storia della persecuzione

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storia della persecuzione Ebrei e fascismo, storia della persecuzione All’inizio del Novecento le comunità israelitiche sono quasi del tutto integrate in Italia, e l’antisemitismo è limitato a frange minoritarie. Alcuni esponenti delle comunità ricoprono cariche importanti nella politica e nell’esercito: nel 1902, fra i 350 senatori nominati dal re, figurano 6 senatori ebrei; nel 1906 il barone Sidney Sonnino è nominato presidente del consiglio,nel 1910 Luigi Luzzati ricopre la carica di primo ministro. Il sociologo Leopoldo Franchetti è senatore conservatore, Salvatore Barzilai è eletto deputato per otto anni e fa parte della delegazione italiani. Ernesto Nathan è sindaco di Roma, Giuseppe Ottolenghi diventa istruttore del futuro Vittorio Emanuele III e viene nominato senatore e ministro della Guerra. L’Italia ha 50 generali ebrei.

Ebrei fascisti & ebrei oppositori Nella famosa riunione in piazza San Sepolcro fra i fondatori del fascismo ci sono anche cinque ebrei, ed è uno di loro a procurare la sala all’associazione industriali. Tra i “martiri fascisti” figurano tre ebrei. Più di 230 ebrei partecipano alla marcia su Roma. A Fiume con D’Annunzio ci sono ebrei. Guido Jung è eletto deputato fascista e viene nominato ministro delle Finanze. Maurizio Rava è nominato vicegovernatore della Libia, governatore della Somalia e generale della milizia fascista. Tanti altri ebrei contribuiscono all’affermazione del fascismo. Questo non significa che l’ebraismo italiano sposi la causa del fascismo. Mussolini deve fare i conti con l’opposizione di molti ebrei.

Il problema ebraico non esiste Nei primi anni Venti per il fascismo il problema ebraico non esiste, Mussolini non manca di corteggiare le comunità israelitiche: “In Italia non si fa assolutamente nessuna differenza fra ebrei e non ebrei, in tutti i campi, dalla religione, alla politica, alle armi, all’economia… la nuova Sionne, gli ebrei italiani, l’hanno qui, in questa nostra adorabile terra”. Molti zelanti gerarchi italiani filo-nazisti spulceranno alcuni vecchi discorsi di Mussolini. Nel novembre del ’23 Mussolini fa diramare un comunicato ufficiale in cui si legge:”S.E. ha dichiarato formalmente che il governo e il fascismo italiano non hanno mai inteso di fare e non fanno una politica antisemita, e che anzi deplora che si voglia sfruttare dai partiti antisemiti esteri ai loro fini il fascino che il fascismo esercita nel mondo”. Il duce fa approvare la Legge Falco sulle Comunità israelitiche. Con questa legge il fascismo vuole soltanto servirsi degli ebrei per la sua politica. Viene perciò aperto un Collegio rabbinico a Rodi; i consoli italiani fanno opera di persuasione perché gli ebrei italiani all’estero non rinunciano alla cittadinanza; si facilita l’iscrizione alle Università italiane. Il Collegio rabbinico da Firenze viene nuovamente trasferito a Roma. Il duce condanna il razzismo senza riserve, definendolo una “stupidaggine”. I profughi ebrei dalla Germania vengono accolti e il loro insediamento non è ostacolato dalle Autorità. La risposta delle comunità ebraiche è ottima

Comincia l'antisemitismo I primi germi dell’antisemitismo incominciano a manifestarsi dopo la conquista del potere da parte di Hitler. Appaiono i primi segni dell’antisemitismo che accusano gli ebrei di voler conquistare il potere mondiale. A Torino viene fondato il giornale La nostra bandiera, esponente dei buoni “cittadini italiani di religione israelitica”. Carlo Rosselli, in esilio a Parigi, fonda il movimento “Giustizia e libertà” e poi combatte nella guerra civile in Spagna. Dal ’34 è un crescendo di “segnali” antiebraici. La stampa ospita articoli razzisti, alcuni esponenti della Comunità ebraica vengono fustigati nella pubblica piazza. Mussolini , autonominatosi “protettore dell’Islam”, appoggia gli Arabi, inviando loro armi. Il Ministro degli esteri Galeazzo Ciano emana precise istruzioni affinché si eviti che funzionari ebrei della Farnesina siano incaricati di trattare con la Germania. Si tratta ancora di episodi limitati, non ancora di una scelta politica, infatti si registrano anche avvenimenti di segno opposto. Mussolini da’ il via libera alla creazione della sezione ebraica della scuola marittima di Civitavecchia. L’anno dopo diversi ebrei partecipano alla guerra d’Etiopia e alla guerra di Spagna. La guerra in Africa mette il Governo italiano in contatto coi 30 mila Falascia che vivono in Abissinia.

