I Principi dell’etica personalista

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Transcript della presentazione:

I Principi dell’etica personalista RAFFAELE SINNO Docente di bioetica ISSR di Benevento- Facoltà Teologica Italia Meridionale Docente di bioetica Master in Bioetica Università degli Studi di Bari

La Nascita della bioetica Van Rensselaer Potter scrive un articolo nel 1970 dal titolo: "Bioethics: the Since of Survival “.

Nel 1971 lo stesso autore scrive il testo che dà avvio alla bioetica contemporanea dal titolo : " Bioethics: the Bridge of future.”

I grandi passi della medicina (Rianimazione; Trapianti; Fecondazione artificiale; Diagnosi prenatale;Genetica) pongono l’uomo di fronte a nuove possibilità e nuovi dilemmi. La scienza sperimentale amplia lo spettro di possibilità nell’ambito della cura e della manipolazione dell’uomo, divenendo sempre più “arte del possibile”. Le nuove possibilità portano dei rischi, sollevano degli interrogativi, richiedono responsabilità

Non tutto ciò che è tecnicamente possibile è di per sé moralmente accettabile.

bioetica è stata influenzata da C.H. Waddington autore del volume Potter dichiara che la sua idea di bioetica è stata influenzata da C.H. Waddington autore del volume “The Ethical Animal”.

Scrive Potter di Waddington: “ Un bioeticista prima che la parola fosse inventata, un uomo spinto dall’esigenza di sviluppare una teoria etica alla luce del sapere biologico, puntando ad un obiettivo simile al mio”.

Una Sapienza biologicamente fondata. Biological wisdom

Che cosa è bene fare? Cosa scegliere? Quali principi etici?

Nel 1958 un altro autore pubblica un articolo che influenzerà molto V.R. Potter. L’autore e’ Th. Dobzhansky e l’articolo si intitola Evolution at Work”.

Quest’autore elabora tre idee che verranno riprese e elaborate da Potter.

Nessuna legge biologica può assicurarci Le tre idee sono : Nessuna legge biologica può assicurarci che le nostre specie continueranno ad esistere.

2. La specie umana è il solo prodotto dell’evoluzione che sa come s’evoluta e continuerà ad evolversi.

3. È compito della scienza trovare programmi per individuare quegli “ sviluppi dell’evoluzione che la natura non ha fornito”.

v Scienza che guarda al futuro; v Globalità. I capisaldi di questa nuova disciplina sono v  L’interdisciplinarietà;   v  Scienza che guarda al futuro; v  Globalità.

tra diversi campi del sapere. L’INTERDISCIPLINARIETÀ. Si pone come un ponte che si getta tra diversi campi del sapere.

delle future generazioni. SCIENZA CHE GUARDA AL FUTURO. I temi che tratta riguardano i destini delle future generazioni.

SCIENZA DELLA GLOBALITÀ. Non s’interessa solo della salute o degli aspetti biofisici umani, ma volge lo sguardo sui destini della biosfera, sui rapporti tra uomo e cosmo, tra ambiente e cultura.  

I capisaldi della bioetica sono racchiusi nel “Credo bioetico”, che Potter indica in “ The bridge of future”.

Credo : Accetto il bisogno di una terapia d’urto in un mondo affetto da crisi.

Impegno : Lavorerò con altri per migliorare la formulazione delle mie convinzioni, per sviluppare ulteriori credo, e per l’unione di un movimento mondiale che renda possibile la sopravvivenza ed un migliorato sviluppo della specie umana in armonia con l’ambiente naturale.

2. Credo : Accetto il fatto che la futura sopravvivenza e lo sviluppo dell’umanità, da un punto di vista sia culturale che biologico siano fortemente condizionati dalle attuali attività e progetti dell’uomo.

Impegno: Cercherò di vivere la mia propria vita e d’influenzare la vita degli altri in modo da promuovere l’evoluzione di un mondo migliore per le future generazioni dell’umanità, e cercherò di evitare azioni che metterebbero a repentaglio il loro futuro .

3. Credo : Accetto l’unicità di ciascun individuo ed il suo bisogno istintivo di contribuire al miglioramento di una più larga parte della società in un modo che sia compatibile con i bisogni a lunga scadenza dell’umanità.

Impegno : Cercherò di dare ascolto al punto di vista ragionato di altri, che facciano parte di una maggioranza o di una minoranza , e cercherò di riconoscere il ruolo del coinvolgimento emotivo nella produzione di un’azione efficace.

