IL CINQUECENTO – IL RINASCIMENTO

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Transcript della presentazione:

IL CINQUECENTO – IL RINASCIMENTO E’ SECOLO DI ECCEZIONALI EVENTI STORICI E CULTURALI * RIFORMA PROTESTANTE di Martin Lutero dal 1517 * CARLO V DIVENTA IMPERATORE * IL RE DI FRANCIA FRANCESCO I E L’IMPERATORE CARLO V COMBATTONO PER PER LA CONQUISTA DELL’ITALIA * 6 MAGGIO 1527: IL SACCO DI ROMA, durante il quale la città fu messa a ferro e fuoco e venne gravemente danneggiata dalle truppe di Lanzichenecchi sfuggiti al controllo dell’Imperatore Carlo V. Tale evento portò anche ad un radicale cambiamento dell’arte in tutta Italia con la diaspora di tutti gli artisti attivi a Roma. I grandi letterati del tempo: ARIOSTO, MACHIAVELLI I grandi scienziati: COPERNICO I grandi artisti: LEONARDO, MICHELANGELO, RAFFAELLO, GIORGIONE, TIZIANO Testimone del tempo è GIORGIO VASARI

LEONARDO DA VINCI (1452 – 1519) Si formò presso la bottega dell’artista VERROCCHIO. Studiò e indagò tutti gli ambiti dell’arte e della scienza. Scrisse alcuni trattati molto importi come “Il trattato sulla pittura” e codici come “Il Codice Atlantico”, inoltre i moltissimi studi anatomici vennero raccolti ne “I quaderni di anatomia” Dipinse tutti i generi pittorici: ritratto, scene religiose, paesaggi. Lavorò alle corti di Milano, chiamato da Ludovico il Moro nel 1482, città da cui si allontanò nel 1499 dopo la conquista francese. Proprio le truppe francesi distrussero l’unica scultura conosciuta di Leonardo: il cavallo di bronzo, di cui esistono numerosi disegni preparatori. Lavorò a Mantova per Isabella d’Este (Vasari racconta che Leonardo “scappò” dalla corte perché si sentiva costretto a lavorare in modo diverso da come era abituato lui, obbedendo alle richieste di Isabella che gli impose un ritratto di profilo – mentre Leonardo voleva seguire ritrarre solo di tre quarti. Del ritratto di Isabella esiste solo il disegno preparatorio (a destra), poiché Leonardo non realizzò mai il quadro per non andare contro i suoi principi) Trascorse gli ultimi anni di vita in Francia accolto e protetto dal re Francesco I. È al re francese che Leonardo poco prima di morire donò la Gioconda, che entrò quindi a far parte delle collezioni reali, poi divenute collezioni pubbliche del Louvre in età napoleonica Si deve a Vasari la tradizione secondo la quale fu sempre in contrasto con Michelangelo Buonarroti. Tale idea è avvallata anche dalla doppia commissione, dal Vasari stesso considerata una gara tra i pittori, che prevedeva la realizzazione di due affreschi raffiguranti le battaglie di Anghiari (Leonardo) e di Cascina (Michelangelo) nella sala principale di Palazzo Vecchio a Firenze. L’affresco di Leonardo andò perduto durante la realizzazione, a causa di un errore commesso da Leonardo che stava sperimentando una nuova tecnica pittorica, in seguito a ciò Michelangelo non concluse mai il suo dipinto.

Studi anatomici, 1509 penna e inchiostro Windsor, Castello di Windsor Tutti gli appunti di Leonardo da Vinci sono scritti da destra a sinistra e posso essere letti chiaramente solo se posti davanti ad uno specchio.

