Un’eresia ancora attuale

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Transcript della presentazione:

Un’eresia ancora attuale ARIANESIMO Un’eresia ancora attuale prof. Vincenzo Cremone

Ario L’arianesimo o eresia ariana prende il nome da un presbitero (256-336) un presbitero (sacerdote) della chiesa di Alessandria in Egitto. prof. Vincenzo Cremone

Nel 319 entrò in rotta di collisione con il suo vescovo, Alessandro, perché affermava che il Figlio di Dio, Cristo, non ha la stessa natura del Padre, ma è la sua prima creatura; il Padre è eterno, la sorgente non originata di tutta la realtà, mentre il Figlio, sebbene fosse il primo nato fra tutte le creature e il creatore del mondo, è dissimile (anòmoios in greco) e inferiore al Padre. “Ci fu un tempo in cui il Figlio non c'era”, così recitava una celeberrima frase di Ario. prof. Vincenzo Cremone

l’incarnazione e la resurrezione di Cristo L’inevitabile conseguenza di questa posizione è che  l’incarnazione e la resurrezione di Cristo non sono eventi divini. prof. Vincenzo Cremone

Alessandro, lo fece scomunicare, così Ario fuggì in Palestina Alessandro, lo fece scomunicare, così Ario fuggì in Palestina. Qui, Eusebio, vescovo di Nicomedia, lo accolse a braccia aperte. Nel frattempo la posizione degli ariani venne rinforzata da alcuni sinodi locali, tenuti in Palestina e in Bitinia e favorevoli ad Ario e al positivo ascendente di Eusebio sull'imperatore Costantino, che aveva legalizzato il cristianesimo nel 313. Dopo qualche anno, nel 325, l'imperatore si decise di convocare un concilio per dirimere la questione fra cattolici ortodossi e ariani. prof. Vincenzo Cremone

IL CONCILIO DI NICEA A.D. 325 prof. Vincenzo Cremone

L'arianesimo fu condannato e Ario fu mandato in esilio. Il Concilio Ecumenico (il primo della storia del cristianesimo) ebbe luogo a Nicea ed iniziò il 20 Maggio 325 alla presenza di circa 250 - 300 vescovi, in larghissima maggioranza della parte orientale dell'Impero. L'arianesimo fu condannato e Ario fu mandato in esilio. prof. Vincenzo Cremone

Dal punto di vista terminologico la questione fu risolta adottando contro Ario un termine non biblico per indicare l'uguale divinità del Figlio e del Padre: si definì infatti il Figlio homoousios, "della stessa sostanza del Padre". prof. Vincenzo Cremone

La posta in gioco era ovviamente fondamentale: ammettere una qualche inferiorità del Figlio rispetto al Padre significava togliere la specifica novità del cristianesimo, quella di un Dio che si fa uomo. Perché qualsiasi subordinazionismo, una volta tematizzato, comportava come conseguenza che Dio non si era fatto veramente uomo: era stata mandata una creatura, o comunque un "dio" inferiore, ma il Dio vivo e vero, l'eterno e l'infinito, stava lontano, non si era coinvolto con questo mondo. prof. Vincenzo Cremone

Ecco precisamente il testo del Credo di Nicea Crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore di tutte le cose, visibili ed invisibili. E in un solo Signore, Gesù Cristo, Figlio di Dio, generato, unigenito, dal Padre, cioè dalla sostanza del Padre: Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre. Per mezzo di lui tutte le cose sono state create, sia quelle che sono in cielo che quelle che sono sulla terra. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, si è incarnato e si è fatto uomo, ha patito, il terzo giorno è risuscitato, è salito al cielo. E verrà per giudicare i vivi e i morti. E nello Spirito Santo. prof. Vincenzo Cremone

Il credo niceno fu confermato dal Concilio di Costantinopoli nel 381. La controversia ariana si protrasse a lungo. Gli ariani conseguirono grande popolarità dopo il Concilio di Nicea, specialmente dopo la morte di Costantino nel 337, perché suo figlio e successore, Costanzo, era appassionato di Ario. La forza dell’insegnamento ariano venne a suo tempo dissipata, sebbene solo attraverso l’energica opposizione di Atanasio, vescovo di Alessandria. Il credo niceno fu confermato dal Concilio di Costantinopoli nel 381. prof. Vincenzo Cremone

Piuttosto che scomparire, l’arianesimo spostò il suo asse verso il nord dell’impero, trovando seguaci presso i popoli “barbari” che in quel periodo stavano spingendo contro i confini dello Stato, particolarmente Goti, Vandali e Longobardi. Grazie soprattutto alla predicazione condotta nel IV secolo fra i Goti da parte di Ulfila (traduttore, tra l’altro, della Bibbia in lingua gotica), l'arianesimo conobbe infatti una grande diffusione fra i popoli germanici fra i quali fiorì almeno fino al VII secolo. Questi popoli trovarono nell’arianesimo una sorta di distinzione nei confronti dell’impero romano che si professava cattolico. La regina Teodolinda, invece, determinò la conversione dei Longobardi al cattolicesimo. Ma nel frattempo la lotta fra cattolici e ariani (che era diventata contrasto fra “romani” e “barbari”), conobbe anche momenti drammatici e cruenti di vera guerra di religione. prof. Vincenzo Cremone

Oggi, la cristologia che maggiormente si avvicina a quella di Ario si trova nell’insegnamento dei Testimoni di Geova, i quali negano l’eternità del Figlio di Dio, la dottrina della Trinità, e considerano il Logos come essere intermediario fra il Creatore e la creazione. prof. Vincenzo Cremone

FINE prof. Vincenzo Cremone