4. Credo : Accetto l’inevitabilità’ di sofferenze umane che debbano risultare dal disordine naturale nelle creature biologiche e nel mondo fisico, ma non accetto passivamente la sofferenza che derivi dall’inumanità dell’uomo verso altri uomini.

Impegno : Tenterò di far fronte ai miei problemi con dignità e coraggio, tenterò di dare assistenza ai miei simili quando siano afflitti, e lavorerò con lo scopo di eliminare, nel loro complesso, le sofferenze inutili del genere umano.

5. Credo : Accetto il carattere definitivo della morte come necessaria parte della vita. Affermo la mia venerazione per la vita, il mio credo nella fratellanza dell’uomo ed il mio credo in un obbligo verso le future generazioni dell’uomo.

Impegno : Tenterò di vivere in un modo che possa giovare alla vita dei miei simili, ora e nel tempo a venire, e di essere ricordato con favore da coloro che verranno dopo di me.

della sperimentazione medica”. IL SISTEMA DEI PRINCIPI.   Tra il 1974 e il 1978 la “National Commission for the protection of Human Subjects of Biomedical and Behavioral Research”, indicava quali dovevano essere i principi etici regolatori della sperimentazione medica”.

Agli inizi degli anni 80’ il “Belmont Report“, integrava e sintetizzava altri documenti in merito e indicava un’organica impostazione del modello etico che fu definito “dei principi”.

I I principi etici applicati al contesto della sperimentazione clinica.

Principio del rispetto dell’Autonomia per i soggetti coinvolti nella sperimentazione.

Principio della Beneficialità delle procedure.

Principio di Giustizia legato alla fase di sperimentazione e di verifica a distanza dei soggetti arruolati.

Nel 1979 due autori T. L. Beauchamp e Childress, nel loro lavoro “Principles of biomedical ethics”, oltre ad una definitiva sistemazione dei principi introducono il dilemma del rapporto tra doveri e conseguenze, tra la decisione e la deduzione etica.

Il Sistema dei Principi prevede tre cardini etici di riferimento.

PRINCIPIO DI AUTONOMIA. Vale a dire l’esigenza di libertà delle persone che sono in gioco nel rapporto etico.

PRINCIPIO DI AUTONOMIA   Il cardine di questo principio è che il soggetto può decidere liberamente di accettare , o no, qualsivoglia azione in campo sanitario e in generale nel rapporto etico, in ragione della sua capacità di far fronte autonomamente ai problemi personali.

La teoria dell’autonomia considera diversi capisaldi :   Autodecisione;   Diritto di libertà;   Diritto di riservatezza; Capacità razionale di una scelta.

La comunità etica- sociale; Se il soggetto non è in grado di scegliere , chi decide?   La famiglia; Il Tutore legale; La comunità etica- sociale; La norma etica vigente?

I LIMITI DEL MODELLO DELL’AUTONOMIA

ll modello contrattualistico si basa sull’esatta ll modello contrattualistico si basa sull’esatta convinzione che ogni relazione possa esaurisrsi in una sorta di patto.

Il contrattualismo di H.T. Engelhardt

“Il pluralismo morale è una realtà di fatto e e di principio”

non crescite conoscitive interpersonali. Fondare la relazione sul rapporto costi benefici determina tensioni e crisi, non crescite conoscitive interpersonali.

Puntare esclusivamente sui diritti, senza tenere conto dei doveri, comporta la rinuncia al raggiungimento delle mete.

Il modello contrattuale è veramente legalista, volendo risolvere con delle norme, questioni di principio.

H.T. Engelhardt risponde a queste critiche con i seguenti punti: con la forza etica e razionale; con la conversione di una parte alle posizioni dell’altra; 3. con la verifica di una corretta concezione razionale

Un rapporto etico, oltre che umano, non può essere risolto o condotto esclusivamente su di un contratto di forza. Ciò genera rassegnazione, pessimismo, e annulla ogni libera decisione umana.

PRINCIPIO DI BENEFICIALITÀ. Inteso come obbligo di “primun non nocere”, in pratica ogni azione per promuovere il bene.

Questa visione è, tuttavia, riduttiva del concetto di beneficenza, poiché tiene conto solo delle motivazioni e non degli obiettivi.  

Operare un bilancio tra costi e benefici . i Il principio del bene si fonda su quattro aspetti analitici che sono:   Prevenire il male ;   Rimuovere il male;   Promuovere il bene; Operare un bilancio tra costi e benefici .

PRINCIPIO DI GIUSTIZIA. Trattare tutti senza discriminazione di sorta.

