PROF.SSA CLARA FERRANTI

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PROF.SSA CLARA FERRANTI Facoltà di Lettere e Filosofia Lingue e culture straniere occidentali e orientali L-11 - a.a. 2009-2010 LINGUISTICA GENERALE (60 ORE – 12 CFU) PROF.SSA CLARA FERRANTI © Clara Ferranti 2009

 BÜHLER E JAKOBSON  PLURILINGUISMO Clara Ferranti © Clara Ferranti 2009

 BÜHLER E JAKOBSON UN MODELLO DELLA COMUNICAZIONE © Clara Ferranti 2009

I FATTORI FONDAMENTALI DELLA COMUNICAZIONE Le coordinate fondamentali di ogni evento linguistico sono sei: Mittente  Messaggio Destinatario  Codice Referente  Canale © Clara Ferranti 2009

DESTINATARIO: l’ascoltatore REFERENTE: ciò di cui si parla MITTENTE: il parlante DESTINATARIO: l’ascoltatore REFERENTE: ciò di cui si parla oggetti e stati di cose (Bühler) contesto (Jakobson) MESSAGGIO: ciò che viene comunicato CODICE: la lingua usata, condivisa dai partecipanti all’evento CANALE: 1) il mezzo attraverso cui si svolge la comunicazione (contatto diretto, telefono, radio, stampa) 2) il contatto psicologico tra i partecipanti all’evento contatto (Jakobson) © Clara Ferranti 2009

FATTORI DELLA COMUNICAZIONE E FUNZIONI DEL LINGUAGGIO In relazione a ognuno di questi sei fattori insopprimibili della comunicazione Jakobson (1960), sulla scia del modello strumentale di Bühler (1933), individua sei funzioni della lingua © Clara Ferranti 2009

IL MODELLO STRUMENTALE DI BÜHLER Alla base del modello bühleriano c’è l’assunto che il segno linguistico sia un mezzo (uno strumento) con il quale un soggetto esprime la propria interiorità ad un altro soggetto in relazione a oggetti e stati di cose (referente) Il segno linguistico si rapporta a ognuna di queste tre coordinate: mittente  destinatario  referente © Clara Ferranti 2009

CARATTERE TRIADICO DEL SEGNO LINGUISTICO Nel correlarsi a questi tre fattori, il segno linguistico ha una natura triadica. Esso è: un sintomo in relazione al mittente, di cui esprime l’interiorità, l’atteggiamento, i gusti, l’identità un segnale in relazione al destinatario, cui il mittente si appella, tramite il vocativo o l’imperativo un simbolo in relazione al suo riferimento a oggetti e stati di cose, cioè al mondo referenziale di cui si parla © Clara Ferranti 2009

FATTORI E FUNZIONI (1) Il segno linguistico ha dunque tre funzioni in correlazione alle tre coordinate: la funzione di notifica, in relazione al mittente (segno sintomo) la funzione di richiamo, in relazione al destinatario (segno segnale) la funzione rappresentativa, in relazione ai referenti (segno simbolo) © Clara Ferranti 2009

messaggio  codice  canale IL MODELLO DI JAKOBSON Jakobson rivisita e amplia il modello bühleriano aggiungendo le altre tre coordinate fondamentali dell’evento linguistico: messaggio  codice  canale © Clara Ferranti 2009

Anche a queste tre coordinate il segno linguistico si rapporta: in relazione al messaggio, il segno è focalizzato sull’aspetto formale, sulla costruzione, sulla struttura del messaggio in relazione al codice, il segno verifica la condivisione dello stesso sistema linguistico dal punto di vista fonetico, semantico, lessicale e morfosintattico in relazione al canale, il segno verifica se il canale della comunicazione è aperto © Clara Ferranti 2009

Il segno linguistico si amplia dunque di altre tre funzioni in riferimento a queste coordinate Le prime tre delle sei funzioni del modello jakobsoniano corrispondono alle funzioni individuate da Bühler © Clara Ferranti 2009

