PERICOLI IN MONTAGNA COMMISSIONE INTERREGIONALE SCUOLE DI ALPINISMO E SCI ALPINISMO LPV Progetto di: GRASSO Fabrizio.

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Transcript della presentazione:

PERICOLI IN MONTAGNA COMMISSIONE INTERREGIONALE SCUOLE DI ALPINISMO E SCI ALPINISMO LPV Progetto di: GRASSO Fabrizio

COS’E’ IL PERICOLO? Il pericolo è una situazione, o una sommatoria di più situazioni, dalle quali si può generare un fatto negativo. –Esempio: una strada trafficata è un pericolo da attraversare una strada trafficata + il buio della notte è un pericolo derivante da due situazioni distinte ma sommate

COS’E’ IL RISCHIO? Il rischio è la probabilità, che da una situazione di pericolo, si generi un fatto negativo – Dall’esempio precedente: una strada trafficata + il buio della notte è un pericolo da attraversare, che presenta un certo rischio per una persona Se ad attraversare è una comitiva di 50 persone il rischio in proporzione aumenta

INCIDENTE ED INFORTNUIO L’incidente è il concretizzarsi del fatto negativo E’ scaturito da una situazione di pericolo e aveva un certo rischio di accadere – Solito esempio: –Un’auto arriva a forte velocità e vedendomi all’ultimo frena e sbanda L’infortunio è il danno fisico o psichico (anatomico o funzionale) subito da una o più persone coinvolte in un incidente – Esempio quarto: –L’auto mi investe procurandomi dei danni e quindi infortunio. –Se con un balzo riesco ad evitarla, l’incidente è avvenuto ma senza infortunio

ESEMPIO PRATICO IN MONTAGNA Dobbiamo attraversare un ghiacciaio La presenza di crepacci è un pericolo Il rischio di cadere in uno di essi sarà variabile in base a diversi fattori che vedremo più avanti Un’eventuale caduta sarà l’incidente Se riporteremo dei danni avremo l’infortunio

PERICOLI OGGETTIVI E SOGGETTIVI I pericoli oggettivi sono riconducibili alle condizioni e realtà ambientali e naturali NATURA I pericoli soggettivi sono riconducibili ad errati comportamenti, consci od inconsci, delle persone impegnate nella salita. UOMO

PERICOLI CON CONCORSO DI COLPA La maggior parte degli infortuni è causato dall’effetto combinato di pericoli oggettivi e soggettivi. Gli infortuni derivati da cause puramente oggettive sono piuttosto rari. Il più delle volte è scorretto definire “una fatalità” un infortunio dovuto a prima vista a pericoli oggettivi. L’UOMO, con un’incidenza più o meno grande, ha spesso una parte di colpa. Eliminando o diminuendo al minimo i pericoli soggettivi si abbassa notevolmente il RISCHIO.

RISCHIO CALCOLATO Non è possibile calcolarlo matematicamente. Per ogni alpinista può avere risultati diversi. Si tratta fondamentalmente di una miscela di buon senso, coscienza, conoscenze ed esperienza che ci permette di effettuare una valutazione globale del pericolo. Il risultato sarà un rischio calcolato. Se per noi il valore di rischio è basso, o meglio quasi nullo, procederemo nella nostra salita.

VALUTAZIONE GLOBALE Valutare entità del pericolo oggettivo Valutare le capacità fisiche, tecniche, psichiche della cordata (in particolare del più debole) Valutare l’attrezzatura tecnica e l’equipaggiamento a disposizione Valutare le condizioni atmosferiche e meteo. –Se anche solo uno dei responsi dovesse essere sfavorevole, e ci fornisse la sensazione di un rischio troppo alto, rinunciamo. “Meglio tornare indietro dieci volte troppo presto che una volta troppo tardi” (Walter Hofmeister).

