Sparta
Fonti Pochissime e in maggioranza di natura leggendaria * Tirteo (poeta nazionale, celebratore delle guerre di espansione nella Messenia nel VII secolo) Alcmane Perdute sono l’opera del re Pausania e dello storico Sosibio (III a.C.) di cui resta qualche frammento
Fonti archeologiche Quasi inesistenti Non aveva mura (le mura sono gli scudi degli spartiati…) Formata da cinque semplici villaggi collegati (obai)
Tucidide, I,10: Se la città degli Spartani fosse completamente abbandonata e restassero visibili solamente i templi e le fondamenta degli edifici, ritengo impossibile che i posteri, per il tempo trascorso, possano valutare adeguatamente la potenza dei Lacedemoni in rapporto alla loro fama: essi controllano due quinti del Peloponneso, regione su cui esercitano una totale egemonia, così come su molti alleati esterni. Sicuramente essa apparirebbe meno potente poiché non presenta un centro urbano ricco di templi e di edifici ma solamente un insieme di villaggi, secondo il costume abituale della Grecia antica. Se accadesse la stessa cosa per Atene, da quanto si vede della città si potrebbe supporre una potenza doppia di quella di cui effettivamente dispone.
localizzazione Peloponneso Laconia
Situata nel Peloponneso, in una valle alluvionale creata dal fiume Eurota, è circondata da monti, tra cui il massiccio del Taigeto Fiume Eurota Monte Taigeto
Il Ritorno degli Eraclidi Mito di fondazione Il Ritorno degli Eraclidi Lacedemone era stata una rocca micenea (di cui era stato mitico re Menelao, fratello di Agamennone). attorno al 1200 a.C., Lacedemone venne distrutta nella zona in cui era sorta s’insediò dopo due secoli una popolazione di stirpe dorica, i cui membri sostenevano di discendere dai figli di Eracle, l’eroe nazionale, e di essere ritornati per prendere possesso delle terre appartenute ai loro antenati.
Le guerre messeniche Attorno al 750 a.C. i nuovi abitanti, divenuti padroni della Laconia, iniziarono a espandersi verso la vicina, piú ampia e fertile Messenia, per conquistare la quale (per buona parte degli anni tra il 680 e il 600 a.C.) combatterono due guerre durissime (le guerre messeniche), celebrate dal poeta nazionale di Sparta, Tirteo. Le guerre si conclusero intorno al 600 a.C. con la conquista della roccaforte di ITHOME
Tirteo* e gli ideali di Sparta «Chi muore giovane in battaglia per la sua città è onorato da tutti, chi invece è sconfitto e deve lasciare i campi assieme alla famiglia per un esilio miserabile, va incontro a un destino assai peggiore della morte». L’antico ideale individuale della virtù militare (areté) diventa così un ideale collettivo mentre gli eroi omerici lottavano e morivano per conseguire una fama personale, ora i cittadini combattevano e morivano per un ideale politico, comune *cantore delle vittorie nelle guerre messeniche, nelle elegie parenetiche
La tattica oplitica tattica militare elaborata in questo periodo. schiera in campo una falange di uomini, gli «opliti», muniti di pesanti armature di bronzo e di lunghe lance, che combattono in ranghi serrati. La falange cambia radicalmente il modo di combattere e anche di pensare: i guerrieri, infatti, non si impegnano in combattimenti individuali, in cui la loro vita sarebbe stata affidata al valore personale di ciascuno, ma dipendevano strettamente dai compagni, ed erano quindi portati a sviluppare una concezione paritaria dei loro rapporti, sia in guerra sia in pace.
Organizzazione dell’esercito spartano Contingenti forniti dalle tre tribù originarie (Illei, Dimani e Panfili) Ognuno possedeva le armi che doveva usare,e doveva presentarsi alla chiamata dei re Con Licurgo (600?) riorganizzazione dell’esercito su base territoriale (le cinque obai che nascevano dai cinque villaggi di Sparta) e creazione dei sissizi Nel V sec. si formano contingenti di Perieci e di Iloti
Sparta dopo le guerre messeniche Attorno al 600 a.C., avendo risolto i suoi problemi di fabbisogno alimentare, Sparta rinunciò a ogni desiderio di espansione, accontentandosi di dominare il Peloponneso, e iniziò una nuova politica, rivolta al mantenimento dei confini e del suo status economico e sociale interno.
