Storia e fondamenti della traduzione

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Transcript della presentazione:

Storia e fondamenti della traduzione dr.sc. Rita Scotti Jurić Ivana Lalli Paćelat

Durata del corso = 30 ECTS = 3 Modalità d’esame Orario di ricevimento: Il martedì dalle . E-mail: ilalli@ffpu.hr

Riflessione Cos’è la traduzione? Chi sono i traduttori? L’importanza del traduttore/interprete? Chi può essere un traduttore?

Introduzione Oggi è più difficile superare il muro delle distanze che il muro linguistico. Sant’Agostino: “Solo la parola ci fa essere uomini e ci permette di essere legati fra noi: così che due uomini di nazione diversa non sono l’uno per l’altro uomini” (se conoscono solo la loro lingua).

Introduzione Per lunghi secoli la traduzione è esistita di fatto senza alcuna regola particolare. l’Enciclopedia Britannica , l’Enciclopedia Italiana Treccani e ecc.- non dedicano neppure una riga alla traduzione come attività umana grandi trattati e manuali di linguistica - non fanno cenno alla traduzione come operazione linguistica

Una volta: L’interprete: un semplice subalterno nella gerarchia diplomatica Il traduttore: tra artigiano e lavoratore a domicilio - colto dilettante che lavorava più per la gloria che per il guadagno Oggi: una categoria professionale molto vasta

La storia della parole con cui venne designato questo lavoro Prima del XII secolo – il latino interpres,interpretari che riunisce nella stessa parole l’operazione compiuta sulla lingua orale, e quella sulla lingua scritta; La fine della latinità - la prima distinzione specifica tra l’interprete e il traduttore

La storia della parole con cui venne designato questo lavoro Si ha testimonianza degli antichi termini francesi translater, translateur e translation fin dal secolo XIII (translation in inglese ancor’oggi) e del termine truchement =/ translateur. Il francese traducteur – Etienne Dolet (1509-1546) 1549 Joachim Du Bellay dedica tre capitoli al traducteur e alla traduction

Traduttore vs. interprete Il traduttore opera sulla lingua scritta. L’interprete opera sulla lingua orale.

La traduzione come metafora Per dare un nome a tale attività specifica nasce così una serie di termini che si rifanno tutti alla stessa metafora: l’idea di far passare, di facilitare il passaggio da una lingua all’altra, di trasportare in un’altra lingua il significato di un determinato idioma.

La traduzione come metafora Latino: tra-duco o trans-fero Italiano: tradurre Spagnolo: traducir Francese: traduire Inglese: to translate Tedesco: übersetzen “porre al di là” Croato: prevoditi

Traduzione (interlinguistica) - uno dei mestieri più antichi del mondo La traduttologia    Traduzione (interlinguistica) - uno dei mestieri più antichi del mondo la Bibbia è un esempio di traduzione in azione; le versioni più antiche che ci sono giunte contengono parole in aramaico, parti in ebraico e, in quello che viene chiamato Nuovo Testamento, parti in greco. fino agli anni Ottanta del Novecento non esisteva una disciplina che si occupasse specificamente della traduzione e dei suoi problemi.

La traduttologia   Si può ipotizzare che, forse proprio perché la traduzione è "sempre" esistita, per secoli è quasi passata inosservata, come un elemento del paesaggio culturale dato per scontato e, per quanto da Cicerone in poi siano stati numerosi gli scritti dedicati all'argomento, nessuno ha sentito o espresso il bisogno di creare una disciplina specifica. Come si chiama questa disciplina relativamente nuova?

La traduttologia Gli inglesi parlano di translation studies. In questo modo hanno coniato una locuzione che risulta intraducibile in quasi tutte le altre lingue, perlomeno intraducibile senza lasciare un cospicuo residuo. Tanto per cominciare perché la parola «studies» mette in imbarazzo il traduttore, che si accorge subito di non poterla rendere, semplicemente con il plurale di «studio» in una lingua diversa dall'inglese. È però evidente che una disciplina chiamata «translation studies» ha un'impronta scientifica e non lascia adito a dubbi circa l'oggetto circostanziato dei propri studi.   