Esistono due versioni di questo dipinto (la seconda è conservata alla National Gallery di Londra) che ritrae la Vergine con il Bambino e San Giovannino (Giovanni Battista) e un angelo. Per realizzare il paesaggio Leonardo ricorre alla prospettiva aerea: per creare l’illusione della profondità Leonardo, non usa più il rigore geometrico della prospettiva tradizionale, ma varia il tono dei colori ricorrendo all’uso dei toni azzurrati, per creare l’effetto dell’aria che si frappone tra lo spettatore e lo spazio sempre più lontano. Allo sfumato: il passaggio di colore non avviene in modo netto ma in modo graduale. Questa tecnica pittorica dissolve i contorni e crea delicati passaggi di luce e ombra. La disposizione dei quattro personaggi, secondo il tradizionale schema piramidale, crea unna composizione chiusa attraverso gesti e sguardi che collegano le figure. La vegetazione viene rappresentata in modo perfetto e ciò rivela un attento studio della natura. Lo stesso si vede nella rappresentazione delle rocce. Vergine delle rocce, 1483, olio su tavola trasferito su tela, 199x122, Parigi, Musée du Louvre

La struttura piramidale Anche in questo dipinto compaiono gli elementi tipici della pittura di Leonardo: La struttura piramidale La figura di Sant’Anna e la Vergine sembrano fondersi in un unico corpo Il dialogo chiuso tra i personaggi ritratti Sant’Anna guarda la Vergine che a sua volta tende le braccia verso il Bambino che cinge un agnello rivolto verso la Vergine La prospettiva aerea evidente nel paesaggio di fondo che appare a tratti solo disegnato. Lo sfumato CURIOSITA’: Questo dipinto è stato analizzato dal fondatore della psicanalisi Sigmund Freud che ha notato che girando di 45° il dipinto la veste della Vergine sembra rappresentare la sagoma di un avvoltoio. Ciò sarebbe il riferimento ad un ricordo di Leonardo che ancora in fasce vide un avvoltoio poggiarsi sulla sua culla. Sant’Anna con la Vergine e il Bambino, 1510-1513, olio su tavola, 168x 112 cm, Parigi, Musée du Louvre

La sala detta delle Asse nel Castello Sforzesco Dal 1482 giunse a Milano chiamato da Ludovico il Moro e qui realizzò: La sala detta delle Asse nel Castello Sforzesco Ritratti di dame e uomini della corte come quelli di Ginevra dei Benci, la Dama con l’ermellino e il Musico Realizzò opere di ingegneria civile come le Chiuse del Naviglio. Per la corte di Ludovico il Moro progettò anche scenografie per feste e balli, compose sonetti e persino giochi di parole, in particolare rebus, per intrattenere gli ospiti e la corte

Ritratto di Ginevra dei Benci 1475 38,8×36,7 cm Tempera e olio su tavola Washington, National Gallery Le piante di ginepro sullo sfondo sono un richiamo al nome della dama La parte inferiore del dipinto è stata tagliata e se ne ha conferma dall’analisi del retro del dipinto in cui compare lo stemma della famiglia, privo della parte inferiore.

La donna ritratta si chiama Cecilia Gallerani La testa e il busto sono ruotati in modo differente e questo crea un effetto di dinamismo della figura L’ermellino può avere una doppia lettura: era simbolo di Ludovico Sforza “Italico morel, bianco ermellino” e ciò indicherebbe un legame tra la donna e il duca era simbolo di pacatezza, semplicità e purezza di sentimenti e ciò potrebbe essere u omaggio alle doti della dama Dama con l’ermellino 1485-1490 olio su tavola, 54x39 Cracovia, Muzeum Czartoryskich

Il soggetto, un giovane dalla folta capigliatura, è ritratto a mezzo busto di tre quarti, girato verso destra. Lo sguardo è indagato con particolare attenzione e rivela il riferimento al modello pittorico di Antonello da Messina che incentrava i suoi ritratti sull’analisi introspettiva. La veste, di qualità non eccelsa, viene ritenuta un intervento posteriore non di Leonardo. Il Musico 1485-1490 circa olio su tavola 44,7x32 cm Milano, Pinacoteca Ambrosiana

Nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie dipinse L’ULTIMA CENA (1495-1497) utilizzando una tecnica mista sperimentale che prevedeva tempera e olio stesi a secco sul muro (tempera grassa). Questa tecnica che fin da subito fece emergere limiti e fragilità del colore. La struttura architettonica dipinta riprende esattamente quella del refettorio e ciò per creare l’illusione di uno spazio profondo che sfonda la parete. Ciò è reso attraverso un uso sapiente della prospettiva centrale, che ha nella figura di Cristo il centro. Viene rappresentato il momento in cui Cristo dice: ”uno di voi mi tradirà” creando uno stato di tensione e stupor tra gli apostoli. Tale tensione drammatica viene perfettamente rappresentata nei gesti e nelle espressioni. È la prima volta che Giuda compare nel gruppo degli apostoli e dalla stessa parte del tavolo. Prima di allora Giuda era sempre raffigurato isolato e dalla parte opposta del tavolo, rispetto agli altri apostoli.

Il gesto compiuto da Cristo con un palmo della mano rivolta verso l’alto e l’altro rivolto verso il basso evocano la vita terrena che si concluderà con la morte (rappresentata nella parte di fronte con la Crocifissione) e la vita celeste che attende i fedeli al termine della vita terrena Accuratissima è la definizione degli elementi disposti sul tavolo

Il dipinto venne iniziato su commissione ma Leonardo non lo consegnò mai poiché divenne lo strumento per la sua ricerca della perfezione pittorica. È l’unico quadro che Leonardo portò sempre con sé in tutti i suoi viaggi e sul quale continuò a lavorare negli anni. Il dipinto è noto anche con il nome di Ritratto di Monna Lisa (donna Lisa). Il nome Gioconda venne utilizzato per la prima volta da Vasari che indicava nella donna ritratta Lisa moglie di Francesco del Giocondo, ricco mercante di Firenze. Il paesaggio, reale, è rappresentato facendo ricorso alla prospettiva aerea e lo sfumato con i quali Leonardo riesce a rappresentare la mutevolezza dell’aria e lo scorrere dell’acqua con i contorni non definiti e il passaggio graduale dei toni cromatici. Il volto e il busto sono ruotati in direzione diverse e questo al fine di creare nello spettatore l’illusione di un lieve movimento della donna. In questo ritratto Leonardo cerca di rappresentare non solo la somiglianza fisica ma anche quelli che lui stesso definisce moti dell’anima perché: “il bono pittore ha da dipingere due cose principali, cioè l’homo e il concetto della mente sua; il primo è facile, il secondo difficile perché s’ha figurare con gesti e movimenti delle membra” La Gioconda 1505-1514, olio su tela, 77x53 cm Parigi, Musée du Louvre

A Milano insieme a Leonardo è attivo un grande architetto marchiagiano, formato alla corte di Urbino: DONATO BRAMANTE (1444-1514) che realizzò cupola e absidi della chiesa di Santa Maria delle Grazie e l’abside della chiesa di Santa Maria presso San Satiro. Mancando lo spazio all’esterno della chiesa per realizzare una vera abside Bramante trova lo stratagemma di una illusione prospettica: dipinge un finto coro. L’effetto ottenuto è quello di uno spazio molto profondo, in realtà si tratta di pochi centimetri. S. Maria delle Grazie 1482-1486 Santa Maria presso San Satiro 1482-1486

Bramante a Milano fu anche pittore Eraclito e Democrito (serie degli Uomini d’Arme) 1490 affresco staccato Milano, Pinacoteca di Brera Cristo alla colonna 1480-1490 Tempera e olio su tavola, 93,7x62,5 cm Brera, Pinacoteca di Brera

Donato Bramante fu anche molto attivo a Roma a lui papa Giulio II commissionò il progetto per la nuova chiesa di San Pietro, progetto che vide successivamente impegnato MICHELANGELO BUONARROTI (1475-1564) Michelangelo nacque a Caprese, in provincia di Arezzo, e si formò a Firenze presso la bottega del GHIRLANDAIO. Frequentando la corte di Lorenzo il Magnifico e facendo parte del cenacolo di uomini d’arte e di lettere di cui Lorenzo era mecenate e protettore, ebbe modo di approfondire la sua cultura e conoscere il pensiero filosofico del tempo. Fu anche poeta. Pur considerandosi scultore fu molto attivo, per volontà di papa Giulio II, suo grande committente, anche come pittore e architetto. Michelangelo per definire l’arte della scultura diceva che “per via del togliere”, poiché la forma è già scolpita nel blocco di marmo e lo scultore deve solo tirarla fuori

