LA SCOPERTA DELL’ALTRO
La scoperta dell’altro Civiltà precolombiane Introduzione Maya Aztechi Incas Documento p.301 Scoperta dell’America Introduzione Cause Tecniche di navigazione e strumenti Conseguenze Rapporto dei Conquistadores con gli Indios Introduzione Bartolomé de Las Casas Tzvetan Todorov
Civiltà precolombiane Il continente americano, sconosciuto agli europei fino al XV secolo, era popolato da Nord a Sud da popolazioni nomadi. La loro fonte primaria di sostentamento erano i bufali e la pesca. Nella mesoamerica, al contrario, vi erano civiltà evolute. Esse sono definite dagli storici civiltà precolombiane, poiché si svilupparono prima dell’arrivo di Colombo. Queste popolazioni sono chiamate civiltà in quanto avevano: • organizzazione politico-amministrativa • apparato militare • suddivisione in classi sociali • suddivisione del lavoro • religione propria Le principali civiltà precolombiane furono quelle dei Maya, Aztechi e Incas. Le civiltà mesoamericane prima della conquista europea
Maya I Maya si svilupparono particolarmente tra il 300 e il 900 d.C. nella zona dell’attuale Guatemala, Messico, Honduras e Salvador. • Struttura politica: società divisa in rigide caste (uomini veri e uomini inferiori) • Economia basata sul commercio e sull’agricoltura (mais, fagioli e zucca) • Grandi costruttori, artisti e artigiani (produzione ceramica) • Conoscenza approfondita di matematica e astronomia (concezione ciclica del tempo, calendario maya) • Sistema di scrittura geroglifica (ideogrammi e fonogrammi).
Aztechi Gli aztechi, popolazione proveniente da nord, conquistarono vari territori nell’attuale Altopiano del Messico e si svilupparono dal XIV secolo d.C. Essi fondarono un impero che si estendeva dall’Atlantico al Pacifico, sottomettendo i popoli vicini e ponendo come capitale Tenochtitlan. Struttura politica: confederazione di piccoli stati, organizzati in tribù con a capo l’imperatore e il Consiglio Supremo (organizzazione democratica) Economia basata sulla coltivazione dei campi (mais, patate dolci, fagioli, zucche, pomodori, tabacco e cotone) Commercio, sotto forma di baratto o con semi di cacao come moneta, di prodotti alimentari e di artigianato (ceramiche, oggetti d’oro, mosaici, sculture in legno) Religione politeista (2000 divinità), sacrificio umano, templi a piramide.
Incas Gli Incas, in origine piccola tribù proveniente dalla valle di Cuzco, occupavano l’attuale Perù, Bolivia, Cile, Colombia e Ecuador. Struttura politica: società gerarchica con al vertice l’Inca Non esisteva la proprietà privata, terra divisa in tre parti: terra del sovrano, terra del Sole (destinata ai sacerdoti), terra del popolo Economia basata su pesca, agricoltura irrigua (mais, zucca, cotone, fagioli, cacao e coca) e di patate, allevamento di lama e alpaca Abili nel campo dell’ingegneria, eccezionale sistema di comunicazioni con strade e ponti di grande livello tecnico Opere architettoniche (sovrapposizione di massi) Sistema di calcolo basato su corde e nodi (quipu) Esperti nell’arte medica, uso di strumenti chirurgici Religione basata sulla vita ultraterrena.
Il diverso grado d’integrazione dei popoli soggiogati da Aztechi e Incas Tra gli Incas e gli Aztechi il grado di integrazione dei popoli sottomessi era differente. Riguardo il popolo incaico, esso aveva costruito un vero e proprio impero accentrato con una rigida società gerarchica. Introdussero un’integrazione sia linguistica che religiosa; oltre ad un’economia diversificata e sviluppata in base ai differenti popoli soggiogati. Gli Aztechi, invece, non seguivano né una politica d’integrazione religiosa e linguistica, né avevano un’amministrazione statale; contrapponendosi quindi, sotto questo punto di vista, agli Incas. Solo nella Valle di Mexico era presente un inizio d’integrazione simile a quella incaica. Questa diversità era dovuta al fatto che essi avevano sia differenti condizioni ecologiche sia diversi rapporti instaurati con i popoli sottomessi. In definitiva, gli indios dovevano necessariamente perseguire una politica d’integrazione per consolidare le loro conquiste; a differenza delle popolazioni della mesoamerica, che, essendo già più forti degli altri, non necessitavano di un dialogo con i soggiogati. Pagina principale
Scoperta dell’America Viaggi intrapresi da Cristoforo Colombo Nel XV secolo gli europei furono spinti sia dalla ricerca di oro, beni di lusso e spezie, sia dal desiderio di aprire nuovi mercati per i loro prodotti, in altri continenti; facilitarono questo nuovi strumenti di navigazione, nuove imbarcazioni e una rinnovata cartografia. Colombo, che affermava la sfericità della Terra, volle attraversare l'Atlantico. Dopo il rifiuto del sovrano portoghese, ottenne l'aiuto di Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia. Il 3 Agosto del 1492 Colombo salpò dal porto di Palos con tre navi: La Niña, la Pinta e la Santa Maria. Nell'Ottobre del 1492 Colombo sbarcò, convinto di essere arrivato nelle Indie, a San Salvador. 5 mesi dopo ritornò in Spagna e come prova presentò ai reali di Spagna alcuni indigeni, dell'oro e dei pappagalli. Tuttavia Colombo rimase convinto che le terre che esplorò la prima volta appartenevano all'Asia, ma molti cominciarono a sospettare di un nuovo continente. Successivamente fece altre tre spedizioni oltre oceano. Anche l'Inghilterra provò a condurre una spedizione verso le nuove terre. Le navi toccarono alcune isole dell'America settentrionale.