La traduttologia I francesi parlano di traductologie. Alcuni traduttori, compresi quelli che traducono dal francese, ritengono che «traduttologia» sia esteticamente sgradevole. I tedeschi però preferiscono una terza soluzione. Übersetzungwissenschaft, ossia «scienza della traduzione», sottolineando in tal modo in misura ancora maggiore quanto credano nella scientificità della loro impresa.

La traduttologia I russi, da parte loro, con un analogo procedimento di formazione di parole composte parlano di perevodovédenie, che però non significa propriamente «scienza della traduzione» in quanto «scienza» è nauka. Védenie è qualcosa tra la competenza e la consapevolezza. In Italia, in àmbito universitario, abbiamo sia «traduttologia», sia «scienza della traduzione», sia «teoria e storia della traduzione».

Versione e traduzione 1657 Bryan Walton, distingue nella sua Biblia Sacra Polyglotta, diverse categorie di traduzioni: La versione La traduzione L’interpretazione La parafrasi

Secondo l’Encyclopedie di Diderot (1756) “La versione è l’interpretazione letterale di un’opera”. “La traduzione bada maggiormente al significato essenziale dei pensieri espressi, più attenta a renderli nella forma che loro conviene secondo la nuova lingua; nelle sue espressioni più sottoposta ai modi di dire e agli idiotismi di tale lingua”.

Versione e traduzione (Mounin, 1965) L’antica antitesi ciceriana tra: Il tradurre ut interpres Il tradurre ut orator, Oppure Traduzione letterale Traduzione libera – “le belle infedeli” O Traduzione scolastica Traduzione letteraria

Secondo l’Encyclopedie di Diderot (1756) L’arte del tradurre, - dice l’autore, - presuppone necessariamente quella della versione; e appunto per questo le translazioni che si fanno fare ai giovani delle scuole (….) sono molto esattamente chiamate versioni: poiche’ i primi tentativi di traduzione non possono e non devono essere nient’altro che questo. Quanto poi alla traduzione vera e propria, di cui la versione dunque rappresenta solo la prima fase, la preoccuipazione stilistica non può mai giustificarne l’infedeltà. “Non bisogna aggiungere né togliere nulla, non si deve cambiare nulla; allora sarebbe più né una versione né una traduzione, ma un commento”. (Mounin, 1965)

Nel secolo XVIII, se da un lato la lettereatura ha consciamente elaborato una teoria delle “belle infedeli”, dal canto suo la retorica, ha tentato – come disse l’abate Batteux- di mantenere il giusto mezzo fra la libertà del commento e la schiavitù della traduzione letterale. (Mounin, 1965)

L’antitesi versione-traduzione, non corrisponde che in parte all’antitesi traduzione letterale- traduzione letteraria, quale la si intendeva agli inizi del secolo XIX. Si dice infatti: la versione dei Settanta”, “la versione della Vulgata”, ma la traduzione di Quinto Curzio fatta da Vaugelas”…… Nel suo dizionario Littré (1881): “Di solito la traduzione si intende fatta in lingua moderna, e la versione in lingua antica. Così la Bibbia di Saci è una traduzione, mentre le Bibbie latine, greche, arabe e siriache sono versioni.” (Mounin, 1965)

A complicare le cose interviene la tendenza dell’uomo moderno per cui: La traduzione = il lavoro oggettivo, universiatario, dotto La versione = traduzione connessa con la scelta più soggettiva del traduttore, spesso scrittore egli stesso; *un testimonio dà una “versione” – necessariamente soggettiva – dell’episodio che ha visto certamente, ma a modo suo. (Mounin, 1965)

La traduzione moderna secondo Mounin Traduzione interlineare Traduzione letterale Traduzione moderna

Traduzione interlineare Posta fra le righe del testo originale (La Divina Commedia di Maxime Formont) o riga a riga col testo a fronte. (La Divina Commedia dal Lognon). Le due traduzioni sono quasi sempre letterali, e lo è soprattutto la prima, mentre la seconda può essere poco più libera pur mantenendosi nei limiti della riga o del verso. (Mounin, 1965)

Traduzione interlineare Paul Valery le condannava definendole “preparazioni anatomiche” di un testo in lingua straniera , vere e proprie inumazioni. Benedetto Croce le difendeva presentandole come semplici strumenti puramente pedagogici destinati, diceva , a facilitare la comprensione delle opere originali e atti a rendere possibile l’analisi e il chiarimento degli elementi che li compongono, preparando infatti l’ulteriore sintesi che solo la parola originala saprà dare. Si condannava spesso il massacro delle poesie che si è sempre fatto nelle scuole con le versioni in prosa; ma in realtà non è possibile imparare a leggere Orazio o Pindaro senza servirsi di queste versioni letterali in prosa. (Mounin, 1965)

