Ennio.

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Ennio.
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Ennio

Tria corda se habere dicebat quod qui Graece et Osce et Latine sciret Tria corda se habere dicebat quod qui Graece et Osce et Latine sciret Gellio (Noctes Atticae) Ennio nasce nel 239 a.C. a Rudiae, presso l’odierna Lecce, una regione influenzata in quest’epoca da diverse culture: greca, osco-italica, latina.

A Roma giunge nel 204, dopo aver combattuto in Sardegna durante la seconda guerra punica. Fu Catone a intuire il suo talento e a condurlo con sé nella grande Urbs; vive facendo il grammaticus si lega d’amicizia a Scipione Africano e ai gruppi di potere avversi a Catone.

Nel 189 accompagna Marco Fulvio Nobiliore in Oriente per cantare le sue imprese da questa esperienza esce l’Ambracia, una praetexta nella quale si celebra la vittoria di Nobiliore contro gli Etòli in Ambracia Il figlio di Nobiliore gli fece ottenere la cittadinanza romana: Nos sumus Romani, qui fuimus ante Rudini (Annales, fr. 240).

Muore nel 169, e il suo corpo viene tumulato, eccezionale onore, nella tomba degli Scipioni, a Roma, fuori porta Capena. Cicerone ci ha trasmesso un’iscriz. pubblica che potrebbe anche essere considerata un epigramma sepolcrale: Aspicite cives senis Enni imaginis formam:/ hic vestrum pinxit maxima facta patrum («Guardate, o cittadini, il ritratto di Ennio in età già avanzata. Egli dipinse le maggiori imprese dei vostri antenati»).

Annales Narrano l’intera storia della città, anno per anno, dalle origini all’epoca contemporanea.

struttura 18 libri per un totale di almeno15.000 versi (secondo alcuni studiosi addirittura il doppio) ne restano poco più di 600, per lo più brevissimi frammenti citati quasi sempre da grammatici ed eruditi di epoca posteriore.

Esametro (= 6 piedi) esapodia catalettica in dysyllabum Piede: gruppo di sillabe riunite sotto un ictus Quello dell’esametro è formato da una sillaba lunga + 2 brevi > dattilo o un’altra lunga>spondeo L’ultimo piede è diverso (catalettico) ¯˘˘ ¯ ¯ Piede spondeo Piede dattilo ¯˘˘ ¯˘˘ ¯˘˘ ¯˘˘ ¯˘˘ ¯˘ Tītyre tu patulae recubans sub tegmine fagi (Virgilio, Eclogae, 1,1) ESAMETRO   È il verso della poesia epica, costituito di sei piedi (metra) dattilici -˘˘o spondiaci -- di cui l’ultimo è sempre bisillabico, spondeo (--) o trocheo -˘ (in quanto l’ultima sillaba è indifferens può essere cioè o lunga o breve) Il quinto piede, nella poesia augustea, è normalmente dattilico ma si danno casi, rari, in cui anch’esso è spondiaco. Gli esametri che hanno spondeo in quinta sede si chiamano con parola greca spondeiàzontes. Il verso, rarissimo, di tutti spondei si dice olospondiaco (casi tipici in Ennio). Nell’esametro sono possibili tre cesure, cioè stacchi ritmico-dinamici, propriamente “tagli” (qualche volta coincidenti con una pausa), che si realizzano in coincidenza di fine parola a metà del secondo piede (cesura tritemimere o semiternaria, dopo il terzo elemento*), del terzo piede (cesura pentemimere o semiquinaria, dopo il quinto elemento; molto raramente anche dopo la prima breve del terzo dattilo Esametro (= 6 piedi) esapodia catalettica in dysyllabum

Tipi principali di piedi Trocheo Giambo Dattilo Anapesto Spondeo Tre unità Quattro unità

L’esametro È il verso della poesia epica, costituito di sei piedi (metra) dattilici -˘˘ o spondiaci – - l’ultimo è sempre bisillabico spondeo (--) o trocheo -˘ (in quanto l’ultima sillaba è indifferens può essere cioè o lunga o breve) Il quinto piede è normalmente dattilico ma si danno casi, rari, in cui anch’esso è spondiaco. Gli esametri che hanno spondeo in quinta sede si chiamano con parola greca spondeiàzontes. Il verso, rarissimo, di tutti spondei si dice olospondiaco (casi tipici in Ennio).

Struttura degli Annales La pubblicazione dell’opera avvenne forse per esadi lo testimonia parzialmente l’esistenza di un secondo proemio all’inizio del libro VII; il numero totale dei libri era un multiplo di 6 forse in omaggio ai due poemi omerici, che si presentavano entrambi divisi in ventiquattro libri.

Aspetti rilevanti degli Annales

lo spirito patriottico Ennio non esalta la guerra, di cui dipinge gli orrori ma la virtus romana Roma non è grande perché vince: vince perché è grande i suoi generali non possiedono solo coraggio e forza fisica, ma sapientia e intelligenza

L’arte di Ennio è ellenistica individualismo doctrina Labor limae L’arte di Ennio è ellenistica esigenza di comunicare la propria poetica ai lettori elementi autobiografici all’interno di una narrazione oggettiva e impersonale descrittivismo delle scene, nelle quali prevale il gusto per il sorprendente e per il macabro drammatizzazione degli eventi ricerca di effetti speciali retorici Arte greca dopo l’epoca di Alessandro- III aC

2° proemio somno levi placidoque revinctus visus Homerus adesse poeta memini me fiere pavum avvinto da un dolce e placido sonno sognai Omero che si avvicinava a me mi ricordo di essere diventato un pavone. Fr.13 Aitia di Callimaco, l’autore narrava di essere stato portato in sogno sull’Elicona, il monte delle Muse Il simulacrum di Omero appare in sogno, al poeta Ennio, rivelandogli che la sua anima è trasmigrata in lui, dopo aver abitato il corpo di un pavone (simbolo tradizionale dell’immortalità). Durante il sogno Omero illustra anche la natura del cosmo, facendo riferimento alle teorie orfico-pitagoriche. Il brano restò celebre per secoli: ne parlano anche Lucrezio nel suo De rerum natura e Cicerone nel Somnium Scipionis

La rappresentazione della guerra Nelle scene di combattimento, tradizionali in un poema epico, Ennio sembra attratto dai particolari più macabri e spaventosi, secondo il gusto ellenistico contemporaneo.

Quintiliano (Institutio oratoria x, 1, 88 La fortuna Ennium sicut sacros vetustate lucos adoremus, in quibus grandia et antiqua robora iam non tantam habent speciem quantam religionem Quintiliano (Institutio oratoria x, 1, 88

SPERIMENTALISMO LINGUISTICO Gusto dei nessi allitteranti «O Tite tute Tati tibi tanta turanne tulisti» «Tu, o re Tito Tazio, hai per tuo conto sopportato così grandi travagli!» At tuba terribili sonitu taratantara dixit. Ma la tromba con terribile suono emise il suo «taratantara»! Pag.64

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