Cause Economiche: mancanza di oro, ricerca di spezie e di nuove rotte commerciali Sociali: lotta contro i musulmani e il proselitismo Innovazioni scientifiche: nuova cartografia, strumenti di navigazione e imbarcazioni.
Innovazioni Strumenti di orientamento: bussola,astrolabio e sestante Imbarcazioni: caravella con timone e vela o latina o quadrata per usufruire meglio della forza del vento.
Conseguenze Primi imperi coloniali Distruzione popolazioni precolombiane Tratta degli schiavi Spostamenti traffici commerciali dal Mediterraneo all’Atlantico Introduzione nuovi prodotti alimentari Modificazione dell’alimentazione europea Nuova visione del mondo Pagina principale
Rapporto tra conquistadores e indios Fin dai primi anni della conquista spagnola si profila un atteggiamento di rifiuto nei confronti delle popolazioni precolombiane. Esse furono accusate di cannibalismo, di essere selvagge, incivili e violente. Gli Indios vennero chiamati selvaggi dai conquistadores in quanto “abitanti delle selve” e perciò vennero paragonati agli animali e non a uomini acculturati. Da qui nasce, tra gli europei, la perplessità sull’umanità degli indios, che sono visti come persone senza alcun sentimento, capacità intellettiva e morale. Su questo tema si fonda la polemica tra due importanti scrittori: Las Casas e Sepulveda. Las Casas si schiera dalla parte delle popolazioni mesoamericane, riconoscendole come persone dotate di semplicità, purezza e docilità. D’altra parte, invece, Sepulveda percepisce una certa diversità tra il popolo indios e quello europeo, facendo un discorso razzista e ostile nei loro confronti. Egli infatti giunge a giustificare le stragi compiute ai loro danni in nome della fede e contro popoli non civilizzati.
B. de Las Casas I cristiani scelsero l’isola di Española per iniziare i loro soprusi nei confronti degli indios. Essi fecero stragi e li ridussero in servitù; inoltre si appropriarono di tutto il loro cibo, guadagnato con fatica, non accontentandosi di ciò che queste popolazioni gli offrivano di buon grado. Infatti solo in seguito gli indios capirono che i cristiani avevano cattive intenzioni e iniziarono a nascondere tutto ciò che possedevano. I conquistadores attuarono ogni tipo di violenza nei loro confronti, cosicché gli indios tentarono di cacciarli con le loro fragili armi, che nulla poterono contro le armi all’avanguardia dei cristiani, che da quel momento cominciarono a compiere stragi e crudeltà raccapriccianti. Fecero a pezzi, squartarono, fracassarono i crani a tutti senza distinzioni, li arsero vivi e gli tagliarono le mani, lasciandoli come testimonianza per gli altri. I nobili, invece, vennero arsi lentamente mentre emettevano urla disperate. Al termine delle guerre i cristiani si spartirono i superstiti, con il pretesto che li avrebbero istruiti secondo la fede cattolica. La maggior parte, invece, lasciata senza cibo, venne mandata a lavorare nelle miniere o a coltivare terreni. Molti morirono di fatica oppure cominciarono a camminare piegati sulle spalle e sulla schiena a causa dei carichi che li costringevano a portare. Per tutto ciò le madri non riuscirono ad allattare più i figli, costringendoli a morire precocemente, e non riuscendo mai a vedere i mariti, così i cristiani fecero cessare la procreazione portando perciò anche ad un calo demografico.
T. Todorov Lo studioso francese di origini bulgare Tzvetan Todorov nel suo romanzo “La conquista dell’America, il problema dell’altro” affronta il problema della reciproca scoperta dell’altro, del diverso da sé. Egli sottolinea come gli europei abbiano cancellato le tradizioni e le abitudini di vita degli indios in nome di una presunta “superiorità”.Tutto ciò, scatenato dalla sete per la ricchezza degli europei, li spinse ad imporre la loro volontà su queste popolazioni, non riconoscendole in quanto umani ma come esseri intermedi tra le scimmie e l’uomo. Di conseguenza non c'era nulla di contrario a sterminarli sia direttamente, per impadronirsi della loro ricchezza, sia indirettamente adoperandoli con dei ritmi di lavoro assolutamente infernali e che gli indios non potevano sopportare. Così li facevano morire a trent'anni, stroncati da anni di lavoro a quelle condizioni nelle miniere d'oro e d'argento. Uno degli intenti degli europei era di civilizzare una popolazione, considerata incivile, utilizzando la violenza e metodi non ortodossi. Per meglio comprendere, Todorov racconta un episodio accaduto durante la spedizione di Cortes in Honduras. Un indio, sorpreso a mangiare un altro indigeno morto, venne bruciato vivo dagli europei, affinché non uccidesse nessun altro. Ma così non fecero altro che compiere l’atto medesimo che volevano condannare, uccidendo per impedire di uccidere. La conquista dell'America fu infatti uno dei più grandi genocidi che la storia dell‘umanità abbia conosciuto poiché morirono più o meno 70 milioni di persone, che rappresentavano circa il 90% della popolazione del continente americano. Todorov pone al centro la questione dell’approccio degli europei nei confronti degli indigeni. Egli critica il loro rifiuto di interazione e il loro atteggiamento di superiorità. Sostiene, invece, che gli europei avrebbero dovuto instaurare un rapporto di comunicazione non violenta, facendo tesoro dell’evoluta cultura delle popolazioni precolombiane.
Mungiovì, Benkirane, Crosta, Colli
Maya Aztechi Incas
Scoperta dell’America