ESEMPIO PRATICO IN MONTAGNA Il ghiacciaio che dovevamo attraversare si presenta più difficoltoso del previsto: Valutiamo il numero e il tipo di crepacci, le condizioni esterne del ghiacciaio, ecc. (entità del pericolo) Valutiamo le nostre capacità tecniche nel procedere in cordata e nelle manovre di autosoccorso, fisiche di allenamento e psicologiche. Valutiamo se la nostra attrezzatura è idonea. Valutiamo se le condizioni atmosferiche e le previsioni meteo sono favorevoli. DOBBIAMO CERCARE DI NON SOTTOVALUTARE, MA NEANCHE DI SOPRAVALUTARE, ALTRIMENTI NON SCALEREMO MAI NESSUNA MONTAGNA IL RISCHIO ZERO NON ESISTE!

CONSIGLI GENERALI La montagna è sempre lì, dov’era e dove sarà: “alpinista che torna è buono per un’altra volta”. Per ridurre i rischi bisogna fare come i vecchi alpinisti e “cacciare fuori gli occhi”; cioè acquisire sensibilità e rispetto per l’ambiente alpino. Non deleghiamo la nostra sicurezza a sofisticate attrezzature (cellulari, gps, ecc.) l’unico attrezzo e strumento indispensabile è la testa.

CENNI SU AUTOSOCCORSO Le manovre specifiche saranno trattate nelle lezioni pratiche, ma diamo alcune indicazioni generali: 1.Il soccorritore deve sempre accertarsi di non essere a sua volta in pericolo. 2.Deve mantenere la calma, ma rapidamente stabilire la gravità dell’incidente. 3.In caso di non gravità procedere all’autosoccorso. In caso contrario allertare il soccorso alpino (118).

PERICOLI IN MONTAGNA II PARTE

PERICOLI SOGGETTIVI Impreparazione tecnica Impreparazione fisica Doti psichiche e morali inadeguate Mancata conoscenza e/o informazioni sui luoghi affrontati Mancata conoscenza e/o informazioni sul meteo Errata scelta dei compagni

PREPARAZIONE TECNICA altrimenti pericolo! Tecniche individuali di progressione su roccia e su ghiaccio adeguate, anzi superiori, alle difficoltà previste. Abilità e velocità nelle manovre, farle bene, scegliere le più adatte in base al terreno. Equipaggiamento ed attrezzature corretti per la salita, prevedere anche gli imprevisti, ma occhio al peso. Buona conoscenza delle tecniche di topografia ed orientamento

PREPARAZIONE FISICA altrimenti pericolo! Allenamento adeguato alla salita, con un buon margine di riserva. Conoscenza dei propri limiti fisici. Prevedere un buon acclimatamento per le salite in alta quota. Programmare le salite della stagione. L’alimentazione, prima e durante, dovrà essere rapportata allo sforzo fisico richiesto.

DOTI MORALI altrimenti pericolo! In molti casi è la testa che ci può portare fuori da situazioni estremamente difficili. Forza d’animo, determinazione, autocontrollo, senso della misura, tenacia. Che però non devono sfociare in sopravalutazione delle proprie capacità Per molti sono doti innate, per altri arrivano con l’esperienza, ma sono estremamente necessarie.

CONOSCERE IL TERRENO altrimenti pericolo! Se non conosciamo già perfettamente il posto e la salita che vogliamo intraprendere, dobbiamo prepararci a casa nel migliore dei modi. Non andiamo all’avventura. Lo studio di guide e cartine, la richiesta di informazioni ad altri alpinisti o gestori di rifugio, deve essere fatto da tutti i componenti la cordata.

CONOSCERE IL TEMPO altrimenti pericolo! Ormai ci sono molti sistemi di previsione facilmente accessibili (internet,ecc.) ed estremamente precisi rispetto a qualche anno fa. E’ buona norma conoscere anche elementi di meteorologia per fare un’analisi sul posto. (vedi lezione specifica) Affrontare una salita alpinistica senza consultare i bollettini meteo è da incoscienti.

SCEGLIERE I COMPAGNI altrimenti pericolo! Una cordata è una catena, l’anello più debole determinerà la tenuta totale. La cordata migliore è quella tra persone affiatate, anche con capacità differenti, ma che sanno scegliere le salite conoscendo i limiti di ognuno. Attenzione a scegliere compagni troppo forti. Viceversa non portate persone non all’altezza in salite oltre le loro possibilità.

