INDUNO GEROLAMO Nato a Milano il 13 dicembre 1825, mortovi il 18 dicembre 1890. Ha frequentato i corsi del Sabatelli presso l’Accademia di Brera e, non appena ebbe cominciato a dar prova di sè, fu preso dagli avvenimenti politici. Dopo aver preso parte ai moti insurrezionali del 1848 si rifugiò in Svizzera col fratello maggiore, Domenico. Successivamente riuscì a raggiungere i volontari del generale Medici a Firenze e, con essi, si diresse sotto le mura di Roma. Gerolamo fu tra coloro che occuparono, respinti i Francesi, il Vascello. Durante il combattimento gli vennero inferte ventisette ferite di baionetta al corpo. Fu raccolto da due commilitoni che lo trovarono «come un mucchio di roba sanguinante» dopo essersi buttato giù da una terrazza, successivamente venne portato nell’Ospedale dei Fatebenefratelli, ove fu curato dai frati che lo tennero nascosto. Una volta guarito, rimase a Roma per svolgere alcuni studi. Dopo aver girovagato per un breve periodo, protetto dal conte Giulio Litta, ritornò a Milano. A causa delle cicatrici e delle piaghe rimastegli dal precedente combattimento sfuggì alla coscrizione militare austriaca. Questo fatto gli permise di partecipare alla spedizione piemontese in Crimea, durante la quale riempì albi di schizzi, di appunti per quadri, dai quali nacque poi tanta parte della sua produzione pittorica. Nel 1859 in qualità di ufficiale, partecipò ancora con Garibaldi a tutta la campagna. I temi patriottici, da lui profondamente sentiti, furono quelli da lui prediletti; tuttavia non disdegnò nè il ritratto, nè la scena di genere, nei quali riuscì forse un poco meno vivo del fratello.
“Il ritorno del soldato ferito” di Domenico Induno L'opera costituisce una riuscita espressione della poetica induniana più matura, orientata su un repertorio di domestica quotidianità, verso il quale l'artista riconduceva anche gli eventi risorgimentali, cogliendone così i risvolti più intimi e patetici: un indirizzo figurativo realistico-sentimentale, concentrato sulla vita delle classi più umili e carico di valenze simboliche, destinato a godere di uno straordinario successo anche di mercato. La ricercatezza pittorica, basata su una componente cromatica calibrata e raffinate combinazioni di tonalità, la scrupolosa restituzione dei dettagli ambientali e di costume e l'uso di soluzioni formali meno consuete, sebbene mai rivoluzionarie, come la pennellata libera e sciolta, smorzano le accentuazioni patetiche della scena conferendole un'evidenza realistica che è cifra inconfondibile di questa fase dell'esperienza induniana
“Il ritorno del soldato ferito” di Domenico Induno
“La partenza del garibaldino” di G. Induno “Sentinella” di Gerolamo Induno Il quadro mostra un legionario garibaldino atteggiato in un momento di riposo dalla guardia, mentre, assorto, fuma la pipa, ritratto lateralmente, a figura intera, con la baionetta abbassata
“Garibaldi a Sant’Angelo (Capua)” di G. Induno L'opera appartiene alla serie di dipinti dedicati alla vittoriosa campagna garibaldina nel sud d‘Italia e ritrae Garibaldi in atteggiamento assorto, con lo sguardo rivolto all'orizzonte, mentre alle sue spalle due uomini in divisa garibaldina sembrano attenderlo vicino ai cavalli. Caratterizzata da un predominio del dato paesistico, l'immagine non contiene riferimenti ambientali precisi. La scelta dunque di rappresentare una situazione non documentata e reale, come era nelle regole della pittura con soggetti militari, ma liberamente immaginata conferisce a questo dipinto un evidente intento celebrativo, smorzato però dall'atteggiamento spontaneo, non ufficiale, ma non per questo poco solenne del protagonista. Distaccandosi dal genere storico in senso stretto, Induno riduceva quindi gli aspetti documentari in favore di quelli stilistici, come i forti ma indovinati contrasti cromatici e i calibrati effetti luminosi grazie ai quali la sagoma di Garibaldi acquista in evidenza, ritagliata sullo sfondo terso e cristallino del cielo.
“La battaglia della Cernaia” di Gerolamo Induno Il quadro riporta un episodio della guerra di Crimea per ricordare il Piemonte, che collega il suo contingente di 15.000 uomini con le grosse falangi di Francia, e manda i suoi soldati in guerra in un terreno inospitale, fra pericoli d'ogni sorta. All'idea della Crimea si consocia pertanto l'idea dell‘Italia che si fa libera ed unica. Coinvolto negli eventi del 1848 prima, in seguito nell'assedio di Roma del 1849 e nella campagna del 1855, Induno acquisì una sorta di esclusiva sui soggetti di Crimea dovuta all'incarico ricevuto dal Ministero della Guerra del Regno Sardo di realizzare una serie di Panorami, poi tradotti in litografie, destinati ad un Album celebrativo della spedizione, edito nel 1857. L'opera è caratterizzata da un'impostazione compositiva basata sulla netta suddivisione della tela in due parti, il campo avvolto in alcune zone da convulse nuvole di fumo e il cielo terso e rosato; nell’episodio centrale appare la figura del generale La Marmora a cavallo al quale si abbina una serie di brevi accenni a episodi minori disposti sull'intero piano prospettico della composizione.
“La battaglia della Cernaia” di Gerolamo Induno
“Piccoli patrioti” di Gioacchino Toma