Traduzione letterale corrisponde alla versione quale la intendevano gli antichi traduttori della Scrittura (i quali si attenevano alla traduzione letterale non per sottostare a dettami di retorica o di estetica, ma per esigenze teologiche e religiosi), gli enciclopedisti o anche Benedetto Croce. (Mounin, 1965)

Traduzione moderna È oggi il risultato di tutta l’esperienza del passato in questo campo: essa cerca di rispettare – quando è possibile – la lingua straniera in ogni parola, in ogni sua costruzione e in tutti i suoi modi stilistici. Si preoccupa anche di non violare mai la lingua nella quale traspone l’originale rispettando così contemporaneamente lo spirito della lingua originale e quello della lingua in cui si traduce; tutto questo, conservandosi sempre strettamente fedele al senso del testo, senza aggiungere né togliere né mutare nulla. (Mounin, 1965)

Riassunto La traduzione è un'attività che comprende l'interpretazione del significato di un testo qualsiasi in una lingua (il cosiddetto testo sorgente) che da origine ad un testo equivalente in un altra lingua (il cosiddetto testo d'arrivo). Il prodotto di questo processo, il testo d'arrivo, si definisce anche traduzione. L'obiettivo della traduzione è creare una relazione d'equivalenza tra il testo d'origine ed il testo finale, vale a dire, garantire che entrambi i testi comunichino la stessa idea o messaggio, tenendo in considerazione aspetti come il genere testuale, il contesto, le regole grammaticali di ognuna delle due lingue, le convenzioni stilistiche, la fraseologia, ecc. È fondamentale distinguere poi tra traduzione e interpretazione. Nel primo caso, si trasportano le idee espresse per iscritto da una lingua all'altra; nell'altro, le idee si esprimono oralmente o mediante una gesticolazione (come succede nel linguaggio dei segni) da una lingua all'altra.

Grazie per l’attenzione

La traduzione è un cambiamento di forma La traduzione è un cambiamento di forma. La forma di una lingua sono le parole effettive, le frasi, le proposizioni, i paragrafi,  ecc., scritti o parlati. Queste forme costituiscono la struttura di superficie di una lingua. Nella traduzione, la forma della lingua di partenza è sostituita dalla forma della lingua di arrivo. Ma come avviene questo cambiamento? Che cosa determina le scelte di forma in una traduzione?

Nel processo di traduzione i cambiamenti di forma sono introdotti con lo scopo di lasciare costante e inalterato il senso. Un medesimo senso viene trasferito in una forma diversa e per mezzo di una forma diversa. La traduzione dunque consiste nello studiare il lessico, la struttura grammaticale, la situazione di comunicazione e il contesto culturale del testo della lingua di partenza, analizzandolo allo scopo di determinarne il significato, e poi ricostruire questo stesso significato usando il lessico e la struttura grammaticale che sono appropriate nella lingua di arrivo e nel suo contesto culturale.

Esempio Nel sardo "tengiu sonnu", la forma è : verbo tenniri+ desinenza 1a persona + la parola sonnu il senso è:  la persona che parla è nello stato di diventare presto addormentato. Uno che volesse mantenere la forma identica nel tradurre questa frase in inglese direbbe "I have sleep", ciò che rischia di non aver senso in inglese, e comunque ciò che un buon parlante inglese non direbbe mai. Una buona traduzione inglese dirà "I am sleepy", dove la forma è : I prima persona + am verbo essere alla prima persona + sleepy attributo. La forma è diversa, ma il senso è rimasto inalterato. In Aguaruna, una lingua del Perù, la forma cambierebbe ancora: kajang pujawai dove la forma è: kaja nome "sonno" + - ng suffisso "mio" + puja verbo "vivere" + -wai  suffisso terza persona indicativo: "il mio sonno vive".