PRINCIPIO DI GIUSTIZIA   Nel mondo sanitario “Giustizia” significa assicurare trattamenti che scientificamente siano ritenuti validi e applicati nella loro interezza.

La giustizia deve riguardare, in bioetica, non la semplice “ pari opportunità”, ma il rispetto della diversità costitutiva del corpo altrui.

Il fulcro di tale principio è quello che si deve passare dalla semplice azione virtuosa ad obbligo morale, ciò comporta un rapporto sincrono tra i soggetti in gioco.

Quale giustizia?   Una giustizia che si deve trasformare in Solidarietà. “ Non si può essere giusti se non solidali e non solidali se non motivati dalla giustizia “ ( F. Bellino).

Che cosa significa Principio ?

In un primo caso significa il fondamento di una teoria etica o di un percorso razionale.

Un secondo significato, al plurale I Principi, una serie di norme in base alle quali si esprime un giudizio morale in relazione a ciò che è giusto oppure sbagliato.

Due sono i versanti d’applicazione etica, e i modi di intendere i principi.   Un modello decisionista; Un modello deduzionista.

a che cosa”, si domanda Engelhardt. MODELLO DECISIONISTA.   “ Che cosa significa decidere? E in conformità a che cosa”, si domanda Engelhardt.

cose che dipendono da noi. La domanda è, aristotelicamente parlando, un’appetizione deliberata che concerne cose che dipendono da noi.  

Per la visione esistenzialista decidere è : “Il tacito e angoscioso autoprogettarsi sul proprio essere consapevole”. (Sein un Zeit).

Decidere in etica significa applicare al contesto il proprio sistema, un progetto già fondato. Costruire una metaetica.

MODELLO DEDUZIONISTA.   La deduzione è un rapporto per il quale una conclusione deriva da più premesse. In filosofia la deduzione è stato il terreno di confronto di diverse teorie dal sillogismo classico (aristotelico), alla logica contemporanea. In altri termini, se la derivazione doveva essere realizzata da un ragionamento che andava dall’universale al particolare o viceversa.

Ogni deduzione ha: Una derivazione; Una conseguenza.

La derivazione è una serie infinita di enunciati, in cui ogni passo è definito da una successione logica ma non derivabile dall’intera catena di derivazioni . (Carnap).

La conseguenza è anche detta implicazione La conseguenza è anche detta implicazione. In altri termini, significa un enunciato che ne implica un altro, secondo leggi di necessità.

Sia la decisione che la deduzione, non considerano che ogni esperienza umana ha in sé delle funzioni integrate e complesse.* *R. Sinno, Confronti fondativi in bioetica. La vita tra sacralità e qualità, Levante, Bari 2002.  

Nasce nell’azione etica, indagata dalla bioetica, la questione se utilizzare un sistema già fondato nelle sue premesse, oppure effettuare una valutazione che dipenda dal singolo caso.

Bisogna ancorarsi ad un sistema di principi statici o rimanere nella situazione particolare, senza essere in grado di costruire un sistema di riferimento?

Nel contesto umano, e nelle situazioni pratiche, è noto che i principi sono insufficienti a rispondere alle domande “complesse”, e spesso sono in conflittualità tra loro.

Autonomia, giustizia e beneficialità trovano terreno di scontro in moltissime situazioni: nelle problematiche d’inizio e fine vita; nella gestione delle politiche sanitarie; nell’applicabilità dell’allocazione delle risorse.

LE CRITICHE AL MODELLO PRINCIPIALISTA

Questi principi hanno una logica fine a se stessi, non risolvono i conflitti né da un punto di vista pratico, né teorico.

Creano una collezione di casi concreti, un’antologia casistica senza riuscire ad integrare decisionismo e deduzionismo che sono entrambi presenti nel gioco etico.

Emerge un dato essenziale in questo modello: il relativismo etico.

E’ assente la reciprocità tra principi , la tensione per un confronto etico consapevole nei diversi contesti umani e sociali.

E’ necessario, invece, che nel dinamico incontro tra principi, l’aspetto deontologico, quello etico-morale, e gli aspetti più squisitamente scientifici, necessitino di un’organica collaborazione, una relazione costante alle esigenze umane.

Se i principi fondamentali da rispettare sono quelli ineludibili, insostituibili, fondamentali, quando essi entrano in conflitto, quale riteniamo meno importante: la libertà del soggetto, il bene presunto, o il rapporto di giustizia con gli altri esseri o con la società ?  

