L’ESPRESSIONISMO Storicamente il termine Espressionismo indica quell’arte che, a partire dai primi anni del ‘900, sostiene la priorità dell’espressione.

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L’ESPRESSIONISMO Storicamente il termine Espressionismo indica quell’arte che, a partire dai primi anni del ‘900, sostiene la priorità dell’espressione del sentimento individuale sull’imitazione della natura. Al contrario dell’Impressionismo, che intendeva fissare sulla tela l’impressione retinica della realtà, nell’Espressionismo l’immagine scaturisce da una realtà soggettiva, quindi comunica i sentimenti dell’artista. Il nome stesso è in opposizione all’Impressionismo, il quale rappresentava la natura prevedendo un moto di ricezione dall’esterno verso l’interno; ora, invece, è il soggetto (io interiore) che imprime di sé l’oggetto. Di conseguenza l’arte non è rappresentazione, immagine di qualcosa, ma inizia a divenire realtà autonoma, che possiede regole proprie. Spazialità appiattita, stilizzazione delle forme, deformazione della figura umana, stesura uniforme del colore, decorativismo…, sono tutti caratteri stilistici della nuova arte, che si oppone alle regole accademiche e alle convenzioni sociali trasfigurando la realtà, per esprimere sentimenti ed emozioni scaturite dal profondo dell’animo, che si tratti della ‘gioia di vivere’ o dell’angoscia esistenziale. L’arte alla quale si ispirano i nuovi pittori espressionisti è quella di Van Gogh e Gauguin. Uno dei principali precursori della pittura espressionista è Edvard Munch (1863-1944). Norvegese, vive un’infanzia triste, segnata da alcuni lutti familiari. La malattia è un evento triste che colpisce le persone che lo circondano, ed egli è costretto a convivere con l’angoscia e il dolore che ne deriva. L’uomo, con i suoi conflitti psichici e le sue paure, diviene il centro della ricerca di Munch. Nessuno meglio di lui ha saputo parlare di angoscia, in un’espressione nella quale tutti possono riconoscersi. Edvard Munch, Amore e dolore Edvard Munch, Pubertà, 1894 Olio su tela, cm 151 x 110 Oslo, Nasjonalgalleriet

L’ESPRESSIONISMO Edvard Munch, Angoscia, 1894 Olio su tela, cm 94x74 L’opera più rappresentativa è “Il grido”, che manifesta l’alienazione, l’ansia, l’incertezza, la profonda crisi esistenziale dell’uomo moderno. Il grido amplifica e deforma ogni cosa, compresa la natura che circonda l’uomo. È una reazione istintiva, un urlo primordiale che esprime paura e angoscia, che tormenta l’uomo sempre più solo e che diviene un grido universale. Ma è anche un grido di cui nessuno sembra accorgersi, un grido soffocato sul nascere. I problemi esistenziali entrano con violenza nella pittura, ed entrano così nella vita di ognuno. Edvard Munch, Il grido, 1893 Tempera su cartone, cm 83x66. Oslo, Munch-Museet

L’ESPRESSIONISMO FRANCESE: I FAUVES Nel 1905 un gruppo di artisti, fra i quali Matisse, Derain, De Vlamnick, Rouault, Braque, partecipa ad una mostra organizzata in uno dei luoghi espositivi più in voga a Parigi, il Salon d’Automne. Un giornalista, scorgendo alcune opere scultoree classiche fra i nuovi dipinti, sostiene di avere visto “Donatello in mezzo alle belve” e nella sua recensione scrive di una “gabbia di belve”. Nascono così i pittori Fauves (belve), i quali non intendevano criticare la società o manifestare un disagio esistenziale, ma semplicemente esprimere il gusto per la vita, per l’emozione. Occorreva perciò liberarsi dalle griglie prospettiche e compositive (che sono prima di tutto griglie mentali), e negare lo spazio, i volumi, il chiaroscuro. Alcuni di questi artisti portano avanti la ricerca divisionista di Seurat e Signac, ma non per rappresentare la natura, piuttosto per costruire, nell’opera, una realtà autonoma. Il colore prevale su ogni altro mezzo di espressione; ed è puro, smagliante, steso con pennellate piatte. Esso viene utilizzato per evocare ed esprimere, non per descrivere. Il gruppo dei Fauves però si scioglie dopo appena due anni, poiché ognuno prende strade diverse. L’artista più rappresentativo del gruppo dei Fauves è Henri Matisse (1869-1954). Si forma con il maestro simbolista Gustave Moreau, e apprezza, oltre alla pittura impressionista , l’opera di Van Gogh, Cezanne, Gauguin . Le sue prime opere sono divisioniste. Pur nascendo dall’Impressionismo, riesce presto a liberarsi dall’imitazione della natura per esprimere ciò che vede e sente per mezzo della stessa materia pittorica. Nell’opera presentata al Salon, “Donna con cappello” (ritratto della moglie), i colori sono innaturali ma efficaci. Henri Matisse, Donna con cappello, 1905 Olio su tela, cm 81x60. S. Francisco, Museum of Modern Art

