D.ssa PENSAVALLI Michela Psicologa – Psicoterapeuta Docente S.C.Int. - Scuola di Specializzazione di Roma Professore invitato presso l’Ateneo Pontificio.

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Transcript della presentazione:

D.ssa PENSAVALLI Michela Psicologa – Psicoterapeuta Docente S.C.Int. - Scuola di Specializzazione di Roma Professore invitato presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum Ricercatore presso l’ITCI – Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale di Roma

 Flaming: invio di messaggi insultanti per suscitare dispute on line, (Wolak, Mitchell e Finkelhor, 2006).  Cyberstalking: persecuzione attraverso l’invio ripetuto di minacce.  Denigrazione: pubblicazione di pettegolezzi o di immagini imbarazzanti sulla vittima che la riguardano, con lo scopo di danneggiarne la reputazione e i rapporti sociali.  Sostituzione dell’identità: si verifica quando il bullo viola la password di una persona e, fingendosi lei, invia per esempio messaggi malevoli ai contatti della vittima) rovinando così sia la reputazione che le amicizie stesse della vittima.  Outing: rivelare informazioni personali e riservate riguardanti una persona.  Trickery: spingere una persona, attraverso l’inganno, a rivelare informazioni imbarazzanti e riservate per renderle poi pubbliche in rete.  Esclusione: escludere intenzionalmente una vittima da un gruppo online. Sono tutti esempi di come un bullo possa infliggere un danno psicologico immediato e a lungo termine alla propria vittima.

 ANONIMATO  SI PERDE LA RELAZIONE “FACCIA A FACCIA” La comunicazione on-line, basata prevalentemente su contenuti testuali, prescinde dalla dimensione comportamentale, dalla prossemica, dagli elementi meta- comunicativi e di “immagine” contenuti nei particolari legati all’aspetto fisico (abbigliamento, forma e aspetto corporeo).  MAGGIOR CONTROLLO SUL LUOGO E SUL TEMPO DELL’INTERAZIONE Queste dinamiche relazionali aggressive diventano possibili al di là della presenza fisica…

ANONIMATO  Crea una disparità di potere tra bullo e vittima  Facilita l’espressione di opinioni impopolari e contrarie al sentire comune (disinibizione)  Permette di sottrarsi alla legge e alle restrizioni previste dalla tutela dei diritti delle persone  Riduce la capacità riflessiva sui propri valori comportamentali 4

ASSENZA DI RELAZIONI FACCIA A FACCIA Annulla l’interazione sociale mediata dal contatto visivo, dal tono della voce, ecc … sfavorendo la percezione delle reazioni della vittima. La depersonalizzazione implicita nell’uso delle nuove tecnologie e la distanza virtuale sono pericolose su 2 livelli: 1) Incrementano il “disimpegno morale” (Bandura, 1996) 2) Riducono/annullano la capacità empatica nelle relazioni “Ciò che rende il cyberbullismo così pericoloso … è che ognuno può praticarlo senza bisogno di confrontarsi con la vittima. Non c’è bisogno di essere forti ma semplicemente equipaggiati di telefono cellulare o di computer e del desiderio di terrorizzare” (King, 2006). 5

MAGGIOR CONTROLLO SUL LUOGO E TEMPO DELL’INTERAZIONE Il cyberbullismo potenzialmente si consuma ovunque e in ogni istante. Questo rende difficoltoso individuare luoghi e tempi in cui tali dinamiche relazionali avvengono,con la conseguenza che il fenomeno appare meno riconoscibile e di più difficile gestione (contrasto). - Continuità tra bullismo “tradizionale” ed “elettronico” 6

 RIPETITIVITA’ DELL’AGGRESSIONE  SQUILIBRIO DI POTERE  TEMPI E CONTESTI  INTENZIONALITA’/RESPONSABILITA’  POLIVITTIMIZZAZIONE  TRASPOSIZIONE DI RUOLI 7

 Un solo episodio, divulgato a migliaia di astanti, ad esempio la pubblicazione di un video su YouTube, può arrecare un potenziale danno alla vittima anche senza la sua ripetizione nel tempo; il video è sempre disponibile, può essere visto da migliaia di persone in tempi diversi. Lo stesso contenuto offensivo divulgato da un bullo può essere diffuso a cascata tra i riceventi, eventualmente anche non implicati nella relazione bullo-vittima.  Non è quindi necessario, che l’atto offensivo venga ripetuto dallo stesso aggressore nel tempo.  una vasta platea di spettatori potrà comunque amplificare l’effetto dell’aggressione, con risultati devastanti per la vittima (vedi incidenza di suicidi).

 Nel bullismo tradizionale l’asimmetria di potere è data dallo squilibrio nella forza fisica tra b. e v. o da una supremazia numerica o psicologica nei confronti della vittima.  Nel bullismo elettronico anche una sola persona, nel chiuso della propria stanza e senza particolari doti fisiche, può compiere atti di bullismo su un numero illimitato di vittime con poche operazioni telematiche. Forse, come suggeriscono Rauskaukas e Stoltz (2007), la reale disparità potere tra la vittima e il cyber-bullo deriva dall’anonimato dietro cui si cela l’aggressore e quindi dall’impotenza della vittima e dall’impossibilità di fermare le aggressioni.

