Capaci di annunciare dialogando con rispetto Gazzadina, 4 aprile 2011

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Transcript della presentazione:

Capaci di annunciare dialogando con rispetto Gazzadina, 4 aprile 2011 Nello Spirito di Assisi: Capaci di annunciare dialogando con rispetto Gazzadina, 4 aprile 2011 Fr. Francesco Patton ofm

Signore, fa’ di me uno strumento 1. Preghiera iniziale Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace: dove è odio, ch’io porti l’amore, dove è offesa, ch’io porti il perdono, dove è discordia, ch’io porti l’unione, dove è dubbio, ch’io porti la fede, dove è errore, ch’io porti la verità, dove è disperazione, ch’io porti la speranza, dove è tristezza, ch’io porti la gioia, dove sono le tenebre, ch’io porti la luce.

Maestro, fa’ che io non miri tanto: ad essere consolato, quanto a consolare, ad essere compreso, quanto a comprendere, ad essere amato, quanto ad amare: poiché donando si riceve, perdonando si è perdonati, morendo si risuscita a vita eterna.

2. Che cos’è lo “Spirito di Assisi”? L’ espressione è legata all’avvenimento del 27 ottobre 1986, quando Giovanni Paolo II invitò tutti i capi delle confessioni cristiane e delle religioni mondiali ad Assisi a pregare per la pace.

“Il trovarsi insieme di tanti capi religiosi per pregare è di per sé un invito oggi al mondo a diventare consapevole che esiste un’altra dimensione della pace e un altro modo di promuoverla, che non è il risultato di negoziati, di compromessi politici o di mercanteggiamenti economici, ma il risultato della preghiera, che, pur nella diversità di religioni, esprime una relazione con un potere supremo che sorpassa le nostre capacità umane da sole. Noi veniamo da lontano non solo, per molti di noi, a motivo di distanze geografiche, ma soprattutto a causa delle nostre origini storiche e spirituali”. Giovanni Paolo II

“Questa Giornata è perciò un giorno destinato alla preghiera e a ciò che accompagna la preghiera nelle nostre tradizioni religiose: silenzio, pellegrinaggio e digiuno. Non prenderemo alcun pasto, e in questo modo diverremo più coscienti del bisogno universale di penitenza e di trasformazione interiore. Le nostre tradizioni sono molte e varie, e riflettono il desiderio di uomini e donne lungo il corso dei secoli di entrare in relazione con l’Essere Assoluto. La preghiera comporta da parte nostra la conversione del cuore. Vuol dire approfondire la nostra percezione della Realtà ultima. Questa è la stessa ragione per cui noi siamo convenuti in questo luogo”. Giovanni Paolo II

Lo Spirito di Assisi è un’ “Esperienza di incontro tra pellegrini credenti che si sono lasciati guidare dallo Spirito”. Mette in luce il valore della preghiera come premessa al dialogo, all’annuncio, alla costruzione della pace. Sottolinea che è possibile assistere con atteggiamento rispettoso allo sforzo supremo di altri uomini e donne che cercano Dio nella fede e nella preghiera. L’alternativa allo Spirito di Assisi, per il presente e per il futuro prossimo, è tragica, è lo scontro anziché l’incontro.

3. Un precedente di otto secoli fa L’ incontro di san Francesco col Sultano Nel mese di giugno 1219 Francesco s’imbarca per l’Oriente e giunge a Damietta, dove incontra pacificamente il sultano d’Egitto Melek-el-Kamel.

Dialogare con chi ha una fede diversa L’ incontro col Sultano (cfr ConcTS 2-3: FF 2236-7) Arrivati nell’accampamento dei saraceni, [Francesco e il suo compagno] furono introdotti alla presenza del sultano. Questi insisteva a chiedere se avevano un incarico di ambasceria oppure volessero farsi saraceni. Ma essi risposero: «Noi siamo ambasciatori del Signore nostro Gesù Cristo, e siamo venuti per salvare le anime, pronti a dimostrare con argomenti irrefutabili che nessuno può salvarsi se non mediante l’osservanza della legge cristiana». E si dichiaravano disposti a subire la morte per questa fede. Il sultano, che era uomo mite di cuore, li ascoltò con bontà. Poi convocò un’adunanza dei suoi capi religiosi, di altri periti nella sua legge e di capi del suo esercito.