La risposta del principialismo è nell’applicare il sistema del DOVERE PRIMA FACIE.  

Per ovviare alle critiche mosse da più parti lo stesso Beauchamp suddivise i principi Prima Facie in due classi :     Prima Facie duties;    Actual duties.

I Prima Facie duties corrispondono ai principi generali, mentre gli Actual duties a quelli del contesto particolare.   In realtà questa risposta non ha eliminato le critiche al modello principialista.

Una critica che si muove a questa soluzione è la seguente : “Nel confronto tra principi ognuno di essi applica un concetto di bene per l’uomo, e la sintesi non può essere data dalla semplice sommazione o sottrazione d’effetti“.

Che cosa è bene fare? Cosa scegliere? Quali principi etici?

Per ovviare a queste difficoltà in bioetica è stato proposto il modello etico del Personalismo.

IL PLURALISMO ETICO: Antropologia di riferimento; Chi è la persona umana? Che cosa significa la dignità di essa?

LA FONDAZIONE DEL GIUDIZIO ETICO: La giustificazione di una scelta; La Gerarchia di valori da attribuire nella scelta.

A quali valori occorre riferirsi per fondare il giudizio etico su ciò che è lecito e ciò che lecito non è?

Nel corso dei secoli si sono confrontati due sistemi di riferimenti etici : IL Cognitivismo etico; IL non Cognitivismo etico.

Il Cognitivismo considera la possibilità di fondare razionalmente e oggettivamente le norme morali.

Il Non Cognitivismo afferma che i valori non possono essere oggetti di conoscenza.

I CARDINI DEL NON COGNITIVISMO.

La “legge di Hume” e la fallacia naturalistica: Non è legittimo ricavare una norma (e quindi un imperativo, un dover essere) da un fatto.

Empirismo e neo-empirismo: Soltanto gli enunciati descrittivi (e non quelli prescrittivi) possono essere veri o falsi.

I fatti sono conoscibili, descrivibili con il verbo all’indicativo (is), e sono dimostrabili scientificamente (verificazione – falsificazione).

I valori e le norme morali sono semplicemente presupposti e danno luogo a giudizi prescrittivi (ought) indimostrabili. Non è possibile dedurre direttamente dalla descrizione dei fatti empirici delle norme morali. E’ indebito il passaggio dal “IS” al “OUGHT”, dal ”essere” al “dover essere”.

Questo percorso nega la Metafisica , che dobbiamo invece rileggere come percorso di riconciliazione tra essere e dovere essere.

Il Personalismo tenta di superare questa apparente inconciliabilità e propone il passaggio dall’ essere al dovere essere.

Propone un finalismo non gerarchicamente imposto, al contrario un livello di passaggio e ricerca dalla quantità alla qualità dell’essere, che si evidenzia nella manifestazione nel suo esistere.

Che cosa è la Persona ? Chi è la Persona ?

La persona è Identificazione di un identità, un’ attribuzione di identificazione.

Tre sono i piani d’indagine del concetto di persona, in relazione alla riflessione della bioetica contemporanea.

IL Superamento del livello biologico e la considerazione dei suoi limiti.

2.Lo Studio inferenziale della persona.

3. La Costitutività ontologica della persona.

L’aspetto biologico non può prescindere dalla idea che il “ sensismo”, e il suo corrispettivo giuridico che è l’utilitarismo, negano il concetto di persona ritenendolo susseguente, non necessario.

Il Biologismo nella ricerca di una radice comune a tutti gli esseri viventi azzera (riduzionismo) le gradualità ontologiche, che sono un’ evidenza (un fatto e un valore) di per sé scientifica, oltre che etica.

ontologica, al contrario si evidenzia un Nella riaffermazione delle differenze non è implicita la dichiarazione di una sopraffazione ontologica, al contrario si evidenzia un percorso comune naturale, in cui la titolarità non è solo dipendente da un maggiore o minore grading di razionalità referenziale .

All’interno del panorama bioetico esistono due punti di analisi e di prospettive per quello che concerne la Persona.

La prima si definisce Ontologica ossia contestuale al suo stesso Essere – persona.

Il suo obiettivo è una ricerca sostanziale prima che attualistica del suo essere persona.

La scuola ontologica ricerca un percorso in cui l’atto empirico del divenire persona è solo un punto di partenza contestuale, e offre spunti di argomentazione razionali che suggeriscono gradi di adesione all’ essere - Persona .

La scuola Ontologica si oppone alla posizione Funzionalistica – Attualistica.

