI e RITARDI del Grave, che si suona come sta, ossia senza raddoppi
Allegro e Adagio-Allegro-Adagio Allegro bipartito (con ritornello) con alternanza solo-tutti con tutti conclusivo in entrambe le parti; elemento unificatore è il “basso andante” in ottavi affidato al concertino Adagio-Allegro-Adagio: cantabilità violini tipica di Corelli (figure terse e nitide, fiorite nella seconda parte); allegro centrale dalla forte pulsione ritmica e fortemente contrastante. Gusto per il nitore e per la simmetria arcadica.
Le SIMMENTRIE e la levigatezza delle LINEE MELODICHE L’ALLEGRO impetuoso tutto basato sui CAMBI DI CORDA
1, 2 e 3 tutti giungono dopo 2 misure Vivace - Allegro Vivace dalla forma bipartita che ricorda una Sarabanda; classica alternanza “solo-tutti” Allegro dalla forma bipartita in cui l’alternanza solo-tutti possiede un climax ascendente realizzato diminuendo progressivamente la distanza tra gli ingressi del tutti: 1, 2 e 3 tutti giungono dopo 2 misure 4° tutti dopo 1 misura 6° tutti dopo ½ misura
CLIMAX ASCENDENTE
Pastorale, ad libitum Largo: innestato senza soluzione di continuità da un pedale del ripieno (sorta di zampogna) Movenze del 12/8 danno il senso della danza bucolica Concertino evoca echi di strumenti e di melodie popolari Si conclude in pianissimo, quasi per non svegliare il sonno del Bambinello appena nato