Il sindacalismo italiano come soggetto politico

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Transcript della presentazione:

Il sindacalismo italiano come soggetto politico 1948-1960 Prof. Pasquale Iuso A. A. 2016-2017 Corso di laurea in Studi politici e internazionali Storia del Secondo Novecento

Condizione contadina Lotte contadine e riforma agraria caratterizzano il biennio 1949-50 Grandi occupazioni al sud (epicentro in Calabria) Scioperi alla rovescia nel Fucino (Torlonia) e nel Vomano (Tom Di Paoloantonio) anche per le questioni idroelettriche Sembra crollare sotto i colpi della ricostruzione e delle rivolte, l’equilibrio di potere secolare in agricoltura Un sistema di valori e metodologie di lotta che non scompare.

Condizione contadina La legge di riforma agraria che pur parzialmente attua una ridistribuzione della proprietà, rimane incompiuta ed ha un effetto moltiplicatore sull’esodo dal settore primario e dal sud (da emigrazione a migrazioni) La debolezza sindacale dopo le scissioni ebbe conseguenze molto forti in agricoltura CGIL: mantiene una stretta appartenenza alla dimensione politica CISL: pur tentando di sganciarsi dalle accuse di condizionamento ecclesiastico, fu costretta a mantenere (o non riuscì a rompere) un atteggiamento accomodante

Condizione operaia Man mano che la situazione economica migliora, il tema dei diritti e dei bisogni si sposta dagli occupati ai disoccupati ed ai “nuovi operai delle migrazioni” Si impone la questione del rapporto tra uomo e lavoro e, nel caso operaio, quella della condizione lavorativa operaia e dei diritti La situazione è molto grave ma, per le scissioni ed il clima interno ed internazionale, la rappresentanza del lavoro in generale riuscirà ad affrontarla solo negli anni ’60 L’autunno caldo arriva da lontano Si connette con il boom economico (58-62) e con la grande trasformazione che non trova riscontro nell’attualizzazione del piano politico (attuazione costituzione, welfare, rigidità del sistema

Condizione operaia Gli elementi che più di altri si affacciano e tenderanno a caratterizzare il decennio successivo, sono: Difficoltà di vita in fabbrica Condizioni di miseria negli addetti al settore secondario Insufficienza abitazioni ed opere di urbanizzazione nelle città industriali Salario nazionale medio 26.790£ a fronte di un costo medio della vita di 50.000£ (differenziale che favorì il boom così come la tanta manodopera non specializzata e non sindacalizzata) Inadempienze imprenditoriali: non pagamento delle festività, licenziamenti politici, licenziamenti donne in gravidanza

Le imprese industriali L’industria è in ripresa ma non produce nuovi posti, bensì avvia un processo di ristrutturazione e di introduzione del sistema fordista e taylorista (fondato sul controllo cronometrico dei tempi) Questo sistema (applicato in USA su industrie competitive e macchine moderne), in Italia assume una forma autoritaria di controllo del lavoro e della produttività individuale, che si somma ad impianti vecchi e usurati dalla guerra (manca una politica industriale e di sviluppo ed una capacità delle imprese) La grande impresa è fortemente condizionata dalla politica sindacale USA in Italia Licenziamenti politici: tra il 48 ed il 53 la Fiat licenzia 164 operai per attività politica e sindacale, mentre la collaborazione con la polizia porta alla formazione di archivi personali sulla condotta morale e politica degli operai

CGIL CISL e UIL Tra UIL e CISL è una fase di forte contrapposizione e scontro (ragioni politiche oltre che sindacali) su: Concorrenza nei settori da sindacalizzare Ricerca del consenso La CISL è considerata dalla AFL (la cui idea è quella di riunire tutti i lavoratori non marxisti) molto più efficace nella lotta al comunismo LA UIL, che poteva anch’essa contare su finanziamenti USA e da Italoamericani di area laica, riuscì comunque a reggere l’urto e a darsi una struttura organizzativa La CGIL: è in fase di crescente difficoltà man mano che Cisl e Uil trovano un terreno di incontro Un isolamento crescente dovuto soprattutto ad un’offensiva di natura politica Atto politico di maggior rilievo, di grande impatto e rilancio: Il Piano del Lavoro. Si prende una strada molto importante