Caratteristiche del linguaggio che influenzano la traduzione a) I componenti di senso sono "confezionati" in unità lessicali, ma nelle diverse lingue sono confezionati diversamente. Ad esempio, la componente di senso /pluralità/ : in inglese si esprime abbastanza stabilimente con una -s finale, sia per i sostantivi sia per i verbi. In Aguaruna, la pluralità è una componente della radice stessa del verbo, e si usa la radice singolare o la radice plurale a seconda del caso: tupikanu egli corre; pisaju  essi corrono;  

b) Una forma può esprimere diversi significati: Uno stesso componente di significato può apparire in più unità lessicali a livello di struttura di superfici ("sinonimi"). Questa "suddivisione" non è identica in tutte le lingue Una medesima forma può essere usata per esprimere diversi significati alternativi. La maggior parte delle parole hanno più significati, di cui alcuni possono essere primari, altri secondari. Questo vale anche per le strutture grammaticali. Dire "il ragazzo corre" e "l'orologio corre" non fa riferimento a una medesima azione.

Anche frasi intere possono avere diverse funzioni Anche frasi intere possono avere diverse funzioni. Una forma interrogativa può essere usata con uno scopo diverso da quello di porre una domanda. "Perché non andiamo a Londra?", può avere il senso di una proposta, mentre "Perché non lavi i piatti?" può avere il senso di un rimprovero.   Anche gli indicatori grammaticali possono avere funzioni primarie e funzioni secondarie. La preposizione da ha un senso e una funzione nella frase "È stato lasciato da sua moglie", e ne ha una opposta nella frase "È andato da sua moglie".

c) Uno stesso significato può essere espresso in più forme: esempio: il gatto è nero, il gatto nero..., il gatto che è nero...: diversa forma a seconda della frase; è occupato questo posto?, c'è qualcuno qui?  Posso sedermi qui? : diversa forma a seconda della situazione

Questa assimmetria o non corrispondenza univoca tra forma e significato è ciò che rende complicato il lavoro di traduzione. Nella traduzione, il medesimo significato può dover esprimersi in un’altra lingua secondo una forma del tutto diversa. Tradurre la  forma di una lingua con una forma letteralmente corrispondente in un'altra, può sovente portare a cambiare il significato, o almeno ad esprimersi in un modo non naturale.

Quando si traduce, il significato  deve avere la priorità rispetto alla forma. È il significato che bisogna trasferire, non la forma.

Una traduzione che mantiene inalterata la forma si chiama una traduzione "letterale", ed è utile quando si sta studiando la struttura della lingua, come in una traduzione interlineare. Ma una traduzione letterale non comunica il senso di un testo. Normalmente, lo scopo di un traduttore sarà quello di produrre una traduzione idiomatica, cioè un testo che abbia il medesimo significato che nella lingua di partenza, ma che si esprima nella forma naturale della lingua di arrivo.  

Letterale vs idiomatica Ci sono due tipi di traduzione: una basata sulla forma, una basata sul senso. Le traduzioni basate sulla forma hanno lo scopo di far trasparire la forma del testo sorgente, e vengono dette traduzioni letterali, o a equivalenza formale.  Le traduzioni basate sul senso hanno lo scopo di comunicare il significato del testo sorgente nelle forme naturali della lingua di arrivo, e vengono dette traduzioni idiomatiche o a equivalenza funzionale o dinamica..

Una traduzione interlineare è una particolare traduzione formale, che per scopi pedagogici di studio linguistico riproduce pedissequamente e in modo sequenziale ogni forma del testo di origine. Fatta eccezione per le traduzioni interlineari, le traduzioni completamente formali sono rare e pressochè impossibili, poiché anche i traduttori che dichiarano di voler fare una traduzione formale, in realtà hanno sempre prodotto traduzioni parzialmente letterali. Essi ad esempio introducno modifiche di ordine e di grammatica in modo da usare una struttura di frase accettabile nella lingua di arrivo. Ciò che in genere resta più facilmente tradotto formalmente sono gli items lessicali, anche se non di rado vengono anche qui introdotte delle modifiche per evitare equivoci o frasi senza senso o per migliorare la comunicazione.

Una traduzione idiomatica usa le forme naturali della lingua di arrivo, sia per quanto riguarda le costruzioni grammaticali sia per quanto riguarda la scelta delle parole. Una traduzione veramente idiomatica potrebbe anche non apparire nemmeno come una traduzione, ma come un testo scritto originalmente nella lingua del destinatario.

