VERSO MILANO EXPO 2015 La rappresentazione del cibo e delle attività umane nelle opere d’arte rinascimentali e barocche.

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VERSO MILANO EXPO 2015 La rappresentazione del cibo e delle attività umane nelle opere d’arte rinascimentali e barocche.

La rappresentazione del cibo nelle opere d’arte Il cibo e le attività umane ad esso relative, tema principale dell’Expo Milano 2015, sono stati rappresentati da artisti del Cinquecento e del Seicento, che hanno realizzato opere sacre, scene di genere o di vita quotidiana, ritratti o nature morte. Tra le opere più celebri ricordiamo: «L’Ultima cena» di Leonardo da Vinci nel refettorio di S. Maria delle Grazie a Milano, le nature morte e i ritratti di Caravaggio, le scene di genere di Annibale Carracci e i ritratti allegorici di Arcimboldi.

Leonardo da Vinci: «L’Ultima cena» E’ uno dei capolavori dell’arte italiana e si trova a Milano, su una parete del refettorio di Santa Maria delle Grazie. Leonardo rappresenta l’Ultima cena consumata da Gesù insieme agli Apostoli; Gesù ha appena annunciato il tradimento di Giuda e le sue parole suscitano varie reazioni da parte dei suoi discepoli: sdegno, stupore e angoscia di fronte alla drammatica rivelazione espressi attraverso i gesti, i movimenti del corpo e l’espressione dei volti. La lunga tavolata è coperta da una tovaglia di lino; ogni apostolo ha un bicchiere, un piatto e un coltello; sui piatti vi sono pesci e fette di arancia (Il Pesce è il simbolo di Cristo e le arance alludono al Paradiso). Il sale che Giuda fa cadere accidentalmente è un’ allusione alla missione degli apostoli chiamati da Gesù «sale della terra», missione non compiuta da Giuda. L’offerta del pane e del vino ricorda l’Eucarestia: il pane è il corpo di Gesù e il vino è il sangue offerto in sacrificio per la salvezza dell’umanità.

Il Cenacolo di Leonardo Particolare dell’opera «Ultima cena», 1494-1498, tempera grassa, lacche e olio su gesso, Milano, refettorio del convento di S. Maria delle Grazie

Annibale Carracci: «La grande macelleria» Artista bolognese della fine del Cinquecento, fu il fondatore dell’ Accademia degli Incamminati, una scuola per la formazione degli artisti votata alla rappresentazione del vero e creò uno stile classicista alternativo a quello manierista. Nell’ opera «La grande macelleria» egli ritrae il naturale e rappresenta una scena «viva»: il garzone e i tre macellai stanno svolgendo le attività del mestiere a quel tempo considerato infame, ma l’artista vuole sottolineare e celebrare la grande dignità di questi umili lavoratori. «La grande macelleria», 1582-1583, olio su tela, 190 x 271 cm. Oxford, Christ Church Picture Gallery

«Il Mangiafagioli» di A. Carracci Nell’opera «Il mangiafagioli» il pittore non intende documentare una situazione sociale, ma piuttosto compiere un’ esercitazione rigorosa e realistica, restituendo una scena «viva», in cui viene raffigurato un contadino «affamato»; il cibo in primo piano sulla tavola viene rappresentato in maniera dettagliata con grande virtuosismo. ‘‘ Il mangiafagioli ’’, 1583-1584, olio su tela, 57 x 68 cm, Roma, galleria Colonna

«La canestra di frutta» di Caravaggio Caravaggio inaugura un nuovo linguaggio pittorico, ritraendo i soggetti dal vero in maniera naturalistica: egli descrive la realtà nelle sue opere, senza abbellirla. Nell’opera «Canestra di frutta» su un piano di legno scuro è poggiato un cesto di vimini, pieno di frutta, mentre il muro sullo sfondo è neutro, color crema; l’opera rappresenta una metafora del trascorrere del tempo e della vita evidenziata dalla frutta che segna il passaggio dall’estate all’inverno e dall’accostamento tra sano e guasto. Canestra di frutta, olio su tela, 31 x 47, 1594, Milano, Pinacoteca Ambrosiana

<<Il Bacco>> di Caravaggio Nell’opera <<Bacco>> viene raffigurato un garzone d’osteria, con il volto arrossato per l’ebbrezza del vino e un cesto di frutta già guasta con le foglie avvizzite; la folta capigliatura è ornata da pampini e grappoli d’uva, il calice di vino è trattenuto con delicatezza dalla mano sinistra, mentre sul tavolo vi è un vaso trasparente con il vino ancora spumoso: tutti i particolari rimandano al mito di Bacco, ma in realtà la rappresentazione è del tutto realistica e contemporanea. Il Bacco, 1595, olio su tela, 95x85cm, Firenze, Galleria degli Uffizi 8

Giuseppe Arcimboldi Artista milanese del ‘500, chiamato alla corte imperiale di Praga, realizzò opere allegoriche, originali e bizzarre per Rodolfo II d’Asburgo. Nel ritratto di Rodolfo II l’imperatore viene rappresentato nelle vesti di Vertumno, antico dio italico che scandiva l’alternarsi delle stagioni: sovrapponendosi e incastrandosi tra loro, frutti e ortaggi stagionali costruiscono la figura, mentre una ghirlanda di fiori ne orna il petto; l’effetto è grottesco e suscita nello spettatore la sfida del riconoscimento. L’opera è una celebrazione simbolica del personaggio ritratto: l’imperatore viene associato ad una divinità forte in grado di trasformarsi nel tempo e nello spazio per mantenere intatto il suo potere. Ritratto di Rodolfo II come Vertumno 1590, olio su tavola, 68 x 52,6 cm, Stoccolma Castello di Skokloster.

LICEO GALANTI DI CAMPOBASSO Classe IV sez. H Storia dell’Arte: prof.ssa Eliana Baranello PERCORSO PLURIDISCIPLINARE: << Verso Expo Milano 2015: il cibo, l’alimentazione e i giovani nel contesto della globalizzazione. >>