IL FEUDALESIMO
LA DIFFUSIONE DEL VASSALLAGGIO Tra il IX e il X secolo si diffuse in Europa il feudalesimo. Con il termine feudalesimo si indica l’organizzazione politico-territoriale ed economica fondata su una vasta rete di rapporti di vassallaggio. Il vassallaggio era fondato su legami di fedeltà reciproca tra il sovrano ed i feudatari, cioè coloro a cui era affidato il feudo. Il feudo era costituito da una parte piu’ o meno estesa di territorio.
GLI OBBLIGHI E I POTERI DEL FEUDATARIO Il feudatario amministrava il territorio come se fosse suo rispettando anche alcuni obblighi, che egli dichiarava durante la cerimonia dell’investitura. L’accettazione del feudo da parte del vassallo, comportava: Un vincol0 di fedeltà esclusivo nei confronti del sovrano; L’applicazione, all’interno del feudo, delle leggi promulgate dal re; Il versamento di una parte dei tributi riscossi; La garanzia del sostegno militare in caso di guerra. Alla morte del feudatario il feudo tornava al sovrano, che poteva disporne liberamente. Insieme al feudo, il feudatario riceveva anche il potere di amministrare la giustizia e riscuotere i tributi.
UNA SOCIETA’ A FORMA DI PIRAMIDE I grandi feudatari ossia conti, marchesi e tutti coloro che ricevevano il feudo direttamente dal sovrano spesso non avevano delle forze sufficienti per amministrare i loro feudi, che potevano essere anche molto estesi. Per questo assegnavano delle pozioni di territorio a uomini di cui avevano fiducia detti valvassori cioè i vassalli del feudatario. I valvassori, a loro volta, per far fronte ai medesimi problemi affidavano ad altri feudatari più piccoli, i valvassini, porzioni sempre più ridotte di territorio. Anche tra questi feudatari subalterni, restava essenziale il vincolo di fedeltà: se un feudatario tradiva il proprio signore commetteva il reato di fellonìa, che poteva anche essere punito con la privazione del feudo.
IL SOVRANO PERDE IL CONTROLLO DEI FEUDI I legami di fedeltà personale che univano i vassalli minori ai vassalli maggiori e questi ultimi al loro sovrano, avrebbero dovuto garantire la stabilità all’organizzazione politica e sociale però indebolì solo il potere del sovrano. Il processo di indebolimento divenne inarrestabile solo quando ci fu la promulgazione del Capitolare di Kiersy, dell’ 877. Da quel momento, i sovrani persero il controllo dei territori dati in beneficio ai feudatari maggiori, che una volta investiti diventavano i proprietari e alla loro morte i fondi andavano in eredità ai loro figli primogeniti. Nel 1037 l’imperatore Corrado II, pensando di rafforzare il proprio potere facendo l’ interesse dei feudatari minori, promulgò la Costitutio de feudis. Con questa legge anche i feudatari minori poterono dare in eredità i feudi ai propri figli.
L’ASSEGNAZIONE DEI FEUDI AI VESCOVI-CONTI Fin dai tempi di Carlo Magno, un feudo poteva essere affidato a un laico, ma anche ad un vescovo che poi diventava vescovo-conte. L’investitura feudale di un vescovo o di un abate comportava dei vantaggi perché loro non potevano sposarsi e quindi non potevano neanche avere figli legittimi. Cio’ comportava che alla loro morte il feudo ritornava al sovrano. L’aumento dei feudi assegnati a vescovi o ad abati contribuì enormemente ad accrescere la potenza territoriale della chiesa, ma contemporaneamente portò una maggiore dipendenza del Clero dai re e dai grandi feudatari.
GRAZIE PER L’ATTENZIONE: Domenico Pesce