L'arte della semplicità

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Transcript della presentazione:

L'arte della semplicità La parola è una bacchetta magica che può portarci più vicino o più lontano dal senso delle cose. La scrittura nasce come fiume di idee in forma di inchiostro - o di bit - ma, come tutti i corsi d'acqua, anche il flusso dei nostri pensieri deve prendere una direzione precisa

La quantità delle parole è importante, perchè definisce lo sforzo necessario per costruire il senso del discorso. Troppe parole generano confusione, annebbiano la vista. Poche parole, scelte con chiarezza, generate dalla riflessione, fruttano di più di mille trattati.

Semplificare l'articolazione dei pensieri in parole ci aiuta a fare chiarezza, a togliere tutto ciò che non è indispensabile, per far posto al cuore dei significati. Più il linguaggio si fa aperto e pulito, più è facile far crescere la conoscenza e la comprensione tra le persone. L'arte della semplicità non ha nulla a che fare con un linguaggio povero e spoglio.

Usare poche parole significa fare una scelta accurata, per far apparire come protagonista solo quello che desideriamo comunicare.

Parlare Quando parliamo con qualcuno, la prima cosa da fare è spedire il messaggio nella porta giusta. I cin-que sensi sono le nostre finestre sul mondo, le nostre porte percettive spalancate sulla realtà esterna. La vista, l’udito, il tatto, il gusto e l’olfatto sono le vie d’ingresso degli stimoli che riceviamo dal mondo esterno.

I sistemi sensoriali agiscono in due direzioni: ci mettono in grado di decodificare le informazioni provenienti dall’esterno ci forniscono la materia per costruire o ricostruire le esperienze con la mente

Con i sensi si percepiscono immagini, suoni, sensazioni, sapori e odori che, passando per i canali sensoriali, contribuiscono a costruire la nostra rappresentazione interna soggettiva della realtà esterna.

Quale sia la forma di archivio preferito, però, dipende dal canale sensoriale dominante di ciascuno di noi. Secondo la P.N.L (Programmazione Neuro-linguistica), infatti, le persone svilup-pano una preferenza per un canale sensoriale che, intorno ai 12 anni, diventa la corsia preferenziale attraver-so cui transitano le informazioni che provengono dall'esterno.

La presenza di una via privilegiata per alcune tipologie di stimoli significa solo mettere in ordine i dati secondo un preciso criterio, per ritrovarli ed utilizzarli con facilità. Il nostro cervello, infatti, utilizza comunque anche gli altri sensi, anche se lo fa in misura minore

Ecco un esempio più concreto. Una persona con sistema preferenziale visivo darà maggior peso alle immagini (il concetto di ‘gatto’ richiama l’immagine dell’animale); una persona di tipo auditivo è sintonizzata sui suoni (del gatto percepisce il miagolio o il rumore delle fusa); una persona cinestesica, è concentrata sulle sensazioni (del gatto, la prima cosa che percepisce è la sensazione del pelo al tatto o magari le vibrazioni delle fusa).

Quando si conversa con qual-cuno, quindi, è essenziale par-lare con chiarezza e con calore al suo cervello: se entriamo dall'ingresso preferenziale, tro-veremo la sua disponibilità ad ascoltare tutto quello che ab-biamo da dire.

Scrivere Quando nasce la scrittura? La famosa "Tavoletta di Uruk" ha superato lo scoglio dei secoli per portare, fino a noi, la scrittura cuneiforme dei Sumeri (terzo secolo a.C.). Nel frattempo, in Egitto e in Cina nascevano altri sistemi di scrittura Da allora, pensare la nostra vita senza la parola scritta è diventato impossibile

La differenza, comunque, l'ha fatta l'inven-zione della stampa La differenza, comunque, l'ha fatta l'inven-zione della stampa. Gutenberg ha rivo-luzionato in modo indelebile le forme di comunicazione tra gli uomini. Perchè, prima della stampa e della diffusione di massa del testo scritto, le abilità di leggere e scrivere erano patrimonio culturale di pochissimi fortunati. C'è da aggiungere, poi, che la forma di comunicazione prevalente è stata per secoli la narrazione orale. E' per questo che si usa distinguere tra "cultura dell'oralità" e "cultura della scrittura". Pensare ad omero

Differenza tra parlato e scritto Il primo, pensando per esempio alle opere di Omero o a tantissime altre opere d'ingegno, frutto dei racconti e della fantasia di chi ha vissuto e poi tramandato le vicende narrate, è qualcosa di molto soggettivo. Il secondo cerca le sue basi nell’og-gettività.

La parola impressa su un qualsiasi supporto (dalla pietra alla carta), ha una forza espressiva e di "verità" che, invece, è negata alla parola affidata al vento

Il linguaggio assume una forma materiale e può essere trasmesso con vita propria e indipendente da chi lo ha prodotto. La nuova natura materiale della parola prende forma definitivamente con la stampa

Il decalogo e l'alfabeto della scrittura professionale Usare periodi brevi: ridurre la lunghezza dei periodi ne aumenta molto la comprensione. Usare parole brevi: "rapido", anziché "tempestivo"; "partire", anziché "allontanarsi".

Preferire la forma attiva, più chiara e incisiva, a quella passiva, che mette in secondo piano il soggetto ed è più difficile da capire. Usare parole dirette e concrete: "soldi" anziché "liquidi"; "costruire", anziché "effettuare la costruzione".

Scrivere per punti: quando si ha una lista di valori da presentare, non diluirla in un testo corrente, ma scandirla per punti. Ogni paragrafo, un’informazione. Il paragrafo è più incisivo se la prima frase dichiara l'informazione, e le successive la spiegano.

Evitare i paroloni. Scrivere "effettuare un mutamento di strategia", per dire "cambiare idea", è una tentazione diffusa, ma il lettore potrebbe non capire. Evitare i luoghi comuni: "netto rifiuto", "forze dell'ordine", “scendere in campo” e via.

Rileggere a voce alta: le orecchie sono più affidabili degli occhi, perché sanno riconoscere meglio i passaggi contorti e sconnessi. Last, but not least, evitare le parole straniere inutili. La differenza tra "background" ed "esperienza", tra "skill" e "competenze”, non è granché in termini di effetto, ma può generare forti rischi d'incomprensione