La situazione va nettamente peggiorando con l’avvicinamento del governo fascista a quello hitleriano, anche se Mussolini smentisce le voci di misure antisemite che il governo italiano andrebbe elaborando. Ne sono consapevoli i vertici delle comunità ebraiche. Viene pubblicato un coraggioso “Manifesto dei rabbini d’Italia ai loro fratelli”. Paolo Orano pubblica “Gli ebrei italiani”. In questo libro chiede agli ebrei di diventare in tutto e per tutto italiani, di tagliare i ponti con gli ebrei dei paesi liberal-democratici. Il giornale Regime fascista pubblica articoli razzisti. Altri giornali antisemiti vomitano insulti e calunnie contro gli ebrei.

La vista di Hitler e le leggi razziali Hitler viene a Roma per ricambiare la visita di Mussolini. Il mese dopo una delegazione di esperti tedeschi di razzismo viene in Italia per istruire funzionari italiani su questa pseudo-scienza; e due mesi dopo viene pubblicato il “Manifesto della razza”, in cui sostiene la teoria della purità della razza italiana, prettamente ariana, quindi gli ebrei sarebbero estranei e pericolosi. Il massimo consenso alla campagna razzista si manifesta tra gli intellettuali e i docenti universitari. Tutto ciò suscita scarsi dissensi. Uniche eccezioni di rilievo sono il filosofo Giovanni Gentile, lo scrittore Massimo Bontempelli, e il fondatore del futurismo Tommaso Marinetti. Contemporaneamente al “Manifesto della razza” viene lanciata un’edizione speciale dei “Protocolli”; e per sostenere e diffondere la teoria razziale, nuova per gli italiani, inizia le sue pubblicazioni una rivista: La difesa della razza.

La persecuzione degli Ebrei italiani Il periodo 1938-1943 è tragico per gli Ebrei italiani. In questi 6 anni vengono assoggettate alla persecuzione circa 51.100 persone, cioè poco più dell’un per mille della popolazione della penisola; i perseguitati sono in parte ebrei effettivi e in parte non-ebrei classificati “razza ebraica”.Molti illustrati docenti sono costretti all’esilio;altri costretti al silenzio e alla miseria,a da quegli istituti che anno creato,come Tullio Levi Cita,che si vede persino negare l’ingresso alla biblioteca del suo Istituto di Matematica dell’Università di Roma dal nuovo direttore,Francesco Severi.Gli episodi di violenza fisica da parte fascista sono per fortuna contenuti.Gli ebrei che anno la possibilità emigrano verso le Americhe,molti in Palestina.L’uno per mille di perseguitati si suicida.Nel 1939, Dante Almansi presidente dell’Unione Delle Comunità Ebraiche Italiane,è autorizzato dal governo a creare un’ organizzazione per assistere i rifugiati ebrei giunti in Italia da altre parti d’Europa . Conosciuta come Delasem: era Delegazione Assistenza Emigranti Ebrei. Tra il 1939 e il 1943 la Delasem aiuta oltre cinquemila rifugiati ebrei.

II guerra mondiale,la persecuzione si aggrava La politica razziale del fascismo dovrebbe concludersi con l’allontanamento di tutti gli ebrei dalla penisola. Mussolini decide l’espulsione della maggioranza degli ebrei stranieri e nel febbraio 1940 l’espulsione entro dieci anni degli ebrei italiani. Con la guerra il fascismo aggrava la persecuzione dei diritti, istituendo nel giugno 1940 l’internamento degli ebrei italiani giudicati maggiormente pericolosi e degli ebrei stranieri i cui paesi avevano una politica antiebraica. Campi di concentramento vengono aperti in ogni parte d’Italia. Ebrei vengono rinchiusi anche nelle prigioni delle maggiori città italiane, San Vittore a Milano, Marassi a Genova e Regina Coeli a Roma.Nel maggio 1942 gli israeliti sono precettati in servizi di lavoro forzato. Nel maggio-giugno 1943 vengono creati dei veri e propri campi di internamento e lavoro forzato per gli ebrei italiani. Il governo Badoglio rilascia i prigionieri ebrei, abroga le norme che prevedono il lavoro obbligatorio e i campi di internamento ma lascia in vigore le leggi razziali, che non sono revocate neppure dal Re. Badoglio scriverà “non era possibile, in quel momento, addivenire ad un palese abrogazione delle leggi razziali, senza porsi in violento urto coi tedeschi”.

