Gesù ci educa alla SPERANZA … Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno mai! XXXIII dom. T.O. - B Mc 13,24-32 Gesù ci educa alla SPERANZA …
Preghiera iniziale SIGNORE, Se scorro i giornali, se guardo in volto alla gente, se mi guardo dentro, se tento di penetrare la mentalità diffusa, non posso dire che il mio è un tempo di SPERANZA! Per fortuna, Signore, mi viene incontro la tua Parola e tanti uomini e donne che, con la semplicità e l’entusiasmo della loro fede, mi hanno ricordato il tuo: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni!” Oggi mi richiami a seminare SPERANZA e non paura a vivere ed a parlare dell’INCONTRO con Te, Figlio dell’uomo, come incontro con chi ha perdonato l’adultera e ha chiamato Matteo il pubblicano. Signore, aiutami a NON TEMERE, ma a DESIDERARE e ad INVOCARE! Preghiera iniziale
24Gesù disse ai suoi discepoli: “In quei giorni, dopo quella tribolazione il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore 25e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. 26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. 27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. 28Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l’estate è vicina; 29così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. 30In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. 32Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre”.
Ci stiamo avviando verso la conclusione dell’anno liturgico. Il brano odierno è la parte conclusiva del “discorso escatologico” (discorso sulle realtà ultime) che in Marco prende tutto il Capitolo 13. Discorso rivolto a Pietro, Giacomo e Giovanni, ma riguarda tutti (v. 37). Non lascia dubbi sui destinatari di queste parole.
Contesto Gesù è appena uscito dal Tempio dove ha elogiato la vedova. Si dirige al monte degli ulivi da dove si può ammirare lo splendore del tempio di Gerusalemme. Uno di loro dice: “Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!” (Mc 13,1) Gesù risponde che di quella costruzione non sarebbe rimasta pietra su pietra. I discepoli restano stupiti e increduli. Ai tre più intimi si aggiunge Andrea e gli chiedono quale disastro doveva accadere: “Quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?”. (Mc 13,4). Da questo interrogativo si sviluppa l’intero capitolo.
Contesto Gesù non risponde direttamente alla domanda, mette invece in guardia contro i falsi profeti che sorgeranno e contro l’improvviso scatenarsi di catastrofi cosmiche, di persecuzioni e scissioni familiari. Infatti inverte l’ordine dei quesiti. Si sofferma prima sui segni e poi sul quando. L’annunzio centrale è la certezza del ritorno del Figlio dell’uomo con l’esortazione ripetuta a vegliare, perché il momento della sua venuta è sconosciuto e giungerà inaspettato. Non la fine ma invito a guardare il fine.
Testo * vv. 24-25 24Gesù disse ai suoi discepoli: “In quei giorni, dopo quella tribolazione il sole si oscurerà e la luna non darà più il suo splendore 25e gli astri si metteranno a cadere dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Anche le grandi luci del cielo un giorno si spegneranno, tutto avrà una fine. Anche ciò che sembra eterno un giorno terminerà la sua corsa, il mondo così come lo conosciamo terminerà. Non sta indicando come finirà il mondo nel suo aspetto fisico; Gesù vuole semplicemente dire che l’ordine presente delle cose in cui vive l’uomo, che sembra immutabile, è destinato a mutare completamente.
v. 26. 26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle * v. 26 26Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. La bella notizia carica di speranza è questa! Ciò che il cristiano spera per il futuro è la piena manifestazione di quella novità che già è stata introdotta in questo mondo dalla Pasqua di Gesù. Gesù ama parlare degli eventi finali attingendo alla tradizione apocalittica che esprime attraverso immagini catastrofiche e frasi enigmatiche. Il suo scopo non è quello di incutere paure, e neppure soddisfare la curiosità su come e quando avverrà la fine del mondo. Occorre guardare ai segni non con allarmismo ma con “occhio profetico”.
“Il Veniente è una Persona che ha operato quale Figlio dell’Uomo tra gli uomini insegnando e guarendo e che va verso la passione (Mc 14), è lo stesso che tornerà mostrandosi giudice sovrano e ultima Parola di Dio sulla storia e sull’umanità”. (Enzo Bianchi) Per Marco il giorno della venuta non è il giorno del giudizio dell’ira ma è il giorno salvifico e liberatorio in cui tutto riacquista senso.
v. 27. 27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi * v. 27 27Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Gesù viene per ridare senso alla storia e per radunare tutti gli eletti dispersi. Nell’A.T. (Dt 30,3-4; Is 27,12-13) il raduno dei dispersi era compito di Dio attraverso i suoi angeli. Qui il Figlio dell’Uomo compie quest’opera di salvezza e di redenzione per tutti coloro che hanno perseverato sino alla fine da qualunque parte della terra provengono “dai quattro venti”. Solo dopo aver dato l’annuncio essenziale della venuta del Figlio dell’Uomo, Gesù risponde anche al quando, e per farlo si serve della parabola del fico.
