Sport nell’antica Roma

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Transcript della presentazione:

Sport nell’antica Roma

I principali sport nell'antica Roma erano: il pancrazio, la corsa dei carri, il lancio del giavellotto ,il combattimento fra gladiatori , la naumachia, lo stadion.

Il pancrazio è un antico sport da combattimento, un agone atletico, che faceva parte dell'atletica pesante di origine greca  e consisteva in un misto di lotta e pugilato, in cui tutte le tecniche erano ammesse, tranne il mordere e l'accecare che erano punite severamente con frustate dall'arbitro o dall'allenatore di turno.

La corsa dei carri era una delle competizioni più popolari e diffuse sia nella Grecia antica che nel mondo romano.  Si trattava di gare spesso molto pericolose per l'incolumità sia degli aurighi che dei cavalli, che potevano subire gravi infortuni e, talvolta, trovavano anche la morte. Gli spettatori assistevano a queste gare con grandi entusiasmo e partecipazione Una volta iniziata la corsa, i carri potevano spostarsi liberamente per la pista per tentare di provocare un incidente ai propri avversari spingendoli . Una gara si svolgeva sulla distanza di soli 7 giri (e in epoca più tarda di 5, per poter svolgere un maggior numero di corse nello stesso giorno) invece dei 12 di cui si componeva la corsa-tipo greca. Nell'antica Roma, il circo era il luogo nel quale si disputavano le gare di corsa dei cavalli.

Il reziario (lat. retiarius, pl Il reziario (lat. retiarius, pl. retiarii, letteralmente "l'uomo con la rete" o "il combattente con la rete"), era una delle classi gladiatorie dell'antica Roma; combatteva con una rete munita di pesi per avvolgere l'avversario, un tridente (la fuscina) ed un pugnale (il pugio). Lottava con un'armatura leggera, proteggendosi il braccio con una lorica manica e la spalla con un para braccio e indossava un indumento di lino ,un sospensorio fissato alla vita mediante un ampio cinturone Non portava alcuna protezione alla testa, né calzature.

La naumachia (in latino naumachia, dal greco antico ναυμαχία/naumachía, letteralmente « combattimento navale ») indica nel mondo romano sia uno spettacolo rappresentante una battaglia navale sia il bacino, o in senso lato l'edificio in cui si tenevano. La prima naumachia conosciuta è quella organizzata da Giulio Cesare a Roma nel 46 a.C.    Dopo aver fatto scavare un ampio bacino vicino al Tevere, nel Campo Marzio, capace di contenere vere biremi, triremi e quadriremi, ingaggiò tra i prigionieri di guerra 2000 combattenti e 4000 rematori.

Il percorso di gara aveva il fondo in sabbia (in latino arena) ed era costituito da due rettilinei paralleli, separati da una balaustra (chiamata "spina") che correva nel mezzo e raccordati da due strette curve a 180 gradi. All'interno di ciascuna curva, all'estremità della spina, vi era una colonna, chiamata meta, intorno alla quale i corridori dovevano girare. La distanza tra le due mete era tipicamente di uno stadio (circa 200 metri), ma nei circhi più grandi poteva essere maggiore.

Lo stadion (o stadio) era un'antica gara di corsa, parte dei Giochi Olimpici e dei Giochi panellenici. Ai Giochi Olimpici, lo stadion (inteso come edificio), era abbastanza grande (la pista era larga circa 29 m) da contenere venti concorrenti, e la gara consisteva essenzialmente in uno sprint su un rettilineo di 192.28 metri. La gara iniziava con uno squillo di tromba, e c'erano dei giudici (agonothetes) ai blocchi di partenza per assicurarsi che non ci fossero false partenze. C'erano anche dei giudici sulla linea di arrivo per stabilire il vincitore ed accertarsi che nessuno avesse barato (se i giudici decidevano per un pari merito, la gara veniva ridisputata). Si correva su sabbia e sia la linea di partenza che quella di arrivo erano contrassegnate da soglie di pietra. I corridori partivano in posizione eretta, probabilmente con le braccia stese in avanti.

PROGETTO A CURA DI ENNIO ALESSANDRINI