L’ESPRESSIONISMO FRANCESE: I FAUVES Henri Matisse, La tavola imbandita, 1908 Olio su tela, cm 180x200. S. Pietroburgo, Ermitage Museum Nella Stanza rossa viene rappresentato uno spazio che non è prospettico ma spirituale, secondo un principio di sintesi e armonia di toni, luce, intensità. Nelle opere di Matisse l’elemento portante della composizione è il colore, intenso ed espressivo. Le pennellate sono larghe e piatte. Il ritmo è disteso, su una spazialità che è aperta. La linea è sinuosa, accorda gli elementi e comunica equilibrio. Henri Matisse, La gioia di vivere, 1905-06 Olio su tela, cm 175x241. A seguito di alcuni viaggi in Algeria e Marocco, Matisse incontra la cultura islamica, che non prevede la figurazione, ma motivi lineari e arabescati. Inizia così l’idea di ordinare in maniera decorativa e ripetuta gli elementi dell’opera, secondo un processo di graduale semplificazione formale ed espressiva. Henri Matisse, La danza, 1909-10 Olio su tela, cm 260x391. S. Pietroburgo, Ermitage Museum

L’ESPRESSIONISMO TEDESCO: DIE BRUCKE Nel 1905 a Dresda tre giovani, Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel e Karl Scmidt-Rottluff abbandonano gli studi di architettura per dedicarsi alla pittura. Nasce così Die Brücke, Il ponte, movimento di apertura delle Avanguardie, che presuppone un’attività di gruppo, con obiettivi comuni. Il nome riflette l’impegno in un coinvolgimento emotivo in tutti gli aspetti della vita; il ponte è simbolo di collegamento verso un futuro segnato dalla forza d’animo, contro la corruzione e alienazione cui portava la nuova società urbana (nell’arte contro le accademie, ma ancor più contro l’Impressionismo, diventato accademico anch’esso). Nell’Espressionismo tedesco lo stile è subordinato al fattore ideologico, ed esprime quindi questo rifiuto contro l’indifferenza e il moralismo della società borghese. I colori esplodono e il disegno crea forme spigolose, dolorose e ironiche al tempo stesso. Vengono utilizzate anche altre tecniche, quali la xilografia (incisione su supporto ligneo), per la sua incisività e precisione (segni spigolosi, toni contrastati). L’intensità emotiva delle opere è desunta da Van Gogh, Ensor e Munch, insieme alla riscoperta dell’arte arcaica e africana (sulla scia di Gauguin) come espressione dello spirito primitivo, non ancora contaminato dalla civiltà. Nel 1913 (alla vigilia dello scoppio della Prima Guerra Mondiale) il gruppo si scioglie, ma la sua forza permane nella ricerca di alcuni artisti attivi fra le due guerre, soprattutto in Germania, dove la crisi politica e sociale si fa più acuta. Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938) è l’artista più emblematico del gruppo Die Brücke, inquieto e complesso. La sua pittura si modifica in base alle esperienze di vita: inizialmente elabora una pittura a pennellate larghe, morbide, con colori netti e squillanti. Marcella è una ragazzina ancora acerba ma già segnata da una vita squallida, propria di una società deviata (la ragazzina in Pubertà di Munch era invece intimorita, stupita). La composizione è drammatica, rimanda a un senso di tragedia personale e collettiva. Ernst Ludwig Kirchner, Marcella, 1910 Olio su tela, cm 71 x 61 Stoccolma, Moderna Museet Ernst Ludwig Kirchner, Manifesto Die Brücke