COME CHIAMARE SOCCORSO Fonte brochure CNSAS Lombardia

PERICOLI OGGETTIVI 1.Roccia friabile – rottura appigli – caduta sassi – frane 1.Cattivo tempo – bufera – freddo – vento fulmini – nebbia – buio – quota – sole 1.Neve e valanghe – ghiacciai e crepacci – seracchi – caduta ghiaccio – cornici – verglass

CADUTA SASSI Causa primaria effetto disgregante del ghiaccio e successivo disgelo. Possibile anche pioggia, vento, animali, uomini. Luoghi pericolosi e segnali di pericolo sono roccia sedimentaria friabile, canaloni e gole, pietraie con molta polvere fine, buchi nella neve alla base della parete.

CADUTA SASSI Momenti pericolosi sono principalmente le ore calde (esposti a sud ed est prima che non a nord ed ovest); durante forti temporali; la presenza di cordate sopra; calate in doppia. Atteggiamenti corretti sono: cercare dove possibile percorsi esterni (spigolo,ecc); indossare sempre il casco; avvertire sempre con grida (forti) la caduta di sassi; se non ci sono ripari cercare di prevedere la traiettoria dei proiettili per scansarli.

CATTIVO TEMPO PRIMA REGOLA: “SE LO CONOSCI LO EVITI”

BUFERA – VENTO - FREDDO Affrontare una bufera in montagna può essere un’esperienza dura e terribile

BUFERA – VENTO - FREDDO Il freddo può provocare congelamenti a partire dalle parti più esposte e periferiche del corpo. Il vento accentua l’azione del freddo, asportando calore all’organismo; inoltre rende più faticoso procedere e mantenere l’equilibrio; rende incomprensibili i comandi di cordata. La tormenta somma la presenza di vento, freddo, turbinio di neve, nebbia, ecc. La respirazione è difficoltosa, la visibilità scarsissima.

FULMINI

FULMINI Evitare vette, creste Evitare alberi isolati Non ripararsi in cavità che non permettano di stare ben distanziati dalle pareti e dall’ingresso Posizione corretta: rannicchiati, piedi vicini. Cercare di avere un solo punto di contatto con la terra, possibilmente isolato (corda, zaino, ecc.)

NEBBIA E BUIO In caso di nebbia improvvisa (nuvole basse) cercare di fare immediatamente il punto sulla carta. Imparare a memorizzare il percorso di salita (ometti, bandierine, voltarsi) Avere sempre lampada frontale e attrezzatura minima per un bivacco.

NEVE E VALANGHE Le valanghe non sono un pericolo solo per scialpinisti. Non sono ristrette alle sole stagioni invernali e primaverili.

NEVE E VALANGHE La neve dopo la caduta al suolo subisce una serie di trasformazioni, spesso variabili in funzione delle condizioni ambientali. Queste trasformazioni possono essere vantaggiose (assestamento), ma in altri casi provocano una situazione molto pericolosa.

NEVE E VALANGHE Questi processi di trasformazione dei cristalli, detti metamorfismi, sono fondamentalmente di quattro tipi: metamorfismo da gradiente debole (isotermia) (formazione di neve vecchia granulosa) metamorfismo da gradiente elevato (formazione di brina di profondità) pericolo metamorfismo da fusione e rigelo (formazione di neve primaverile) metamorfismo meccanico (formazione di neve ventata) pericolo

NEVE E VALANGHE TIPI DI VALANGHE: VALANGHE DI NEVE INCOERENTE zona di distacco puntiforme, forma a pera, bassa velocità, spesso distacco naturale. VALANGE A LASTRONI zona di distacco lineare, forma più rettangolare, alta velocità (130km/h), spesso distacco provocato da sovraccarico. La neve deve essere coesa, ma può essere sia dura che soffice. Sono le più pericolose.

NEVE E VALANGHE VALANGA A LASTRONI VALANGA DI NEVE INCOERENTE

NEVE E VALANGHE In molti casi per l’alpinista il pericolo può essere sopra la sua testa (conche o pendii sommitali) Studiare a casa la via scelta. In molte guide è specificato se è soggetta a pericolo di valanghe. Consultare il bollettino valanghe della zona specifica.