Nella realizzazione del corpo ricerca la bellezza perfetta Nel 1501 Firenze, divenuta Repubblica dopo la cacciata della famiglia Medici commissionò a Michelangelo la statua raffigurante David l’eroe che con l’intelligenza sconfisse la forza brutale del gigante Golia. Il blocco di marmo era già stato abbozzato da un scultore minore e per molti risultava un’impresa impossibile. Michelangelo introduce una novità: rappresenta il momento in cui David raccoglie la concentrazione per la battaglia. Prima di allora si rappresentava sempre il David vincitore con la testa di Golia ai suoi piedi. Nella realizzazione del corpo ricerca la bellezza perfetta e idealizzata tipica dell’arte classica Tutto il corpo di David è strutturato sulla tensione incrociata: sono sottosforzo la gamba destra e il braccio sinistro; sono a riposo la gamba sinistra e il braccio destro Tutto il peso del corpo è scaricato sulla gamba destra David 1501-1504, Marmo, 434 cm Firenze, Gallerie dell’Accademia

PERUGINO, LUCA SIGNORELLI, SANDRO BOTTICELLI. Venne chiamato a Roma nel 1508 da papa Giulio II che lo convinse a lavorare come pittore, nella decorazione della VOLTA DELLA CAPPELLA SISTINA. La cappella prende il nome da papa Sisto IV che commissionò la costruzione e la prima decorazione parietale, realizzata da alcuni dei più grandi artisti del Quattrocento: PERUGINO, LUCA SIGNORELLI, SANDRO BOTTICELLI. Prima dell’intervento di Michelangelo la volta era decorata con un cielo stellato.

La decorazione ad affresco della volta durò quattro anni: dal 1508 al 1512

Michelangelo dipinse nei riquadri centrali le STORIE DELLA GENESI dalla Divisione della luce dalle tenebre all’Ebbrezza di Noè. Dipinse ogni parte della volta incluse le finte architetture che incorniciavano le figure delle Sibille e dei Profeti, nelle vele alcune scene dell’Antico Testamento. Creazione di Adamo Sibilla libica Michelangelo definisce con una grande attenzione e veridicità le anatomie di tutti i personaggi. Ne evidenzia la plasticità e la volumetria

Dopo un periodo di lontananza da Roma e di lavoro a Firenze, Michelangelo fu richiamato a Roma, nel 1534, da papa CLEMENTE VII che gli commissionò il lavoro conclusivo di decorazione della Cappella Sistina: la parete principale dietro l’altare avendo come soggetto il Giudizio Universale. La decorazione durò dal 1536 al 1541 ed è un affresco di notevoli dimensioni: 1370x1200 cm. Pochi anni dopo la sua conclusione l’opera rischiò di essere distrutta, infatti il Tribunale dell’Inquisizione e papa Paolo III giudicarono inadeguata tale rappresentazione del Giudizio Universale poiché non rispondeva a quanto descritto nei testi sacri e vi comparivano troppi nudi (era indecoroso ritrarre sante e santi senza vesti). La distruzione fu scongiurata e un pittore chiamato DANIELE DA VOLTERRA fu incaricato di coprire le nudità dipingendo delle “braghe” (larghi pantaloni). Per questo incarico il pittore passò alla storia con l’appellativo di “Braghettone”

Cristo giudicante e la Vergine che intercede per la salvezza degli uomini San Bartolomeo che ascende in cielo portando con sé la sua pelle (nel suo martirio fu scuoiato). Nella pelle Michelangelo ha creato il suo ritratto in anamorfosi (le figure vengono deformate) Demoni che trascinano con loro le anime dei dannati

