La shoah a Napoli Nico Pirozzi nelle sue pagine ci ha parlato di tutti gli ebrei napoletani uccisi da un pensiero malvagio.
Traditi. Un titolo che sintetizza una storia cominciata a metà degli anni Venti e conclusasi tredici anni dopo, quando il fascismo scoprì che in Italia non esisteva una sola razza, ma tante razze, di cui una sola superiore. È la storia degli ebrei fascisti, una minoranza di italiani, che rispetto a decine di migliaia di loro correligionari subirono l’onta di essere “traditi” tre volte: dal re (l’uomo che impersonificava lo Stato), dal duce (l’uomo in cui avevano creduto) e dal fascismo (il partito e il regime in cui si erano da sempre riconosciuti). E traditi lo furono anche Aldo Procaccia, lo shammàsh della sinagoga di Napoli, e suo figlio Amedeo: due ebrei fiorentini approdati nella città del Vesuvio dopo la Grande Guerra. Quella dei Procaccia è la storia di una famiglia di italiani di religione ebraica, che come centinaia di altri italiani, riuscì a coniugare, senza traumi o imposizioni, credo confessionale e opinioni politiche. La loro storia di fascisti, cominciata nel gennaio 1926, si concluse nel dicembre 1938, quando anche ad Aldo e Amedeo fu recapitata la lettera che li informava che i loro nomi erano stati cancellati dagli elenchi del partito, e le loro tessere revocate. Da sfondo alla vicenda la Napoli della guerra e dei bombardamenti alleati e la Toscana delle razzie antisemite. Ed è a Cerasomma, minuscolo borgo della Lucchesia che i Procaccia – tre uomini, tre donne e due neonati - vengono arrestati, dopo essere stati scoperti e denunciati da alcuni abitanti della zona. Internati nel campo fascista di Bagni di Lucca, successivamente trasferiti al carcere delle Murate di Firenze e a quello di San Vittore a Milano, saranno deportati ad Auschwitz, il 30 gennaio 1944. Il campo di sterminio della Polonia orientale dal quale nessuno di loro tornerà.
Certamente la malvagità umana, il pensiero contorto di pochi non si fermò alla vista dei bambini
Deportati, quasi come animali, li caricavano su dei carri dal nome siglato e li trasportavano da una regione all’altra, da una nazione all’altra
Messi in fila e selezionati, infatti la prima selezione veniva fatta all’arrivo nel campo, separando i bambini e gli anziani dalle persone ritenute abili al lavoro. Altre selezioni venivano fatte nel corso degli appelli.
Tristemente noto è anche il nome di Giorgio Ascarelli , fondatore dell’Associazione Calcio Napoli e costruttore dell’omonimo stadio
MENGELE JOSEF medico ed ufficiale delle SS MENGELE JOSEF medico ed ufficiale delle SS. Ritenuto responsabile della morte di centinaia di persone, vittime di pseudo - esperimenti medici ad Auschwitz.
Pirozzi ha descritto dettagliatamente tutti il viaggio dei “deportati”, dalle loro case fino alla morte. Ma come morivano? Dalle famose docce usciva un gas, il Zyclon.
E alla fine…
Tanti sono stati i campi di concentramento
E tutto ciò è accaduto per il folle pensiero di tre uomini …
E dopo anni di massacri possiamo solo ricordare le centinaia di persone che hanno perso la vita per il semplice fatto di essere nati EBREI.
Napoli registrava la presenza di 835 ebrei. Ottocentotrentacinque persone perfettamente integrate nel tessuto politico, sociale e culturale di quella che fu la più famosa porta d’ingresso all’Occidente per i popoli del Mediterraneo. Una città – Napoli – che nell’ottobre 1943, due settimane prima della retata antisemita di Roma, poteva a buon diritto ritenersi un rifugio sicuro per un ebreo, nonostante fosse passato appena un mese da quando la polizia tedesca aveva progettato di mettere in atto, proprio nella città del Vesuvio, la prima retata antisemita in Italia.
Pirozzi nelle prime pagine del libro, quasi ci ha fatto sognare, ci ha descritto una Napoli diversa da quella attuale, una città che proteggeva coloro che erano perseguitati dal resto del Mondo. Teresa Carotenuto.