FATTORI E FUNZIONI (2) Funzione emotiva (di notifica), correlata al mittente Funzione conativa (di richiamo), correlata al destinatario Funzione referenziale (rappresentativa) correlata ai referenti Funzione poetica, correlata al messaggio Funzione metalinguistica, correlata al codice Funzione fàtica, correlata al canale © Clara Ferranti 2009

Queste sei funzioni sono compresenti ma non in ugual misura Le sei funzioni del segno linguistico sono le funzioni svolte dalla lingua nell’evento comunicativo Queste sei funzioni sono compresenti ma non in ugual misura La focalizzazione del messaggio su l’una o l’altra coordinata dell’evento determinerà la funzione prevalente di ogni scambio comunicativo © Clara Ferranti 2009

In quasi tutti i messaggi la funzione prevalente è quella referenziale in quanto sono i contenuti del dire a essere focalizzati, ma talvolta l’attenzione può essere puntata sugli altri componenti © Clara Ferranti 2009

sull’espressione dell’emotività (le interiezioni in genere, aiuto sull’espressione dell’emotività (le interiezioni in genere, aiuto!! beeello!!): funzione emotiva sul richiamo (bene! ciao! ehi! gli ordini in genere: taci! forza! su!): funzione conativa sul contatto comunicativo (pronto! sei ancora lì? sì ci sono!): funzione fàtica sul metalinguaggio (voglio dire questo, questa parola vuol dire ...): funzione metalinguistica sulla forma espressiva (la costruzione del messaggio in sé): funzione poetica © Clara Ferranti 2009

LA FUNZIONE POETICA La funzione poetica si esplica in maniera privilegiata nella composizione di poesie, ma è in atto anche nel linguaggio quotidiano in genere e nell’ideazione di slogan pubblicitari o politici La si osserva infatti ogni qual volta, parlando o scrivendo, prediligiamo una forma anziché un’altra e poniamo attenzione alla costruzione del messaggio: “Lisa e Mariarosa” anziché “Mariarosa e Lisa”; talvolta diciamo: “no questa frase non mi suona bene” e cerchiamo un’altra forma linguistica più adatta © Clara Ferranti 2009

Jakobson esemplifica la funzione poetica nel linguaggio politico con uno slogan usato in America negli anni ’50 durante la campagna per le elezioni presidenziali: “I like Ike” il quale contiene un elemento linguistico ricorrente che forma nel testo una rima interna e un’alternanza regolare di fonemi vocalici e consonantici © Clara Ferranti 2009

PERCHÉ LA FUNZIONE POETICA? Lo scopo primario della ricerca della raffinatezza formale e dell’attenzione alla struttura del messaggio è quello dell’efficacia: il messaggio comunicato vuole cioè essere efficace, potente, vuole convincere, vuole indurre a fare qualcosa, vuole persuadere, o vuole semplicemente “suonare bene” L’efficacia nella comunicazione, ad esempio pubblicitaria o politica (il cui scopo primario è quello di persuadere), la si raggiunge infatti con un’adeguata scelta lessicale, una retorica, ma anche con una strutturazione particolare del messaggio © Clara Ferranti 2009

PER RIASSUMERE I sei fattori della comunicazione sono presenti in ogni evento linguistico e vengono considerati da Jakobson, sulla scia di Bühler, in relazione alle funzioni della lingua Il perno centrale delle sei funzioni è il segno linguistico Nell’evento linguistico il segno esercita queste sei funzioni delle quali, di volta in volta, una prevarrà sulle altre © Clara Ferranti 2009

Riferimenti bibliografici Jakobson R., Linguistica e poetica, in L. Heilman, L. Grassi (a c. di), Saggi di linguistica generale, Milano 1966, pp. 181-218. Bühler K., L’assiomatica delle scienze del linguaggio (trad. it. S. Cattaruzza Derossi, Armando), Roma 1979. © Clara Ferranti 2009