TECNICHE A CONFRONTO Pietà Pietà Rondanini 1497-1500 Marmo, 174(h)x 195 cm Vaticano, Basilica di S. Pietro Superficie totalmente levigata Non finito con forme appena abbozzate che a tratti si fondono e superfici ruvide Pietà Rondanini 1552-1564, Marmo, 195(h)cm Milano, Museo del Castello Sforzesco

Papa Giulio II, su suggerimento di Bramante, incaricò della decorazione delle Stanze Vaticane un giovane artista: RAFFAELLO SANZIO (1483-1520). Raffaello era nato ad Urbino, era figlio di Giovanni Santi, pittore di corte dei Montefeltro e si era formato presso la bottega del PERUGINO. Si trasferì a Firenze, culla della cultura del tempo, per studiare le opere di Leonardo e Michelangelo. Dama con liocorno È un evidente riferimento ai ritratti di Leonardo da Vinci e in particolare alla Gioconda che Raffaello ha avuto modi di ammirare durante il soggiorno fiorentino Nel 1508 si reca a Roma chiamato da papa Giulio II. Qui studia l’arte antica e soprattutto la Domus Aurea di Nerone decorata a grottesche. Moltissimi sono i pittori che entrarono a far parte della sua “cerchia” di aiuti e collaboratori e dai quali, dopo il sacco di Roma del 6 maggio 1527, si svilupperà in tutta Italia la pittura manierista: GIULIO ROMANO, PERIN DEL VAGA e POLIDORO DA CARAVAGGIO

Scuola si Atene – Stanza della Segnatura, 1509-1514, Le stanze vaticane sono quattro e almeno in parte erano già state affrescate da artisti quattrocenteschi come Perugino, ma il nuovo progetto di Raffaello prevedeva la loro distruzione. Le prime due quella della SEGNATURA (quella in cui il papa apponeva il suo segno sugli atti giuridici ed era la sua biblioteca) e quella di ELIODORO vennero decorate durante il pontificato di Giulio II; le altre, quella dell’INCENDIO DI BORGO e di COSTANTINO vennero dipinte sotto il pontificato di Leone X. L’affresco celebra la filosofia e della ricerca della verità attraverso l’uso della ragione Nella monumentale architettura di impostazione classica alcuni studiosi vi riconoscono la Basilica di San Pietro. La scena è strutturata seguendo una rigorosa prospettiva centrale il cui fuoco è costituito dalle figure di Platone e Aristotele Scuola si Atene – Stanza della Segnatura, 1509-1514, Affresco, Vaticano, Palazzo Vaticano

LEONARDO DA VINCI come Platone Nell’affresco compaiono molti ritratti di artisti e pensatori del tempo del tempo e dell’antichità BALDASSARRE CASTIGLIONE come ZOROASTRO SOCRATE LEONARDO DA VINCI come Platone ALESSANDRO MAGNO BRAMANTE come Euclide RAFFAELLO come Apelle e PERUGINO come Protogene BASTIANO DA SANGALLO Come Aristotele PITAGORA FEDERICO II GONZAGA IPAZIA DIOGENE MICHELANGELO Il ritratto di Michelangelo venne inserito da Raffaello in un secondo momento, infatti nel cartone preparatori non compare la sua figura. Raffaello decise di ritrarlo in segno di omaggio dopo aver visto la prima parte della volta della Sistina.

Cartone preparatorio per l’affresco Scuola di Atene 1508 Milano, Pinacoteca Ambrosiana LA FIGURA DI MICHELANGELO MANCA

Cacciata di Eliodoro dal Tempio 1512 Viene inserito il ritratto di papa Giulio II che entra nel tempio trasportato sulla sedia gestatoria. È un omaggio al pontefice committente degli affreschi. Raffaello realizzò un ritratto del pontefice e dal confronto si coglie la somiglianza totale con il personaggio ritratto nell’affresco delle stanza vaticane.

