Modelli della Comunicazione

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Transcript della presentazione:

Modelli della Comunicazione

Vengono distinti in base a… Direzione comunicazione; Unità di analisi modo di intendere il significato. Zani, Selleri, David (1998) propongono i seguenti tre modelli: Il modello lineare ( o modello del codice); Il modello interattivo (o modello inferenziale); Il modello dialogico

Perché le persone quando parlano si capiscono?”.

MODELLO LINEARE La prospettiva assunta nei confronti della comunicazione è di tipo essenzialmente unidirezionale viene preso in considerazione il solo punto di vista del parlante/emittente (che codifica un messaggio) il significato della comunicazione viene attribuito, in modo univoco, al messaggio. Secondo il modello lineare le persone quando parlano si capiscono perché condividono uno stesso codice linguistico grazie al quale l’emittente codifica messaggi e il ricevente li decodifica.

MODELLO INTERATTIVO La prospettiva assunta dal modello interattivo è essenzialmente di tipo bidirezionale; si prende in considerazione anche il punto di vista dell’ascoltatore/destinatario, che diviene inter-locutore, si fa entrare in gioco, in altri termini, il concetto di feedback (retroazione); si considera il significato della comunicazione come ciò che si evince dalla interazione tenendo conto della dimensione pragmatica e contestuale della comunicazione. La comunicazione interpersonale funziona perché gli interlocutori (oltre a codificare e decodificare messaggi) producono e interpretano indizi grazie a competenze, non solo sintattiche e semantiche ma anche pragmatiche (o contestuali in senso ampio)

MODELLO DIALOGICO La prospettiva sulla comunicazione assunta è di tipo sequenziale; considera, quale unità di analisi, l’intera attività dialogica a cui danno vita i partecipanti ad una conversazione; ritiene il significato della comunicazione una proprietà emergente dall’attività dialogica prodotta dagli interlocutori; in altre parole, il significato viene costruito e negoziato in modo congiunto e collaborativo (in senso ampio) attraverso l’interazione stessa. Le persone, quindi, quando parlano si capiscono perché costruiscono collaborativamente i significati nel corso della conversazione e attraverso essa.

Perché le persone si capiscono? Modello Lineare Modello interattivo Modello dialogico Direzione unidirezionale bidirezionale sequenziale Unità d’analisi messaggio del parlante messaggio del parlante e feedback dell’ascoltatore sequenza conversazionale Significato attribuito al messaggio si evince anche grazie ad elementi contestuali (e pragmatici) costruito e negoziato collaborativamente dagli interlocutori Perché le persone si capiscono? condividono stesso codice producono e interpretano indizi costruiscono e negoziano significati nella, e attraverso la conversazione

Modello lineare  comunicazione come processo trasmissione informazioni

processo di codifica  traduzione di proposizioni mentali (pensieri) in parole processo di decodifica  trasposizione delle parole del parlante nei corrispettivi pensieri. Affermatosi negli anni ’30-’40, anni durante i quali la psicologia sperimentale era dominata dal paradigma comportamentista (secondo cui la comunicazione è un comportamento che, al pari degli altri comportamenti, obbedisce alla logica stimolo- risposta), esso ritiene la comunicazione tra individui avvenire attraverso processi di codifica e di decodifica dei messaggi

Cfr. teoria matematica della trasmissione dei segnali elettronici di Shannon e Weaver (1949) e si compone di una serie di elementi e processi disposti, appunto, in un ordine lineare: una fonte di informazioni (Emittente) che codifica un messaggio, che passa attraverso un canale di trasmissione (vocale o grafico) e viene recepito da un destinatario (Ricevente) che lo decodifica. Quello elaborato da Shannon e Weaver è conosciuto anche con il nome di modello del codice, in quanto sostiene che condizione necessaria e sufficiente per comunicare sia disporre di un codice per la trasmissione di informazioni.

Fattore che può disturbare la corretta trasmissione dei segnali e interferire sull’esito efficace della comunicazione = rumore rumore esterno  suoni e rumori di diversa natura provenienti dall’ambiente esterno che impediscono la corretta percezione di quanto viene trasmesso rumore fisiologico  fattori biologici interferiscono con una corretta ricezione (ad esempio acufene) rumore psicologico  forze di natura interne all’Emittente e/o al Ricevente, in grado di interferire con l’abilità di esprimere o comprendere un messaggio

Il modello lineare pare dunque riconoscere una perfetta identità tra: Significanti Significati Messaggio di partenza e il messaggio di arrivo. L’informazione risulta trasparente in virtù di una perfetta reversibilità tra le operazioni di codifica e di decodifica. Limiti  dimentica, la possibilità del darsi di uno scarto tra il detto e il comunicato, tra il significato semantico stretto di una parola, di un enunciato o di una frase e i pensieri che, per mezzo di quella stessa parola, enunciato o frase, possono essere comunicati.

Modello interattivo o Modello inferenziale Il modello interattivo tenta di superare i limiti e le lacune del modello lineare introducendo la considerazione della dimensione pragmatica e contestuale della comunicazione e il concetto di feedback agito dal ricevente. A livello semantico è possibile, ad esempio, attribuire ad una frase una certa rappresentazione concettuale sganciata da uno specifico contesto (il significato semantico stretto della frase) ma, tale rappresentazione, risulterebbe diversa se, quella stessa frase, fosse inserita in un contesto particolare.

Modello interattivo contempla il darsi dell’alternanza dei ruoli Emittente- Ricevente. significato (sintattico-semantico) di un enunciato  interagisce con il contesto a determinare l’interpretazione dell’enunciato stesso Il modello interattivo non si pone come alternativo o sostitutivo rispetto al modello del codice ma, si presenta, piuttosto, come un suo ampliamento, ritenendo la comunicazione anche un processo di produzione e di interpretazione di indizi (D. Sperber, D. Wilson, 1993, p. 14). Limiti  trascurare l’aspetto della costruzione congiunta dei significati, per focalizzarsi esclusivamente sulle produzioni pragma-linguistiche dei singoli interlocutori.