Ma appena ebbe esposto il motivo di quella convocazione, uno di loro, a nome di tutti, rispose: «Molto imprudentemente ha agito colui che era tenuto a essere il difensore della nostra legge e doveva rispondere con la spada della vendetta contro gli avversari di essa, e invece ha sopportato di concedere udienza a dei profanatori della legge, davanti a tante persone». Ciò detto, lo scongiurarono, in forza della sua legge, a condannarli a morte. E se ne andarono. Ma il sultano disse ai cristiani: «Non sia mai ch’io condanni a morte voi che siete venuti per la mia vita!». E assicurò di affidar loro grandi ricchezze, se volevano rimanere con lui, e fece mettere davanti a loro lingotti d’oro e d’argento; ma essi rifiutarono ogni cosa, protestando che erano venuti non a cercare i beni materiali, ma quelli spirituali. E, accettata una scorta dal sultano, ritornarono nell’accampamento cristiano.

4. Quali sono stati allora i frutti di quell’incontro? L’incontro con il Sultano porterà san Francesco: a elaborare quel “metodo” di testimonianza-annuncio che abbiamo visto la volta scorsa: “Il primo modo è che… l’altro modo…” Rnb XVI FF 43-44; a riaffermare con forza l’annuncio che il Dio unico e onnipotente si è manifestato per noi nel suo Figlio, e che davanti a Lui che per noi ha versato il suo sangue siamo chiamati a esprimere la nostra adorazione “proni a terra” (LOrd FF215-216); a proporre ai governanti ogni sera un segno che richiami il popolo alla lode e al ringraziamento, da cui si svilupperà la pratica del suono delle campane per l’Angelus (Lrp FF 213).

5. Quali possono essere oggi i frutti dell’incontro? Che cosa ci fa riscoprire l’Islam? Il senso di appartenenza a un comunità di fede; La serietà dei “segni” quali il digiuno, la preghiera pubblica, il pellegrinaggio; Che la pratica religiosa non è solo per le donne; …… Che cosa ci fanno riscoprire le religioni dell’Oriente? Il valore dell’interiorità, del silenzio, della meditazione; L’importanza dell’ascesi e della disciplina spirituale;

Che cosa può scoprire l’Islam incontrando noi cristiani? Il valore della scelta di fede nella libertà personale; L’amore alla persona che è più importante della legge; La dignità della donna; …… Che cosa può scoprire chi pratica le religioni dell’Oriente incontrando noi cristiani? L’unità che esiste tra spirituale e corporale; L’uguale dignità delle persone; Che la ricerca religiosa trova il proprio sbocco nella scoperta di un Tu;

Che cosa scoprono – purtroppo e di fatto – i fedeli dell ’Islam e delle religioni orientali incontrando noi cristiani?

6. Tutto questo cosa suggerisce al nostro modo di testimoniare? Tanto nella missione ad gentes/inter gentes quanto nella testimonianza che siamo chiamati a vivere qui da noi oggi: non esiste più missione che prescinda dal dialogo con le culture e le tradizioni religiose, ma al tempo stesso non c’è missione cristiana senza la convinzione che Gesù Cristo è il nostro salvatore e l’unico salvatore dell’umanità intera, Colui che ricapitola anche le aspirazioni più profonde di tutte le culture e religioni; proporre Gesù Cristo alla libera adesione delle persone non è perciò una violenza ma il più grande atto d’amore per la nostra umanità.

“In relazione all’ultima preghiera, quella cristiana, nella serie che abbiamo ascoltato, professo di nuovo la mia convinzione, condivisa da tutti i cristiani, che in Gesù Cristo, quale Salvatore di tutti, è da ricercare la vera pace, “pace a coloro che sono lontani e pace a quelli che sono vicini” (Ef 2, 17). La sua nascita fu salutata dal canto degli angeli: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace agli uomini che egli ama” (Lc 2, 14). Predicò l’amore tra tutti, anche tra i nemici, proclamò beati quelli che operano per la pace (cf. Mt 5, 9) e mediante la morte e la risurrezione ha portato riconciliazione tra cielo e terra (cf. Col 1, 20). Per usare un’espressione di san Paolo apostolo: “Egli è la nostra pace” (Ef 2,14)”. Giovanni Paolo II

Come cristiani siamo chiamati a fare il possibile perché l’incontro avvenga nel rispetto e nella conoscenza reciproca altrimenti nel presente e nel futuro prevarranno modelli di relazione basati su: l’ignoranza e l’indifferenza reciproca, la giustapposizione di persone e comunità che non si conoscono in profondo, l’integrazione intesa come assimilazione e omologazione, senza il rispetto dell’identità altrui, lo scontro, prima o poi, violento.