Incontro di Leone I Magno e Attila 1513 Benché il protagonista degli eventi fosse Leone I Magno Raffaello ritrae papa Leone X, committente dell’opera, come si può vedere confrontando il ritratto di papa Leone X, realizzato da Raffaello

L’ultima stanza, quella di Costantino, venne conclusa da GIULIO ROMANO, primo aiutante di Raffello, poiché durante la realizzazione Raffaello morì improvvisamente, lasciando incompiuta la stanza ma anche la sua più grande opera: LA TRASFIGURAZIONE

In quest’ultima opera Raffaello dimostra di aver assimilato appieno la lezione di plasticismo, volumetria e definizione anatomica di Michelangelo, arricchita da un uso morbido del colore che concorre a definire forme e volumi ma assume anche il valore di specchio emotivo. Segue la tradizione nella scelta di distinguere nettamente tra sfera terrena (nella parte bassa) e sfera celeste (nella parte alta). La sfera terrena è rappresentata da figure che compiono gesti concitati e sono definite da cromie e chiaroscuro marcati. La sfera celeste è illuminata da una luce diffusa generata da Cristo. L’elemento di coesione tra le due sfere è costituito dalle figure degli apostoli che assistono alla trasfigurazione di Cristo. Nella figura di donna è evidente il rimando al dipinto di Michelangelo: nella struttura compositiva basata sulla linea a spirale; nella scelta cromatica e nell’inserimento dei dettagli come l’acconciatura Trasfigurazione 1520 Olio su tela Vaticano, Musei Vaticani Michelangelo, Tondo Doni 1504-1506, tempera su tavola, 120 cm Firenze Galleria degli Uffizi

A Giorgio Vasari si deve la netta contrapposizione tra la SCUOLA FIORENTINA e la SCUOLA VENETA La differenza sostanziale tra i due modi di fare arte consisteva nel fatto che artisti come Leonardo, Michelangelo e Raffaello consideravano fondamentale il disegno, la definizione nitida della forma, dei dettagli. Realizzavano molti disegni preparatori, costruivano le loro composizioni attraverso. La figura umana è sempre l’elemento principale e protagonista di tutte le composizioni. I pittori veneti, invece, dipingevano direttamente sulla tela o realizzavano solo pochi tratti di disegno per definire proporzioni e forme, ma non si soffermavano sulla definizione dei dettagli. È il colore assoluto protagonista delle loro opere. Non vi sono contorni netti, tutto è sfumato poiché colore e luce si fondono. Inoltre i pittori veneti danno moltissima importanza al paesaggio, all’elemento naturale che diventa protagonista alla pari della figura umana. Due protagonisti del cinquecento veneto sono GIORGIONE e TIZIANO VECELLIO considerati i massimi esponenti della cosiddetta “pittura tonale veneta” Giorgio Vasari (1511-1574) fu pittore e architetto, ma la sua opera più celebre è un opera letteraria: Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri”, edita nella prima edizione nel 1550, poi aggiornata o modificata in una versione del 1568 (arricchita anche dai ritratti degli artisti, realizzati a xilografia). Vasari redige le biografie di oltre 160 artisti. A lui si deve l’utilizzo per la prima volta del nome Gioconda per indicare il quadro di Leonardo.

Fu allievo di GIOVANNI BELLINI e maestro di TIZIANO VECELLIO. GIORGIONE (1477 – 1510) Si hanno pochissime notizie della vita di Giorgione e restano poche opere attribuibili con certezza al pittore di Castelfranco Veneto. Si sa che fu artista dai molteplici interessi, era anche musicista e attento conoscitore dell’arte a lui contemporanea, in particolare quella del nord Europa. Fu allievo di GIOVANNI BELLINI e maestro di TIZIANO VECELLIO. Morì molto giovane e in circostanze misteriose, probabilmente avvelenato. Una leggenda che si diffuse dopo la sua morte raccontava che fosse stato lo stesso Tiziano ad assassinarlo, perché geloso della sua bravura. Si tratta della prima testimonianza dell’interesse di Giorgione per lo studio dell’astronomia, astrologia e alchimia. È un fregio a monocromo, in terra ocra, che corre nella parte superiore delle pareti maggiori del salone principale, raffigurante differenti allegorie. Decorazione della Casa Pellizzari 1500-1501, affresco, fascia di 0,78 x 15,88 m, Castelfranco Veneto

