PLATONE (nucleo paradigmatico della filosofia platonica) prof. Michele de Pasquale
la dottrina delle idee e il conseguente dualismo tra una realtà empirica apparente (mondo sensibile) e una realtà metafisica trascendente (mondo intellegibile) l’identificazione della trascendenza con Dio o col divino non sembra costituire un requisito essenziale del platonismo
la dottrina che identifica nella intuizione intellettiva l’unica forma valida di conoscenza la conoscenza sensibile è considerata la sorgente principale dell’errore, viene svalutata, mentre il pensiero puro, possessore di verità poste al di fuori del tempo, immutabili e innate, viene esaltato; di qui il privilegio riconosciuto alla matematica nello studio della natura
la dottrina dell’anima concepita come sostanza spirituale autonoma e indipendente rispetto al corpo intellettualismo della sua concezione (l’immortalità non è conseguenza di una aspirazione religiosa, ma è conseguenza del privilegio riconosciuto al momento intellettuale: l’uomo è la sua anima e l’anima è il pensiero, e come esso è immortale)
la concezione gradualistica della realtà secondo cui l’essere non ha un significato univoco ma può essere descritto come una realtà stratificata, i cui gradi successivi (dalla materia alle idee) instaurano tra loro una gerarchia sia in senso ontologico che in senso assiologico
la dottrina del bene inteso come unità e razionalità assoluta verso cui convergono le forme della conoscenza, della vita morale, della contemplazione estetica, con la conseguente identificazione col bene di bellezza e verità
la dottrina della superiorità della saggezza sulla sapienza, vale a dire il fine eminentemente politico della filosofia (primato politico della filosofia) da Aristotele la distinzione tra saggezza e sapienza andrà accentuandosi abbandonando l’antico ideale di una direzione unitaria della vita teoretica e pratica dell’uomo (da una parte una visione più specializzata della conoscenza scientifica, dall’altra l’etica e la politica)