L'occupazione tedesca Gli ebrei rifugiati al Sud tirano un sospiro di sollievo: la persecuzione è finita. Nel centro-nord, occupato dai tedeschi, la situazione degli ebrei si aggrava ulteriormente. Il 23 settembre il RSHA, la centrale di polizia tedesca, comunica che gli ebrei di cittadinanza italiana sono divenuti immediatamente assoggettabili alle “misure” in vigore per gli altri ebrei europei. Le proprietà ebraiche saranno sequestrate e assegnate alle vittime dei bombardamenti alleati. Una legge del 4 gennaio 1944 trasforma i sequestri in confische. Il 1° dicembre le autorità italiane cominciano ad arrestare gli ebrei e a internarli in campi provinciali;alla fine di quel mese iniziano a trasferirli nel campo nazionale di Fossoli. Nella “caccia agli ebrei”, i più accaniti sono i fascisti. E’ un fatto ormai accertato che gli ebrei deportati dopo l’ordine n°5, siano stati arrestati quasi tutti dalle autorità italiane. Il campo di Fossoli passa sotto il comando tedesco e il comandante italiano aveva assicurato che non avrebbe mai consegnato i suoi prigionieri ai nazisti, non mantiene le sue promesse.Il 15 marzo del ’44 Mussolini compie un ulteriore grave passo: istituisce un Ufficio per la razza e vi pone a capo il super-razzista Giovanni Preziosi che sostiene apertamente che il “primo compito” della Rsi è “quello di eliminare gli ebrei”. Gli ebrei vengono trasferiti nel campo di Bolzano-Gries. Dalla Risiera di San Sabba un numero alto di ebrei viene indirizzato a morte e lo stesso destino per 1805 ebrei di Rodi e Kos. Le SS ne catturano più di 200.

Le cifre della deportazione in Italia Gli ebrei arrestati e deportati nel nostro Paese furono 6807; gli arrestati e morti in Italia, 322; gli arrestati e scampati in Italia, 451. I nazisti inviavano alle autorità italiane, che tra i ministeri degli Interni tedesco e della Rsi ci fosse un accordo preciso: gli italiani avrebbero pensato alle ricerche domiciliari, agli arresti e alla traduzione nei campi di transito; i tedeschi alla deportazione e allo sterminio. I perseguitati che non vennero deportati o uccisi in Italia furono circa 35.000. Circa 500 di essi riuscirono a rifugiarsi nell’Italia meridionale; 5500-6000 riuscirono a rifugiarsi in Svizzera.

Papa Pio XII Pio XII(Eugenio Pacelli ) nacque a Roma nel 1876 da famiglia ricca,patrizia,romana. Dopo essersi laureato in teologia e ordinato sacerdote, fu chiamato alla congregazione in Stato Vaticano. Qui ebbe una rapida carriera con importanti incarichi: giuridici e politico-diplomatici. Nel 1917 fu consacrato arcivescovo, fu nominato da Benedetto XV nunzio apostolico in Baviera. Appena occupata la sua sede di Monaco si prodigò nell’assistenza ai prigionieri nei campi di concentramento e alle popolazioni colpite dal conflitto. Pio XII fu in prezioso lavoratore del pontefice e ebbe da Pio XI incarichi che lo fecero diventare primo segretario di Stato Vaticano. Il cardinale Pacelli dimostrò di essere rappresentante del Papa che aveva bollato le persecuzioni religiose del razzismo e lanciò il suo grido contro la “superstizione della razza e del sangue” e contro tutte le violenze e tutte le viltà criminali. Alla morte di Pio XI il conclave si riunì ed elesse Pacelli Papa.

Pio XII stava dedicando sull’ orizzonte europeo e che portò la sua prima allocuzione al mondo con la quale invitò i governi e i paesi alla pace.Falliti questi tentativi cercò di evitare le calamita della guerra all’ Italia, recandosi dal sovrano in visita solenne il 28 dicembre 1939. Oggetto di grandi polemiche è stato il concentramento tedesco, allo sterminio degli ebrei e dei prigionieri di guerra.La situazione della chiesa in questo periodo spiega la circospezione del pontefice.Pio XII svolse un’ importantissima opera di aiuti alle popolazioni colpite dal conflitto, ai profughi ,ai deportati, ai dispersi, sia utilizzando le risorse del Vaticano sollecitando le partecipazioni dei governi; la stessa città del Vaticano divenne rifugio ai perseguitati politici e razziali.Preoccupato per la sorte di Roma,Pio XII cercò fin dall’inizio del conflitto di ottenere dai belligeranti che la capitale italiana fosse considerata “città aperta”;ma gli alleati, rifiutarono la proposta e il 19 luglio e il 13 agosto 1943 Roma subì i primi bombardamenti.

Pio XII rifiutò di abbandonare la città accorse personalmente tra le macerie dove portò il proprio conforto e partecipò alla distribuzione di viveri. Pio XII dovette affrontare il problema dell’espansione del comunismo e quello della presenza della chiesa in ogni paese.Il comunismo già condannato da Pio XII in varie occasioni divenne ancora più preoccupante per il suo estendersi in tutta l’Europa orientale occupata dall’armata rossa e per le persecuzioni da esso attuate contro la chiesa cattolica.Particolare attenzione ha dedicato ha dedicato ai problemi della famiglia,dell’educazione dei figli,al fine primario del matrimonio ai problemi del mondo,del lavoro e alla proprietà privata.La sua energica e rigida concezione dei doveri del capo della chiesa,anche di fronte a un mondo che andava rapidamente cambiando.Gli Ebrei arrestati e deportati nel nostro paese furono 6807 gli arrestati e morti in Italia 322, gli arrestati e scampati in Italia 451.