È ancora ignoto il reale significato di questa tela che probabilmente ritrae figure allegoriche (le tre età dell’uomo o il pensiero rinascimentale -il giovane-, la filosofia araba -l'uomo col turbante- il pensiero medievale -il vecchio-) o tre filosofi o ancora i Re Magi. Le architetture rievocano quelle della pittura nordeuropea Il personaggio più anziano tiene in mano un compasso e dei fogli che riportano le fasi dell’eclissi solare del 1504. Il giovane che guarda la grotta tiene in mano strumenti di calcolo e misurazione. CURIOSITA’: una radiografia del quadro ha rivelato che Giorgione in un primo momento aveva realizzato il volto del giovane uomo con tratti deformati per rappresentare una figura demoniaca. I tre filosofi 1504 - 1505 olio su tela, 123 x 144 cm Vienna, Kunsthistorisches Museum la grotta da cui esce un barlume di luce potrebbe essere un riferimento alla filosofia platonica Natura, uomo e architettura sono perfettamente integrati creando quella totale armonia ricercata dalla pittura veneta

È stato definito il primo paesaggio della storia dell'arte occidentale, ma il significato della scena è ancora criptico. È evidente, soprattutto nel modo di trattare il paesaggio, con l’utilizzo di una prospettiva infinita e l’effetto atmosferico (prospettiva aerea e sfumato) il riferimento a Leonardo. Elemento fondamentale è il colore che crea e definisce volumi e forme, e che attraverso i trapassi delicati di tono, annulla la linea di contorno. La luce diffusa e dorata, fondendosi con il colore e definendo li volumi e le forme, concorre insieme al fulmine sullo sfondo a creare un atmosfera di tensione emotiva Alcuni studiosi hanno riconosciuto nelle architetture di fondo la città natale di Giorgione: Castelfranco Vento. Altri vi vedono la rappresentazione del Paradiso Terrestre La donna che è rappresentata in una posa innaturale. È stata interpretata come la donna che salvò Mosè dalle acque, come Eva ma anche come personificazione della Carità La tempesta 1506-1507, Olio su tela, 82x73 cm Venezia, Galleria dell’Accademia Una radiografia ha rivelato che sotto la figura maschile Giorgione aveva dipinto un’altra donna nuda

TIZIANO VECELLIO (1480/90 – 1576) È considerato il più grande artista del Cinquecento veneto, e fu appezzato molto dai contemporanei. Entrò nella bottega da Giovanni Bellini per poi diventare allievo di Giorgione. Ottenne molte commissioni da ordini religiosi, da nobili, dal governo della repubblica Serenissima (Venezia) di cui divenne pittore ufficiale dal 1513. Inoltre divenne ritrattista ufficiale dell’imperatore Carlo V e del figlio Filippo II per i quali realizzò moltissime opere. Lavorò anche per le corti di Mantova, Ferrare e Urbino per non lasciando mai Venezia. Si cimentò in tutti i generi pittori, ricevendo sempre grandi consensi. La sua data di nascita è ancora dubbia, poiché non esistono documenti certi che la attestino, ma esistono lettere scritte da lui e indirizzate a Carlo V e Filippo II in cui dichiara di avere novant’anni e bisogno di soldi per curarsi. Alcuni storici dell’arte però pensano che il pittore, che lavorava per il sovrano ma non veniva pagato, insistesse sull’età per suscitar compassione. Nella sua lunga attività ebbe modo di vivere direttamente tutti i cambiamenti dell’arte e rielaborare, in chiave veneta, i caratteri del Manierismo, che si diffuse in Italia dopo il sacco di Roma del 1527

