Le foibe e il dramma dei profughi

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Le foibe e il dramma dei profughi

Con l'espressione massacri delle foibe si intendono gli eccidi, perpetrati per motivi etnici e politici, ai danni della popolazione italiana della Venezia Giulia e della Dalmazia, occorsi durante la seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente seguenti. Il nome deriva dai grandi inghiottitoi carsici – detti, appunto, "foibe“ – dove furono gettati i corpi di centinaia di vittime. .

L’occupazione iugoslava dell’area nord-orientale Dopo l’8 settembre ’43, mentre la Wehrmacht occupava Trieste, Pola, Fiume, Gorizia e Monfalcone, nella zona interna dell’Istria i partigiani comunisti guidati da Josip Broz detto Tito chiamavano la comunità slava alla lotta di liberazione nazionale contro gli italiani. I rancori – alimentati dalla ventennale politica fascista di italianizzazione forzata (linguistica e culturale) attuata nelle terre istriane e dalmate – condussero gli slavi a considerare l’italianità indice di adesione ideologica al fascismo e li spinsero ad assassinare – dopo processi sommari – centinaia di persone (dalle 500 alle 700 secondo stime recenti), gettandone i corpi nelle foibe. L’avanzata tedesca costrinse i partigiani slavi a lasciare l’Istria ma, nell’aprile 1945, dopo la fine della guerra e del regime di occupazione tedesco, le violenze a danno degli Italiani ripresero. Infatti, nella primavera del 1945, la IV Armata jugoslava puntò verso Fiume, l'Istria e Trieste. L'obiettivo era di occupare la Venezia Giulia prima dell'arrivo degli alleati, Le autorità militari avevano il mandato di affermare la legittimità della nuova situazione creatasi con operazioni militari di occupazione, la polizia segreta jugoslava, invece, aveva il compito di arrestare i componenti delle organizzazioni antifasciste italiane nonché tutti coloro che avrebbero potuto opporsi alla futura annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia, rivendicando l'appartenenza della stessa all'Italia. Tra il 2 maggio e il 12 giugno 1945, durante l’occupazione jugoslava di Trieste e Gorizia, si sarebbero susseguiti arresti arbitrari, deportazioni, esecuzioni sommarie, nuove vittime sarebbero state infoibate.

14 gennaio 1953: Tito diventa presidente della Jugoslavia Josip Broz, meglio noto come Tito, è stato il principale protagonista della storia politica della Jugoslavia dalla Seconda Guerra Mondiale fino alla dissoluzione del Paese stesso. Nel 1920 è tra i fondatori del Partito comunista, in seguito allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, la Germania di Hitler costringe la Jugoslavia a firmare il Patto Tripartito nel marzo del 1941, tuttavia nel giro di pochi giorni si verifica un colpo di Stato che porta alla rottura del trattato e alla sottoscrizione di un patto con l’URSS di Stalin. In aprile, i soldati tedeschi e italiani attaccano la Jugoslavia. Tito, che a luglio si pone al comando del movimento di resistenza all’invasione nazifascista, riesce a respingere le truppe dell’Asse anche grazie all’aiuto dell’Armata Rossa sovietica. Al termine della guerra Tito costituisce la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Inizialmente ne diventa primo ministro, poi, il 14 gennaio 1953, assume la carica di Presidente della Repubblica, che mantiene fino alla morte, avvenuta nel 1980. All’indomani della sua scomparsa le spinte indipendentiste e nazionaliste delle diverse popolazioni confluite nella Jugoslavia si moltiplicano, fino a sfociare nelle guerre che porteranno alla disgregazione del Paese. ..

Foiba di Basovizza . Secondo stime recenti, circa diecimila persone, negli anni drammatici a ridosso del 1945, sono state uccise nell'Istria controllata dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito. Esse vennero, in molti casi, gettate (talvolta ancora vive) dentro le voragini naturali disseminate sull'altipiano del Carso triestino e istriano: le "foibe". La Foiba di Basovizza, dichiarata monumento nazionale nel 1992, è il simbolo di tutte le atrocità commesse sul finire della seconda guerra mondiale e negli anni successivi, dalle milizie jugoslave e dai fiancheggiatori del movimento comunista di Tito. .

L’esodo Il 12 Giugno 1945 le forze iugoslave abbandonavano Trieste, Gorizia e Pola, entrate a far parte della zona sotto controllo alleato. Sottoposte alla giurisdizione di Belgrado restavano l’intera Istria e la città di Fiume. Negli anni successivi, a partire dal 1947, quasi tutti i cittadini della minoranza italiana – non meno di 250.000 persone – abbandonarono i loro paesi di origine, recandosi in Italia con poche cose, poiché i loro averi erano stati sequestrati dalle autorità jugoslave.

Autrici ENRICA CIOFANI CHIARA LUCANTONI RACHELE MARCHEGIANI SIMONA MARCHETTI Classe II Sezione G