Scienza e tecnica
La scienza è l’attività umana orientata in modo primario e sistematico alla conoscenza, cioè alla descrizione e spiegazione degli eventi, sia singolari sia ricorrenti, del mondo naturale e del mondo umano e sociale.
La tecnica è quell’attività umana orientata alla soluzione di problemi pratici, ciò può avvenire sia sulla base di conoscenze empiriche, ricavate cioè direttamente dall’esperienza pratica, sia sulla base di conoscenze scientifiche.
Lo sviluppo della scienza moderna può essere, convenzionalmente, illustrato in tre fasi: i secoli XVII e XVIII il secolo XIX fino alla metà del XX l’ultimo mezzo secolo dalla II guerra mondiale a oggi
Istituzionalizzazione della scienza Ia fase (XVII-XVIII sec.) Osservazione diretta della natura, senza gli occhiali della filosofia medievale e del dogmatismo della Chiesa Nascita del metodo sperimentale Movimento delle accademie Istituzionalizzazione della scienza
IIa fase (XIX- metà XX sec.) Le scienze si istituzionalizzano in discipline specialistiche all’interno delle Università Si sviluppa, in forma parzialmente autonoma, il settore della ricerca applicata connesso all’industria Nascono e si diffondono i Politecnici e i grandi laboratori di ricerca applicata Sinergia tra ricerca pura e ricerca applicata e tra Stato, industria e Università, per il finanziamento e l’organizzazione del sistema della ricerca scientifica
Nascita e sviluppo del settore high-tech IIIa fase (dalla IIa guerra mondiale a oggi) Connubio e reciprocità tra Scienza e Tecnologia Ricerca pura e ricerca applicata competono sempre più per l’acquisizione di maggiori risorse Grandi investimenti nella ricerca militare e “ricaduta tecnologica” Nascita e sviluppo del settore high-tech
La scienza come oggetto della sociologia La scienza è un’istituzione sociale integrata ad altre istituzioni sociali e gli scienziati non sono i depositari di ‘verità assolute’, ma procedono per tentativi ed errori; le scoperte che fanno e le ‘verità’ che accertano restano sempre provvisorie: in quanto impresa umana, la scienza può legittimamente diventare oggetto di studio della sociologia
Parsons le istituzioni scientifiche, e in primo luogo le università, incorporano i valori universalistici della razionalità scientifica, che sono i valori dominanti della società moderna Merton nella società moderna la scienza gode di un elevato grado di autonomia e si sviluppa per effetto di una dinamica essenzialmente endogena, anche se non è mai del tutto “pura” e priva di condizionamenti esogeni
Fine istituzionale della scienza l’accrescimento della conoscenza verificata = un processo sostanzialmente cumulativo I metodi per raggiungere questo fine sono: metodo induttivo = l’osservazione ripetuta di regolarità consente la formulazione di “leggi” generali, sulla base delle quali formulare previsioni, che vengono confermate empiricamente metodo deduttivo = consiste nel ricavare, in modo logicamente coerente, proposizioni da determinate premesse (da qui l’importanza della matematica per la scienza)
Cumulatività = ogni ipotesi empiricamente verificata porta il suo contributo, mattone dopo mattone, alla costruzione dell’edificio della conoscenza scientifica Comunità scientifiche = rappresentano la garanzia dell’autonomia della scienza, in quanto formulano e garantiscono l’applicazione di principi normativi specifici al campo scientifico e alle quali i singoli scienziati rispondono della corretta applicazione delle procedure di ricerca
Ethos scientifico = l’insieme dei principi normativi che caratterizzano ogni comunità scientifica e ne costituiscono il codice deontologico: universalismo comunitarismo disinteresse personale dubbio sistematico gli scienziati si trovano comunque a operare in un contesto di ambivalenza strutturale
Universalismo = ogni enunciato è soggetto al vaglio di criteri impersonali, che prescindono dalle “qualità” specifiche di chi lo ha formulato Comunitarismo = la scienza è patrimonio comune e quindi i risultati raggiunti da uno scienziato devono essere comunicati per potere essere condivisi da tutti gli altri
