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Goldstein Lo scopo della relazione d’aiuto che l’assistente sociale instaura con l’utente è quello di fargli raggiungere un maggiore livello di autostima, di autonomia, di senso di responsabilità sostenendo un processo di cambiamento nel suo modo di percepire la realtà, di viverla sul piano emotivo, di reagirvi sul piano comportamentale in modo che attraverso anche un uso adeguato delle risorse istituzionali e comunitarie, alle quali l’assistente sociale facilita l’accesso, sia possibile ottenere un cambiamento della situazione socio – ambientale e delle relazioni interpersonali che la connotano.

Goldstein L’obiettivo del servizio sociale quindi non è tanto quello di curare una patologia individuale o sociale, quanto quello di sostenere nell’utente un processo di apprendimento di modi diversi di pensare, sentire, agire, che rendano più adeguati e funzionali i suoi sforzi per affrontare e risolvere la sua situazione/problema, anche con il supporto di tutte le risorse materiali ed immateriali che l’assistente sociale può riuscire ad attivare in rapporto al progetto di aiuto che ha fatto con l’utente stesso e che entrambi sono volti a realizzare.

Il processo di aiuto del servizio sociale, in questa ottica, si realizza quindi a diversi livelli: sul piano razionale – emotivo, cercando di ottenere un cambiamento nel modo di percepirsi da parte dell’utente, nel modo di percepire la realtà con le difficoltà e i problemi (…) sul piano comportamentale, sostenendo l’utente nell’adempimento di determinati compiti che servono a realizzare il progetto di soluzione dei problemi definito e concordato insieme (…) sul piano organizzativo – promozionale, lavorando sulle risorse istituzionali, sulle reti sociali, sulle forze ambientali positive per coinvolgerle intorno al progetto formulato, costituendo un set di aiuto in grado di sostenere l’utente nel processo di cambiamento personale e relazionale (…) Howard Goldstein, Il modello cognitivo umanistico nel servizio sociale, Roma, Astrolabio, 1988, p. 21

Lerma Per processo di aiuto intendiamo l’azione teoricamente fondata, metodologicamente ordinata, attraverso cui gli operatori, collocati nel contesto dei servizi sociali, rispondono ai bisogni singoli e collettivi dell’utenza attivando le proprie competenze professionali, le risorse istituzionali, le risorse personali, familiari dei richiedenti. Lo scopo fondamentale è di produrre un cambiamento nel modo di valutare e di affrontare i problemi, di prevenire la cronicizzazione del bisogno, di promuovere iniziative di solidarietà sociale.

Lerma Il termine processo indica non solo il susseguirsi nel tempo di operazioni tecniche o di interventi, ma più precisamente la graduale costruzione di un contesto interpersonale in cui l’articolazione di varie competenze professionali, l’accesso alle risorse, l’uso del rapporto professionale diventano strumento di cambiamento. Il termine aiuto va inteso oltre che nel senso di azione diretta all’utenza, nella più ampia accezione di programmazione e gestione dei servizi giacchè il processo di aiuto non si colloca al di fuori di un’organizzazione, ma si attua nell’interazione tra operatori, utenza, servizi.

Nell’affrontare il processo di aiuto nelle sue varie fasi metodologiche diamo particolare rilievo agli aspetti pragmatici di tale rapporto e quindi sottolineiamo i fenomeni relazionali propri dell’incontro tra diversi soggetti con proprie percezioni ed aspettative che influiscono sulla valutazione dei problemi, sul tipo e la modalità di intervento e sulla stessa gestione del ruolo dell’operatore. Milena Lerma, Metodo e tecniche del processo di aiuto, Roma, Astrolabio, 1992, p. 91

Dal Pra Ponticelli L’intervento del servizio sociale si può definire come un processo di aiuto messo in atto da un professionista collocato nel contesto di un sistema organizzato di servizi, per lo più di tipo pubblico, rivolto a singoli, gruppi, soggetti collettivi, teso ad attivare un “cambiamento” sia nel modo di porsi dei singoli, dei gruppi e collettività di fronte ai problemi che li riguardano o dei quali intendono farsi carico, sia nel rapporto fra esigenze evidenziate e risposte personali, collettive, istituzionali da attivare o già disponibili.

Dal Pra Ponticelli Il processo di aiuto del servizio sociale si pone anzitutto come obiettivo quello di aiutare l’individuo, il gruppo o la collettività ad utilizzare in modo più appropriato le risorse necessarie per risolvere il proprio stato di bisogno; risorse che sono innanzitutto personali (la propria capacità di reagire e di affrontare i problemi) ma anche ambientali - familiari (la capacità di entrare in contatto e di utilizzare le reti naturali di solidarietà sociali e di aiuto) e sociali (le risorse istituzionali o collettive organizzate in servizi, strutture, prestazioni).

Dal Pra Ponticelli La relazione professionale attraverso cui si attua il processo di aiuto tende a sostenere la persona, il gruppo, la collettività nello sforzo per capire meglio la propria situazione, per vedere se esistono risorse da utilizzare, come attivarle, entrarvi in contatto, utilizzarle. Si tratta quindi di un processo di “cambiamento” a livello razionale-emotivo che porta ad una gestalt diversa della situazione e sviluppa la capacità di reazione e di iniziativa dell’utente in modo da stimolarlo a ritrovare la propria capacità di compiere azioni (…) che servano a rimuovere le cause della situazione di disagio.

Dal Pra Ponticelli Il servizio sociale parte dal presupposto che le persone non reagiscano solo meccanicamente alle influenze ambientali ma riescano ad incidere attivamente su di esse e a trasformarle; il concetto di adattamento nel servizio sociale va inteso pertanto non in senso deterministico. (…)[il] processo di aiuto (…) pur avendo anche esiti di tipo terapeutico è soprattutto “educativo” (si tratta cioè di un processo di apprendimento sociale). (…) è un aiuto al sistema utente per lo sviluppo di capacità per attuare un processo di soluzione dei problemi e di presa di decisioni.

La (…) attuazione del piano [d’intervento] si concretizza in una serie di compiti che devono essere eseguiti dal sistema utente mentre l’assistente sociale si pone al suo fianco nel ruolo di mediatore, facilitatore […] svolgendo compiti di sostegno, chiarificazione, aiuto per la sperimentazione di nuovi comportamenti, attivazione e gestione di risorse istituzionali e collettive, ecc M. Dal Pra Ponticelli, Problemi di definizione e riferimenti teorici, in Il servizio sociale come processo di aiuto, Franco Angeli, Milano, 1993, p. 19-25

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