La corrente di pensiero attualistica-funzionalista ritiene che la persona sussiste nella manifestazione dei suoi atti, nella valutazione di essi, e studia “ l’essere persona” con un metodo empirico, valutando la persona dai caratteri e dalle qualificazioni che possiede.

I caratteri presi in considerazione sono: Razionalità; Relazionalità; Autocoscienza; Autonomia.

Il capostitipe di questa linea di pensiero è H.T . Engelhardt che ritiene essenziale la presenza dell’autocoscienza e della relazionalità come elementi di distinzione tra il semplice essere senziente e quello dotato di giudizio morale a cui si attribuisce per questo il titolo di Persona.

Si tratta di un estensione del biologismo Trascendentale nel senso che “ l’ Io Kantiano” è considerato tale solo perché organizzato secondo un ordine gerarchico di strutture biologiche, rivolte al funzionamento di facoltà superiori.

Le scelte morali sono conseguenze della presenza di queste facoltà, senza le quali non esiterebbe non solo il giudizio, ma la stessa Etica, a cui non si riconosce nessuna valenza Universale.

Gli individui che non sono in grado di dare il proprio consenso diventerebbero “oggetti” della beneficenza degli “agenti morali”, che potrebbero decidere di proteggerli, ma potrebbero anche decidere di sacrificarli in vista della realizzazione di altri beni.

Una fondamentale distinzione dalla posizione Funzionalistica-attualistica della persona è quella di Derek Parfit, capostipite di una corrente di pensiero che oggi si indica con il termine di approccio psicologico-empirista.

La dignità di una persona dipende, secondo D. Parfit, dalle sottodeterminazioni dei suoi stati mentali-coscienti.

“ La coscienza di sé – self determination – rappresenta un aspetto generale di un livello di semplice organizzazione strutturale, la nuova frontiera da indagare è l’essenzialità della mente come locus di differenze” * * D. Parfit, Ragioni e persone, University Oxford Press, 1984.

Queste posizioni conducono a limitare la mente a coscienza, con le relative mappe neuronali.

Il riduzionismo etico – giuridico deriva, come conseguenza applicativa, da tale visione socio-biologista.

“ L’ovulo fecondato non è un essere umano e una persona fin dall’inizio, ma lo diventa lentamente,la distruzione di questo organismo all’inizio non è moralmente sbagliata,ma a poco a poco lo diventa. Mentre all’inizio non è per nulla moralmente sbagliata, in seguito diventa una mancanza non grave che sarebbe giustificata solo se, tenuto conto di tutto, la futura nascita del bambino fosse un’eventualità peggiore per i suoi genitori o per altri. Solo quando un essere Umano diventa persona diventa un atto moralmente sbagliato.

Un ulteriore problema sollevato dall’attualismo Psicologico è come si inserisce l’identità personale all’interno della coscienza ( self-determination).

Questa posizione ha condotto alla costituzione di un ‘etica che rifiuta una costruzione Universale per attenersi agli aspetti socio-psicologici individuali.

“Nell’etica non c’è verità (…): la stessa varietà storica dei principi morali convince che essi son frutto di processi culturali, sociali e personali, e non sono riconducibili ad un’astratta e metastorica zona della verità immediatamente intuibile da ogni intelletto” U. SCARPELLI, L’etica senza verità, Il Mulino, Bologna 1982.

ognuno deve infine decidere per sé stesso” “Un’etica è dunque sempre e radicalmente individuale (…). Non c’è ragione definitiva per cui la mia risposta debba valere per altri: posso soltanto presentare argomentando la mia risposta perché ciascuno giudichi se e fino a che punto possa diventare risposta sua. Ognuno segue nell’etica la sua strada, ognuno può offrire persuasione, ognuno deve infine decidere per sé stesso”

Nel proporre un’ etica della tolleranza questo sistema si contraddice, perché poi accetta le conclusioni del contrattualismo che non attribuisce dignità di persona a quei soggetti non in grado di esprimere le proprie volontà. E’ una tolleranza di parte!!!

esseri non umani esseri umani persone

Sul versante diametralmente opposto si pone il Personalismo, che ritiene la persona una dinamica espressione dell’essere. Per questo la persona è sostanziale, relazionale, libera, capace di tendere alla trascendenza.

Il concetto di persona presuppone un convincimento: che l’uomo “sporge” (emerge) dalla natura-ambiente, si percepisce come soggetto autonomo, e trova in se stesso (nel suo essere) la fonte della propria dignità.

