RIMETTIAMO AL CENTRO IL LAVORO PORTUALE

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Transcript della presentazione:

RIMETTIAMO AL CENTRO IL LAVORO PORTUALE Andrea Appetecchia Roma, 26 marzo 2018

Lo schema del ragionamento Perché questa iniziativa: aprire uno spazio di confronto interno al sistema (Trieste, Taranto ed altri) ed esterno (Anversa) Il lavoro portuale non scompare, ma si trasforma Confrontarsi con coraggio con il mercato che cambia Guardare all’evoluzione del porto e del lavoro portuale con fiducia I Piani organico porto: rafforzare uno strumento che rischia di essere rapidamente dimenticato Vogliamo mantenere alta l’attenzione sul tema 2

Perché questa iniziativa

Perché confrontarsi sui Piani Organico Porto Il lavoro portuale non è una zavorra, ma un asset fondamentale per assicurare la competitività degli scali nazionali Nonostante l’evoluzione tecnologica ed i mutamenti del mercato il contributo del lavoro oggi è (ed in futuro sarà) fondamentale per garantire efficacia ed efficienza dei servizi portuali Il lavoro in porto non è lo stesso, cambiano ruoli, funzioni e competenze I Piani Organico Porto ed i Piani Formativi previsti dal «correttivo porti» ci erano sembrati cogliere tutto ciò 4

«Correttivo porti» (DL n. 232 del 2017) – Piano Strategico Il Piano dell'organico del porto ha validità triennale e ha valore di documento strategico di ricognizione e di analisi dei fabbisogni lavorativi in porto. Sulla base del Piano, sentiti il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, il Presidente dell'Autorità di sistema portuale adotta piani operativi di intervento per il lavoro portuale finalizzati alla formazione professionale per la riqualificazione o la riconversione e la ricollocazione del personale interessato in altre mansioni o attività sempre in ambito portuale 5

Comma 577 della legge di bilancio 2018 – Risorse per formazione e riallineamento l'Autorità di sistema portuale può destinare una quota, comunque non eccedente il 15% delle entrate proprie derivanti dalle tasse a carico delle merci sbarcate ed imbarcate, al finanziamento della formazione, del ricollocamento del personale, ivi incluso il reimpiego del personale inidoneo totalmente o parzialmente allo svolgimento di operazioni e servizi portuali in altre mansioni, e delle misure di incentivazione al pensionamento dei lavoratori dell'impresa o dell'agenzia di cui al presente articolo. 6

Cosa ne è stato dei Piani Organico Porto Oggi abbiamo 15 (?) documenti diversi che hanno lo stesso riferimento normativo, ma - almeno per quel che siamo riusciti a leggere – sono poco coerenti tra di loro Manca una riflessione su cos’è oggi il lavoro portuale, quali sono i profili professionali coinvolti, quali le competenze necessarie Senza questa premessa è difficile anche solo dire quanti sono i lavoratori portuali Così come avviare una ricognizione dei fabbisogni 7

Perché è importante che i Piani Organico Porto non siano 15 romanzi diversi, ma 15 capitoli di un unico romanzo? L’evoluzione del mercato va verso la concentrazione: dei global carrier, degli scali, dei flussi di merce, ecc. Più il sistema portuale nazionale ed il lavoro saranno frazionati e meno saranno competitivi Inoltre maggiore sarà la coesione tra i sistemi portuali (istituzioni, imprese e lavoratori) è più elevato sarà il loro peso nel contrastare gli impatti negativi di un mercato che tende verso l’oligopolio (meno porti da scalare, meno frequenze di carico/scarico, meno margini per le attività portuali) 8

Concentrazioni di traffico Quote di mercato nei collegamenti marittimi tra Nord Europa e Asia (2012-2018) Fonte: Olaf Merk, 2019

Concentrazione orizzontale (Alleanze) Concentrazione verticale (Shipping lines + GTO) Dipendenza dei Porti del Mediterraneo dalle «Alleanze» Shipping lines come operatori di terminal per container Altri Global Terminal Operator Shipping lines Fonte: Elaborazioni ITF/OCSE sulla base di dati di Dynamar 2015 10

Attenzione la concentrazione del traffico non riguarda solo il mercato dei contenitori Incremento della capacità delle navi Ro-Ro tra il 2007 ed il 2020 Fino alle 8.000/8.500 macchine previste nel 2020 Da 4.500 macchine del 2007 a 5.400 macchine del 2017 Fonte: SRM, 2019 11

L’evoluzione del porto e del lavoro portuale

Robotizzazione: il fattore umano sembra scomparire Le operazioni portuali stanno diventando sempre più Capital e meno Labour Intensive HHLA Container Terminal Altenwerder (automazione) Sala di controllo Trasporto di superfice (AGV) Sistemi di trasbordo automatizzati Vista aerea 13