Piano del Lavoro della CGIL Viene proposto al congresso di Genova del 1949 e poi in un convegno a Roma nel 1950. Fautore principale è G.Di Vittorio E’ il primo tentativo organico del sindacato di formulare le linee di una politica di sviluppo e di orientamento degli investimenti, su un piano regionale e settoriale, connettendosi ad una serie di riforme strutturali: Nazionalizzazione energia elettrica Bonifiche Ente Nazionale Case Popolari Opere Pubbliche Il piano NON si poneva lo scopo di una pianificazione nazionale che presupponeva una società socialista, ma si collocava nel sistema sociale ed economico esistente (quello economico capitalistico occidentale), tentando di sottrarre parte del processo di ricostruzione e sviluppo all’arbitrio dell’iniziativa privata ed alle pressioni internazionali E’, di fatto, una sorta di accettazione dello sviluppo capitalistico, del Piano Marshall e delle logiche keinesiane, in un sindacato di chiaro orientamento comunista.

Sindacati e partiti CGIL e CISL hanno un forte spirito di reciproca appartenenza a PCI/PSI e DC ed entrambe seguirono i rispettivi partiti nello scontro sulla legge truffa Entrambe propongono due linee sindacali contrapposte, derivanti da questa appartenenza e dai sistemi socio-economici di riferimento CGIL: impegno classista in una visione marxista dello sviluppo sociale. Anticapitalista come proiezione dei partiti operai, ancora non sentiva la necessità di rompere la cinghia di trasmissione (1955-56-1968) e di proclamare una propria autonomia. Scompaiono le tendenze unitarie (almeno fino al 1969) mentre tende a svilupparsi un più ampio e importante dibattito culturale interno che darà i suoi frutti nella seconda metà del decennio CISL: sindacalismo spoliticizzato che deve muoversi sulla contrattazione aziendale. E’ la proiezione sindacale di un partito trasversale e interclassista, tendente ad una autonomia più formale che sostanziale dagli stessi partiti. Per i condizionamenti che subisce è costretta a rinunciare anche al normale ed ordinario impegno rivendicativo ogni qual volta provocava difficoltà al governo

CGIL CISL UIL Tra il 1954 ed il 1955 si ha il momento di massima divisione sindacale la UIL supera la dimensione polemica e si posiziona in una sorta di ruolo intermedio tra Cisl e Cgil, mantenendo una sostanziale vicinanza al governo Tra il 1955 e il 1956 si ha la massima pressione politica sulla CGIL (i licenziamenti politici nell’anno precedente avevano raggiunto 674 membri delle Commissioni Interne, 1128 attivisti). Tra il 1952 ed il 1954 si ha la vertenza del “conglobamento”. Sconfitta elezioni in fabbrica (Fiat), 1955: inizia una nuova fase. Comitato Direttivo

1956 I fatti d’Ungheria hanno ripercussioni internazionali di grande rilievo, per molti aspetti più dei fatti di Praga del 1968. La CGIL non esce molto bene dagli avvenimenti anche se il segnale mandato fu molto forte Non tarda ad agganciarsi ai contenuti del Comitato Direttivo del 1955 e ad aprire un percorso non facile verso l’autonomia ed il rilancio

Confindustria e Intersind A fine 1956 viene approvata la legge per il distacco delle imprese pubbliche da Confindustria Un distacco cui contribuì la CISL con le pressione che seppe mettere in campo a favore della contrattazione articolata La contrattazione articolata partiva dall’idea di collaborazione e non contrapposizione di classe: disponibilità verso il capitale ma non capitolazione, quindi un dialogo con una controparte più elastica Un distacco cui contribuì l’ENI di E.Mattei che sviluppò una sua politica tesa a intaccare la staticità della posizione internazionale dell’Italia; ne derivò un dinamismo economico che incontrava la diffusa esigenza di rinnovamento che proveniva da molti settori del sindacalismo anche di sinistra La confindustria attaccò questa legge (che la indeboliva), cercando di minimizzarne gli effetti. Nell’aprile del 1958 nasce l’Intersind