Il Personalismo ontologico si può racchiudere nel seguente programma etico: “ Es individum quod est in se in distinctum, ab aliis vero distinctum”.

L’individuo conferma nella singolarità l’appartenenza alla Totalità della sostanzialità.

dell’agire, cioè nel conoscere, amare, del dialogare, del “vivere La singolarità della persona si connota in una caratteristica che solo essa possiede: la quasi compresenza di una Incomunicabilità ontologica e di una comunicabilità Intenzionale. Incomunicabilità nell’ordine dell’esistere, perché essa possiede ed esercita il proprio atto di esistere che è solo suo e non compartecipabile ad altri; comunicabilità intenzionale nell’ordine dell’agire, cioè nel conoscere, amare, del dialogare, del “vivere con”, un apertura all’interno e contemporaneamente all’esterno E. Cassier, Dibattito sulla sostanza e persona, Davos 1929.

LE POSIZIONI ETICHE E FILOSOFICHE DEL PERSONALISMO.

Personalismo Relazionale – Comunicativo. Questa corrente di pensiero si ricollega al pensiero di Habermas e del filosofo Apel.

E’ un pensiero che inserisce il concetto di persona in una matrice dialogica del processo di comunicazione, sia a livello intrapersonale che a livello interpersonale, e si articola nel costante confronto fra il sentimento che ognuno ha di se stesso (costruito in modo prettamente autoreferenziale) e l'identità ascrittaci dall'esterno, nel contatto con i nostri altri significativi e con la struttura sociale.

Habermas definisce l’'identità, come “la visione che una persona ha di quello che è, delle proprie caratteristiche fondamentali, che la definiscono come essere umano”.

2. Personalismo Ermeneutico .

Il rappresentante di questo pensiero è H.G. Gadamer, in cui la persona svolge un ruolo interpretativo della realtà esterna.

“In un mondo governato dalla tecnica la persona rappresenta la fusione dei diversi orizzonti che lo compongono”. H. G. Gadamer, Wahreit un Methode, Tubingen 1965, 2, p. 10

3. Personalismo Comunitario.

Il rappresentante del Personalismo relazionale - comunitario è il filosofo E. Mounier.

Il carattere espressivo- dialogico del personalismo è fondato su di un’estensione della presenza del singolo, come tramite della relazione comunitaria dell’essere. R, Sinno, Bioetica e persona, Elleti, Benevento 2001, p. 36.

“ La persona è un focolare di libertà , e perciò resta oscuro come il centro della fiamma. Solo rifiutandosi a me come sistema di nozioni chiare, si rivela e si afferma come fonte di imprevedibilità e di creazione” ( E. Mounier).

4. Personalismo Ontologico

Persona significat id quod est perfectissimus in tota natura scilicet sub-sistens in rationali natura.* In tutta quanta la natura la persona , in quanto essere razionale, rappresenta l’essere più perfetto. S. Tommaso , Summa Theologica, I, q.29 a. 23.

Il Personalismo ontologico, nell’ Individuare una sostanza razionale, alla quale attribuisce dignità e ragionevolezza,deduce delle conseguenze etiche e bioetiche. Boezio : Persona est rationalis naturae individua substantia .

L’uomo è persona perché è l’unico essere in cui: la vita diviene capace di auto-riflessione (= ragione); di autodeterminazione (= libertà); di cogliere il senso delle cose (= coscienza).

Ragione, libertà, e coscienza non sono riducibili alle “leggi dell’evoluzione”, ma derivano dall’anima razionale (spirituale) che informa e dà vita al corpo.

Differenza sostanziale uomo/animale Differenza sostanziale uomo/animale. Irriducibilità dell’uomo a “parte della società”, poiché egli ne è origine e fine.

La persona è una unitotatiltà corporeo e spirituale il cui valore è dato da ciò che è, non solo dalla possibilità delle le scelte che fa.

In ogni scelta la persona impegna ciò che è, la sua esistenza e la sua essenza, il suo corpo e il suo spirito .

Consapevolezza razionale che ogni essere umano possiede un eguale e intrinseco valore, che chiamiamo dignità.

I PRINCIPI DELLA BIOETICA PERSONALISTA

Il principio di difesa della vita fisica Il principio terapeutico Il principio di libertà e responsabilità Il principio di socialità e sussidiarietà

IL PRINCIPIO DI DIFESA DELLA VITA FISICA

La vita corporea è il valore fondamentale della persona, è co-essenziale alla sua natura. Risulta imperativo la sua difesa, oltre qualsiasi ragione.