NEVE E VALANGHE

Sul terreno occorre valutare: Tipo e quantità di neve: molta neve fresca, neve ventata, neve coesa su strati di neve dura, neve bagnata sono fonti di pericolo. Conformazione del terreno: canali e colatoi, pendenze comprese tra 27° e 50°, esposizioni sottovento e/o a nord = pericolo. Condizioni meteo: riscaldamento forte ed improvviso, foehn = pericolo. Segnali di allarme sono: valanghe spontanee, distacchi a distanza, Woouumm!! = pericolo certo.

NEVE E VALANGHE Quando si presume di dover affrontare un pericolo di valanghe, è doveroso attrezzarsi con ARVA, pala e sonda. Se occorre attraversare un pendio o canale pericolosi: distanziati, veloci, non fermarsi in gruppo. In caso di salita o discesa procedere sulla massima pendenza senza fare lunghi traversi.

CORNICI Sono masse di neve sporgenti. Si formano sulle creste e crinali, specie dove ci sia un brusco cambio di pendenza Devono la loro origine all’azione del vento. Sono normalmente sporgenti sul versante sottovento

CORNICI Il punto di possibile rottura può essere anche molto arretrato rispetto alla verticale della cresta Percorrendo la cresta stare bassi sul lato sopravento, sempre legati e pronti a gettarsi sul lato opposto Arrivando su creste o vette accertarsi sempre della presenza di cornici. Evitare di salire canali sovrastati da cornici, possibile crollo ed innesco di valanga. Traccia sicura

GHIACCIAI E CREPACCI Il ghiacciaio è una massa di ghiaccio, che sotto l’influenza della gravità, scorre verso il basso a partire dalle quote dove si trova la neve perenne che lo origina. CREPACCI TRASVERSALI

GHIACCIAI E CREPACCI TIPI DI GHIACCIAI:  Ghiacciaio di valle (i più comuni nelle Alpi)  Ghiacciaio pensile o sospeso  Ghiacciaio di pianoro  Ghiacciaio di canalone NEL GHIACCIAIO DISTINGUIAMO:  Bacino collettore e limite delle nevi perenni  Crepaccia terminale  Lingua e fronte del ghiacciaio  Morene laterali e frontale

GHIACCIAI E CREPACCI

La superficie del ghiacciaio si può presentare:  UMIDA – ricoperta di neve = pericolo  SECCA – priva di copertura nevosa I crepacci possono essere:  TRASVERSALI cambio di pendenza  LONGITUDINALI cambio di velocità o costola rocciosa sottostante  RADIALI sulla lingua del ghiacciaio

GHIACCIAI E CREPACCI Crepaccio a campanaCrepaccio a V

GHIACCIAI E CREPACCI Modo di individuare i crepacci:  Ai cambi di pendenza o sulle zone periferiche  Leggere convessità nella neve  Strisce con colore diverso della neve Norme di comportamento:  Sempre legati, sempre i ramponi, sempre vestiti a sufficienza anche se fa caldo  Partire prestissimo, evitare le ore più calde  Procedere sempre ortogonali all’andamento dei crepacci, corda tesa, assicurare in caso di ponti di neve

SERACCHI Quando il ghiacciaio affronta un cambio di pendenza molto forte si formano le seraccate. Crepacci incrociati creano delle vere torri di ghiaccio alte anche quanto un palazzo. Il pericolo è il loro crollo improvviso dovuto alla forza di gravità. Può avvenire anche a temperature molto basse. Regola fondamentale è evitarli o essere velocissimi se dobbiamo passarci sotto.

BIBLIOGRAFIA Manuale “Introduzione all’alpinismo” CAI 1974 “Il manuale dell’alpinismo” A. Fyffe e I. Peter 1990 “I pericoli in montagna” W. Paulcke H. Dumler 1972 Opuscolo “Elementi per la sicurezza in montagna” P. Bordo-ANAG 1993  Cd rom “ corso IA/ISA 2003” CISASLPV

FINE