Come avviene la comunicazione Modello del Codice  comunicazione  = codifica e decodifica di messaggi Modello Inferenziale  comunicazione  = produzione e interpretazione di indizi Secondo Sperber e Wilson, il modello del codice è inadeguato a descrivere la comunicazione  impossibile ridurre la comprensione verbale alla sola codifica/decodifica di un segnale linguistico

A seconda delle circostanze in cui viene usata, la frase “Tu parti” può essere interpretata come : P (il capo-ufficio) ha deciso che A (un suo dipendente) deve partire e lo informa della sua decisione; P sta facendo una supposizione a proposito delle intenzioni di A di partire; P, contrario alla partenza di A, esprime la sua indignazione.

L’implicito ENUNCIATO CHE ESPLICITAMENTE ESPRIME UN PENSIERO può VEICOLARNE ALTRI IN MODO IMPLICITO: “Sai che ore sono?” (P ed A sono ad un convegno e devono prendere il treno delle 17,00 per far ritorno a casa; P domanda esplicitamente ad A l’ora e implicitamente gli suggerisce che si sta facendo tardi); “Il caffè non mi fa dormire” (in certe circostanze può servire per rifiutare, in altre per incoraggiarne l’offerta)

- logicamente implicate; - giustificate dalle premesse La comprensione secondo Punto di partenza Punto di arrivo PROCESSO INFERENZIALE Premesse Conclusioni: - logicamente implicate; - giustificate dalle premesse PROCESSO DI DECODIFICA Un segnale Ricostruzione del messaggio associato al segnale ad opera del codice soggiacente.

La concezione della comprensione come un processo di natura inferenziale si accorda con la nostra esperienza ordinaria. Per la frase:“Roberto ha comprato il Corriere della Sera” l’interpretazione è ambigua. La stessa frase potrebbe essere compresa, infatti, come: “Roberto ha comprato un esemplare del Corriere della Sera” ; “Roberto ha comprato la società che pubblica il Corriere della Sera” Se sia P che A si conoscono, rispettano le norme di informatività, veridicità, intelligibilità (cfr. P. Grice) la scelta in merito alla possibile interpretazione risulta facilitata.

Un enunciato, una frase o un testo che esplicitamente veicolano certi significati possono, implicitamente, veicolarne altri. Nelle conversazioni che intratteniamo quotidianamente con i nostri interlocutori abbiamo la conferma di quanto spesso le nostre intenzioni comunicative procedano al di là del semplicemente detto: attraverso le parole cerchiamo, insomma, di veicolare una maggiore quantità di informazioni o, semplicemente, di comunicare significati diversi rispetto a quelli che una interpretazione puramente letterale lascerebbe intendere.

Esempi Come abbiamo visto, una richiesta del tipo: “Che ore sono?” rivolta, durante un noiosissimo convegno, ad una collega può veicolare una molteplicità di significati diversi: intendo effettivamente conoscere l’ora esatta perché ho dimenticato a casa l’orologio; intendo far capire alla collega che preferirei alzarmi ed andarmene; ho l’intenzione che la collega si renda conto che si sta facendo tardi per il treno.

Modello dialogico Diversamente dai modelli fin qui discussi, i più recenti approcci teorico- metodologici allo studio della comunicazione interpersonale tendono a sottolineare il carattere essenzialmente “dialogico” delle interazioni comunicative. Si assume, cioè, che gli interlocutori siano contemporaneamente emittenti e riceventi durante tutta l’interazione: isolare un singolo atto di comunicazione da ciò che lo precede e da ciò che lo segue diventa, quindi, non solo difficile, ma anche metodologicamente scorretto e scarsamente efficace per descrivere e spiegare i fenomeni comunicativi concreti.

La prospettiva assunta è, dunque, di tipo sequenziale: l’unità di analisi non è più il messaggio (come nel modello lineare) o l’interazione (messaggio/feedback , come nel modello inferenziale), ma, appunto, una più o meno ampia sequenza conversazionale che identifica l’attività dialogica a cui danno vita i partecipanti ad una conversazione. Secondo tale approccio, infatti, spesso per comprendere pienamente il significato e la valenza interazionale e relazionale di un’azione linguistica compiuta da un parlante è necessario considerarla nel contesto comunicativo e nella specifica sequenza dialogica entro cui è inserita.

In altre parole, il significato è qualcosa che viene  costruito e negoziato in modo congiunto e collaborativo (in senso ampio) dai partecipanti ad una conversazione attraverso l’interazione stessa. La conversazione, intesa come attività dialogica co-prodotta dai partecipanti, diviene lo specifico oggetto di analisi. Secondo il modello dialogico la comunicazione non va intesa nei termini di qualcosa che una persona “fa a un’altra” ma, come un processo in cui i soggetti: contribuiscono congiuntamente a generare il significato dello scambio creano una relazione interagendo l’un l’altro e realizzano un progetto comunicativo comune

Se è impossibile isolare un messaggio dal contesto specifico della conversazione in cui è inserito è, parimenti, impossibile isolarlo dalla storia conversazionale, vale a dire dall’insieme degli scambi tra gli interlocutori avvenuti precedentemente alla conversazione attuale (Golopentia 1985, 1988). Ciò che accade nel “qui e ora” appare legarsi  a quanto accaduto (potenzialmente, perché si dà sempre il caso di una prima conversazione) nel “là ed allora” Esercizi delle mappe pagine 163-164 del testo di Borgato