Il primo imperativo etico: il rispetto della vita.

Un intervento sulla vita fisica è un intervento sulla persona,un danno è un danno alla persona.

La vita umana fisica non esaurisce tutto il valore della persona,essa rinvia al bene supremo, rinvia al trascendente.

Il diritto alla vita precede quello della salute.

Si riconosce il diritto all’integrità psico-fisica e spirituale, ma si attribuisce alla morte il suo limite naturale.

Ne consegue il rifiuto sia dell’abbandono terapeutico che dell’accanimento in tutte le diverse forme, proponendo, in linea con il principio personalista, un accompagnamento della persona umana nelle sue fasi finali della vita.

2. IL PRINCIPIO TERAPEUTICO

Un intervento sul corpo umano è giustificato quando è il suo scopo è quello di salvaguardare il tutto o la vita del soggetto.

Un intervento sul corpo umano è consentito alle seguenti condizioni: Intervento sulla parte malata o causa attiva di malattia; Assenza di alternative; Ragionevole possibilità di successo; Il consenso dell’interessato o dell’avente diritto

A questo principio si ricollega la norma della proporzionalità delle terapie, che consente di valutare la proporzione dei costi e dei benefici, non adoperando una metodologia utilitaristica.

della Totalità della persona, e pertanto si esiga La norma della proporzionalità “esige che nel praticare una terapia la si valuti all’interno della Totalità della persona, e pertanto si esiga una certa proporzione tra rischi e benefici che essa procura. Praticare cure sproporzionate, senza prevedibili risultati, può rappresentare dimostrazione di aggressività e di accanimento terapeutico”. E. Sgreccia, Manuale di Bioetica, Vita e Pensiero, Milano 1996,p106

3. IL PRINCIPIO DI LIBERTÀ E RESPONSABILITÀ

La libertà del soggetto non può essere sottoposta al suo soggettivismo, ma è coessenziale alla responsabilità che si ha verso se stessi, verso gli altri e in generale nei riguardi della dignità e della difesa della vita .

Libertà da e libertà per Rem ponderare sulle situazioni e sui giudizi etici. Responsabilità nei confronti della vita

Libertà per res-pondere: Responsabilità individuale (verso se stessi); Responsabilità sociale (verso gli altri); Responsabilità professionale (verso particolari categorie di persone in modo particolare i deboli e gli indifesi).

Responsabilità nei confronti della vita, che deve assumere l’obiettivo e il fine di qualsiasi progresso tecnico-scientifico, e rappresentare il Golden-goal etico.

4: Il PRINCIPIO DI SOCIALITÀ E SUSSIDIARIETÀ

Questo principio impegna ogni persona, in virtù della relazionalità che la costituisce ontologicamente, a vivere compartecipando alla realizzazione degli altri uomini.

La vita propria, e altrui, è un bene non soltanto personale, ma anche sociale, e impegna la società a promuovere la Vita e la salute di ciascuno.

dall'altro non deve soppiantare o sostituire Per la sussidiarietà, la comunità deve da un lato aiutare di più dove più grave è la necessità (curare di più chi è più bisognoso di cure e spendere di più per chi è più malato), dall'altro non deve soppiantare o sostituire le iniziative libere dei singoli e dei gruppi, ma garantirne il funzionamento.

Secondo F. Bellino questi principi non sono antitetici a quelli del principialismo ,e ne rappresenterebbero un approfondimento del livello esperenziale, garantendo una matrice assiologica, valutativa, relazionale F. Bellino, Bioetica e principi del personalismo, in G. Russo, Bioetica fondamentale, p. 101.

La Bioetica Personalista riafferma il Valore del Principio della difesa della vita di ogni persona, di quella debole ed indifesa. R. Sinno, Discussioni in Bioetica, Vita Ospedaliera, Roma, nov.2010,p7.

“ Se la tecnoscienza consente alla possibilità di scelta di prendere il posto del caso o della necessità naturale,si apre la strada di una cultura dell’autodeterminazione, che ha sempre più bisogno di regole per determinare un ordine di priorità, per la sicurezza nell’uso della tecnologia. Se la cultura che sottende la bioetica è la cultura dell’autodeterminazione, è nel cuore dell’uomo, nell’abisso della sua libertà, nella scelta di essere di più o di annientarsi, nella dialettica tra assurdo e mistero, tra il dominio e il servizio, tra l’essere e l’avere, come ci accredita il Personalismo comunitario, che bisogna cercare le risposte più profonde ai problemi della civiltà contemporanea e anche della bioetica” F. Bellino, Bioetica e principi del personalismo, op. cit., p. 102.

