Città del Vaticano, 19 marzo 2013 (VIS).

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Quaresima “custodire”.
Transcript della presentazione:

Città del Vaticano, 19 marzo 2013 (VIS). Il testo integrale dell'omelia che Papa Francesco ha tenuto durante la Messa di inizio del Ministero Petrino.

IL PAPA: siamo custodi della creazione, non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo!

Giotto

Abbiamo ascoltato nel Vangelo che 'Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa'. In queste parole è già racchiusa la missione che Dio affida a Giuseppe, quella di essere 'custos', custode.

Georges de La Tour “sogno” di Giuseppe : un angelo gli annuncia che non deve ripudiare la Vergine e che il bimbo che sarà suo figlio è in realtà figlio di Dio. Resa stupenda della soprannaturale luminosità del volto di un angelo Bambino che veglia su Giuseppe alla luce di un’esile candela.

Custode di chi? Di Maria e di Gesù; ma è una custodia che si estende poi alla Chiesa, come ha sottolineato il beato Giovanni Paolo II: 'San Giuseppe, come ebbe amorevole cura di Maria e si dedicò con gioioso impegno all’educazione di Gesù Cristo, così custodisce e protegge il suo mistico corpo, la Chiesa, di cui la Vergine Santa è figura e modello'.

lo splendido e malinconico silenzio della Vergine durante la presentazione al Tempio raffigurata da Andrea Mantegna

Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. Dal matrimonio con Maria fino all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, accompagna con premura e con amore ogni momento.

sottile gioco di sguardi della santa coppia durante lo sposalizio “firmato” dal maestro Giotto, che in alcuni particolari viene ripreso da Raffaello.

È accanto a Maria sua sposa nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità della casa di Nazaret, nel laboratorio dove ha insegnato il mestiere a Gesù.

Splendido Bruegel Il Vecchio che sa rendere la “affollata solitudine” dell’arrivo a Betlemme durante il censimento..

Giotto sposalizio della Vergine

fuga in Egitto Giotto

Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di Maria, di Gesù, della Chiesa? Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio; ed è quello che Dio chiede a Davide, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura: Dio non desidera una casa costruita dall’uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito.

San Giuseppe El Greco

Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, E Giuseppe è 'custode', perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!

Georges La Tour Il sogno di Giuseppe

La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. È il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore.

Statua lignea. Catenuova (Sicilia) Autore Ignoto 1738

È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!

grazia del quadretto famigliare di Murillo.

E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli 'Erode' che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna.

Giotto: festa di Erode 1320

Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo 'custodi' della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per 'custodire' dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita!

San Francesco dona il suo mantello al povero Giotto

Compianto Giotto (Cappella degliScrovegni:) (presenza di San Giuseppe)

Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!.

Guido Reni

E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!

San Giuseppe “spettatore” della Natività in cui il Bambinello abbraccia festoso le guance di un agnellino.

Oggi, insieme con la festa di san Giuseppe, celebriamo l’inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, che comporta anche un potere. Certo, Gesù Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Alla triplice domanda di Gesù a Pietro sull’amore, segue il triplice invito: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce;

Masaccio S.Pietro che risana con l'ombra

deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere. Solo chi serve con amore sa custodire!

Nella seconda Lettura, san Paolo parla di Abramo, il quale 'credette, saldo nella speranza contro ogni speranza'. Saldo nella speranza, contro ogni speranza!

Ghiberti Porta del Paradiso

Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio.

Giotto e dalla sua bottega, arricchiva l’altare maggiore dell’antica Basilica di San Pietro in Vaticano ed è dipinto su entrambi i lati. Nel pannello centrale è raffigurato Cristo in trono ai piedi del quale è il cardinale committente Jacopo Stefaneschi, nei laterali la Crocifissione di san Pietro  e la Decollazione di san Paolo; sul verso San Pietro in trono e ai lati i Santi Giacomo e Paolo e i Santi Andrea e Giovanni Evangelista. Nei riquadri della predella, alcuni dei quali perduti, sono raffigurati la Vergine e gli apostoli

Custodire Gesù con Maria, custodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza: Custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato!".

Chiedo l’intercessione della Vergine Maria, di san Giuseppe, dei santi Pietro e Paolo, di san Francesco, affinché lo Spirito Santo accompagni il mio ministero, e a voi tutti dico: pregate per me! Amen".