In realtà le traduzioni sono sovente di tipo misto: come non è facile tradurre sempre in modo formale, così non è facile tradurre coerentemente sempre in modo idiomatico. Ogni traduzione perciò andrà situata su un continuum che da un estremo all'altro includerà i diversi gradi di equivalanza formale e dinamica e dei loro usi misti:  FS = Formale Spinta ; FC = Formale Coerente ; FM = Formale con Modifiche (fino a Misto Incoerente); DM = Dinamica con Modifiche (fino a Misto Incoerente); DC = Dinamica Coerente ; DS = Dinamica Spinta (fino a parafrasi inappropriata per qualche aspetto)

Una traduzione indebitamente libera non è accettabile Una traduzione indebitamente libera non è accettabile. Una traduzione è troppo libera quando in essa vengono introdotte informazioni estranee al testo sorgente, modifiche di senso, distorsioni di fattori appartenenti alla situazione storica o culturale dell'ambiente del testo di origine.  Talvolta, tuttavia, una simile traduzione può essere utile, ma solo  provvisoriamente, per raggiungere particolari scopi.

Lo scopo di un traduttore è quello di fare una traduzione idiomatica, cioè quello di esprimere in modo naturale nella lingua di arrivo il senso del testo di partenza. * Soprattutto per un traduttore familiare con i testi biblici, è però sempre in agguato il pericolo di interferenze da parte della forma del testo sorgente. Sarà necessario così fare attenzione a introdurre tutte quelli adattamenti che si verificheranno opportuni.

Esempi di adattamenti sul piano grammaticale Traduzione delle caratteristiche grammaticali: Ogni lingua ha una propria struttura o organizzazione degli elementi che la costituiscono. 

Esempi di adattamenti sul piano grammaticale Ad esempio, le lingue indo-europee hanno molti nomi che in realtà si riferiscono ad azioni, altre invece preferiscono esprimere le azioni con verbi, e in tal caso sarà necessario introdurre i soggetti e gli oggetti appropriati.

Esempi di adattamenti sul piano grammaticale Molte lingue hanno una classe di parole che stanno al posto di altre parole, in genere al posto di un nome (pronomi). Ora tali forme pronominali variano molto da lingua a lingua. Alcune lingue distinguono per esse delle forme diverse a seconda del numero singolare, plurale e duale, oppure hanno forme diverse quando ci si riferisce a persone con un particolare senso di rispetto o di onore. In questi casi per tradurre correttamente bisognerà conoscere bene non solo il contesto grammaticale ma che il contesto culturale delle due lingua di partenza e di arrivo.

Esempi di adattamenti sul piano grammaticale Altre volte sarà necessario cambiare l'ordine degli elementi che costuiscono una frase, oppure sarà opportuno trasformare le frasi passive in attive, facendo attenzione a quello che è il punto di attenzione del testo.

Esempi di adattamenti sul piano lessicale Traduzione delle caratteristiche lessicali Ogni lingua ha la sua struttura lessicale, e pùo avere una maggiore o minore ricchezza di frasi idiomatiche, segnificati secondari, metafore, ecc. In tutti questi casi una parola convoglia un senso diverso da quello che essa ha primariamente e letteralmente.  È chiaro che, ad esempio, un frase idiomatica come quella inglese to fall in love  non può essere tradotta letteralmente nell'italiano "cadere in amore" se non a costo di causare un notevole equivoco.  

Conclusione Considerata la complessità delle strutture delle lingue, per produrre una traduzione adeguata sarà necessario anzitutto comprendere bene il linguaggio di partenza e fare un'analisi semantica accurata del testo da tradurre e poi verificare quale è il modo più naturale per esprimere lo stesso senso nella lingua di arrivo.

La traduzione come metafora La parola “tradurre” un attore interpreta o traduce splendidamente il King Lear di Shakespeare un pianista interpreta o traduce fedelmente Beethoven un telegrafista traduce in alfabeto Morse

La traduzione come metafora Trascrizione (notazione) = quando un messaggio orale passa alla sua forma scritta Cambiamento di codice = quando un messaggio lo si fa passare da una data scrittura ad un’altra Translitterazione =quando il passaggio da una all’altra scrittura si fa lettera per lettera Transillabazione= quando si passa da una scrittura alfabetica ad una scrittura sillabica.