 Thomas (2006) ha sottolineato come il bullismo tradizionale si consuma principalmente nelle ore scolastiche, mentre nel bullismo elettronico le aggressioni continuano anche a casa e nei week- end. Inoltre, ad esempio come accade nel caso di video offensivi divulgati su YouTube, la dimensione temporale dell’offesa si dilata pressoché all’infinito, poiché il video rimane disponibile agli spettatori per un lungo periodo di tempo, e prescinde dalle azioni che il bullo e il gruppo che lo supporta decidono di intraprendere.

 Nel bullismo elettronico la responsabilità può essere estesa e condivisa anche da chi “semplicemente” visiona un video e decide di inoltrarlo ad altri, ride o rimane indifferente. In questo senso il ruolo del gruppo assume nel bullismo elettronico un’importanza ancora più evidente e delicata.  Nel bullismo elettronico avvengono due fenomeni di tipo parallelo: 1) il primo consiste nell’attaccare la vittima direttamente, spesso sotto la maschera dell’anonimato; 2) il secondo consiste nella diffusione di immagini, video, notizie riguardanti la vittima, attraverso la rete o tramite sms, distribuendo tali immagini e informazioni a un gruppo di astanti estesissimo: diventa quindi molto importante “il farlo sapere al mondo”, e il vasto pubblico di astanti (bystanders) è un elemento fondamentale nel mantenere o nel contrastare questo fenomeno legato alle nuove tecnologie.  L’astante, che frequenta i siti e fruisce delle immagini, diventa uno “strumento” fondamentale per lo scopo del cyberbullo, e assume un ruolo di responsabilità attiva nei confronti delle vittime, anche se, paradossalmente non le conosce affatto.

 Concetto usato per definire adolescenti che riportano di aver subito più tipi di vittimizzazione (abuso sessuale, abuso fisico, bullismo, violenza domestica) (Finkelhor, Ormrod, e Turner, 2007). Generalmente chi riporta di aver subito aggressioni online ha subito almeno un tipo di violenza offline (Mitchell et al. 2008). La violenza subita online può quindi aggiungersi ad un insieme di esperienze traumatiche e aggravare in maniera esponenziale il rischio al benessere psicologico dei ragazzi.  La loro grande vulnerabilità è un dato estremamente importante di cui si deve tener conto quando si progettano interventi di aiuto (Mitchell et al., ibid).

C’è una trasposizione tra ruoli tra bullismo tradizionale e bullismo elettronico?  Lo studio di Ybarra e Mitchell (2004) segnala che chi è stato vittima di bullismo offline può diventare aggressore on-line, invertendo il ruolo nei due contesti, forse spinto dall’anonimato e dal desiderio di vendetta.  Un’inversione di ruoli, ma nella direzione opposta, viene riportata anche da Raskauskas e Stoltz (2008). Le vittime di bullismo elettronico sono, con maggiore probabilità, bulli nel contesto tradizionale.

 La percentuale prevalente di studenti dichiara di non conoscere i possibili effetti sulla vittima di prepotenze elettroniche.  Le prepotenze tramite immagini o video-clips sono considerate più dannose nei confronti della vittima.  Con la rappresentazione delle prepotenze mediante immagini o video-clips verrebbero enfatizzati una serie di feedback propri della comunicazione non verbale (lo sguardo, tono di voce, gestualità) la cui assenza caratterizza le relazioni in rete o le comunicazioni che avvengono nel cyberspazio.  IMMAGINE effetto moralizzante o umanizzante nei confronti della vittima

È strettamente connesso alle emozioni morali: la colpa e la vergogna Nel BULLISMO legittima la condotta aggressiva del bullo Fra i meccanismi del disimpegno morale, quello più utilizzato dal bullo è la DEUMANIZZAZIONE ( Menesini, Fonzi, Vannucci, 1997). Consiste nell’ attribuire alle vittime un’assenza di sentimenti umani che frena il nascere e lo svilupparsi del senso di colpa di fronte alla loro sofferenza Nel CYBERBULLISMO L’assenza di un contatto reale tra il bullo e la vittima (lake face to face contact, Scheiner) potrebbe facilitare la deumanizzazione

 I dati mostrano come il bullismo elettronico condivida percorsi di rischio con il bullismo tradizionale, pur presentando peculiarità che lo rendono accettabile anche a soggetti che nella vita reale non rivestirebbero il ruolo di bullo.  In questo senso, il bullismo elettronico sembra dare potere a chi, nella vita reale, si sente meno forte degli altri o è costretto a subire aggressioni senza poter reagire. L’anonimato e la possibilità di colpire con azioni che difficilmente espongono il responsabile a conseguenze dirette è sicuramente un’opzione favorevole per chi cerca un’occasione di rivalsa che nella vita reale non è in grado di ottenere.  Per prevenire le forme di aggressività tra preadolescenti e adolescenti sono quindi necessari interventi che tengano conto di questa complessità.

sarebbe utile inserire nei curricoli ministeriali programmi di: sensibilizzazione al linguaggio emotivo (che gli studi hanno trovato carente sia nei bulli che nelle vittime) miglioramento delle competenze nelle “social skills” percorsi mirati alla consapevolezza dei messaggi verbali e soprattutto non verbali che si trasmettono agli altri nella comunicazione quotidiana