L’ESPRESSIONISMO TEDESCO: DIE BRUCKE "...con fede nel progresso e in una nuova generazione di creatori e spettatori chiamiamo a unirsi tutta la gioventù. In quanto giovani, noi siamo i portatori del futuro e vogliamo creare PER NOI STESSI libertà di vita e di movimento contro le forze vecchie da tempo vigenti. Chiunque riproduca ciò che lo porta alla creazione in modo diretto e autonomo, è UNO DI NOI". Die Brücke è anticonformismo, ribellione, schizofrenia. Negli anni successivi Kirchner elabora una pittura particolare, a pennellate oblique e forti come la pioggia. In Cinque donne nella strada, le figure sono inserite all'interno di uno spazio geometrico e artificiale. Gli angoli sono acuti, spigolosi. I colori sono nervosi, e lo sfondo arriva all'occhio prima del soggetto, poiché la spazialità prospettica viene ribaltata. I volti sono assenti, inespressivi, poco femminili; sembrano quasi maschere (certamente Kirchner aveva ammirato le maschere tribali al Museo Etnografico di Dresda). Allo scoppio della Prima guerra mondiale, Kirchner viene arruolato nell’esercito, ma, ammalatosi, viene ricoverato in ospedale per infermità mentale, prima in Germania, poi in Svizzera. Muore suicida nel 1938. Ernst Ludwig Kirchner, Autoritratto come soldato, 1915 Ernst Ludwig Kirchner, Cinque donne nella strada, 1913 Olio su tela, cm 120 x 91 Colonia, Museum Ludwig

L’ESPRESSIONISMO TEDESCO: BLAUE REITER Il secondo focolaio dell’Espressionismo tedesco nasce a Monaco. Il russo Vasilij Kandinskij (1866-1944) nel 1910 dipinge un famoso acquerello considerato la prima opera astratta della storia dell’arte. Il dipinto è volutamente privo di titolo ed esprime leggerezza e movimento. Nel 1911, insieme a Franz Marc fonda a Monaco di Baviera il gruppo Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro), cui aderiscono molti pittori. Il movimento si esaurirà alla vigilia della guerra ma i semi erano gettati e la sua diffusione sarà inarrestabile. Se gli Espressionisti francesi raggiungono la libertà attraverso l’uso del colore, Kandinskij cerca tale libertà anche nel trattamento della forma, che viene stilizzata, ridotta, dissolta. La pittura si stacca dall’imitazione della realtà e si esprime attraverso i suoi stessi elementi: linee, colori, forme, che vengono messi in rapporto musicale fra loro. L’opera esprime così contenuti spirituali. Ogni colore evoca sensazioni: il giallo è caldo, il rosso è ardente, il verde è quieto; e ogni forma geometrica è legata ad un particolare colore: il triangolo con il giallo, il quadrato con il rosso e il cerchio con il blu. Con lo scoppio della guerra Kandinskij lascia la Germania e torna in Russia fino al 1921. Rientrato in Germania si dedica a studi sistematici sul significato dell’astrazione pura e lavora su forme geometriche quali il cerchio e il triangolo. Vasilij Kandinskij, Primo acquerello astratto, 1910 Acquerello, china e matita su carta, cm 49,6 x 64,8 Parigi, Centre Pompidou Vasilij Kandinskij, Composizione IV, 1911 Olio su tela, cm 159,5 x 250,5 Dusseldorf, Kunstsammlung

L’ESPRESSIONISMO AUSTRIACO: SCHIELE Altra personalità complessa è Egon Schiele (1890-1918), che nel 1906 si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Vienna ed ebbe come maestro Gustav Klimt. La sua attenzione è concentrata essenzialmente sulla figura umana, in particolare su quella femminile. Emerge l’io dell’artista, che deforma le figure, contorce i movimenti e si ferma negli sguardi allucinati e nelle mani nodose. Nella sua visione del mondo tutto è destinato alla decadenza. Le sue opere mostrano un erotismo senza gioia, una sessualità disinibita, tormentata, sofferta. Egon Schiele, Dall’alto in senso orario: Autoritratto con vaso nero, 1911 Nudo, 1917 Autoritratto, 1910 La famiglia, 1918 L’abbraccio, 1917