Non solo l’uomo, ma addirittura il porto potrebbe essere escluso Fino ad oggi l’uomo è stato al centro delle attività portuali Dimensione fisica, manovra diretta di mezzi meccanici rappresentano ancora oggi l’essenza dei servizi portuali(solo 1% dei porti mondiali sono completamente automatizzati) 2. In un futuro non troppo lontano, la tecnologia (Big Data, Internet of Things, Blockchain, ecc.) potrebbe arrivare a marginalizzare il contributo del lavoro umano 3. Secondo alcuni osservatori, lo sviluppo tecnologico e la concentrazione dei flussi di beni (import export) in pochi operatori potrebbe addirittura, non solo eliminare il lavoro portuale, ma arrivare ad escludere il porto dalla catena logistica (attraverso il carico e scarico con droni delle navi off shore direttamente presso le piattaforme logistiche inland)…… ma non spingiamoci troppo in là 14

L’evoluzione del lavoro portuale In passato Nel futuro prossimo Lavoratori con competenze generiche Lavoratori specializzati, Multitasking Labour intensive Capital intensive Lavoro fisico Lavoro intellettuale Impiego intermittente (a chiamata) Impiego stabile Formazione in affiancamento ed informale Formazione strutturata e codificata Forza lavoro maschile Forza lavoro con equilibrio di genere Fonte: G.K. Vaggelas, Port labour. Whats next, Genova, 2018 15

Quali sono dunque i rischi e le opportunità del nuovo scenario per il lavoro portuale Più che di esclusione del lavoro portuale dovuta ad un incremento dell’automazione, il rischio più acuto riguarda la potenziale banalizzazione del lavoro in porto ed una sua conseguente marginalizzazione (from port of people to port of things) Per non essere collocato ai margini il lavoro deve crescere in qualificazione e specializzazione occupando così la giusta centralità all’interno del cluster logistico portuale (dockers managers of things) Il lavoro portuale può divenire un punto di partenza per migliorare condizioni e qualità del lavoro lungo tutta la filiera logistico-portuale (la logistica portuale un posto bello in cui lavorare e crescere professionalmente) 16

Dal lavoro alla professione portuale I porti del futuro (non così tanto lontano) avranno bisogno di: Addetti altamente qualificati; Nuove capacità nel lavoro portuale grazie ad una più efficiente integrazione tra lavoratori, mezzi meccanici e strumenti tecnologici; Revisione del ruolo e delle competenze del lavoro portuale (- lavoro fisico + lavoro intellettuale). 17

Necessità di standard comuni di accreditamento L’incremento delle specializzazioni e delle competenze necessarie per esercitare le professioni portuali richiederanno modelli comuni a livello europeo riguardo a: - Descrizione delle tipologie di attività portuale e delle professioni chiamate a svolgerle; - Disciplinare delle competenze e del know how necessario; - Percorsi formativi strutturati. In altri termini serve un sistema di certificazione delle competenze per: Assicurare gli standard minimi di qualità riconosciuti da soggetti terzi e accreditati; Consentire la mobilità del lavoro portuale a livello europeo (ferma restando la peculiarità di ciascun contesto portuale); Definire regole del gioco condivise. 18

Conclusioni

La Fondazione SILP è nata proprio per stimolare una risposta nazionale al tema della formazione e dell’accreditamento 1. Manca un ente di rilevanza nazionale ed altamente specializzato in grado di competere con le altre realtà europee per l’accesso ai finanziamenti comunitari 2. Manca un soggetto terzo in grado di rivolgersi alla dimensione pubblica e a quella privata dei Porti 3. Manca una realtà imprenditoriale capace di raccogliere una domanda sufficientemente ampia per sostenere gli investimenti in macchinari e attrezzature 4. Manca una struttura formativa per coniugare i percorsi di scolastici e universitari con l’evoluzione delle imprese dei cluster marittimo, portuale e logistico 20

E’ fondamentale che i lavoratori stessi siano protagonisti attivi della mutazione delle professioni portuali E’ opportuno che gli stessi lavoratori/professionisti portuali si organizzino per definire standard e disciplinari, anche perché se non lo faranno loro, saranno altri soggetti a farsi carico di ciò (Shipping companies, GTO, le aziende produttrici di mezzi e gru, o altri) 21

Scongiuriamo il rischio di ricollocare ai margini del dibattito il lavoro portuale La Fondazione intende sollecitare il MIT affinché nella prossima conferenza nazionale dedicata alla portualità sia inserito il tema del lavoro portuale che al momento sembra essere escluso dal dibattito 22

Grazie per l’attenzione andrea.appetecchia@fondazionesilp.org Roma 26 marzo 2019