Disinteresse personale = l’interesse primario dello scienziato deve essere il progresso della conoscenza, ogni altro interesse (economico, di prestigio, di potere) deve essere secondario e subordinato Dubbio sistematico = è dovere di ogni scienziato esporre i propri risultati, in modo tale che possano essere sottoposti al vaglio dei suoi pari e, a sua volta, ogni scienziato ha il dovere di sottoporre a critica i lavori degli altri
Per Merton lo sviluppo della conoscenza è visto come essenzialmente cumulativo e tutto interno alle singole discipline. Questi assunti sono messi radicalmente in discussione da Thomas Kuhn, che parte dall’assunto che, nello sviluppo di ogni singola scienza, vi sono delle fasi di: continuità rottura della continuità
continuità scienza normale processo cumulativo della conoscenza il lavoro che lo scienziato svolge sulla base di un paradigma scientifico riconosciuto e accettato da una comunità scientifica rottura rivoluzioni scientifiche percorso accidentato della conoscenza emergono anomalie e contraddizioni in seno a un paradigma scientifico emerge un paradigma alternativo che spiega e risponde alle anomalie, di cui il vecchio paradigma non sapeva dar conto accettazione del nuovo paradigma nuova fase di scienza normale
empirismo/razionalismo critico relativismo Nella filosofia della scienza contemporanea si contrappongono due tradizioni: empirismo/razionalismo critico relativismo
Empirismo/razionalismo critico Karl R. Popper Il metodo scientifico procede per tappe: si incontrano dei problemi dai quali nascono degli interrogativi si propone una teoria per risolvere i problemi e rispondere agli interrogativi (congetture) = logica della scoperta si sottopongono a critica i tentativi di soluzione attraverso l’osservazione empirica della realtà (confutazione) = logica della giustificazione
Relativismo Paul K. Feyerabend e Imre Lakatos non ci sono criteri per affermare che una conoscenza è vera o è falsa ogni conoscenza è valida solo all’interno di una convenzione, i cui contenuti sono sempre mutevoli e che è determinata sia da interessi extrascientifici, sia dagli interessi professionali degli scienziati
Costruttivismo la scienza non può accedere alla realtà esterna se non attraverso pratiche di “costruzione” della realtà = il laboratorio è un luogo artificiale dove la natura viene riconfigurata per poterla meglio manipolare, al fine di condurre osservazioni controllate la scienza non può mai descrivere la realtà così come essa è, ma solo rappresentarla attraverso i propri linguaggi
A partire dal XIX secolo si assiste, da un lato a uno sviluppo spettacolare delle scienze naturali, e dall’altro all’emergere delle scienze sociali. In questa prima fase, le scienze naturali vengono prese come modello da imitare e si cerca di trasferire i loro apparati di analisi e i loro metodi di indagine nel campo dello studio dei fenomeni umani e sociali.
A cavallo tra il XIX e il XX secolo si sviluppa, nell’ambito dello storicismo tedesco, l’idea che i fenomeni umani debbano essere compresi nei loro significati culturali nell’ambito delle scienze dello spirito, e nello specifico della storia, il fine della conoscenza non deve essere la formulazione di leggi universali, bensì la spiegazione/comprensione di eventi individuali e irripetibili Secondo Weber i fatti sociali sono riconducibili, in ultima istanza, ad azioni individuali la specificità dell’agire umano consiste nel fatto che gli esseri umani sono dotati della capacità di attribuire un senso alle loro azioni, accessibile alla comprensione
Oggi tra le due tipologie di scienze esistono alcune dimensioni, che servono a fissare le linee di demarcazione e continuità tra di esse: “natura” dell’oggetto funzione dei paradigmi diversa centralità del metodo sperimentale tipo di linguaggio utilizzato nella comunicazione grado di istituzionalizzazione
Nonostante lo sviluppo e il successo della scienza la distanza tra scienziati/esperti e “laici” sembra non essersi colmata. Ciò è dovuto a: la forte istituzionalizzazione dell’attività scientifica l’estrema specializzazione lo sviluppo di linguaggi, la cui traducibilità nel linguaggio comune diventa sempre più ardua divergenza di opinioni e valutazioni di cui gli stessi esperti sono portatori il ruolo dei media la percezione del rischio tecnologico