Londra nella letteratura inglese In The Representation of Self in Everyday Life (La vita quotidiana come rappresentazione): “Probabilmente non è un caso che la parola “persona”, nel suo significato originale, volesse dire maschera. Questo implica il riconoscimento che ognuno sempre e ovunque, più o meno coscientemente, impersona una parte (...) E’ in questi ruoli che ci conosciamo gli uni con gli altri; è in questi ruoli che conosciamo noi stessi. (...)in un certo senso, e in quanto questa maschera rappresenta il concetto che ci siamo fatti di noi stessi – il ruolo di cui cerchiamo di essere all’altezza – questa maschera rappresenta il nostro vero “io”, l’io che vorremmo essere. Alla fine la concezione del nostro ruolo diventa una seconda natura e parte integrante della nostra personalità. Entriamo nel mondo come individui, acquistiamo un carattere e diventiamo persone.”
Londra nella letteratura inglese Ma Goffman estremizza questa posizione, negando che al di là delle apparenze dell’io vi sia alcunché: “il sé...non è qualcosa di organico che abbia una sua collocazione specifica, il cui principale destino sia quello di nascere, maturare e morire; è piuttosto un effetto drammaturgico che emerge da una scena che viene rappresentata”.
Londra nella letteratura inglese E in un suo testo più recente, Frame Analysis, spiega che l’io “non è un’entità nascosta dietro gli eventi, ma una formula mutevole per gestirci tra essi. Come la situazione prescrive la maschera ufficiale dietro la quale nasconderci, così prescrive pure dove e come trasparire, e la cultura prescrive che tipo di entità ci dobbiamo credere per avere qualcosa da mostrare in questo modo”.
Londra nella letteratura inglese Per Goffman, la rappresentazione dell’io è un’attività complessa. Alcune sue componenti sono: il FRONT, la cosiddetta facciata intesa in senso molto lato (anche i sentimenti ne fanno parte) che non va considerata alla stregua di una sorta di superficie al di sotto della quale vi sarebbe una non meglio precisata sostanza che nasconde e con cui è in conflitto; la DRAMATIC REALIZATION, che rinvia all’uso di espedienti drammaturgici tanto più marcati quanto più elaborato è il front. In altre parole il mondo per Goffman è un teatro (come diceva Shakespeare) in senso letterale e noi tutti siamo attori.