Molti autori hanno interpretato nel Magistero di Giovanni Paolo II il tentativo di ampliare le classiche tesi del personalismo ontologico con la fenomenologia dell’actus Humanus, quale irriducibile fondamento di Metafisica della persona.

Il valore incomparabile della persona umana. L'uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio. L'altezza di questa vocazione soprannaturale rivela la grandezza e la preziosità della vita umana anche nella sua fase temporale. La vita nel tempo, infatti, è condizione basilare, momento iniziale e parte integrante dell'intero e unitario processo dell'esistenza umana. Un processo che, inaspettatamente e immeritatamente, viene illuminato dalla promessa e rinnovato dal dono della vita divina, che raggiungerà il suo pieno compimento nell'eternità (cf. 1 Gv 3, 1-2). Nello stesso tempo, proprio questa chiamata soprannaturale sottolinea la relatività della vita terrena dell'uomo e della donna. Essa, in verità, non è realtà «ultima», ma «penultima»; è comunque realtà sacra che ci viene affidata perché la custodiamo con senso di responsabilità e la portiamo a perfezione nell'amore e nel dono di noi stessi a Dio e ai fratelli.

Urgono una generale mobilitazione delle coscienze e un comune sforzo etico, per mettere in atto una grande strategia a favore della vita. Tutti insieme dobbiamo costruire una nuova cultura della vita." (EV 95).

“E’ urgente una grande preghiera per la vita, che attraversi il mondo intero. Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale, da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione, da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente, si elevi una supplica appassionata a Dio, creatore e amante della vita" (EV 100).

Metafisica della Persona . Il pensiero di G. Paolo II introduce , a mio avviso, nell’ambito della filosofia ontologica della persona , un terzo paradigma, quello della Metafisica della Persona . G. Reale, Fondamenti e concetti base di Persona e Atto di K. Wojtyla,1999,p.17

rimane una meraviglia a se stesso e alla sua incomparabile ricerca. Questa posizione coniuga il fondamento ontologico classico con l’idea che l’uomo rimane una meraviglia a se stesso e alla sua incomparabile ricerca.

“ Si ha l’impressione che i molteplici sforzi conoscitivi incentrati sull’ambiente esterno all’uomo siano di gran lunga superiori agli sforzi e ai conseguimenti attinenti all’uomo stesso. Ma forse non è una questione di sforzi e di effetti conoscitivi, e questo lo sappiamo. Forse è semplicemente che l’uomo che aspetta semplicemente una nuova e penetrante analisi di sé, una sintesi sempre più aggiornata che non è facile compiere. L’uomo, scopritore di tanti segreti della natura, deve essere incessantemente scoperto. Rimanendo sempre in qualche modo un essere sconosciuto, egli esige continuamente una nuova e sempre più matura espressione della sua natura. Inoltre, essendo il primo, il più frequente e diretto oggetto dell’esperienza, l’uomo è esposto proprio per questo all’assuefazione, rischia di diventare per se stesso troppo comune.

Bisogna evitare questo pericolo. Il nostro studio nasce quindi Dall’esigenza di vincere questa tentazione …… Nasce dalla meraviglia di fronte all’essere umano, che genera Come è noto il primo impulso conoscitivo …….. La meraviglia come funzione dell’intelletto si manifesta in una serie di quesiti, in seguito, in una serie di risposte e di soluzioni. In tal modo non solo viene sviluppato il processo di pensare sull’uomo ma soddisfa anche una certa esigenza dell’esistenza umana. L’uomo non può perdere il posto che gli è proprio in quel mondo che egli ha configurato K. Wojtyla, Persona ed Atto, Rusconi, 1999, p.77.

La Trascendenza orizzontale dell’incontro della persona con sé stessa e con le persone del mondo, si coniuga con la Trascendenza verticale ontologica dell’Amore, e riesce, in questa sintesi, a cogliere la libertà della verità dell’essere umano. G. Reale, Fondamenti e concetti base di Persona e Atto di K. Wojtyla,1999,p.40

La Persona rimane voce ed ascolto del Mistero della Vita , della sua unicità,e irripetibilità.

Grazie ai miei amici Paolo e Orietta alle foto di Makunudu che testimoniano ancora una volta la bellezza e l’armoniosità del Creato, e l’Amore del Nostro Creatore. Raffaele Sinno, Bari 2010, “I Principi etici del Personalismo