Nella solenne occasione della Domenica delle Palme (In passione Domini), la Chiesa proclama il racconto della passione di Gesù in tutta la sua ampiezza.

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Nella solenne occasione della Domenica delle Palme (In passione Domini), la Chiesa proclama il racconto della passione di Gesù in tutta la sua ampiezza e drammaticità. Esso introduce e delinea i temi principali di tutta la Settimana Santa, cuore e sorgente di tutto l’anno liturgico e della vita del discepolo di Cristo.

Nella liturgia eucaristica le letture seguono ogni anno lo stesso schema: Prima Lettura Il terzo canto del Servo presenta in modo profetico il dramma di sofferenza del Cristo (Prima Lettura); Seconda Lettura Celebrato esplicitamente dall’inno cristologico tratto dalla Lettera ai Filippesi (Seconda Lettura). Salmo Il Salmo, con il ritornello del primo versetto, usato da Gesù sulla croce, diviene la preghiera per eccellenza della Passione. racconto della Passione Segue la proclamazione solenne dell’intero racconto della Passione (secondo Marco).

Ogni anno è proposto questo brano, definito «Terzo Canto del Servo». Si tratta di un poema scritto in prima persona singolare, in tono autobiografico, con cui il profeta descrive le conseguenze della propria vocazione. La vicenda di questo anonimo profeta dell’esilio è stata oggetto di profonda riflessione da parte dei suoi discepoli, tanto da diventare figura emblematica del modo con cui Dio opera la salvezza. Nella prospettiva cristiana la vicinanza di questo testo con la vicenda di Gesù ha determinato una identificazione profetica, nel senso che l’antica figura è stata letta come annuncio del Cristo stesso.

Il poema è ritmato dal nome del Signore Dio e si può dividere in 2 parti: Prima si parla della vocazione e poi della persecuzione che ne è derivata. Il profeta si presenta come un discepolo: il Signore Dio gli ha aperto gli orecchi perché potesse ascoltare la sua parola e gli ha donato una lingua capace di parlare, per trasmettere al popolo quella consolazione che ha ricevuto da Dio. L’essere discepoli del Signore non gli ha reso la vita facile, anzi gli ha procurato molti nemici, che lo hanno ferocemente perseguitato.

Il profeta tuttavia è convinto di essere nel giusto, nonostante l’opposizione tremenda che gli è mossa Confidando nel Signore e nella sua Parola, rende la propria faccia dura come pietra, sicuro di non essere svergognato perché il Signore lo aiuta. Nella sua vicenda si ripropone il dramma capitato anche a Geremia. Ma soprattutto viene annunciato profeticamente il dramma futuro del Messia stesso.

inno cristologico. Nel cuore della lettera ai Filippesi, in una esortazione alla concordia e alla stima reciproca, Paolo inserisce un inno cristologico. Si tratta di un inno che i cristiani di Filippi già conoscevano e forse cantavano nella liturgia. E’ uno dei testi più antichi della liturgia cristiana che celebra il grande mistero di Cristo, Figlio incarnato.

Il mistero di Cristo è presentato in due momenti: ABBASSAMENTO VOLONTARIO DI CRISTO ABBASSAMENTO VOLONTARIO DI CRISTO SUPER- ESALTAZIONE DA PARTE DI DIO PADRE SUPER- ESALTAZIONE DA PARTE DI DIO PADRE

Gli studiosi non sono d’accordo sull’origine dell’inno. Alcuni lo ritengono una composizione liturgica scritta dallo stesso Paolo per altre circostanze e inserita qui con qualche lieve ritocco. Altri invece pensano che si tratti di un inno pre- esistente che Paolo fa proprio e adatta al contesto.

Il racconto della Passione secondo Mc presenta nella sua drammaticità la cruda realtà dei fatti: Di fronte al mistero della morte di Gesù, Mc non vuole aggiungere nulla, presenta lucidamente gli eventi perché siano essi a parlare, a produrre effetti (choc) nel lettore. Raccontando la realizzazione sconcertante del piano di Dio, espone i fatti nella loro oggettiva realtà e lo stile è vivace, quasi giornalistico. Sembra proprio il racconto di un testimone. Mette in risalto i contrasti, sottolinea il paradosso:

La celebrazione dell’ultima Pasqua (14,12-31) mostra la piena coscienza di Gesù, nonché la libera e generosa volontà di donare la propria vita per la moltitudine. Egli preannuncia la caduta dei discepoli, ma supera questo momento di crisi con la promessa della riconciliazione dopo la risurrezione. Nel Getsemani è descritta la preghiera fiduciosa e angosciata di Gesù. Il suo arresto è brutale e violento (14,32-52). Inizia il periodo critico per i discepoli, che fuggono e abbandonano il maestro.

Il processo davanti a Pilato (15,1-20) concentra l’attenzione sulla REGALITA’ di Gesù. Alla domanda se sia il RE DEI GIUDEI la sua risposta è ambigua, perché la frase è equivoca. Da questo momento inizia il silenzio di Gesù.

La morte di Gesù ha allora un significato universale e diventa modello per la Chiesa. La sofferenza di Gesù e la sua risurrezione anticipano il compito della comunità nella storia. Anche la missione della Chiesa ha un significato universale. Il destino finale dell’umanità non sarà raggiunto finché la predicazione del Vangelo non avrà raggiunto i confini del mondo. Il travaglio della Chiesa è il dolore per la nascita di un mondo nuovo.