I primi mutamenti nelle tre confederazioni Il 1958 segna diversi ed importanti mutamenti nelle sigle sindacali Siamo all’avvio del miracolo economico e gli effetti della ricostruzione si scaricano nella società, nel lavoro, nella politica. E’ iniziata la grande trasformazione che porta con sé fenomeni dirompenti. E’ nato il Mercato Comune Europeo (1957) L’anno prima muore Di Vittorio ma il dibattito interno non si ferma Entra in crisi la posizione della CISL che con la UIL aveva tentato di sfruttare gli effetti del 1956 per indebolire la CGIL attaccando la confederazione, mentre la UIL tentando di erodere la componente socialista

Il 1959: i primi mutamenti nelle lotte Il sistema politico è disallineato con il miracolo economico: il faticoso passaggio verso il centro sinistra è avviato ma non concluso. Passerà attraverso la crisi del luglio 1960 Il sistema produttivo è in piena ristrutturazione tecnologica per stare al passo con la produzione di altri paesi. Un contesto nel quale la conflittualità operaia tende a diffondersi velocemente La vertenza caratteristica di quegli anni (ma anche la più importante per i contenuti) è il rinnovo del contratto dei metalmeccanici: alla richiesta di proroga contrattuale da parte delle imprese, scattano una serie di scioperi alla cui base si afferma il concetto di “unità di azione” tra FIM, UILM, FIOM, mentre le trattative continuano a livello confederale (primo sganciamento tra base e dirigenza). L’accordo viene raggiunto il 23 ottobre 1959 con scarsi risultati ma con un importante novità : il rilancio delle commissioni interne nell’azione unitaria.

Luglio 1960 Il contesto nazionale del 1960 vive una chiara involuzione: Con la caduta del governo Segni, Moro pensa sia arrivato il momento di compiere ulteriori passi verso il PSI, proponendo un nuovo incarico a Segni che fu costretto a rinunciare. Fu la volta di Tambroni che si era dichiarato favorevole ad un centro/sx. L’ambiguità di molte posizioni della DC, portò invece ad un risultato ben diverso con un governo monocolore DC che godeva dell’appoggio del MSI. Le manifestazioni che seguirono furono molto violente ed il filo sindacale si intrecciò sempre più con quello politico, affermandosi come soggetto politico e non più solo come rappresentanza del lavoro.

Luglio 1960 Nell’aprile 1960 il congresso della CGIL a Milano, chiede una nuova politica economica A Luglio il MSI decide di svolgere il proprio congresso a Genova (MOVM della Resistenza). Si espandono provocazioni e scioperi che portano il clima ad un liovello preinsurrezionale con sparatorie e scontri con la polizia (Sicilia, Reggio Emilia – 5 morti) Il 12 luglio Nenni denuncia alla Camera il clima da guerra civile e propone la messa in stato d’accusa di Tambroni Il 19 luglio Tambroni si dimette Nuovo governo Fanfani che propone un centrismo dinamico, dando di fatto inizio alla preparazione del centro sinistra (18 mesi più tardi)

1960-1961: il Natale in Piazza Natale 1960: gli elettromeccanici milanesi, con una formula nuova, diedero avvio alla fase di un sindacalismo nuovo che non distingueva fra le sigle. La nuova formula prevedeva mezza giornata di sciopero giornaliera, inaugurando un meccanismo che prevedeva un sacrificio economico sostenibile dagli operai, riuscendo comunque a colpire le imprese, e determinando un continuo collegamento organizzativo degli scioperanti. Questo episodio sembra anticipare alcune delle caratteristiche degli anni sindacali (68-69)

Un clima diverso Queste ed altre vertenze (specie del settore meccanico) furono condotte con un forte e evidente spirito unitario da FIM, UILM, FIOM Questo spirito trova una forte opposizione di natura politica a livello confederale, che urtava sui concetti di unità e autonomia ben presenti e diffusi nelle lotte CISL : ripeteva ai sindacalisti socialisti di spezzare l’alleanza con la componente comunista UIL: accentuava la propria linea di sindacato socialista occidentale CGIL: rimaneva bloccata sulle linee classiste, pur mantenendo al suo interno – sempre più evidenti – differenti posizioni