7. Testimoniare la qualità trascendente della pace “Per la prima volta nella storia ci siamo riuniti da ogni parte, chiese cristiane e comunità ecclesiali e religioni mondiali, in questo luogo sacro dedicato a san Francesco per testimoniare davanti al mondo, ciascuno secondo la propria convinzione, la qualità trascendente della pace. La forma e il contenuto delle nostre preghiere sono molto differenti, come abbiamo visto, e non è possibile ridurle a un genere di comune denominatore”.

“Sì, mentre abbiamo digiunato, abbiamo tenuto presenti le sofferenze che guerre insensate hanno procurato e tuttora procurano all’umanità. Per questo abbiamo cercato di essere spiritualmente vicini ai milioni di persone vittime della fame in tutto il mondo”.

“Mentre camminavamo in silenzio, abbiamo riflettuto sul sentiero che l’umanità sta percorrendo: sia nell’ostilità, se manchiamo di accettarci vicendevolmente nell’amore, sia compiendo un viaggio comune verso il nostro alto destino, se comprendiamo che gli altri sono nostri fratelli e sorelle. Il fatto stesso che siamo venuti ad Assisi da varie parti del mondo è in se stesso un segno di questo sentiero comune che l’umanità è chiamata a percorrere. Sia che impariamo a camminare assieme in pace e armonia, sia che ci estraniamo a questa vicenda e roviniamo noi stessi e gli altri”.

“Speriamo che questo pellegrinaggio ad Assisi ci abbia insegnato di nuovo ad essere coscienti della comune origine e del comune destino dell’umanità. Cerchiamo di vedere in esso un’anticipazione di ciò che Dio vorrebbe che fosse lo sviluppo storico dell’umanità: un viaggio fraterno nel quale ci accompagniamo gli uni gli altri verso la meta trascendente che egli stabilisce per noi”. Giovanni Paolo II

8. Per meditare e condividere Quale esperienza ho di vivere l’evangelizzazione, l’annuncio, la testimonianza a partire dall’esperienza del dialogo e dell’incontro con chi ha convinzioni religiose diverse dalle mie? Quali difficoltà e quali esperienze positive? Cosa può voler dire vivere nello stile dello Spirito di Assisi il mio impegno missionario nei vari ambienti di vita che mi trovo a frequentare e in cui mi inserisco?

9. Per la preghiera finale Preghiera a San Francesco di Giovanni Paolo II Tu che hai tanto avvicinato il Cristo alla tua epoca, aiutaci ad avvicinare il Cristo alla nostra epoca, ai nostri difficili e critici tempi. Aiutaci! Questi tempi attendono Cristo con grandissima ansia. Non saranno tempi che ci prepareranno ad una rinascita in Cristo, ad un nuovo Avvento?

Noi, ogni giorno, nella preghiera eucaristica esprimiamo la nostra attesa, rivolta a lui solo, nostro Redentore e Salvatore, a lui che è compimento della storia dell’uomo e del mondo. Aiutaci, san Francesco d’Assisi, ad avvicinare alla Chiesa e al mondo di oggi il Cristo. Tu, che hai portato nel tuo cuore le vicissitudini dei tuoi contemporanei, aiutaci, col cuore vicino al cuore del Redentore, ad abbracciare le vicende degli uomini della nostra epoca:

i difficili problemi sociali, economici, politici, i problemi della cultura e della civiltà contemporanea, tutte le sofferenze dell’uomo di oggi, i suoi dubbi, le sue negazioni, i suoi sbandamenti, le sue tensioni, i suoi complessi, le sue inquietudini… Aiutaci a tradurre tutto ciò in semplice e fruttifero linguaggio del Vangelo. Aiutaci a risolvere tutto in chiave evangelica, affinché Cristo possa essere “Via – Verità – Vita” per l’uomo del nostro tempo. Amen.