 PLURILINGUISMO DIGLOSSIA BILINGUISMO INTERFERENZA © Clara Ferranti 2009

FENOMENI DEL PLURILINGUISMO © Clara Ferranti 2009

DIGLOSSIA E BILINGUISMO Nella DIGLOSSIA i codici sono socio-funzionalmente differenziati Nel BILINGUISMO i codici sono socio-funzionalmente indifferenziati © Clara Ferranti 2009

DIGLOSSIA più prestigioso più complesso strutturalmente Padronanza e uso di due o più codici linguistici con specializzazione funzionale in distribuzione complementare Uno di essi è: più prestigioso più complesso strutturalmente altamente codificato denominatore comune nell’alternanza con altri codici © Clara Ferranti 2009

Confronto bilinguismo-diglossia COMUNITÀ PLURILINGUISTICHE TIPOLOGIE DI REPERTORIO FATTORI DI DISTINZIONE BILINGUISMO DIGLOSSIA 1. Codici A e B sono lingue autonome e paritariamente prestigiose SI NO 2. Diversità strutturale tra A e B 3. Diversità funzionale tra A e B 4. Alto prestigio codice A 5. Promozione codice B a codice A 6. Uso di A e B nella conversazione 7. Uso di A e B nella socializzazione 8. Sovrapposizione di domini 9. Commutazione di codice/varietà 10. Impiego letterario codice B © Clara Ferranti 2009

INTERFERENZA Azione di una lingua sull’altra che scaturisce dalla pratica multilingue Trasferimento di forme e strutture linguistiche da una lingua all’altra Le forme e strutture linguistiche allotrie oggetto di transfer © Clara Ferranti 2009

Un caposaldo della linguistica del contatto Uriel Weinreich, Languages in contact, New York 1953 interferenza nel discorso interferenza nella lingua © Clara Ferranti 2009

LA METAFORA DELLA SABBIA “Nel discorso l’interferenza è come la sabbia trasportata da un torrente; nella lingua essa è come un sedimento sabbioso depositato sul fondo di un lago. Le due fasi di interferenza vanno tenute distinte. […] Questa distinzione teorica è necessaria se vogliamo capire che cosa significhi il contatto linguistico per l’individuo che ne fa esperienza, poiché quello che il linguista storico vede essere effetto dell’interferenza da un’altra lingua […] potrebbe non essere tale per l’utente della lingua” (Weinreich 1974, pp. 18-19) © Clara Ferranti 2009

sabbia trasportata da un torrente ... nel discorso prestito estemporaneo una tantum dell’elemento allotrio deviazione dalla norma linguistica osservabile in sincronia © Clara Ferranti 2009

sabbia depositata sul fondo di un lago ... nella lingua elemento straniero consolidato e integrato nella struttura norma linguistica valutabile in diacronia © Clara Ferranti 2009

Metalinguaggio dell’interferenza azione, interferenza dinamica interlinguistica azione tra sistemi prestito, elemento straniero, esito prodotto linguistico residualità passata © Clara Ferranti 2009

TIPOLOGIE DI INTERFERENZA L’interferenza nel discorso regola sincronica che scaturisce dalla pratica multilingue e che comporta la trasposizione estemporanea di elementi alloglotti L’interferenza nella lingua risultato storico di un’interferenza passata non più percepita dall’utente come tale, o come deviazione dalla norma, ma come parte integrante del sistema il cui uso non dipende più dal bilinguismo © Clara Ferranti 2009

DINAMICA INTERLINGUISTICA INTERFERENZA NEL DISCORSO azione osservata in sincronia DINAMICA INTERLINGUISTICA prestito estemporaneo PRODOTTO LINGUISTICO deviazione dalla norma VALUTAZIONE NELLA LINGUA azione valutata in diacronia residualità presente in sincronia norma linguistica integrata © Clara Ferranti 2009

Riferimenti bibliografici Berruto G., Fondamenti di sociolinguistica, Roma-Bari 2003. Ferguson C., Diglossia, “Word” (16), 1959, pp. 325-340. Weinreich U., Languages in contact, New York 1953 (trad. it. Lingue in contatto, Boringhieri, Torino 1974). © Clara Ferranti 2009