Guido d’arezzo e il sistema musicale medievale – la solmisazione

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Transcript della presentazione:

Guido d’arezzo e il sistema musicale medievale – la solmisazione

Guido d’Arezzo Non è possibile fissare con precisione l'anno di nascita di Guido d’Arezzo e nemmeno il luogo in cui ebbe i natali. Sappiamo soltanto che la sua attività musicale si svolse nella prima metà dell’anno 1000: nelle sue opere vi sono infatti riferimenti a persone e fatti che si collocano negli anni fra il 1023 e il 1036 circa, cioè il tempo in cui fu vescovo di Arezzo il suo protettore Teodaldo.

Guido d’Arezzo A Pomposa, Guido percorse la trafila degli studi monastici, che comprendeva anche l'apprendimento dei canti da eseguire durante le celebrazioni liturgiche (la Messa e le Ore canoniche, cioè quei momenti di preghiera che si alternavano con lo studio e il lavoro nella giornata del monaco). Sappiamo che – a causa dei contrasti con i confratelli (forse causati dalle sue innovazioni in ambito musicale) – fu costretto ad abbandonare attorno al 1023 l’abazia di Pomposa, la celebre abbazia situata sul delta del Po, presso Codigoro (Ferrara).

Gli diede, inoltre, l’incarico di realizzare il trattato Micrologus Guido d’Arezzo Si stabilì ad Arezzo, trovando la protezione del vescovo Teodaldo di Canossa, che gli affidò l’insegnamento della teologia e della musica nella scuola, allora fiorentissima, della cattedrale. Gli diede, inoltre, l’incarico di realizzare il trattato Micrologus Recatosi a Roma tra il 1027 e il 1032 a visitare papa Giovanni XIX, gli presentò il suo antifonario (con notazione diastematica) che ebbe la sua approvazione Nonostante si fosse riconciliato con l’abazia di Pomposa, preferì ritirarsi a vita eremitica presso Camaldoli, oppure a Fonte Avellana, dove forse morì.

La sua produzione: i titoli principali Micrologus, Arezzo 1026-32 Prologus in Antifonarium, Arezzo 1027 Epistola ad Michaelem de ignoto cantu, Arezzo 1028-29

Argomenti principali: Il Micrologus Nel Micrologus – dopo una dedica a Teodaldo e una breve prefazione – articola la sua trattazione in venti capitoli. Argomenti principali: Elaborazione di due metodi per la suddivisione del monocordo in modo tale da ottenere 21 suoni dal SOL basso (gamma) al MI acuto Descrive la differenti caratteristiche dei 4 modi gregoriani (protus, deuterus, tritus e tetrardus) e dei loro ipomodi con le loro individualità melodiche e la loro forza d’attrazione psicologica

Il Micrologus e gli intenti di Guido Dedica anche due capitoli alla diafonia e alla creazione dell’organum a 2 voci Con il Micrologus, Guido dichiara di volersi staccare dalla tradizione. A suo giudizio, fino ad allora la teoria musicale era rimasta cosa per pochi perché la materia, già difficile in sé, era stata spiegata in maniera poco chiara.

Il Micrologus Inoltre, conoscere la teoria doveva servire a cantare meglio, perché si aveva la consapevolezza di ciò che si faceva, anziché limitarsi ad imparare a memoria come pappagalli; invece i suoi predecessori avevano scritto testi più adatti ad essere studiati dai filosofi che dai cantori. Si sforza così di esporre in maniera chiara e razionale i concetti di base che ciascun musicista deve conoscere per affrontare lo studio e l'esecuzione dei canti.

Epistola ad Michaelem de ignoto cantu Nell’Epistola ad Michelem de ignotu cantu (lettera a Michele sui canti sconosciuti) Guido affronta il problema di indicare un metodo per verificare l’esatta intonazione di un canto nuovo, cioè non preventivamente noto mediante studio e memorizzazione dello stesso. In cosa consiste questo metodo? a) nello studio e nell’apprendimento di una melodia (inno) dedicata a San Giovanni Battista (il testo è attribuito a Paolo Diacono sec. VIII mentre la musica è probabilmente dello stesso Guido):

Che diventerà il SI

La traduzione Affinché possano cantare con voci libere le meraviglie delle tue gesta i servi Tuoi, cancella il peccato dal loro labbro impuro, o San Giovanni»

Che rispetta lo schema: Il metodo b) Si ricava quindi l’esacordo naturale Che rispetta lo schema: T –T – S – T - T

Il metodo c) dalla sua trasposizione una quarta e una quinta sopra si ricavano altri due esacordi: quello molle e quello duro, che mantengono lo schema TTSTT

I tre semitoni In questo modo ogni esacordo poteva contenere i tre semitoni che venivano impiegati in questo tipo di musica, ovvero: SI-DO (ESACORDO NATURALE) LA-Sib (ESACORDO MOLLE) SI-DO (ESACORDO DURO)

Il metodo d) a questo punto i canti dovevano essere suddivisi in tanti esacordi mentre il passaggio da un esacordo a un altro prendeva il nome di SOLMISAZIONE perché dal SOL si passava al MI Solmisazione che verrà definita in un trattato (Enchiridion di Georg Rhuau del 1517) come MUTAZIONE

Il sistema completo

Perché si poteva utilizzare questo sistema? Registri limitati delle voci Normalmente le melodie non superavano l’ambito dell’esacordo Fraseggio poco cromatico (solo con la musica ficta verranno introdotti altri semitoni come il FA#, DO# Mib e LAb (Tractatus de Musica di Magister Lambertus del 1200)

Chi userà ancora questo metodo? Mentre il metodo di Guido d’Arezzo si sviluppò soprattutto in Italia (all’estero vennero impiegati altri metodi come la bocedizzazione, la bebizzazione o la damenizzazione), i suoi successori impiegarono questo sistema facendosi aiutare dalla famosa mano guidoniana, che è stata falsamente attribuita allo stesso Guido. Nel Novecento il sistema del do mobile verrà utilizzato da Kodaly nel suo sistema per insegnare la musica ai bambini e da Goitre in Italia (anni ‘70) Affinità con le posizioni del pianoforte (do, re, mi, ecc.)

le sillabe mobili erano: La bocedizzazione H. Waelrant , nella seconda metà '500, propose un sistema sillabico detto "Bocedizzazione": le sillabe mobili erano: "bo ce di ge la mi ni”

La mano guidoniana

La mano guidoniana

Esempio Esacordo duro Esacordo naturale RE RE DO RE FA MI RE DO RE LA SOL FA RE MI solmisazione

Esercizio scritto Applicare la solmisazione (cioè effettuare delle mutazioni) al madrigale: O dolce appresso di Jacopo da Bologna