Suddivisioni sociali
spartiati appartenenti al ceto dominante, erano, per nascita, gli unici cittadini di pieno diritto. Essi si dichiaravano homóioi, «uguali», in quanto godevano tutti degli stessi diritti, e si dedicavano esclusivamente alle attività belliche, alle quali venivano addestrati in un regime di vita comunitario. Andamento demografico in costante regresso
Vita degli spartiati paidonómos, «educatore di ragazzi» alleva ed educa collettivamente i ragazzi di robusta costituzione fisica dall’età di sette anni A diciannove anni erano ammessi tra i combattenti compiuto il trentesimo anno, acquisivano il diritto di partecipare all’assemblea dei cittadini (apélla) e di stabilirsi in abitazioni private con la moglie e i figli fino ai sessanta anni erano tenuti a continuare gli addestramenti militari. Il mantenimento della famiglia era assicurato dalla rendita dell’appezzamento di terreno cui ogni spartiate aveva diritto, e che si trasmetteva solo in via ereditaria al figlio maschio primogenito.
Perieci da perí oikéo, «abito attorno» erano gli abitanti delle comunità indigene situate attorno alla città. Non si è certi che fossero di stirpe dorica. Essendo membri di comunità conquistate erano vincolati agli spartiati solo politicamente e dovevano combattere al loro fianco in caso di guerra
Iloti Secondo l’ipotesi piú diffusa, discendenti degli indigeni che i Dori avevano asservito al momento della conquista. Privi di qualsiasi diritto civile e politico, erano costretti a coltivare a proprie spese i lotti di terra assegnati agli spartiati. Gli iloti venivano assegnati agli spartiati dallo stato, cui si ritiene appartenessero anche dopo l’assegnazione. Pertanto essi potevano essere liberati solo per volere dello stato padrone.
Vita degli Iloti Aristotele, riportato da Plutarco: Ogni anno i magistrati dichiaravano formalmente la guerra agli iloti affinché essi potessero essere terrorizzati e uccisi impunemente Krypteia: (=assalto furtivo) Prova iniziatica dei giovani spartiati e che di notte uscivano da cespugli in cui si erano nascosti e a mani nude o col solo coltello uccidevano più iloti possibile
Numeri, che spiegano anche l’organizzazione della comunità spartana
Struttura politica
Diarchia (= 2 re) Limitazione reciproca dei poteri Appartenenti alle due famiglie degli AGIADI e degli EURIPONTIDI Successione: la corona del re morto va al primo figlio natogli dopo la sua ascesa al trono
gherousia 2 re + 28 gheronti eletti dalla apella con un sistema particolare descritto da Aristotele (…applausometro) Restano in carica a vita Giudicano i reati di sangue, comminano la atimìa,l’esilio, la morte
apella Formata dagli spartiati maschi > di 30 anni Elegge i magistrati Decide le controversie di successione Invia ambascerie Decide il diritto di cittadinanza Poteri progressivamente ridotti
*Sono l’organo politico più importante Efori* Origine incerta (forse dopo Licurgo) Eletti annualmente tra il popolo e dal popolo in numero di cinque Propongono le leggi e “sorvegliano” il rispetto della Rhetra eforo eponimo** (=che dà il nome all’anno) presiede apella e gherousia **cronologia spartana sulla base delle liste degli efori *Sono l’organo politico più importante
Le leggi non scritte Plutarco riferisce che Licurgo diede alla città leggi non scritte, e proibì addirittura di produrre delle leggi scritte (13, 1). egli attribuì alla paideia l'intero compito della legislazione (13, 3). In un contesto più arcaico, la preferenza a favore di leggi non scritte è indice di un ideale aristocratico-gentilizio originariamente prepolitico.