Amor Sacro e Amor Profano, 1514 circa, olio su tela, 118x279 cm, Roma Galleria Borghese Il paesaggio riprende i caratteri tipici della pittura veneta Era il dono nuziale di un nobile veneziano per la moglie. Lo stemma della famiglia compare sulla fontana Le due donne identiche simboleggiano i due differenti tipi d’amore e di felicità: La donna vestita con abiti sontuosi tiene vicino a sé un vaso di gioie e rappresenta l’amore e la felicità terreni. La donna coperta solo da un panneggio tiene in mano la fiamma ardente dell’amore di Dio e rappresenta l’amore puro e la felicità eterna e celeste Luce radente e colori limpidi e vividi si fondono creando una composizione dominata dal naturalismo e dalla ricerca dell’armonia perfetta, che celebra la bellezza. Sono moltissimi i simboli che si riferiscono al matrimonio: La corona di mirto che cinge la testa della donna vestita; i conigli; il bambino che mescola l’acqua nella fontana…

TIZIANO CREA UN NUOVO STILE PITTORICO UNENDO: COLORISMO VENETO La composizione è suddivisa in tre parti distinte: in basso – gli apostoli caratterizzati da gesti enfatici ed espressioni drammatiche perché sconvolti dal miracolo di cui sono testimoni diretti al centro – la Vergine sospesa sulle nuvole sostenute da un corteo di angeli festanti e avvolta dalla luce celeste in alto – Dio Padre rappresentato fortemente scorciato attraverso l’uso di una prospettiva molto ardita Il colore e la luce sono protagonisti assoluti e strumenti che guidano l’occhio dello spettatore nel passaggio dalla dimensione terrena (dominata da un forte chiaroscuro) alla dimensione celeste (avvolta da una luce abbagliante emanata da Dio. Luce e colore contribuiscono ad aumentare il senso di dinamismo, volumetria e plasticità delle figure e dei panneggi. TIZIANO CREA UN NUOVO STILE PITTORICO UNENDO: COLORISMO VENETO DEFINIZIONE ANATOMICA e VIGORE PLASTICO DI MICHELANGELO GRAZIA e ABILITA’ COMPOSITVA DI RAFFAELLO Assunzione della Vergine 1516-1518 Olio su tela, 690x360 cm Venezia, Chiesa dei Frari

Carlo V a cavallo Carlo V seduto Carlo V è in procinto di prendere parte alla battaglia di Mülberg contro i protestanti 1548 olio su tela, 332x279 cm Madrid , Museo del Prado Nei ritratti che Tiziano realizza per l’imperatore emerge sempre la ricerca assoluta della realtà. Nel ritratto ufficiale traspare il carattere forte e deciso dell’imperatore battagliero e baluardo della cristianità. Nei ritratti privati emerge la salute vacillante dell’imperatore provato dalle difficoltà del governare un impero tanto vasto e indebolito da rivalità interne. Carlo V seduto 1548 Olio su tela Monaco, Alte Pinakothek

Nelle sue ultime opere le forme si disfano e il colore, steso direttamente sulla tela, con tanti piccoli tocchi di accostati. In questo modo il soggetto del dipinto è distinguibile solo se guardato da lontano Mida, giudice della sfida tra Apollo e Marsia è rappresentato nella tipica posa del melanconico, ed ha il volto di Tiziano Il supplizio di Marsia 1570-1576 Olio su tela Kromeriz, Pinacoteca del Castello

La composizione è strutturata su uno schema piramidale Pietà 1570-1576 Olio su tela Venezia, Galleria dell’Accademia È l’ultima opera di Tiziano, iniziata poco prima della morte e non terminata. Il pittore voleva che questa tela fosse posta sopra la tomba La composizione è strutturata su uno schema piramidale L’architettura ha grande spazio e ha la funzione di sottolineare la figura di Cristo, avvolto anche dalla luce Protagonista di questo dipinto è la tensione emotiva dei singoli personaggi: disperata la Maddalena addolorati ma pacati la Madonna e San Gerolamo (nel quale Tiziano si ritrae)