Il sorgere della cavalleria
La cavalleria come ordine ossia, come comunità di guerrieri di professione, alla quale si accede per cooptazione attraverso un rito sacro, caratterizzata da un codice di valori (lealtà, generosità, pietas) e di comportamento (uso della forza in difesa della Chiesa e dei deboli), risale alla seconda metà del XII secolo.
Preistoria della cavalleria Tra XI e X secolo, le esigenze difensive favoriscono il sorgere di un ceto di soldati professionisti a cavallo (milites) al seguito dei nuovi signori. Alla distinzione sociale tra liberi e servi si sostituisce quella tra milites e rustici. Tali armati erano tutt’altro che “cavalieri” ma erano autori di continue violenze tra loro e a danno degli inermi.
“Paci” e “Tregue di Dio” Per porre fine ai soprusi la Chiesa, dal X secolo, in Francia, introduce: Paci di Dio: proibizione solenne, sotto pena di scomunica, delle guerre private e delle violenze in intere regioni; Tregue di Dio: proibizione dei combattimenti in certi periodi dell’anno e della settimana. Nell’impossibilità di abolire la violenza si cerca di “regolamentarla” e di renderne l’uso “responsabile”.
Verso l’ideale cavalleresco Dalla loro diffusione possiamo dedurre che alcuni milites si mobilitarono a difendere paci e tregue dai prevaricatori: la virtù guerriera viene così posta al servizio della Chiesa e dei pauperes. L’ideale cavalleresco troverà il suo completamento con le guerre crociate (a partire dalla fine dell’XI secolo).
La società “tripartita” La Chiesa con tutti i suoi fedeli forma un solo corpo, ma la società è divisa in tre ordini. […] La città di Dio, che si crede essere una sola, è in effetti triplice: 1) alcuni pregano; 2) altri combattono; 3) e altri lavorano. Questi tre ordini vivono insieme e non possono essere separati; il servizio di uno solo permette l'attività degli altri due e ognuno di volta in volta offre il sostegno a tutti. Adalberone di Laon, “Carmen ad Robertum regem”, composto nell’ XI secolo.