v. 28. 28Dal fico imparate questa parabola: quando * v. 28 28Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l’estate è vicina; Il fico Immagine suggestiva ed evocativa. Simbolo di Israele, insieme alla vigna, era segno del giudizio di Dio (Am 8,1ss; Is 28,4; Ger 8, 13). I rabbini usavano i cambiamenti del fico per misurare le stagioni.
v. 29. 29così anche voi, quando vedrete accadere * v. 29 29così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte. L’immagine della vicinanza dell’estate, annunciata dal germogliare delle foglie, serve a indicare non tanto il momento temporale, quando la certezza in cui riporre la nostra fede. La salvezza legata alla venuta del Figlio si realizza con la stessa precisione con cui i segni della natura ci indicano il passare delle stagioni.
vv. 30-31. 30In verità vi dico: non passerà questa * vv. 30-31 30In verità vi dico: non passerà questa generazione prima che tutte queste cose siano avvenute. 31Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. L’unica cosa che ci è data di sapere è questa: il tempo che viviamo è il tempo della vicinanza e dell’attesa che si fonda sulla Parola di Dio, che rimane come una roccia, e che ci permette di vivere il presente con la consapevolezza dell’essere stati già salvati.
v. 32. 32Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, * v. 32 32Quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre”. Non importa conoscere né il giorno né l’ora, che conosce solo il Padre, che come Dio creatore l’ha fissata prima che il mondo esistesse, e neppure il Figlio che ha rinunciato alle sue prerogative divine (Fil 2,6ss.), ma basta l’assicurazione che la parusia ci sarà. Allora come è scritto al v. 37 “Quello che dico a voi lo dico a tutti: Vegliate!!” anche noi possiamo utilmente vivere il tempo dell’attesa vegliando.
Questo è il consiglio operativo e imperativo per il credente perché proprio questo atteggiamento lo distingue dal mondo che non attende il ritorno del Signore. Vegliare significa stare svegli, col cuore leggero, conservando un’agilità dello spirito che è condizione fondamentale per riconoscerlo al suo apparire. I discorsi ricorrenti sulla fine del mondo hanno spesso un effetto devastante per rafforzare l’idea di un Dio perennemente arrabbiato, pronto a dare sfogo alla sua ira sul mondo. Siamo fortemente lontani dal vangelo se tra questi ci siamo anche noi! Vegliate!!
Il Dio della Bibbia è: “Misericordioso e pietoso, lento all’ira e grande nell’amore, non è in lite per sempre, non rimane adirato in eterno… …perché egli sa bene di che siamo plasmati” (Sal 103, 8-9.14)
Guardiamo più al fine (teleisis) che alla fine (telos). Messaggio finale… Guardiamo più al fine (teleisis) che alla fine (telos).
Preghiamo con Mc 13,24-32 Davanti ai nostri sogni, al nostro modo di vedere le cose, mettici in guardia e preparaci ad affrontare il tempo della prova, ad aguzzare la vista per essere in grado di scrutare i segni dei tempi, e non permettere che ci lasciamo vincere dallo scoraggiamento e dal pessimismo. Rinsalda la nostra speranza aiutaci a credere alla tua parola, una parola solida e sicura, una roccia salda su cui costruire la nostra esistenza. Rendici portatori di eternità là dove viviamo e operiamo: la luce del tuo amore perenne inondi attraverso di noi la piccola porzione di storia che ci hai affidato e la trasfiguri. Aiutaci ad avere il cuore ancorato in te, ma le mani, la mente e la volontà impegnate nell’adempimento dei nostri doveri quotidiani. Saremo così testimoni della speranza cristiana che ci lega all’oggi del tempo ancorandoci nell’eternità. La tua Parola, Signore, oggi ci presenta la tua venuta in un modo apocalittico, provocando uno sconvolgimento cosmico e quasi un ritorno al caos primitivo. Questa visione, non crei in noi angoscia e scoraggiamento, ma ci spinga alla fiducia e alla speranza nel considerare il tuo amore. Siamo chiamati a fermare i nostri tempi della fretta per verificare le nostre azioni, rivedere il nostro cammino, mettere in discussione le nostre scelte e programmare una nuova via. Non prevalga la paura del giudizio e della punizione, ma piuttosto la speranza e la certezza dell’incontro gioioso con te. Signore della storia, tu vedi da quanti mali è afflitta la nostra umanità, eppure ci insegni che, in radice, uno solo è il male da combattere. Tu lo hai già sconfitto morendo per noi sulla croce; aiutaci a estendere nel tempo la tua vittoria pasquale.