Licurgo il legislatore Erodoto racconta che l'oracolo di Delfi disse del legislatore spartano : "Sono in dubbio se proclamarti uomo o dio, ma ti considero piuttosto un dio, Licurgo" (I, 65,3). Plutarco di Cheronea dedica a Licurgo, un volume delle sue Vite parallele, di lui "non si può dire assolutamente nulla che non sia controverso" (1, 1). Nella sua figura si mescolano caratteri divini, eroici ed umani: la costituzione, per legittimarsi come valida sempre e non solo provvisoriamente, ha bisogno di una sanzione religiosa. Plutarco ricorda che prima di Licurgo Sparta si trovava in una condizione di noma e ataxia (1, 5) a causa del conflitto fra i re e il popolo: mancava cioè sia il nomos, nel senso ampio di legge, convenzione, consuetudine, sia l'ordine costruito che può essere detto taxis.
Il tempo libero gli Spartiati godevano della scholé, disponibilità di tempo libero elemento caratteristico della libertà degli antichi. Plutarco “ essi non potevano assolutamente dedicarsi a un mestiere manuale, e non sentivano nessun bisogno di accumulare denaro con pena e fatica, dal momento che la ricchezza non era affatto invidiata e apprezzata; quindi erano gli Iloti che lavoravano la terra agli Spartiati e corrispondevano loro il reddito... " (24, 2)
L'educazione e il potere Da quanto riferisce Plutarco, Licurgo rinunciò al potere regio, sebbene avesse avuto l'occasione di ottenerlo (3,6). invitò a Sparta il cretese Taleta, "che aveva fama di essere un poeta lirico e in apparenza esercitava questa techne, ma in realtà otteneva quello che ottengono i migliori legislatori." E portò a Sparta, dalla Ionia, i poemi di Omero, che apprezzò per la loro capacità di mescolare con il piacevole elementi educativi e civili (4,5). L'autorità del legislatore nasce dalla conoscenza e dall'uso consapevole della comunicazione
Donne a Sparta Aristotele, Politica «La mancanza di regole sul comportamento femminile è dannosa allo spirito della costituzione e alla felicità della città; allo stesso modo in cui l’uomo e la donna sono parti essenziali della casa, cosí la pólis deve essere considerata come divisa tra la massa degli uomini e quella delle donne. Di conseguenza, in tutte le costituzioni dove la condizione delle donne non è ben definita, metà della pólis deve essere considerata senza leggi. Questo è esattamente quello che è accaduto a Sparta. Volendo regolare la vita di tutta la città, il legislatore lo ha fatto per gli uomini, ma non si è preoccupato delle donne. E cosí queste vivono nella sregolatezza totale e nella mollezza».
Le spartane venivano educate a vivere liberamente all’aria aperta. Anche se sposate, non erano tenute a dedicarsi né ai lavori domestici, cui provvedevano le schiave, né alla crescita dei figli, affidata alle nutrici; erano libere di dedicarsi al canto, alla danza e soprattutto agli esercizi ginnici, cui erano addestrate fin dalla piú tenera età. legati alla convinzione che unica funzione delle donne fosse quella di dare figli robusti alla patria. i greci favoleggiavano della libertà anche sessuale delle donne di questa città e del loro presunto potere sugli uomini. Plutarco un giorno una straniera disse a Gorgo, moglie del re di Sparta Leonida: «Voi spartane siete le sole donne che comandano i loro uomini». E Gorgo rispose: «Siamo le sole che generiamo uomini».
Oltre la famiglia Dell'aristocrazia spartana fanno parte, eccezionalmente, le donne, che ricevono la stessa educazione fisica e morale dei maschi, in quanto partecipi di una comunità militare aristocratica che supera la famiglia. nel mondo antico, se la società, negando la proprietà privata, rifiuta la famiglia, la sorte della donna migliora: dato che i figli appartengono alla comunità, le donne non sono più asservite a un padrone, ma hanno solo il dovere civico della maternità – come i maschi hanno quello della guerra. L'uguaglianza, che assicura alle donne una comunione (metousia) nell'eccellenza e nell'onore (Plut. Lyk., 15,7), è intesa come un privilegio)